Architetture della memoria: costruire luoghi per ricordare
di Metella Montanari e Fausto Ciuffi
- 19/2/2004
Costruire luoghi per ricordare impegna da sempre le differenti civilt che mantengono un legame profondo con il proprio passato e i propri affetti. Esiste un luogo per il ricordo intimo e personale dei propri cari, ed esiste un luogo per la memoria delle persone e degli avvenimenti ritenuti significativi per una comunit pi ampia della famiglia quali sono le formazioni sociali. Entrambi acquistano fisicit e rendono visibili, attraverso luoghi spazialmente riconoscibili, storie e sentimenti altrimenti vissuti nellintimit di singole esistenze.
In particolare, i luoghi che una collettivit dedica alla commemorazione e alla rappresentazione di eventi che essa ritiene significativi per i membri che la compongono assumono, con il passare degli anni, il valore di documento. Essi sono la testimonianza del modo in cui la societ che li ha voluti ha interpretato vite e storie di un passato eletto a portatore di un messaggio legittimato ad entrare nel patrimonio comune della collettivit.
A sessantanni dalla fine della seconda guerra mondiale e della Sho oramai possibile tracciare una storia della memoria impostando prospettive particolari che ripercorrano movimenti e strutture paradigmatici delle societ che si sono succedute e che si sono adoperate nella realizzazione di questi luoghi per ricordare.
Il Convegno di Carpi si posto come obbiettivo, appunto, quello di riflettere sulle modalit adottate in questi sessantanni, sia dal punto di vista architettonico, facendo quindi riferimento a monumenti e memoriali, sia dal punto di vista dei linguaggi utilizzati nellaffidare a musei e a narrazioni un ruolo specifico e particolarmente significativo nel processo di costruzione della memoria.
Sul genocidio di circa sei milioni di ebrei come si pu riflettere, ricordare, narrare? E esso un evento rappresentabile? Pu essere reso in forma di testo, film, monumento? Pu iscriversi nel paesaggio urbano, nella pietra, nel cemento? Pu essere luogo e/o oggetto di memoria? Pu essere oggetto di rituali e di cerimonie collettive? Come dobbiamo interpretare questo urgente bisogno di memoria che interessa differenti societ soprattutto da una decina danni a questa parte?
Su questi interrogativi si tentato di mettere in rilievo la difficolt di dare fisicit ad unesperienza in realt priva di un dato comunicabile nella sua essenza, che pone larchitettura nella condizione ossimorica di dire l indicibile. Lassenza totale di segni o simboli che permettano di nominare ci che in s non enunciabile costringe ad uno scollamento con lesistenza che sottrae allarte (architettura e letteratura in primo luogo) la dimensione consolatoria della catarsi (Giovanni Leoni).
Anche le realizzazioni considerate maggiormente significative sono da considerarsi quindi necessari frantumi (e il Museo di Carpi ne uno degli esempi pi alti) che testimoniano il grado di complessit e di articolazione della riflessione da cui queste sono scaturite. Tale riflessione, la riflessione sulla memoria appunto, deve essere considerata come una sorta di moto perpetuo che trova la sua caratteristica fondante nellessere prima di ogni altra cosa una selezione. Poich luomo e la civilt in generale non possono portare il peso dellintera molteplicit degli eventi, essi sono costretti a decidere cosa portare. La memoria dunque scelta: la sua natura duplice poich tenere e ricordare significa allo stesso tempo lasciare e dimenticare, come una sorta di Giano bifronte che mostra oscurando (Francesco Dal Co).
Questa sua natura mette in evidenza il valore politico - nel senso della potenzialit significativa nella vita della polis - del gesto che compiono coloro i quali sono chiamati a riflettere sullessere testimoni o portatori di un messaggio che deve essere testimoniato. In particolare stata messa in discussione la funzione del monumento e la sua capacit comunicativa in una societ sempre pi articolata e culturalmente differenziata, che rifugge dai tentativi di ricondurre tale molteplicit in una mitica identit collettiva. In questo senso la memoria pu essere solo identificata con il dibattito, forse infinito, che cresce insieme ai progetti dei e sui luoghi. Solo la raccolta di tutti i contributi e le riflessioni pu restituire la pluralit di sguardi e la cifra dinamica di un progetto che tenta di aderire alle istanze e ai bisogni della polis, pur attenendosi al carattere universale delle forme e dei linguaggi simbolici. (James Young).
Proprio partendo dalla constatazione di questa duplice impossibilit, rappresentare lidentit collettiva di una societ eterogenea e frammentata e dire lindicibile, emerge la necessit di costringersi maggiormente nel presente cogliendo, in una prospettiva etica prima ancora che estetica, quel dato relativo allintolleranza e alla discriminazione che ancora oggi contamina pesantemente le nostre societ. Pu essere quindi edificato un luogo virtuale (un sito internet) dal punto di vista dello spazio fisico, liberamente accessibile e dunque in grado di accogliere appelli e segnalazioni da esistenze, persone, con le quali condividiamo invece uno spazio fisico e pubblico: la vita quotidiana. (Luca Zevi)
Anche la storia delle esperienze monumentali e museali che hanno interessato lItalia rendono quindi conto delle soluzioni che di volta in volta, in corrispondenza di peculiari momenti storici, politici ed estetici, la societ ha fatto proprie in risposta agli interrogativi sopra enunciati (Ersilia Alessandrone Perona). I linguaggi utilizzati nelle realizzazioni e negli allestimenti sono conformi anche allimportanza attribuita alla ricerca storica. In questo senso la ricerca delle persone, delle loro vite, delle loro testimonianze si raccoglie intorno allatto del nominare che ci rammenta nella sua radice antropo-etimologica, la rilevanza ontologica del dare il nome, e di conseguenza del toglierlo e sostituirlo con il numero, del cercarlo dopo la scomparsa di colui che da quel nome era designato, del portare il nome di un luogo quando non si possiede un luogo in cui dimorare, dello scrivere i nomi sui muri, del ripetere il suono del nome allinfinito: il nomen il ci che si . Nominare prima di ogni altra cosa un atto conoscitivo: Dio nomina in quanto conosce e riconosce ci che nominato, ci viene nominato si rende visibile e conoscibile nel nome, per ci che . Privarne un individuo significa attaccarlo nella sua stessa elezione alla vita. (Levi Della Torre).
Infine, proprio questa privazione del nomen in quanto peculiarit di ogni singola esistenza, questa pura vita denudata e offesa che chiede riconoscimento. Pur rimanendo solo immaginata, poich chi ha veramente toccato il fondo chi ha visto la Gorgone, non tornato per raccontare o tornato muto, questa ontologia della privazione chiede vita. Vita nel ricordo vivo, che si alimenti della vita che lo circonda, che rifugga dalle raffigurazioni esemplari e immobili, che sia disposta a rigenerarsi nei suoi modelli interpretativi e che restituisca alla storia e al rigore etico della ricerca quella centralit che gli spettano. In questo modo gli stili di rappresentazione e i linguaggi potranno, senza paura di spettacolarizzazione, ambire ad una comunicazione reale di memoria siano essi costruiti secondo un principio razionale piuttosto che modulati su toni emotivi. (Rgine Robin).
Emerge infine una riflessione: la vita, la parola, la narrazione diretta pu essere considerata forse quel monumento dinamico e capace di interagire con gli interlocutori contemporanei. Le persone, i testimoni nel loro continuo narrare le vicende che li hanno visti protagonisti, sacrificando a volte la possibilit di essere avvicinati per altro che non fosse la loro esperienza della deportazione, ci pongono un fondamentale quesito: come fare quando la testimonianza viva sar sparita? Saremo in grado di raccogliere il testimone? (Alessandro Portelli)
(Metella Montanari e Fausto Ciuffi
- 19/2/2004)
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Commento 679 di Carlo Sarno del 23/02/2004
"...E' la storia antichissima , di ogni et e di ciascuno , cui la dodecafonia schonberghiana ha impresso un'attualit acuta fino allo spasimo . ' Fatti capire dal popolo ; parla in modo adatto a lui ' , sollecita Aaron ; e Moses intransigente risponde : ' Dovrei falsificare l'idea ? ' ..." Da una parte , argomenta Bruno zevi nel suo brano Moses und Aaron , abbiamo Moses che pone il problema della definizione di Dio come indefiniblit , dall'altra Aaron si sforza di comunicare al popolo ed in tal maniera con la sua parola tradisce l'idea di Dio e conduce al vitello d'oro .
Continua Bruno Zevi con un meraviglioso parallelo con la poetica di Schonberg : "... Schonberg impersona in chiave artistica , il dramma... l'inesprimibilit dell'idea - dodecafonica - si traduce cos in un disperato travaglio linguistico , storicamente agganciato all'insorgente bestialit nazista : ' di fronte ad una societ in cui tutti i valori morali erano entrati in crisi - commenta Fedele D'Amico - e ogni codice stava diventando menzogna , la risposta dell'espressionismo musicale fu questa : dichiarare tutti gli elementi del linguaggio irrimediabilmente compromessi in quella menzogna , e perci solo atteggiamento morale il rifiuto della 'parola' e il conseguente rifugio in una tensione permanente verso l'inesprimibile " ; il segreto per cui , aggiunge Massimo Mila , '...Schonberg , questo musicista tanto volentieri tacciato di cerebralismo e spesso descritto come un grande teorico sprovvisto di ispirazione , ha vinto la partita sul terreno della musica , della sua potenza espressiva e della sua virt poetica ...' . Veniamo all'architettura , dove l'inconciliabilit tra 'idea' e 'parola' , o tra 'coerenza' e 'vita' , si manifesta in modo forse ancor pi aggrovigliato ...".
Mi fermo qui nella citazione del pensierio di Bruno Zevi sulla questione , ringraziandolo per aver addolcito con "forse" un aspetto icastico e crudo della nostra misera realt .
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