Triennale senza coraggio
di Paolo G.L. Ferrara
- 13/11/2004
La decisione di nominare un nuovo responsabile del settore architettura della Triennale mi trova assolutamente discorde.
Luca Molinari ha fatto pulizia delle ragnatele che avevano trovato nella Triennale la loro prestigiosa sede, e lo ha fatto con tutte le difficolt che pu incontrare chi chiamato a rimettere in moto una macchina pachidermica qual listituzione milanese. Larchitettura era scomparsa dagli ambienti culturali milanesi e di essa si parlava (diciamo cos) solo nelle facolt. Con il lavoro di Molinari abbiamo avuto segnali di ripresa dellinteresse verso la materia e il tutto senza condimenti enfatici, trionfalistici o glamour. Non era facile togliere le ragnatele, soprattutto perch non bastava: bisognava anche ridare un uso appropriato al luogo, evitando che le ragnatele si riformassero. Bisognava riportare la gente alla Triennale e da l farla uscire con qualcosa in pi nella mente che non quattro disegni su quattro pannelli. Bisognava invitarla a ragionare e dibattere sulle questioni. Chi vive a Milano e sinteressa di architettura ha potuto tastare di persona la mole di lavoro fatta da Molinari, soprattutto a livello qualitativo, nonostante alcune iniziative (vedi Medaglia doro) avrebbero necessitato di un rodaggio pi ponderato. Ma se il ruolo di un curatore in primis quello di mettere il pubblico nella condizione di verificare cosa succede nella propria (e altrui) citt, Molinari ci riuscito.
Siamo certi che la scelta del CdA della Triennale non sia sfuggita alla logica delle pressioni politiche, e questo significa che, ancora una volta, non si scelta la strada della continuit della qualit, valorizzando un giovane il cui impegno, passione e preparazione sono indiscutibili.
Quello che successo in Triennale dimostra chiaramente la mancanza di coraggio da parte di chi, in veste di gestore, se vero rappresenta unistituzione nata proprio per essere fucina di novit culturali e di nuove istanze, dovrebbe averne da vendere.
Sia chiaro: il problema non il chi sostituir Luca Molinari, ma il perch sostituirlo.
Voglio pubblicamente ringraziare Luca Molinari per le manifestazioni a cui ha dato vita, riportando moltissimi giovani ad interessarsi di architettura al di fuori delle universit.
A Fulvio Irace chiedo di fare altrettanto.
(Paolo G.L. Ferrara
- 13/11/2004)
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Commento 841 di Emanuele Piccardo del 20/11/2004
Caro Ferrara,
leggo con piacere una presa di posizione a favore di Luca Molinari. Personalmente non posso che condividere il tuo risentimento nei confronti dell'istituzione, devo darti atto che sei stato l'unico finora, pubblicamente, a prendere posizione. Tutti gli "amici" di Molinari (Boeri, Ciorra, Metrogramma, 5+1, Cliostraat, Francesco Jodice, Armin Linke....) che hanno avuto benefici dal suo insediamento in Triennale non hanno scritto una sola frase in suo favore. Mi ci metto anch'io, ma almeno ho avuto il buon senso di telefonare a Molinari per testimoniare la solidariet mia e di Archphoto. Uso questa sede per esprimere il mio disappunto nella gestione politica della Triennale da parte del governo nazionale e regionale. Nel nostro paese non riusciremo MAI a vedere persone valide per merito a dirigere le istituzioni culturali. Se non si appartiene alla corrente politica maggioritaria nel paese, destra o sinistra , indipendentemente dalla qualit del progetto culturale, i curatori come Molinari vengono fatti fuori. Non ho nulla contro Fulvio Irace, ma resto scettico sul metodo con cui stato designato, unicamente politico. Molinari ha avuto il merito di riportare la gente comune alla Triennale e di questi tempi non poco. Spero solo che domani la Triennale non ci proponga solamente mostre sull'architettura moderna allontanando nuovamente l'architettura dalla societ. Grazie per l'attenzione.
Emanuele Piccardo
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20/11/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Emanuele Piccardo
Caro Emanuele, ti ringrazio. Luca Molinari lo conosco diciamo "di sfuggita", ma ne conosco però le capacità. Comunque sia, può darsi che non sia stato un male non farsi stritolare dai compromessi politici. Molinari ha molto da dire. E lo dirà attraverso il lavoro.
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