Domus 866: il Solid sea e la Solid architecture
di Paolo G.L. Ferrara
- 13/1/2004
La copertina leditoriale. Allinterno, gli argomenti scelti ne sono prolungamento ed approfondimento. Equesta la pi evidente novit di Domus, da gennaio 2004 sotto la direzione di Stefano Boeri.
Una novit che va oltre quella che sembra solo una veste grafica e dimpaginazione del tutto inedita.
Un filo rosso che va dal 30 maggio 1968, giorno in cui viene immortalata la protesta degli studenti che campeggia in copertina, al gennaio 2004, alla nostra contemporaneit in cui i cittadini sono trattati come masse di acquirenti. Non certo un caso che la foto ritragga Giancarlo De Carlo e che lo stesso De Carlo sia chiamato in causa allinterno, nellintervento intitolato Tortuosit.
Tortuosit di una societ che si sta omologando in rotte prestabilite, cellophanate sotto vuoto. Omologazione che coinvolge larchitettura, sino a toglierle il ruolo di essere ...un modo -uno dei pi efficaci- per capire il mondo e raccontarlo.
De Carlo orienta il suo intervento sulla citt mediterranea, distinguendola nettamente da quella del centro Europa. Le riflessioni su Barcellona sembrano calzanti, seppure pretesto per compiere quello che credo essere il centro cui il numero di Domus punta diritto: i significati di unarchitettura che non sia omologata e che non omologhi.
Non certo un caso che si parli della tragedia di Portopalo, naufragio del Natale 1996 del peschereccio maltese F174, ricostruendo rotte effettive e rotte dichiarate, ufficiose ed ufficiali, vere e false.
Il Solid Sea metafora che bene si pu posporre allarchitettura omologata, da vendere ad una massa di acquirenti. Il Solid Sea, secondo Domus, ...un territorio solcato da rotte predeterminate e da confini insuperabili, suddiviso in bande dacqua specializzate e rigidamente normate. La solid architecture un territorio marcato da concetti predeterminati dai confini insuperabili.
De Carlo, a proposito delle rotte mediterranee: Oggi invece il Mediterraneo solcato da rotte automatiche che spesso approdano a mete tragiche, soprattutto -credo- perch distruggono la sacralit del mediterraneo. "Sacralit" che fatta di migrazioni, quelle stesse che, da sempre, sono la linfa vitale delle forme urbane, del loro divenire e della loro diversit.
Lomologazione della societ ha comportato una omologazione delle rotte e delle citt, finalizzando questultima al profitto.
Omologazione delle citt che significa omologazione dellarchitettura. Barcellona, ci dice De Carlo, sta mutando, involvendosi, rinnegando la sua matrice mediterranea per assomigliare sempre di pi ad una metropoli del centro Europa, dove tutto deve essere ...evidente, subito raggiungibile, similarmente ad unarchitettura che solo ...magazzino di prototipi, cio inutile e fine a s stessa.
Dalla citt allarchitettura: non un caso che si parli di Cedric Price e si rimarchi il suo definirsi un anti-architetto. Centrando lattenzione sul Fun Palace, rimarcando pi volte che il progetto di questo spazio sociale alternativo ...esplorava questioni, attraversava confini e tentava di affrontare tematiche sociali e politiche che andavano ben oltre i confini ordinari dellarchitettura", si centra lattenzione sulla societ stessa, nello specifico quella degli anni 60, e pi in generale -ecco il filo rosso- su quella dei nostri giorni. Le intenzioni dellanti-architetto erano quelle di rendere partecipi attivamente gli utenti, che ne avrebbero modellato i differenti tipi di spazio possibili. Unarchitettura che sottintendeva ...salvare la libert individuale e che era un ...modo -uno dei pi efficaci- per capire il mondo e raccontarlo.
Manca un editoriale classico nel Domus della gestione Boeri e, quantomeno, ci si aspettava una presentazione doverosa degli intenti della nuova linea editoriale? Forse, ma dopo avere sfogliato e letto risulta abbastanza chiaro che, come abbiamo cercato di evidenziare, leditoriale racchiuso in pi parti e scandisce gli intenti del dopo Sudjic, che sono quelli della riaffermazione della vera essenza dellarchitettura: libert espressiva direttamente e inscindibilmente legata alla libert delluomo nella societ.
Le premesse sembrano orientare Domus verso una linea editoriale che cercher di scavare nei gangli della societ quale creatrice ed utente stessa dellarchitettura quale mezzo che ha anche ..la pretesa di sollevare idee e aspirazioni che non confluiscano unicamente nelle pratiche del progettare.
Chi si aspettava un numero glamour rimasto deluso, cos come chi si aspettava una decisa presa di posizione linguistica delle architetture pubblicate. Ho apprezzato la mancanza di ambedue le cose e la messa in evidenza dei problemi che larchitettura chiamata ad affrontare per uscire dal suo "stato solido". E non sono pochi.
Nota: in corsivo brani tratti da Domus 866, gennaio 2004
(Paolo G.L. Ferrara
- 13/1/2004)
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Commento 584 di Emma Terri del 15/01/2004
Spendo poche parole..per esprimere la mia approvazione.
Ero tra le persone curiose di vedere cosa avrebbe avuto di nuovo Domus e non sono rimasta delusa, anzi, stupita pagina dopo pagina...Interessante fin dalla copertina ..il numero un viaggio ben costruito..dove la presenza di Boeri si avverte subito.
Fa ben sperare.
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Commento 606 di Enrico Malatesta del 25/01/2004
Cari Ferrara e Prestinenza Puglisi,
quanto tempo sembra ormai passato dallannuncio della nomina di Stefano Boeri a nuovo direttore di Domus e da quel lucido editoriale con cui Ferrara metteva in guardia - soprattutto i giovani - da facili entusiasmi! Le reazioni al numero di gennaio della rivista, sia su Antithesi che nella newsletter di Prestinenza, francamente mi sembrano di uneccessiva indulgenza da parte vostra anche se, nel caso di Prestinenza, con lattenuante della provocazione. Non si era mai visto un direttore - Boeri - che chiede al direttore di un altro mezzo di comunicazione - Prestinenza - di esprimere pubblicamente un parere sulla propria rivista! Con luscita del primo numero della nuova gestione, mi sembrano comunque ancora pi misteriose le ragioni per cui - fra tanti bravi architetti/critici italiani under 50 che animano la discussione in architettura (Ciorra, Molinari, Brandolini, Garofalo, Irace... voi stessi) - proprio Boeri riuscito ad arrivare alla direzione della pi importante rivista italiana darchitettura. Ma per farne che? Intanto Boeri si direbbe molto preoccupato di ricevere e restituire favori. Ad esempio, le sue apparenti simpatie di sinistra non gli impediscono di scrivere regolarmente sul quotidiano della Confindustria Il Sole 24 Ore, dove lo sostiene lamica Anna Detheridge. Ed ecco che questa famosa esperta di urbanistica e architettura con una mano scrive un editoriale di scarso interesse sul primo numero della "nuova" Domus e con laltra, appena uscita la rivista, ne fa un bel panegirico sul domenicale del Sole 24 Ore: un vero modello di obiettivit e deontologia professionale! Anche Boeri deve avere unidea estremamante vaga di cosa sia la deontologia, visto che non sintende per nulla di riviste, non ne ha mai fatte e lo dichiara pubblicamente, civettando con Prestinenza sul proprio essere "dilettante": c da prenderlo alla lettera, rilevando nella nuova rivista una grafica decisamente sciatta, la mancanza di edifici significativi, foto amatoriali, testi lunghissimi in puro architettese, culminanti in un pasticciato servizio su Barcellona: che se diventasse cos triste come la prospettano le pagine di Domus, sarebbe meglio evitare anche di visitare. Come grande novit del design, i piccoli elettrodomestici del solito Jasper Morrison, gi strapubblicato in ogni rivista darredamento del globo. In generale, non ho trovato unimmagine o dei disegni da cui poter veramente capire le architetture: in particolare, mi sembrato davvero imbarazzante il "soffietto" a Koolhaas, per lAmbasciata Olandese di Berlino, che scimmiotta i fumetti di Restany per la Domus anni Ottanta di Mendini. Come esilarante lattacco del "coccodrillo" sul povero Gino Valle, scritto da Cino Zucchi che ricorda quando da giovane, negli Stati Uniti, "cadde dal pero" sentendo parlare di Valle: che lui, studente italiano di architettura, non conosceva! A parte tutti questi segni evidenti di incompetenza, mi sembra invece che la grande pensata di Boeri sia quella di sviluppare su Domus alcuni "temi", furbescamente un po sociologici. Quali siano (saranno?) si indovina facilmente: sono tutti gi stati ben sviluppati nei suoi ripetuti interventi, un po ovunque, al rimorchio di Rem Koolhaas, cui ha spianato la strada in Italia per tutti questi anni. A cominciare dalle mappature delle sfortune planetarie - quintessenza dell' ultima, grottesca mostra di Koolhaas "Content" che ho visto, pentendomi poi, alla NationalGalerie di Mies a Berlino (che combinazione, lassistente a Domus alla Direzione di Boeri, Kayoko Ota, proprio il curatore di quella mostra...) - non c espediente propagandistico inventato da Koolhaas che Boeri non vada ripetendo quando e come puo. Questo spiega forse anche perch, tra le tante versioni che hanno circolato sulla nomina di Boeri a Domus una delle pi diffuse faceva capo proprio a Koolhaas. Lui, il pi mediatico teorico dellarchitettura contemporanea, interpellato per la direzione avrebbe dichiarando limpossibilit di fare il direttore di una rivista, anche cos prestigiosa come Domus. Poi le versioni si confondevano: Koolhaas ha candidato Boeri come apprendista direttore? O semplicemente stato preso un rampollo della solida borghesia milanese al posto di un populista olandese ed eccentrico? Fatto sta che Boeri ce lha fatta a raggiungere uno dei suoi obiettivi pi desiderati. Mi domando per come riuscir, visti i suoi gi tanti impegni didattici tra IUAV, Domus Academy e Berlage Institut, a fare anche la rivista e allo stesso tempo a sostenere la gestione di uno studio di architettura e urbanistica molto ben avviato. Certo, non c niente di male a frequentare sistematicamente i salotti, da quello di Miuccia Prada (che guarda caso ha come angeli custodi in architettura Herzog, De Meuron e - ovviamente - Rem Koolhaas) a quello della miliardaria di sinistra Milly Moratti: che plaude giuliva al progetto di Boeri per un fantomatico "Quinto Anello" per lo stadio di San Siro, dove gioca la problematica squadra del marito, petroliere a tempo libero. E in fondo, cosa c anche di male ad essere invitati - sempre al seguito di Rem Koolhaas - al concorso per la riconversione dellarea storica della Fiera di Milano? Niente, peccato che la stessa opportunit sia sfuggita a decine di altri architetti italiani coetanei, e magari pi bravi, di Boeri! Certo, non c niente di strano, basta avere il coraggio di corteggiare a tutto campo il potere di ogni genere e poi atteggiarsi anche a paladini dei deboli e degli oppressi, dentro e fuori l'architettura. Come quando Boeri si lamentato in un suo intervento firmato su La Repubblica, perch a Milano nessuna delle gallerie darte interpellate voleva ospitare la sua installazione Solid Sea: un documentario sulla tragedia del naufragio di Porto Palo, che alla fine riuscito ad inserire proprio nel primo numero della nuova Domus (sempre in nome della deontologia professionale), potendo finalmente dare molte pagine a una sua opera che altrimenti non interessava a nessuno... Ma insomma, perch dovremmo illuderci che questa egocentrica direzione di Domus possa dare particolare risalto alla giovane architettura italiana, come invece ingenuamente qualcuno spera, o ha sperato? Le ambizioni artistiche e professionali di Boeri non mi pare lascino tanto spazio alle opere dei concorrenti, emergenti o in attesa di emergere. E anche solo per fingersi rivoluzionari, non basta mettere in copertina una vecchia foto del 68 - dopo che ad ogni decennale lo hanno gi fatto tutti i settimanali (italiani, perch fuori dItalia del 68 italiano non frega niente a nessuno) - o intervistare autorevoli ottuagenari progressisti come Vico Magistretti o Giancarlo De Carlo. La verit che di veri, giovani, bravi progettisti che costruiscono, diciamo under 40, pubblicati nel primo numero della "nuova" Domus non c n neanche lombra. Non ce ne sono in giro? Perch Boeri non d unocchiata al numero di dicembre di Architectural Record? Rivista di quel paese terribilmente conservatore che si chiama Stati Uniti dAmerica, che per spara in copertina il titolo e unimmagine del servizio sulla "Design Vanguard": 10 nuovi studi di architettura, "reshaping the globe", che ridanno forma al Globo. Da Pechino a Roma (ma guarda, anche uno studio italiano!) ce n per tutti i gusti. Quanto ad attenzione ai giovani, direi proprio che Architectural Record batte Domus 10 a 0 al primo round!
Cari saluti,
Enrico Malatesta
PS
Questa lettera viene inviata in copia identica anche all'indirizzo del sito di Luigi Prestinenza Puglisi
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25/1/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Enrico Malatesta
Caro Malatesta, credo che sia corretto cercare di andare un p pi a fondo alla questione, in primis mettendo in risalto che la richiesta di Boeri a Prestinenza va interpretata quale un momento di confronto importante.
E' inusuale che un direttore si confronti e non credo sia corretto vedere in questo atteggiamento un modo per accattivarsi pi pareri possibili, soprattutto se, come Lei dice, Boeri gi ben calato nel sistema... quello dei presunti "favori" di cui Lei parla, e di cui non so proprio cosa commentare, soprattutto se si tiene conto che i rapporti interpersonali non sempre sono sinonimo di clientelismo. Detto ci, vengo a quanto mi riguarda. Io direttore di Domus? Suvvia! pur ringraziandoLa della fiducia, devo dirLe che la prima cosa che ciascuno di noi deve avere presente il proprio limite: non sarei capace di fare il direttore di una rivista qual' Domus, n di nessun'altra. Ho antiTHeSi e mi basta. La deontologia di Boeri? Attenzione, perch nessuno pu mettere in discussione la deontologia di nessuno senza avere dati certi. Il fatto che Boeri non abbia mai diretto una rivista non significa nulla. Un direttore non altro che s stesso, dunque, cos come Gregotti portava la sua vita professionale e culturale su Casabella, cos come Pagano faceva su La Casa Bella, cos come Zevi faceva ne L'architettura, cronache e storia, Boeri far nella sua gestione di Domus, che non sar per nulla facile proprio perch molto ci si aspetta da un giovane direttore.
Sia chiaro che la mia non una difesa a Boeri: lo conosco di "sfuggita" e nulla ho a che dividere professionalmente e, men che meno, a livello di partecipazione a Domus. Ripeto: la carta igienica non l'ho mai fatta, e mai la far.
Se ho scritto il primo articolo in cui mettevo in preallarme e se ho scritto il secondo in cui mi rendevo partecipe di un tiepido entusiasmo, beh! non significa che non ce ne possano essere un terzo...un quarto...in cui Boeri possa essere criticato pesantemente. D'altronde, come Le dicevo, solo da antiTHeSi posso avere la libert di dire tutto quello che penso, anche se dobbiamo imparare a "pesare" le parole, a saperci autogestire....come mi aspetto possa fare Lei nel suo prossimo intervento, andando a fondo delle questioni che pi ci interessano, proponendo alternative costruttive. E, magari, mandandole direttamente a Boeri.
Commento 608 di Alberto Alessi del 28/01/2004
Caro Ferrara,
sono anch'io un lettore di Domus, ho da poco ricevuto la "nuova" rivista e la trovo francamente sconcertante.
Non perch Boeri - che non avevo mai sentito nominare prima - non possa essere un direttore come un altro qualunque architetto, come lei giustamente fa notare nella sua risposta al lettore Malatesta: ma perch mi sembra che da Domus ci si potesse aspettare qualcosa di molto, ma molto di pi innovativo.
Questa mi sembra una via di mezzo, un "vorrei ma non posso", un miscuglio di vecchie Domus e di un po' di Abitare: e anche un po' di Casabella.
Se Domus deve -o vuole- invece diventare seriamente una rivista teorica, perch non manifestarlo esplicitamente?
Poche immagini, molti testi -ma allora di vero approfondimento (non osservazioni agiografiche come quelle di Cino Zucchi su un architetto molto discutibile come Gino Valle, neanche fosse stato Frank Lloyd Wright )- e soprattutto meno ammiccamenti alla cronaca da quotidiano, come con quel paradossale e, mi permetta la parola un po' forte, cinico servizio sui poveri emigranti annegati davanti a Porto Palo.
Cosa c'entra con l'architettura la necessit di acciuffare e farla pagare a chi specula sull'orribile miseria che costringe tanti disperati a lasciare il proprio paese?
Non intervengo poi in merito alla questione della deontologia, ma certo se Boeri pensa di fare una rivista soprattutto con e per le sue conoscenze (i suoi clienti?) che, da quanto scrive Malatesta, sembrerebbero davvero molte e molto influenti, come potr avere il coraggio di fare vere critiche
E se Domus diventa una rivista teorica, chi ci far allora vedere bene l'architettura che si fa nel mondo?
Non vorrei essere al posto di Boeri, parafrasando non so pi chi, mi verrebbe da dire che "Domus troppo importante per farla fare a un architetto". Il precedente direttore Sudjic lo era solo per titolo di studio e ha fatto una rivista che per rimane ancora validissima.
La ringrazio dell'attenzione e continuer a leggerLa, la sua franchezza e il suo equilibrio mi sembrano segno di una coerenza assolutamente rara nelle riviste e nei siti Internet, non solo d'architettura.
Cordiali saluti,
Alberto Alessi
PS
Tengo a precisare di non essere parente - neanche alla lontana -
di un ben pi famoso Alessi.
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Commento 609 di Gianluigi d'Angelo del 29/01/2004
Cari amici di antithesi, in questo angolo di rete si sta parlando molto, forse troppo, di questo nuovo Domus. Si fa critica della critica e questo pu essere costruttivo fino a quando non si perdono gli obiettivi da cui si partiti. Mi dispiace leggere certe affermazioni che si basano sul giudizio personale. Gino Valle pu piacere o no, ma questo rimane all'interno di una soggettivit che non va oltre la necessit di dedicare ad un architetto che fa parte della storia dell'architettura italiana degli ultimi cinquant'anni la minima e necessaria memoria. Gino Valle morto lontano dai riflettori, in silenzio. Anche al suo funerale si sono sentite molte assenze. Credo che Boeri abbia fatto bene a inserire l'articolo di Cino Zucchi. Al di la dei giudizi, per un "dovere di cronoca" negato dal resto del mondo editoriale. A parte questo e altre affermazioni di questo tipo, a prescindere se ci piaccia o meno la linea editoriale di Boeri, quello che possiamo criticare se all'interno di questa linea editoriale ci siano delle contraddizioni o delle lacune. Si pu essere d'accordo che la tragedia di porto palo lontana dall'architettura, se la si estrapola dal contesto questa potrebbe essere l'impressione, se invece la mettamo in relazione con la ricerca "solid sea" allora la tragedia assume un significato diverso. E' il contesto in cui leggiamo l'articolo,che gli da significato, evidentemente Boeri parte dal microcosmo di una realt per tracciare un macrocosmo di un continente e definirne la geografia. Domus di Boeri domostra che si pu fare contenuto anche con le immagini, quando queste non sono semplice illustrazione ma mezzo attraverso il quale leggere la realt contemporanea. Eviterei di fare retoriche classificazioni come "rivista teorica", affermazioni da gossip o confronti di sapore calcistico tra domus e architectural record. La rinnovata linea editoriale di Boeri credo metta domus fuori competizione con le altre riviste, insomma se piacciono le riviste alla Sudjic le edicole sono piene e non vedo il motivo per il quale anche domus dovrebbe continuare su questa linea. E che ben vengano per l'architettura italiana pubblicazioni sulle riviste americane di giovani studi come Labics di Roma.
Chiudo segnalandovi la mia lettura-recensione di Domus su channelbeta:
http://www.b-e-t-a.net/~channelb/speciale/021domus/index.html
un saluto gianluigi
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Commento 681 di Sergio Taccone del 26/02/2004
Cari Amici di Antithesi,
ho letto i commenti sul nuovo Domus e soprattutto sul suo direttore. Sono un giornalista siciliano che collabora con alcune testate tra le quali LA SICILIA e LIBERO. Seguo da quasi tre anni, da quando Repubblica trov il relitto del barcone maltese colato a picco nel canale di Sicilia la notte di Natale del 96, il caso trattato nellinstallazione del professor Boeri (The ghost ship - SOLID SEA). Sdoganato piuttosto frettolosamente dallambito squisitamente giornalistico, quel naufragio approdato in quello culturale ed artistico con non poche approssimazioni.
Ho anche collaborato alla realizzazione di un sito web incentrato sul naufragio (www.naufragio-natale96.net). In questa sede faccio riferimento a quanto accaduto durante il seminario conclusivo di DOCUMENTA XI nel settembre del 2002, che nessun giornale, a parte LA SICILIA, ha riportato. In quelloccasione infatti nella prestigiosa rassegna darte contemporanea di Kassel, dove linstallazione di Multiplicity era una delle due opere italiane ammesse, un gruppo catanese guidato da un docente di fisica dellUniversit di Catania (Nuccio Foti) mise in evidenza alcune incongruenze di Solid Sea la quale, pur basandosi su un fatto di cronaca, seguiva strade diverse e palesemente difformi dalla realt. Vi risparmio le arrampicate sugli specchi che sono state messe in atto in quella circostanza, da un punto di vista dialettico, dai responsabili di Multiplicity, con lappoggio dellautorevole chairman Anna Detheridge che di quel seminario sul Sole 24 ore non ha scritto un rigo. Ebbene quel gruppo culturale catanese, attraverso unanalisi dei documenti trovati sul web (e quindi alla portata di tutti), aveva messo in evidenza le semplificazioni mediatiche di Solid Sea rilevando che Multiplicity, a rassegna in corso, aveva cambiato parte del testo dellinstallazione. Tutto stato puntualmente riportato nel numero monografico della rivista darte internazionale Colophon (marzo-agosto 2003), dedicato proprio al caso del naufragio di Portopalo e nel dicembre del 2002 c stata anche una trasmissione di approfondimento giornalistico in unemittente televisiva siciliana, condotta dal giornalista Nino Milazzo (ex vice-direttore del Corriere della Sera), dove si parlato di quanto accadde a Kassel. Dal numero di Colophon ho appreso della proposta fatta dal responsabile del gruppo culturale siciliano di allestire gi allora Solid Sea in Sicilia, magari proprio a Portopalo di Capo Passero. Il no del gruppo milanese fu motivato da problemi legati ai costi delle attrezzature e dei diritti dautore ( scritto in quella rivista che, a detta del professor Nuccio Foti, stata fatta pervenire anche a Boeri). Trovandomi a Milano nel settembre del 2003 ho inviato una mail al professor Boeri chiedendo unintervista su Solid Sea. Non si degnato nemmeno di rispondermi con un no!!! Che stile, signori!!! Un silenzio solido ed impenetrabile. Le semplificazioni presentate a Kassel sono anche finite nella relazione introduttiva di un disegno di legge del Senato (n.1937, primo firmatario Francesco Bevilacqua).
Per quanto mi riguarda ho parlato di Solid Sea nei miei pezzi sin dallagosto del 2002. Ho pubblicato molti articoli sul quotidiano siciliano, facendo riferimento a quella installazione, che smentiscono quanto scritto da Boeri a proposito del silenzio dei giornali e delle televisioni locali su quella vicenda che anche nel 97 si occuparono di quel naufragio. E non tralasciando la proposta arrivata allo stesso Boeri di allestire quel lavoro artistico in Sicilia gi nel 2002, come ho detto precedentemente. Ci sono state inoltre numerose iniziative promosse in contesti culturali siciliani, proprio perch qui nessuno ha mai voluto rimuovere la memoria, anzi. Sono altri che hanno scelto delle scorciatoie, facendo calare la sordina sui silenzi che nel 97 arrivarono da alti livelli istituzionali (leggasi Governo Nazionale presieduto da Romano Prodi) nonostante i reportage del Manifesto e le inchieste di Dino Frisullo sulla rivista Narcomafie. Ed in molti lavori artistici e culturali incentrati sul Naufragio del Natale 96 (a partire da Solid Sea) vengono ignorati purtroppo aspetti sostanziali della tragedia, facendo uso di metafore forse per creare confusione e disinformazione. Cos si ottenuto un solo risultato: il naufragio della verit.
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26/2/2004 - La Redazione risponde a Sergio Taccone
Stefano Boeri ci ha risposto privatamente escludendo perentoriamente di voler entrare in una polemica, secondo il suo giudizio, pretestuosa. Infatti, secondo Boeri, La ricostruzione proposta da Multiplicity ha soprattutto lo scopo di sottolineare come questo silenzio sia frutto di una oscena disponibilit a tollerare che vicende come queste accadano attorno a noi, a poche centinaia di metri dai luoghi dove viviamo, lavoriamo, ci divertiamo. Tutto questo senza togliere o aggiungere nulla alla verit dei fatti raccontati. Concordiamo con Boeri soprattutto sulla necessit di utilizzare lo strumento artistico non in forma inquirente ma narrativa ed evocativa. Forse questo equivoco funzionale ragione di polemica presso chi non ha avuto dai fatti le smentite che attendeva.
Commento 683 di Sergio Taccone del 01/03/2004
Lungi da me l'idea di entrare in qualsiasi pretestuosa polemica con il professor Boeri. Per quanto mi riguarda, da giornalista, mi sono basato sui fatti senza cercare dagli stessi smentite o altro. Ed i fatti, depurati dalle metafore, sono chiari. Ho sempre sostenuto il silenzio del Governo di allora (siamo nel '97 quando Frisullo su Narcomafie e Quagliata sul Manifesto scrivevano del Naufragio di Natale) e per quanto riguarda il mio precedente commento ho fatto riferimento ad un seminario, svoltosi a Kassel nel settembre 2002, del quale nessuno, a parte il sottoscritto, ha dato conto sulla stampa (eppure la moderatrice del seminario era niente meno che Anna Detheridge che scrive sul Domenicale del Sole 24 ore). Non c' quindi alcun equivoco funzionale che possa fungere da ragione di polemica e soprattutto, n da parte mia n degli intellettuali catanesi (che si sono occupati dei risvolti culturali sul naufragio a largo di Portopalo, smentendo nettamente la linea di Solid Sea) si sono cercate delle smentite dai fatti. Rimando pertanto questa provocazione al mittente. Ribadisco infine un dato incontrovertibile, scritti alla mano: il gruppo culturale "Colophon" ha sempre cercato un confronto con Multiplicity che ha risposto con un "silenzio solido". Forse per paura di fare la stessa figura rimediata a Kassel, durante il seminario conclusivo di Documenta XI, quando persino il presidente della rassegna, Enzewor, avrebbe manifestato un certo fastidio nell'apprendere quello che i due rappresentanti del gruppo artistico di Catania (tra i quali il professore Nuccio Foti) avevano rilevato in merito alle semplificazioni di "Solid Sea" ed al fatto che gli autori erano arrivati a modificare, a rassegna in corso e dopo i rilievi di "Colophon", un frammento testuale dell'installazione. I fatti dunque hanno dato ragione a coloro i quali, dalla Sicilia, hanno sottolineato come, con il pretesto dell'arte, si sia creato solo confusione, facendo perdere dettagli importanti (leggasi: silenzio dei governi del centro-sinistra sulla tragedia, dal '97 alla met del 2001) che in pochi, tra i quali il sottoscritto, hanno messo in evidenza sulla stampa. Per amore della verit e dei fatti. E senza cercare smentite dagli stessi.
Cordialmente
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Commento 684 di Enrico Malatesta del 02/03/2004
Cari Lazier e Ferrara,
meno male che c' Antithesi! - per parafrasare Giorgio Gaber e il suo Riccardo ("che sta solo e gioca al biliardo").
Siete aperti, democratici, forse soli; giocate di sponda dando spazio a riflessioni utili e ad occhi ben aperti.
Almeno non censurate - con il perbenismo e l'ipocrisia piccolo borghese - il disagio generato da chi mistifica e specula sulle miserie altrui.
S, mi ero ripromesso di tacere per un po', di lasciar decantare la critica alla Domus di Boeri: ma ecco che i commenti (sinceramente addolorati mi pare) ma soprattutto le informazioni date dal giornalista Taccone fanno riemergere gli imbarazzanti retroscena dell'operazione Solid Sea.
Scusate, ma la narrativit dell'arte non c'entra un fico secco con la manipolazione mediatica a scopo autopromozionale.
Taccone smaschera realmente i trucchetti di Boeri/Deteheridge, la loro provinciale lobby lib/lab all'assalto del nulla.
Boeri smentisce s stesso, come il miglior Berlusca. La sua impreparazione giornalistica, la confusione visiva e testuale in cui ha gettato Domus, l'ombra di Koolhaas (degnamente rappresentata da Kayoko Ota che dello studio Koolhaas socio a tempo pieno) incombente sulla rivista, ne fanno finora la caricatura (Manga?) dell'intellettuale di sinistra.
Cordiali saluti,
Enrico Malatesta
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