PresS/Tletter? no, PresS/Tabloid
di Paolo G.L. Ferrara
- 8/2/2005
Brutta cosa la consapevolezza di essere stati emarginati dal contesto in cui, nel passato, si fatto il bello e il cattivo tempo. A venticinque anni dallapice del successo, Paolo Portoghesi arranca spaventosamente verso la ricerca di un passato che non c pi, il che non colpa di alcuno se non dellinevitabile innovazione della societ, che la linfa vitale della cultura, ovvero il contesto in cui Portoghesi ha fatto, per lappunto, il bello e cattivo tempo per molti decenni. E allora, se linnovazione identificata nella globalizzazione, ecco che a questa che Portoghesi addossa la responsabilit dellappiattimento del linguaggio architettonico, talmente forte da sfociare nellomologazione, che non tiene pi conto del luogo in cui gli edifici vengono progettati.
Per Portoghesi, infatti, larchitettura contemporanea tesa alla ricerca di un accresciuto valore pubblicitario derivante dalla contrapposizione rispetto al paesaggio e al tessuto urbano, un'affermazione che annulla qualsivoglia contenuto possa avere l'architettura contemporanea, il che sappiamo non essere cosa fondata, tutt'altro.
Quello che pi dispiace (senza ironia) che una personalit comunque di indubbio rilievo per la cultura architettonica italiana, si sia auto esclusa dal dibattito proficuo solo per difendere delle posizioni anacronistiche, in crisi gi negli anni 80 e oggi definitivamente seppellite. Una posizione, questa di Portoghesi, che salta a pi pari il lavoro di critica storica che andrebbe fatto in riferimento ai significati delle architetture da lui criticate: piuttosto, si gettano tutte nel calderone dellinutilit, della irrefrenabile voglia di griffe che -si dice- hanno gran parte degli architetti-star.
Architetti- star? Idiozia bella e buona, che per oramai permeata (spesso con connotazione negativa) nelle modalit di espressione di molti critici. Eppure, tutti i grandi artisti sono automaticamente delle stars; il pi capire che significato si d al termine stella. Indubbio che ci sia qualcuno che interpreta larchitettura quale mezzo per raggiungere popolarit, ma bene fare molta attenzione: i nomi degli architetti famosi non sono conosciuti se non dagli addetti ai lavori, come daltronde sempre stato. Si provi a fare un sondaggio tra la gente comune e ne verr fuori che Libeskind, Gehry, Eisenman, Meyer, Piano, Fuksas, Foster, etc. sono assolutamente sconosciuti al 90% di essa.
Di pi: paradossalmente, questo stesso 90% conosce di certo Michelangelo, Palladio, Le Corbusier, Wright.
Ma non finisce qui. Michelangelo, Palladio, Le Corbusier, Wright sono conosciuti perch la loro architettura parte integrante dei luoghi in cui la gente vive, il che per non significa che se ne conoscano anche i contenuti, ci che spinse i progettisti ad esprimersi secondo quel determinato linguaggio. Detto ci, tra molti anni Libeskind, Gehry, Eisenman, Meyer, Piano, Fuksas, Foster, etc.non ci saranno pi, ma ci sar la loro architettura, che non sar pi griffata (se mai lo stata) bens parte dei contesti in cui le generazioni future vivranno.
Reputo assolutamente pretestuoso che si parli di architetti-stars solo perch la loro popolarit molto pi immediata rispetto a quanto non lo fosse quella degli architetti del passato: solo una questione di velocit della diffusione dellinformazione, niente di pi. Lo sappiamo bene tutti quanti, dunque chiuso largomento.
Piuttosto, dovremmo interrogarci di come linformazione possa oggi essere approssimativa, forse forzatamente, causa appunto la sua veloce diffusione: se non scrivi dappertutto, non esisti; se non sei citato in articoli, non esisti; se non sei invitato a questa o quella conferenza, non esisti. E se non esisti sei escluso. Tutto ci valido per solo per chi crede che fare architettura significhi avere visibilit, essere noti al grande pubblico, avere recensioni e citazioni che avvalorino le capacit professionali che si esprimono attraverso il progetto.
Leggendo larticolo di Luigi Prestinenza Puglisi Sono quattro le correnti di pensiero, pubblicato su "Il Sole 24 Ore" lo scorso 29 gennaio, traspaiono quelle che sono le condizioni secondo le quali oggi ci si deve muovere per esserci.
Se qualcuno crede che, prima di affondare il coltello, tesser le lodi di Prestinenza per tenermelo buono, bene, si sbaglia di grosso. Non ho mai messo in discussione le persone, bens le loro idee, il che dice tutto.
Larticolo citato quanto di pi pericoloso possa essere scritto, pericoloso perch si rischia nuovamente di fare cadere tutti nella trappola delle codificazioni, rischio ancora pi da evitare se vero che larchitettura italiana sta da anni facendo un grande lavoro per mostrare le sue qualit. La morte di Philip Johnson, pi che lenfasi delle celebrazioni, dovrebbe evidenziare i danni che la codificazione arreca allarchitettura e farci riflettere su quanto insidioso sia cercare di farlo nuovamente, soprattutto alla luce delle critiche che lo stesso Prestinenza non ha mai lesinato a Manfredo Tafuri e alla sua irrefrenabile voglia di catalogare la ricerca italiana del secondo dopoguerra, decretandone poi il fallimento.
Ora, il citato articolo un elenco ben ponderato dall'autore, in cui rientrano molti di coloro che stanno muovendosi alla ricerca di visibilit extra progettuale, progettisti non certo di livello tale da potere essere considerati parte della nuova generazione italiana e tra i quali si trovano gruppi e singoli le cui opere costruite...sono ancora su carta. Mettere di tutto un p solo per non scontentare nessuno un grave errore di gestione della posizione di critico-storico che Prestinenza rappresenta, soprattutto se consideriamo che la sua PresS/Tletter nata con l'obiettivo di svolgere un ruolo dinformazione di un certo rilievo, usando come va usato il sistema della e mail. Ci che pi mi stupisce che Prestinenza si comporti esattamente come fanno tutti coloro che lui stesso fustiga nellarticolo pubblicato su LArca del gennaio 2005 (in cui critica aspramente -e condividiamo- il modus in cui si svolgono i concorsi in Italia):"[...] Vi , infine, il ruolo della stampa. Il professionista, non pago di fare insieme il critico e laccademico tender anche a controllare una testata, sia questa un triste ma ben finanziato bollettino di dipartimento o una rivista a diffusione nazionale. Pu servire come strumento di scambio, di pressione e come vetrina dove scrivere articoli di apprezzamento in cui, in attesa di favore, modestissime figure vengono paragonate ai grandi e libri noiosissimi passati per fondativi da recensori dilettanti che non esitano a scomodare pensatori mai letti [...].
Suddividere -per lennesima volta nella storia- in categorie leterogeneit della ricerca italiana significa castrarla e, soprattutto, trasmettere un messaggio davvero poco attendibile, utile esclusivamente agli architetti citati affinch ne sia legittimata lesistenza. Il pi che molti di essi altro non sono che dei manieristi veri e propri e non certo nellaccezione positiva del termine, nonostante cerchino di infarcire i loro progetti di profondi significati che, ad unattenta analisi, risultano assolutamente enfatici.
Ma di questo argomento parler in una serie di appositi articoli di prossima pubblicazione, in cui esaminer i singoli progettisti citati dallautore. Per adesso, non resta che rammaricarsi del fatto che Prestinenza abbia sforato oltre i margini di This is tomorrw, un testo che di contenuti ne aveva di certo, soprattutto perch ci poneva davanti a delle inevitabili riflessioni sulla situazione contemporanea della ricerca.
Ma anche nella PresS/Tletter c qualcosa che non quadra: le interviste ai protagonisti sono pi da rivista popolare che non da giornale critico. Pochi degli intervistati hanno saputo trasmetterci con poche parole il loro pensiero (Purini, Pica Ciamarra, Savi, e pochi altri). Soprattutto, sono interviste poco educative per i giovani architetti: domande del tipo il nome di un edificio famoso che non le piace affatto, senza che chi risponde possa approfondire i perch, nascondono insidie di grandi fraintendimenti, oltre a non essere, francamente, di spessore critico. Il gioco dellaereo poi davvero da evitare, tanto privo di contenuti.
Capisco bene che per molti sconosciuti lessere intervistati da Prestinenza il mezzo per apparire pi facilmente, ma non colpa loro...bens di Prestinenza stesso, che dovrebbe capire chi pu dare contributi propositivi attraverso queste interviste tra il serio e il faceto, e chi no. La prova? basta leggerle tutte e salter subito allocchio chi ha saputo dare risposte adeguate al tipo dintervista e chi si preso troppo sul serio (gli sconosciuti, appunto). Ad esempio, quando gli intervistati affermano che una certa architettura li repelle, sarebbe il caso che ci dessero le opportune spiegazioni dei perch. E, mi spiace, ma la scusante che si tratta di un gioco non mi convince assolutamente: Prestinenza un critico, e allora deve esserlo, sempre, lasciando i giochini a chi del critico non ha lo spessore. Riuscire a recuperare le premesse con cui nata PresS/Tletter unoperazione non pi procrastinabile: in caso contrario, gli obiettivi culturali su cui Prestinenza lha ideata si ridurranno ad un notiziario davvero poco utile che oggi, oltre a fare ombra a quanto di qualit Prestinenza stesso pubblica sul suo sito personale, rischia di fare ombra ad interventi eccellenti quali quelli di Diego Caramma o al pungente Ipse dixit di Luca Guido. Sono questi due casi che dimostrano che Prestinenza, comprendendone il valore e le potenzialit, sa ben scegliere a chi accordare fiducia e possibilit. Ma per questo che davvero non mi spiego perch lo stesso debba fare con chi (e Prestinenza lo sa bene) non vale a tal punto da essere citato nelle suddette categorie. Il pi che in esse mancano gruppi quali quello di Alberto Iacovoni (ma0), architetto che merita tutta lattenzione possibile per le sue certe capacit. Ma forse, non riconoscendosi in alcuna categoria, chi non stato citato semplicemente contento di non esserlo stato, e magari qualcuno dei citati...non avrebbe voluto esserlo. Chiss.
Luigi Prestinenza Puglisi risponde:
Caro Paolo
Ecco le mie risposte alle tue puntuali osservazioni.
1. E vero che il fatto di appartenere allo Star System poco dice della bravura o meno di un architetto. Ma anche vero che da un po di tempo, a mio parere, alcune star girano a vuoto godendo di una rendita di posizione che spesso li spinge a essere la brutta copia di se stessi. Penso alle ultime cose di Libeskind alla, per me, non convincente installazione di Eisenman a Castelvecchio e alla pessima della Biennale. So che su questo non siamo daccordo. Mi rendo conto che dovrei articolare maggiormente largomentazione, ma per ragioni di spazio adesso la butto come una affermazione e presto spero di tornarci.
2. Il mio articolo sul Sole 24 ore che tu citi vero- tenta una veloce catalogazione. E la mia malattia: io credo che le catalogazioni siano utili. Devi per considerare due cose. Primo: che alla catalogazione avrebbero seguito articoli pi motivati su ciascuno studio che, difatti, da un paio di numeri appaiono con scadenza settimanale su Edilizia e territorio. Secondo: che la catalogazione non implica giudizi di valore ma solo un modo strumentale di ordinare un panorama altrimenti confuso. Una cosa dire che le persone possono essere divise in un certo modo, altra pensare che chi fa la catalogazione ami indistintamente tutto. Del resto nellarticolo parlo esplicitamente di esperienze di differente intensit. Come sai, sono per esempio critico verso coloro che chiamo post-tradizionalisti. Ma non voglio cadere nellerrore di far finta che non esistano e mettere tutto nel calderone dellindistinto. Inoltre ci non toglie che alcuni di questi architetti che io definisco post-tradizionalisti abbiano prodotto edifici di valore, anche se suscitatori di interrogativi che ripeto- con un giudizio motivato su di loro e sulle loro opere tratter nei prossimi numeri di Edilizia e territorio.
3. Riguardo a Tafuri, non mi risulta che le sue colpe siano nella catalogazione. Semmai nellaver ignorato o sottovalutato fenomeni importanti quali le correnti radicali e sperimentali, nellaver tentato di uccidere la critica operativa e di aver dato spazio smisurato agli storicismi formalistici e alla triade Quaroni, Gregotti, De Feo.
4. Riguardo alla mia posizione, faccio il critico e basta. Non ho attivit professionale. Campo grazie a unaltra attivit che non ha niente a che vedere con la critica. Dallinsegnamento universitario di un corso di storia contemporanea, che faccio con estremo piacere, di cento ore traggo 600 euro lordi allanno, ripeto: seicento euro lordi lanno. Non vedo nulla di male, in termini di incompatibilit, se dirigo la presS/Tletter che ho inventato e che oltretutto gratuita e si pone il compito di fare critica e informazione. Permettimi ma la tua affermazione a riguardo della confusione dei ruoli infondata e velenosetta.
5. Per quanto riguarda presS/Tletter non ti sar sfuggito che suo obiettivo porre una serie di punti di vista molto precisi ( con lOpinione, Focus ecc), dare informazione anche intelligentemente tagliata ( Ipse dixit, libri, cinema) ma essere totalmente aperta al dibattito e a tutti i punti di vista e a quello che succede. Chiunque, purch nei limiti della legge e nel campo dellarchitettura, pu dire quello che vuole. Chiunque organizzi qualcosa avr spazio.
6. Mi accusi che le interviste siano frivole, da rivista popolare. Ti rispondo dicendo che sciocco voler essere sempre seri. Inoltre molte verit scomode traspaiono dietro le domande che possono sembrare sciocche. A una domanda secca non si scappa. E si risponde anche non rispondendo, eludendo la domanda, dando risposte poco acute. Non sempre c bisogno di chiedere il perch di una preferenza. Tu mi dici: Prestinenza un critico e allora deve esserlo sempre. Io ti rispondo: io non sono sempre un critico, ma comunque credo che si possa fare critica in molti modi. Quando tutte le interviste saranno insieme, vedrai che spaccato dellarchitettura italiana che ne uscir.
7. Mi dici che nella lista del Sole mancava Ma0. Hai ragione, per non so quale strana ragione sbagliata- considero Ma0 come una derivazione di Stalker e quindi se cito uno ripeto: a torto- non cito laltro. E di bravi architetti ne mancavano altri. Me ne dolgo ma questo il pericolo di qualsiasi elenco. In un numero successivo di Edilizia e territorio Molinari ha citato altri trenta architetti molti dei quali mi ero dimenticato. Segno che la situazione migliore di quel che le riviste fanno trapelare. A proposito, quando che con Antithesi vi occuperete di parlare monograficamente degli architetti italiani e dei giovani? Aspetto anche di avere da te lelenco di coloro che io cito come architetti di un certo interesse ma che, a tuo giudizio, non lo sarebbero e si starebbero muovendo solo cito le tue parole- alla ricerca di visibilit extra progettuale.
Spero di aver risposto a tutto
Amici pi di prima
Luigi
(Paolo G.L. Ferrara
- 8/2/2005)
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Commento 866 di Emanuele Piccardo del 09/02/2005
caro Ferrara,
nonostante io non sia sempre d'accordo con il tuo pensiero, questa volta devo darti ragione. Prestinenza ha fatto una valutazione superficiale, rispetto sia all'individuazione delle categorie che in merito alla classificazione degli architetti. L'architettura deve trovare altre forme di interagire con la societ questo indubbio, ma se la strada quella tracciata da Prestinenza che,in una sorta di classifica da Sorrisi e Canzoni, lancia giudizi affrettati risultato di un innamoramento di renderings la questione seria. Soprattutto quando l'articolo appare su una testata come Il Sole 24 ore che ha un prestigio e una fama nell'informazione economica e culturale. Vorrei per ricordarti che Prestinenza stato creato dalle webzines (Arch'it in primis, Channelbeta...) e il "valore" del suo pensiero viene valutato nel momento in cui gli viene dato credito. Se fossi un architetto inserito nella Prestinenza's list mi sentirei preso in giro, soprattutto leggendo le note di accompagnamento. Ma va tutto bene, tanto ormai siamo una societ che vive di pettegolezzi e l'architettura italiana (quella cresciuta nelle webzines )di questi ultimi anni ne invischiata. Gli architetti cercano di avere visibilit ancora prima di aver dimostrato la capacit di saper fare buona architettura ma basta avere "rapporti in Francia e Spagna" e vincere "tutti i concorsi possibili e immaginabili" ma costruire poco per partecipare al nuovo show online su Press/Tabloid letter "Saranno Famosi".
Un saluto.
Emanuele Piccardo
direttore Archphoto
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Commento 867 di domenico cogliandro del 10/02/2005
Ora, io non so a dove passi l'acredine o la "critica" alle cose, agli elenchi, ai fatti, ma mi pare che una guerra tra poveri non porti da nessuna parte. Ho letto, e riletto, con attenzione il testo di Paolo, quello di Luigi e il commento di Emanuele. Mi pare che nel percorso ci sia stata una deviazione fuori luogo. E quando la deviazione "fuori luogo", per definizione porta "da nessuna parte". Io non vedo come si possa paragonare il volume sulla "nuova architettura italiana", edita da Laterza, redatta da Portoghesi allo scadere dei tempi supplementari che gli sono stati concessi, circa dieci/quindici anni fa, con la PresS/Tletter di Luigi, o con il suo articolo sul Sole24Ore. Come dire, passeggiando per Brasilia ( solo un esempio, gli avveduti se ne accorgeranno), con il ben di Dio che ha realizzato Nyemeier; "Ma chi ha realizzato questo cartello stradale? Non vi pare che stoni con il contesto?", nulla togliendo all'esegesi di Luigi sulla "nuovissima architettura"! La PresS/Tletter un magazine che viaggia attraverso la rete condotto da una serie di bites, come lo Antithesi, come Archphoto, Arch'it, ChannelBeta, NIB, e gli altri (e sono tanti!). Anzi, con molta franchezza, direi che un magazine con una "sua" linea editoriale, con spazi seri e faceti, che veicola "informazioni", per quanto il termine sia fastidioso e ormai uso al consumo. Magari d spazio a troppe voci, e non se ne riesce a vedere il fondo (ma, data la risposta di Luigi a Paolo, ci dovremo aspettare quanto prima una pubblicazione di, chess, Meltemi che raccoglie tutte le interviste e che si intitoler "Interviste 1"?), ma cosa significa questo? Che Luigi non perfetto? Vivaddio, abbiamo fatto una scoperta! Ma vi ricordate (chi se lo ricorda) cos'era il postmodern di Portoghesi, delfini, amici, lecchini e quant'altro? Quale era il suo risultato nella vita italiana (e non solo) del tempo, e in quali ambienti? Mica solo l'architettura "colta"! A dispetto, peraltro, dei nomi stratosferici di quella contemporaneit. "A quel tempo" vivevano personaggi come Zevi, Quaroni, Battisti, Tafuri che, nonostante il quadro sconfortante, davano voce ad altre architetture (che si possa essere o meno d'accordo sugli esiti e le qualit complessive). Luigi, che stimo prima come individuo e poi come critico (anche se non sono spesso in linea con le sue letture), uno di quelli che si fa un mazzo per dire cose che ad altri scoccia dire, per cui avrei piacere che ognuno dei "nuovi critici" come Paolo (Antithesi, dopotutto, un magazine di critica), Emanuele, Gianluigi e altri come Nino Saggio, Luca Molinari, Fulvio Irace dessero, sulla base di un ragionamento esplicito, idea a chi opera dentro le architetture e per l'architettura, di quale sia la loro linea. Se non ci si prende la responsabilit di fare la lista della spesa (!) a nessuno verr mai in mente di dire che quella lista sbagliata, o che mancano le verdure anzich la frutta. Mi piacerebbe, per questo, capire cosa intendono per "nuovissima architettura" le persone che ho nominato, e chi sta nella loro lista, e perch, e chi non c'entra nemmeno in zona Cesarini, e perch. Di pi "paradossalmente", il 90% delle persone che normalmente vivono una vita normale, citato da Paolo, e che non leggono necessariamente d'architettura, conosce di certo Michelangelo e Palladio, ma dinanzi a Le Corbusier e Wright hanno seri tentennamenti, tanto che uno di questi (avvocato penalista, 45anni, bella casa farcita da libri d'arte e quadri d'autore) pensava, e pensa tuttora, che Le Corbusier sia un liquore. E con lui sua moglie. Per altri, probabilmente, Wright ancora soltanto il tastierista dei Pink Floyd. Come avr fatto a fare carriera anche da architetto? Non si sa!
con affetto
domenico
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10/2/2005 - Sandro Lazier risponde a domenico cogliandro
Caro Domenico Cogliandro, dici che non si va da nessuna parte? E aggiungi: La PresS/Tletter un magazine che viaggia attraverso la rete condotto da una serie di bites, come lo Antithesi
Ma neanche per sogno!
Io e Paolo non stiamo e non vogliamo stare in nessun carrozzone mediatico che viaggi su bites o meno. Stiamo in internet per la semplice ragione che lunico strumento di comunicazione che ci possiamo permettere. Chissenefrega dei bites. Non vedo perch ci sia differenza tra stupidaggini dette e scritte sulla carta e quelle che invece viaggiano in internet. Non vedo che differenza ci sia tra le baggianate che pu dire Portoghesi in un libro serioso e quelle che possono arrivare dalla press/letter di Prestinenza Puglisi.
Se si vuole fare critica seriamente occorre innanzitutto liberarsi dai condizionamenti. A partire dallo strumento con cui si comunica il giudizio. Se invece si vuole scherzare vanno bene i talk show degli amici degli amici.
Questo in sintesi il concetto che condivido e che trovo profondamente pertinente dellarticolo di Paolo.
Commento 869 di emanuele piccardo del 11/02/2005
caro domenico,
vorrei precisare alcune cose a partire proprio da Archphoto. La rivista nasce per dare voce e visibilit ad autori (architetti, artisti, sociologi, antropologi,liberi pensatori...)poco noti ed emergenti del panorama architettonico nazionale e internazionale, mettendo cos in relazione l'architettura alle discipline ad essa connesse come l'arte contemporanea, il cinema, la fotografia,la sociologia...Dovresti leggere pi attentamente Archphoto e scopriresti che una rivista tematica,ossia ogni tre mesi viene indivudato un tema e indagato da differenti punti di vista. Cos negli anni abbiamo trattato il rapporto dell'architettura e le arti e nell'ultimo biennio il tema stato le architetture continentali (latinoamerica, asia, europa, e prossimamente nordamerica). Ogni tema viene affrontato con una pluralit di contributi che hanno reso grande visibilit agli autori che abbiamo invitato e hanno fatto crescere la nostra esperienza professionale ed umana. Questa la nostra linea editoriale!Le critiche a Prestinenza sono doverose e sono dovute al metodo, che senso ha fare una graduatoria e individuare delle categorie?Qual' il plusvalore di un contributo acritico come quello di LPP?Per fare il critico occorre studiare, studiare, studiare e verificare nel tempo la validit di un architetto non lo si pu giudicare da un progetto riuscito o perch potenzialmente pu essere un bravo architetto, ci pu avvenire se comprovata una ricerca seria e attendibile che dura anni. Quando nel 2002 ho organizzato "14_02" ho portato in evidenza, anche con l'aiuto di LPP(riferito alla Sicilia), quegli architetti invisibili come Grasso Cannizzo, Sanna, Latina, studioata,D'Ambrosio,altro_studio di cui nessuno aveva mai sentito parlare. Come fai a parlare di nuovissima architettura, una parola tremenda che non ha nessun significato. Nuova rispetto a cosa?L'architettura per essere nuova deve avere un elemento di novit, nell'approccio ad un contesto, nell'uso della tecnologia costruttiva,nel tema che l'architetto indaga (mobilit,spazio pubblico, paesaggio,nomadismo,abitare) .Non corretto fare una classifica dove chi costruisce e fa una ricerca seria sulla bio-architettura come Cucinella viene collocato al 5 posto, mentre studi che iniziano oggi ad aver costruito piccoli edifici sono nelle prime posizioni. Anche noi(Archphoto) come Lazier e Ferrara, se avessimo a disposizione risorse economiche illimitate, forse saremmo cartacei, ma la nostra libert intellettuale nello scrivere e pubblicare senza condizionamenti probabilmente ne risentirebbe.
Emanuele Piccardo
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Commento 871 di Domenico Cogliandro del 18/02/2005
Caro Sandro Lazier,
"Non vedo perch ci sia differenza tra stupidaggini dette e scritte sulla carta e quelle che invece viaggiano in internet".
Cari saluti
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Commento 872 di Domenico Cogliandro del 18/02/2005
Caro Emanuele,
scrivo a proposito del tuo commento al mio commento (prot. 869). LPP, secondo quanto indica Sole24Ore, classifica, mentre Luca Molinari, stessa fonte, segnala. Io capisco che ci si possa appigliare alle parole e farne un romanzo, ma il prossimo articolo che far? Individuer, indicher, sceglier, ragioner su, discriminer? La questione non riguarda i termini che si utilizzano, o che sono stati utilizzati, quanto piuttosto il fatto che alcuni, come LPP o Luca Molinari, individuano una serie di architetti, o progettisti, o che dir si voglia, che secondo loro, dati una serie di parametri soggettivi (conoscenza, amicizia, simpatia, lettura delle opere, supposizione di futuro, etc.) e oggettivi (premi, concorsi, progetti realizzati, pubblicazioni, teorizzazioni, etc.) emergono rispetto ad altri. E' una loro opinione. Di qui a dire che si tratti di critica operativa ne passa. Lo , piuttosto e probabilmente, quando, come tu dici, studiando le carte (vedi sopra), ci si pu fare un'opinione che va di l dal proprio sentire e diventa altro. Diventa un sentire comune. Molti degli architetti nominati sulle liste io non li conosco neppure (come dire, mai sentiti), eppure avrei altri da indicarne di cui ritengo validi i progetti e le intenzioni. Ma io non sono n un critico n un opinionista, sono uno che ogni tanto tenta di fare qualcosa per puro piacere di fare le cose. Spesso con risultati terribili (ma di questo ho gi scritto, altrove). Insomma, il format del Sole24Ore corretto. Diamine, per anni ce la siamo tirata col fatto che non c'erano pi i Maestri, o che l'architettura era modaiola, o che tutto stava andando a scatafascio. Ora che Edilizia e Territorio (che possiedo dal primo numero uscito) dopo anni che pubblica informazioni legali, giuridiche, politiche eccetera, o che riguardano appalti, lavori, movimenti di borsa ed elenchi dei costruttori, finalmente si apre ad indicazioni che provengono dagli architetti (quanto utile possa essere indicare alle imprese gli architetti "bravi" solo questi ultimi possono saperlo), una buona scelta pu essere quella di proporsi come uno dei critici in grado di elencare, o quello che ti pare, il proprio listino, su altre basi opinionali e secondo criteri propri. E a te credo che non manchino capacit e proposizioni. A parte questo, e giusto per perorare la causa degli architetti "poco noti" o, comunque, fuori dai listini della critica di settore (comprendi il glissato!), grazie ad un manipolo di folli o di incompresi savi, a Reggio Calabria sto coordinando un'osservatorio sugli architetti calabresi che hanno operato in Calabria negli ultimi 15 anni, e che vogliamo diventi: sia occasione d'incontri per una crescita professionale che tenga conto delle difficolt di operare qui, sia una sorta di sdoganamento dell'architettura calabrese che, sia per motivi territoriali che per mancanza di promotori reali e disinteressati, stata saltata a pi pari negli ultimi anni (le riviste "cartacee", per fare un esempio, si sono divertite ad inseguire prevalentemente architetti campani e siciliani). Le liste di LPP e di Luca Molinari ne danno una conferma ulteriore: da Roma si va a Napoli e poi via, verso la Sicilia. In Calabria nessuno progetta nulla. O, se qualcuno fa qualcosa, non abbastanza glamour da poter essere indicato tra i viventi. Dir di pi, nelle liste non ci sono sardi, lucani, umbri e valdostani, e non ho approfondito abbastanza. Un buon sano regionalismo, forse, ci potrebbe salvare da un internazionalismo battente, e ci farebbe comprendere meglio motivi, sensi e conoscenze di cose e luoghi per una progettazione a misura del nostro tempo e delle nostre necessit.
cari saluti
domenico
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Commento 874 di Mara Dolce del 20/02/2005
IL TOP DEI TOP
Molti avranno visto l'inserto del Sole24ore che dedica ogni luned al tema architettura e territorio.
Il critico di turno si piglia a cuore un architetto da spintonare e dichiara, con toni pi o meno accesi che proprio quello l'uomo (quasi mai una donna), che far uscire l'Italia dal baratro del nulla architettonico. Ce lo promettono e ce lo giurano da almeno 6 anni, ognuno stila la sua classifica del top dei top: i primi dieci, i secondi venti, i prossimi cinque, il futuro numero uno.
Nel Sole 24ore della scorsa settimana il top-one del futuro prossimo per Prestinenza Puglisi -autore dell'articolo e di una delirante classifica che lo segue- si chiama Michele Mol.
Non vogliamo entrare nel merito dei meriti dell'architetto spintonato dal critico. Ci limitiamo esclusivamente a delle considerazioni elementari:
operazioni di promozione di tal fatta e con questi toni si addicono a quelli della propaganda elettorale che nulla hanno a che vedere con la promozione culturale; ricordano piuttosto le gag di tg satirici "...bisogna promuovere e esportare il prodotto Italia", dice il finto Luca di Montezemolo.
Operazioni di mutuo appoggio a coppia: critico-emergente-architetto-emergente, sono sicuramente un genuino prodotto prettamente italiano, nel senso che la sagra paesana travestita da promozione culturale un fenomeno sconosciuto al resto d'Europa, bisogner solo vedere se sar un prodotto esportabile.
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Commento 877 di Emanuele Piccardo del 24/02/2005
Caro Domenico,
applaudo la tua volont nel lavorare all'interno di una realt difficile come quella calabrese. Rimangono le differenze di pensiero tra noi, ma non importante, viva la discussione. Dopo un p le discussioni diventano sterili e preferisco adoperarmi sul campo per cambiare la cultura architettonica del paese con i mezzi in mio possesso:il web e la passione. Sono d'accordo che si debba recuperare il valore culturale di un'architettura regionale perch se confrontiamo un progetto di Zucchi con un progetto della Grasso Cannizzo evidente che progettano architetture che tengono in considerazione una sorta di "regionalismo" influenzato dalle condizioni sociali, culturali e ambientali dei luoghi in cui sono collocate.
ciao
Emanuele
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Commento 878 di Andrea Pacciani del 25/02/2005
Gentili Emanuele e Domenico,
scusate se mi intrometto, ma se si parla di regionalismo non posso non dire la mia, non sulle vostre questioni ma sull'idea di architettura regionale.
E' un concetto che esplicitamente pu appartenere solo alla architettura tradizionale e non alla ricerca del nuovo e all'approccio sperimentale della modernit.
Bisogna stare attenti, riammettere il regionalismo vuol dire riammettere l'architettura come linguaggio e questo considerato sacrilegio dal dibattito contemporaneo.
Larchitettura creazione di identit spaziali che in passato si sono espresse in linguaggi pi diversi, che nel corso della storia si sono evoluti, con le loro declinazioni dialettali vernacolari e regionali, con le proprie regole e grammatiche, senza contaminazioni.
Il moderno non un linguaggio perch nasce dallincomunicabilit linguistica intrinseca, sono suoni che presi uno per uno possono avere un perch ma che per invariante non devono assonare tra di loro n con i suoni del passato.
E' perci improbabile una ricerca regionalista apprezzabile con i criteri della modernit. Chi sente la mancanza di un'architettura regionale deve coerentemente rientrare nei binari della tradizione. Lascino alle poche e geniali e star pionieristiche dellarchitettura sperimentale la possibilit di scoprire qualcosa di nuovo che col tempo contaminer inevitabilmente e positivamente anche la architettura tradizionale e regionale.
Chi non si sente di tal genio abbia il coraggio di ammetterlo, guardi ai migliori risultati degli architetti del passato e cominci a copiare, s copiare, chi ha fatto in precedenza meglio di lui; magari guardando allinterno della propria realt locale dove sicuramente giacciono impolverati esempi che hanno superato la prova della storia, che hanno rinunciato per il bene collettivo allimposizione della propria presenza, senza aspirare ad entrare in classifiche o nomination.
siate regionali e sarete universali diceva Federico Fellini in tuttaltro contesto ma a grande ragione.
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Commento 6109 di renzo marrucci del 10/03/2008
Caro Ferrara, l'informazione di oggi non sola nella mostruosit... ma anche perversa. Cio lei, mi sembra di capire... non si accorge di come questo potere abbia oggi effetti incontrollabili? Come l'informazione si sia scostata dalla realt e sia diventata surrealt... Non ci credo! Rilegger il suo articolo di risposta a Prestinenza per vedere se ci sono altri sensi di lettura con pi calma un'altro giorno. Intanto ci si intenda sul fatto che oggi in vetrina tutto ci che vendibile, vetrina legali, vetrine sociali o commerciali, editoriali eccc... Cio una cosa che non in vetrina non sul mercato enon esiste ....certo! Ma il mondo non ti cerca se non sei in vetrina. Ora si potr discutere sul concetto di vetrina e sulla qualit della vetrina con sincerit e si vedr come ampio e non possibile che lei non ne sia informato. Mi permetta di esprimere questa perplessit. Ritengo ingiusto in una materia altamente sociale e umana come la citt, che vita arte e cultura ecc... possa essere affermata l'idea della vetrina come possibilit di esistere. Parlo di esistere che non vuole dire essere. Ora anche la parola esistere entrata nel linguagio con significati perversi come del resto l'idea stessa di vetrina, cio si esiste solo se si sotto l'occhi di tutti o almeno dei pi, nei posti giusti e con le persone giuste, usando tuttii i mezzi leciti e propri come impropri fino a che il merito non pi carta valida per il giudizio, per la scelta,per la chiarezza o per la bont.....Altro che velocit dell'informazione, tutto quello che ne consegue, cio il travolgimento e lo stavolgimento dei valori che questo comporta. L'idea di esistere cos montata non si basa su ci che si , ci sono troppe variabili che bruciano la verit, o se vuole, la rispondenza delle cose. Soprattuto si verificano a catena tutta una serie di disparit che annullano il talento. L'espressione della qualit un valore che ha bisogno di tempi e modi che non devono essere fagocitati . Cari saluti
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Commento 6112 di maurizio zappal del 12/03/2008
Certo strano che si parli di velocit e di bites in rete e si riprendano querelle di appena tre anni fa! Non il primo caso e consiglierei alla redazione di Antithesi di bloccare, in qualche modo, gli articoli a una certa data!! Cio non pubblicare risposte oltre un certo periodo di tempo!! Perch credo che tra le possibilit infinite di questo "strumento" vi sia limmediatezza tra opinione e confronti, tra botta e risposta, se qualcuno si perde le puntate precedenti, pazienza, potr leggerle ma non intervenire. Soprattutto e meglio, quando, gli interventi non producono grandi passi in avanti! E in ogni caso si ha, sempre, la possibilit di proporre un articolo nuovo che parafrasi quello a cui fa riferimento! Insomma sarebbe auspicabile che, senza offesa per nessuna, i topi di biblioteca facciano il loro mestiere con i libri, con il web la parola magica, diciamo la password velocit e di nuovo pazienza, quando sar impedito ed anacronistico non partecipar alla corsa!!Per cui non mi smentir e non entro nel merito di questo articolo e ce ne sarebbero cose da dire sulla libert dopinione che si presume avere nella direzione di alcun organi informativi come la PresS/Tletter!? Con stima a Lazier e Ferrara
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Commento 6113 di renzo marrucci del 12/03/2008
Zappal propone grandi passi avanti? Benissimo.!..E' anche altamente meritorio che proponga le regole... Chiss cosa intende per botta e risposta...Penser ad un incontro di puglilato via internet ? Non si capito ma va bene lo stesso. Cari saluti
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