Dess(e)ins de voyage
di Ugo Rosa
- 28/1/2004
Esce per le edizioni della Biblioteca del Cenide un libro di disegni, Dess(e)ins de voyage, a cura di Domenico Cogliandro. Pubblichiamo la postfazione di Ugo Rosa.
Lavoratori allestero
(Partono e bastimente
pe terre assaje luntane
Cantano a buordo:
so Napulitane!)
Geometria descrittiva - Teoria delle ombre
(Dal primo libro dellarchitettura)
Per prima cosa l'ombra della sera
(che prima grigia e poi diventa nera)
quindi l'ombra dei passeri per terra
e l'ombra delle piante nella serra.
L'ombra del cane, quella del coniglio,
l'ombra del nonno e l'ombra di mio figlio.
L'ombra del masso, l'ombra delle foglie,
l'ombra dell'ombrellone e di mia moglie.
C' l'uomo ombra, l'ombra del peccato,
c' l'ombra instabile dell'impiccato.
Ombre rosse, ombre gialle,
l'ombra dello scialle...
ultima viene lei:
l'ombra delle mie spalle.
Ogni cosa che esiste ha la sua ombra.
Ma un momentoqualcuno mi dir dov' finita
l'ombra dell'ombra?
Risponde il professore:
"L'ombra, caro, d'ombra non ne produce"
e che se ne deduce?
Ohib, che l'ombra non sussiste!
Questo, per chi disegna, molto triste.
Una raccolta di disegni, di questi tempi, appare postuma gi da prima di vedere la luce. E se sono disegni di viaggio appare postuma due volte. Perch non si disegna pi (non si pu) e perch non si viaggia pi (non si pu e non si deve). Se sinsiste a volere fare, in modo patentemente irregolare, luna e laltra cosa vuol dire che qualcosa, negli ingranaggi, non ingrana. Ma siccome conosco Domenico e matto non mi sembra (non proprio, insomma, non pi di quel tanto che inevitabile per chi fa il nostro mestiere) mi chiedo se, per caso, il convertitore, stavolta, non abbia fatto cilecca.
Rifaccio i conti: tot euri, tot lire. Riprovo alla rovescia: tot lire, tot euri.
Tutto a posto. Il convertitore funziona. La colpa non del cambio di moneta.
E allora? Allora non vero che Domenico disegna e non vero che viaggia. Certo, capita che mi telefoni a mezzanotte da una libreria di Lisbona dove, dice, ha trovato un opuscolo, che tiene, giura, tra le mani, con sopra (stampato nero su bianco, niente scherzi) un progetto del mio studio. Capita che gli telefoni io e lo trovi tra Napoli e Roma, oppure tra Milano e Parigi oppure a Finisterre, fermo davanti allAtlantico perch pi avanti di l non si pu andare. Capita che ci diamo un appuntamento a Siracusa e lui sia altrove, forse a Firenze ma in procinto di spostarsi a Venezia, oppure a Venezia ma (mi rassicura) in procinto di avvicinarsi alla Sicilia passando per Firenze. Ma io, che da casa mia non mi sposto se non per raggiungere lo studio (e lo faccio di malavoglia, sognando quei meravigliosi macchinari che permettono ai Jetsons di Hanna & Barbera di spostarsi di lavarsi, vestirsi, fare colazione e passare dal letto alla scrivania dellufficio senza muoversi) non lo sento, per questo, estraneo n lontano.
E dire che provo orrore per la schiatta dei viaggiatori.
Da Robert Byron (The road to Oxyana! Che sia maledetto questo stradannato Baedekers guide per turistoni de luxe) a Bruce Chatwin (che i suoi libracci da camel trophy brucino allinferno, nel medesimo girone in cui vengono abbruciacchiati, con lenti ustorie ricavate da obiettivi Nikon, tutti i turisti e in particolare quelli che se ne vanno in giro a turisteggiare dicendo che loro sono unaltra cosa sono travellers).
Crepino tutti.
Questa feccia dalto bordo ha ridotto il mondo una gruviera a furia di trapanarlo (per sport, porca miseria, neanche per bisogno), e ora ha la faccia tosta di lamentarsi perch caterve di imbecilli non fanno altro che seguire il loro fulgido esempio come sanno e come possono.
Te li ritrovi dappertutto, sono come i tafani.
Dalle mie parti mi credevo al sicuro: ma che deve venirci a fare, qui, un turista? E invece no. Svolazzano pure sopra queste pale di ficodindia arrostite dal sole. Cercano la Sicilia vera, mica quella edulcorata delle costenon hanno pi dove andare. Hanno visto tutto: dalla Patagonia (oh! la PatagoniaOh! Sepulvedaoltrechechatwin) al circolo polare artico, perci gli resta da visitare solo il buco del culo del mondo. E io, che ci abito, me li vedo un bel giorno spuntare qui, allangolo tra le vie Sallemi e Aretusa (dove pensavo, cretino che sono, di cavarmela) con lo zainetto e i calzettoni ai polpacci Excuse me, please, e tra le mani, per giunta, il povero Leonardo Sciascia, Sicily as metaphor.
Perch, vedete, questi qui non sono degli sprovveduti: si va sul Volga? Ecco una bella edizioncina di Guerra e Pace (non c di meglio che vedere i luoghi con gli occhi dei grandi scrittori). Si va in Scozia? Walter Scott in saccoccia. Per Dublino c Joyce e per Parigi Balzac.
Ah! Monsieur Guillotin, perch non hai finito quello che avevi cominciato?
Ma, siamo giusti, non possiamo addossare al delicato ideatore della lama a caduta questa colpa. Il fatto che dalla nobilt di sangue ci si difende consultando il pedigree, ma con quella dello spirito siamo disarmati: da un momento allaltro sbuca fuori senza preavviso un Chatwin con una vita da vivere che ti tramortisce con le sue memorie, i giorni vissuti pericolosamente, le fidate scarpe da viaggio e il suo (oh mio dio!) il suo Moleskine (cosa non darei, a volte, per una briciola della passione, della presenza di spirito, della leggerezza di tocco e del gesto felice e adolescenziale di Jack lo squartatore)
Allora Domenico, siccome amico mio, non un turista (o, se preferite, un viaggiatore).
Nessuno si permetta di sostenere il contrario (ricordatevi di Jack non si pu mai sapere).
E stato qui e l, ma sempre per lavoro, mai per spasso: un emigrante, uno che va a faticare nelle miniere di carbone e nelle acciaierie (la valigetta di cartone c ma non si vede).
Ora va bene, le cose quadrano.
E uno che lavora, o almeno ci prova, proprio come me. Solo che lui, essendo di gran lunga pi intelligente, ha capito, contrariamente al sottoscritto, qual precisamente il suo lavoro e lo svolge con tutta leleganza che quel lavoro gli consente, con tutta leleganza che, del resto, gli connaturata.
Quelli che vedete non sono menate di un traveller, sono prove, esercitazioni, tentativi e, infine, manufatti che lui esegue immediatamente, sul posto dove si trova.
In altri termini Domenico offre un servizio itinerante che io, sia detto a discapito della mia azienda (crepi pure la pubblicit) non offro: lavora pure a domicilio.
Siamo due artigiani, solo che uno si illude di potere fare scarpe senza prendere le misure a piedi che, in genere, puzzano. Laltro (giustamente, aggiungo) no.
Lo fa, dicevo, con stile.
Il metro gli oscilla ipnotico tra le mani come una bacchetta magica: il cliente neppure se ne accorge.
Il tempo di sorbirsi un caff che gi sul tavolo campeggia un calco del suo piedone maleodorante; l sopra, perfino la carogna lo ammette, sembra unaltra cosa. Bianco, vellutato, che se ci passi un dito sopra pensi alle pesche.
E proprio cos.
Siamo calzolai: possiamo forse permetterci di detestare quei piedi che dobbiamo calzare?
No.
Per questo io sar dannato; perch detesto i piedi, quei piedi che dovrebbero invece conformare la mia povera esistenza di ciabattino, ma Domenico assurger al cielo perch li ama, evidente.
E quando, da lass, lui guarder (se guarder) la mia testa pelata che ondeggia disperatamente tra i miasmi, sorrider e, dopo aver fatto con delicatezza la punta alla matita, me la lascer cadere sul cranio in verticale come un siluro.
E quello far parte della pena.
E io me lo sar meritato.
(Ugo Rosa - 28/1/2004)
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Commento 619 di Guidu Antonietti del 03/02/2004
Les dess(e)ins de voyage de Domenico COGLIANDRO
Breve publie dans aROOTS :
http://www.aroots.org/notebook/breve358.html
mardi 3 fvrier 2004
ITALIE : Vient de paratre
Une collection de figures dans un carnet de Domenico Cogliandro traces sans intentions didactiques. Une faon dvacuer les donnes de la mmoire en les esquissant. Certaines sont dessinables dautres non , elles n existent que dans leur contexte, le croquis soutient leur restitution. Le regard et la main du dessinateur ne dcommandent pas les vnements simples, ils se diluent dans le regard de celui qui les a vus, il les retranscrit en une interprtation imaginaire. Le croquis demeure un outil indispensable la pense de lArchitecte mme laire du numrique . G.AdC
La Biblioteca del Cenide publie cet ouvrage en italien avec une postface de Ugo Rosa. le titre "Dess(e)ins de voyage", est en franais. Un bien bel hommage italien Villard de Honnecourt.
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