Il lifting di Minerva
di Paolo G.L. Ferrara
- 20/2/2004
Il profilo del Duce nella roccia della Gola del Furlo, disegnato nel 1936 e distrutto dai partigiani dopo la caduta del regime, potrebbe riprendere il suo posto nello skyline del monte Pietralata, nelle Marche.
Motivazioni dettate dalla necessit dincrementare il turismo. Cos, almeno, dicono quelli che vorrebbero rivedere le pronunciate labbra del Mussolini Benito stagliarsi verso il cielo. A dire la verit, le tracce della facciona ci sono ancora, nonostante le cannonate partigiane. Basterebbe un lifting, non certo diniezioni di silicone come quello del Berlusconi Silvio, ma di mattoni e cemento. Differenza di poco conto: quel che conta limmagine, la faccia.
Quella stessa faccia che il Ministero dei Beni Culturali potrebbe perdere se non acquister, attraverso la Soprintendenza, lappartamento al secondo piano della palazzina di via Tasso 145, luogo in cui i nazisti organizzarono la prigione tristemente nota per le torture che vi si eseguivano.
Attualmente, lappartamento in vendita presso la Gabetti e chiunque volesse, con trecentomila euro, potrebbe acquistare questo pezzo di storia.
La palazzina gi Museo della Resistenza a Roma, ma negli scorsi anni ha gi dovuto perdere un pezzo, un appartamento ceduto, in piena regola, ad un giudice.
Dunque, un buffo destino sembra avere dato appuntamento alle due iniziative, fortemente contrastanti nei contenuti e nei simboli.
Di certo, rimettere in sesto il musone del Mussolini farebbe felici i nostalgici e i sostenitori della par condicio: i lifting vanno di moda e se lo ha fatto il nostro presidente del Consiglio perch mai non dovrebbe riceverlo il suo illustre predecessore?
In fondo -dicono i sostenitori delliniziativa- si tratta di un pezzo della nostra storia.... Innegabile: il Mussolini Benito fa s parte (ahi noi) della nostra (e -ahi loro- altrui) storia, ma non che si sia proprio conquistato limmortalit per le opere meritorie fatte. Non ci basta ricordarne le gesta sui libri e nella memoria? E magari nella memoria che il museo di via Tasso rappresenta? S, perch larchitettura tale non solo per le capacit espressive delle sue forme e dei concetti, ma anche per quelle dei significati che in essa sono racchiusi.
Francamente, la proposta degli amministratori della Regione Marche appare quantomeno fuori luogo, e non significa niente che essa sia spinta congiuntamente da Alleanza Nazionale e Democratici di Sinistra. La concordia politica sarebbe meglio sfruttarla per occasioni pi impellenti ed urgenti per il Paese, non ultime quelle architettonico/paesaggistiche. Ovviamente, la questione muso del Duce non da prendere seriamente ma, piuttosto, quale pretesto per discutere delle grandi opere berlusconiane, quelle su cui si basata gran parte della vittoriosa campagna elettorale del 2001. Il lifting al Belpaese in corso: raddoppi corsie autostradali, nuovi tunnel per loltralpe, ponte sullo Stretto.
Ma c anche luniversit tra le grandi opere da sottoporre al lifting dispirazione forzaitaliota. Il disegno di legge della riforma proposta dalla Moratti sta sollevando parecchio malcontento tra i docenti e i ricercatori degli atenei italiani: alla Sapienza stato occupato il Rettorato e bloccate le lezioni, protestando contro le nuove disposizioni del disegno di legge.
Eccone un sunto: 1. I concorsi per associato e ordinario, dopo sei anni di autogestione da parte dei singoli atenei, torneranno ad essere centralizzati. Chi li vincer avr un incarico temporaneo di tre anni pi tre rinnovabile, alla fine dei quali o si verr assunti o si andr a casa; 2. I ricercatori andranno ad esaurimento, ovvero, una volta terminato il periodo di lavoro, non verranno sostituiti. Subentreranno giovani laureati con contaratto di collaborazione coordinata continuativa, per un periodo di cinque anni, rinnovabili una sola volta. In sintesi, sparir il ruolo di ricercatore universitario; 3. A settanta anni, tutti a casa; 4. Privati potranno finanziare progetti che avranno cattedre ad hoc.
Commenta Marco Merafina, rappresentante della categoria presso il CdA della Sapienza: Si vuole scardinare il sistema universit e toglie ai giovani la possibilit anche solo di sognarla, una carriera accademica. una condanna al precariato a vita. Cinque anni pi cinque anni con i co. co. co, tre pi tre per la cattedra come associato, tre pi tre per quella come ordinario. Ventidue anni in tutto, se ti va bene. Su una vita lavorativa di trentacinque, beh, fate i calcoli... E poi l'insegnamento: oggi i ricercatori svolgono oltre un terzo delle lezioni, oltre alle sessioni di esame.
Non c che dire, proprio un bel lifting, dovuto, secondo i suoi sostenitori, al fatto che lautogestione degli atenei aveva favorito il clientelismo, ovvero la chiamata di professori gi interni allorganico degli atenei stessi. Sono davvero stupito di quanta stupidit ci possa essere dietro un paravento del genere. Stiamo ancora a credere a Babbo Natale? Davvero si vuole fare intendere che i giri clientelari si fermeranno davanti la soglia delle aule in cui ricercatori e associati esporranno le loro parti per fare il salto di categoria?
In verit, le ragioni della riforma sono ben altre, in primis la volont politica di dare segnali operativi in tutti i settori cruciali per la gestione dello Stato, ovvero fare intendere che si stia lavorando per cambiare un paese derelitto, ricevuto in gestione da precedenti cattive gestioni.
Il problema molto pi serio e non certo risolvibile con un lifting, perch se vero che quello umano (stile Berlusconi Silvio) e quello di pietra (stile Mussolini Benito) non sono altro che delle parodie, il lifting dellistituzione preposta alla produzione di cultura rischia di avere controindicazioni letali.
La riforma del 3+2 nelle facolt di architettura si sta rivelando un fallimento totale ed sufficiente partecipare alle sessioni di laurea breve (3 anni) per comprendere quanto basso sia il livello di preparazione degli studenti, frutto solo in parte della loro svogliatezza e in gran parte di un sistema che si sta afflosciando su s stesso. Un sistema che non garantisce la didattica quale diritto dello studente e il cui problema risiede non solo nella singola preparazione dei docenti ma anche nella mancata sinergia tra i vari corsi. La riforma universitaria dovrebbe ripristinare un iter di studio che sia realmente formativo: cinque anni per diventare architetti, senza specializzazioni effimere, con 30 esami veri da sostenere, con un piano di studio che sia propedeutico, con un tirocinio post laurea che permetta al neo architetto di inserirsi nel mondo del lavoro in modo concreto e non attraverso la buffonata dellesame di stato.
Oltre che tutelare i docenti assolutamente necessario tutelare gli studenti e il ddl della Moratti non lo fa per il semplice motivo che scombussola un sistema didattico gi scombussolato di suo. Quello che pi salta allocchio la possibilit di istituire cattedre ad hoc da parte di imprese o enti, ovvero la possibilit da parte delle grandi imprese di creare delle nicchie che preparino personale specificatamente ai loro interessi produttivi. Potrebbe certo essere un valore aggiunto ma c il rischio che si creino vere e proprie universit di serie A e di serie B, con la conseguenza di un ulteriore scollamento tra centri privilegiati e provincia.
Se il lifting a Mussolini rasenta lironia, se quello di Berlusconi denota il narcisismo congenito, quello alluniversit altamente rischioso perch messa in gioco la scelta professionale di molti ottimi studiosi che, stiamone certi, ci penseranno davvero cento volte prima di decidere di dedicarsi alla carriera universitaria. Ad oggi, per la ricerca spendiamo lo 0,6% del prodotto interno lordo, la media europea 2,2 con obiettivo 3%, mentre la Svezia investe gi il 4,4%. Senza la linfa vitale della ricerca non potr esserci nel futuro un corpo docente allaltezza perch se vero che un contrattino precario da una manciata di euro lo pu accettare un giovane neolaureato che sogna la cattedra, vero anche che non pu accettarlo un professionista gi formato che deve comunque campare e magari mantenere una famiglia.
Ma, si sa , siamo il Paese degli anacronismi, e cos, mentre luniversit va allo sbando, ecco che a Genova nasce l Istituto Italiano di Tecnologia, creato ex novo dal governo Berlusconi che gli ha destinato un miliardo di euro per i prossimi dieci anni. Lo chiamano il fiore allocchiello della ricerca italiana, probabilmente quella destinata agli amici.
Il 4 marzo si bloccheranno tutte le attivit didattiche nelle universit e mi auguro sia un blocco ad oltranza.
E, soprattutto, mi auguro che siano gli studenti a rivoltarsi per un diritto che gli viene sottratto: quello di avere una classe docente non precaria, che possa davvero e con serenit dedicarsi alla didattica.
E loccasione giusta per occupare gli atenei per un diritto non effimero. Minerva necessita di ricostituenti, non di lifting.
(Paolo G.L. Ferrara
- 20/2/2004)
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Commento 687 di arianna sdei del 09/03/2004
Di questo articolo ho apprezzato linteressante ed inquietante paragone tra il nostro presidente del consiglio ed il duce storico, ci sono tra essi cotante similitudini che non possono passare inosservate: la politica estera, il monopolio dei mezzi di informazione, luso della guerra come strumento per colonizzare ( mi riferisco allinvio delle truppe in Iraq in previsione del miraggio della ricostruzione che non sappiamo quando inizier visto che a quanto pare prima necessaria la totale distruzione) ed a tal proposito egli mente apertamente quando afferma che il voto per la permanenza delle truppe in Iraq gia stato dato. Egli mente di fronte al primo ministro britannico ed al mondo intero. Mi fermer qui ma questi sono fatti che da soli danno unidea della gravit della situazione.
Daltra parte le opere pubbliche mi sembrano veramente inadeguate ai bisogni del paese, ancora fortemente scollato tra nord e sud perch vero, pare che si far il ponte sullo stretto dopo tanti anni ma bisogna arrivarci allo stretto, con un autostrada ed una linea ferroviaria, certo uno gi qualcosa, meglio di niente.
La linea generale di governo promuove un processo di smantellamento di anni di lavoro fatto per garantire le pari opportunit a tutti i livelli in favore di una logica personalizzata che premia il pi ricco (del paese), tutte le riforme vanno in questo senso, parla chiaro la pericolosa volont di rivedere la legge sulle pari opportunit unica garanzia di una democratica campagna elettorale.
Arriviamo alla scuola, il ministro Moratti una che le cose le fa, ha concretamente legalizzato il sistema di vendita dei diplomi di scuola superiore. Luniversit vero, necessita di un cambiamento, una boccata daria, e francamente gi oggi la scelta professionale di intraprendere la carriera universitaria eroica, per non parlare della lontananza tra universit e mondo del lavoro, ma temo sinceramente che si faccia alluniversit quello che si fatto alla scuola secondaria. Il ministro inizia a parlare nellintervista sul Corriere della sera di sabato 6 marzo spiegando quale sar il nuovo sistema di finanziamento delle universit. Suddiviso in quattro quote: il 30% in base al numero di iscritti escluse matricole e fuori corso, il 30% in base ai risultati della ricerca scientifica dellateneo, il 30% in base alla qualit dei risultati, ed il 10% di incentivi a discrezione del ministero. Poi sostiene che non si tratta di co.co.co ma di contratto a tempo determinato di 5 anni offerto ai ricercatori, e che i cinque anni potrebbero essere ridotti. Poi passa alla ricerca, sostenendo: abbiamo portato la percentuale pubblica dallo 0.53 allo 0,65 del pil quando la media europea allo 0,66. Questo suona strano, perch non so di quale Europa si tratti visto che i dati che conoscevo erano ben diversi, in linea con quelli pubblicati su AntiThesi.
Una riforma per il momento fatta di numeri alcuni dei quali discutibili e poco veritieri.
Il giorno 4 marzo tuttavia alla facolt di Architettura di Roma stata una giornata come tante altre, le aule dinformatica piene e gli studenti indaffarati forse con gli ultimi esami. Anche perch ormai tre anni fa in occasione della riforma del tre + due solo loro si mobilitarono per protestare.
Ringrazio cordialmente.
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