Considerazioni sull'architettura
di Alberto Rosselli
- 20/11/2003
Alberto Scarzella Mazzocchi ci ha fatto dono di una serie
di scritti che gli studenti di architettura dell'immediato secondo dopoguerra
pubblicarono su "Quaderni degli studenti della Facolt di Architettura
di Milano". Si tratta di un eccezionale documentazione che riporta scritti
di personaggi quali Albini, Bottoni, Ponti, Portaluppi, Rogers, De Carli. Ma anche
di personaggi di caratura quale Alberto Rosselli, studente in veste di critico.
Crediamo possa essere utile rileggere e riflettere sulle problematiche di sessanta
anni fa... ad oggi non del tutto risolte. Iniziamo con lo scritto di Alberto Rosselli,
pubblicato sul QUADERNO A (Framar editore, Milano - ottobre 1945)
Mi sembra particolarmente importante che oggi noi, giovani studenti di architettura, nel mezzo di questa tremenda crisi della nostra civilt, quando da ogni parte si sente necessaria e fondamentale una profonda revisione dei valori delluomo e si cerca affannosamente di costruire una sana concezione della vita; mi sembra particolarmente importante, dico, che noi cerchiamo con solerzia una sana concezione dellarchitettura. Ma per far questo io credo, necessario prima di tutto guardare dietro di noi, guardare e giudicare quella che stata la nostra architettura sino ad oggi, ricercare insomma nella storia e nella sua soluzione critica, le premesse per una nuova conoscenza e per una nuova storia. Senza di questo si rischierebbe di ricadere in altre false concezioni e teorie dettate semplicemente da una cieca, inconsiderata reazione al passato. Il pensiero e la critica liberi finalmente di agire nella loro pienezza debbono essere il nostro punto i partenza per la ricerca della verit.
Alla domanda se c stata unarchitettura in Italia in questi anni di fascismo, possiamo rispondere che, se per architettura intendiamo espressione artistica o poesia, giungiamo alla conclusione che in questi ultimi tempi stata fatta spesso della prosa e delloratoria, raramente della poesia. Larte nostra, bisogna riconoscerlo, per necessit di cose pi vicina agli uomini e alla vita, stata la pi toccata e soggetta alle false concezioni del momento. Nella politica si voluto, vanamente, un ritorno alla romanit, si additato Roma ed il suo impero e larchitettura anchessa ha guardato a Roma, ma non a quella che ci ha donato le opera darte pi vitali e sincere, ma a quella decadente che ricercava nel lusso, nella decorazione, nel mastodontico, quello che larte pi semplicemente esprime nella nobilt e artisticit delle forme.
E gli edifici non sono risultati pesanti, senza carattere, inespressivi, non sinceri, insomma fuori dal tempo e della vita. Si costruito in pietra, in marmo e in mattoni, non perch vi fosse una necessit estetica o economica, ma per il timore di sembrare meno grandiosi, meno romani. Si sono disegnati archi ed archi a ripetizione e sovrapposti, senza tenere conto delle necessit dei materiali e degli uomini, ma solamente per accarezzare falsi ideali di un pi falso e irrealizzabile ritorno al passato.
Soprattutto non si tenne alcun conto dei tre principi fondamentali dellarchitettura di tutti i tempi: il principio della sincerit, quello di economia e quello di umanit. Gli architetti nascosero come indegne le strutture di cemento armato e di ferro dietro a pi degne vesti di marmi preziosi; costruirono senza economia, non tenendo in alcuna considerazione i materiali che oggi ci sono messi a disposizione e di cui dobbiamo servirci; non guardarono soprattutto alluomo per il quale solo si deve progettare e costruire. Ripetiamo, si costru il pi delle volte fuori della vita e della storia e larchitettura che ne risult non fu architettura ma un assurdo che oggi si copre di ridicolo.
Non si fece della poesia nellarchitettura ma in gran parte delloratoria in costruzione strumento di commozione degli affetti o di azione; perch poesia amore della vita e quegli altri affetti che non conosco non sono tali, ma anzi di esclusione, di riduzione o svalutamento di una forma di vita a vantaggio di unaltra, recano chiaramente in se stessi limpronta del pratico agire e dellorigine loro dalloratoria intesa nel modo che si definito. (B.Croce)
Il nostro compito quindi non quello di reagire ad unarchitettura che come abbiamo visto non mai stata tale, ma reagire soprattutto ad una mentalit. Bisogna che ciascuno di noi, liberato dal passato per mezzo del pensiero che, non dimentichiamolo, sempre critico, si domandi se fin da ora non lo fece, cosa architettura e cosa vuol dire architetto.
Alla prima domanda, cosa sia larchitettura, dobbiamo rispondere che larchitettura arte, ne pi ne meno delle altre arti. A questa decisa risoluzione dellarchitettura nellarte e solo nellarte si molte volte opposto il carattere di utilit oltre a quello di bellezza riconosciuto essenziale in ogni vera opera di architettura. Cos molti ancora pensano allutile e al bello come due mondi nella loro essenza separati, come se tra lo scopo pratico e quello estetico corra semplicemente un legame di convenienza, e credono che secondo i casi, le necessit, lambiente larchitetto possa liberamente dosare utilit e bellezza. Di qui linsufficienza di taluni nel credere che una casa, un palazzo, un edificio qualunque debbano essere di preferenza utili, economici e di altri nellaffermare la superiorit dei motivi estetici su quelli pratici e materiali come se larchitettura in quanto arte possa risultare turbata da necessit extra-artistiche.
Ma bisogna ben guardarsi da queste false teorie che rischiano di portare larchitettura su due strade diametralmente opposte ed ambedue errate; quella del meccanicismo e quella dellastrattismo. E necessario convincersi che non esiste contraddizione fra utile e bello in architettura perch non esiste contraddizione tra forma e contenuto nellarte in generale I motivi pratici sono tutti parte integrante del contenuto dellopera stessa: contenuto che trova la sua vera e unica espressione nella forma, nel nostro caso il bello dellarchitettura, che essa sola e intieramente opera darte. Senza questo contenuto eminentemente pratico, economico, umano, si ricadrebbe in un mondo astratto che nulla ha a che vedere con quello dellarchitettura e dellarte che sommamente reale. Una bella facciata solamente non opera di architettura come non opera di architettura la macchina pi utile e pi perfetta. Utile e bello vivono quindi di una stessa vita e il primo non deve porre alcun impedimento al secondo ma , come abbiamo visto, momento primordiale e necessario dellintuizione estetica. Larchitettura non semplicemente costruzione, non neppure bellezza astratta o decorazione, ma con luomo che la crea, spiritualit e materia nel medesimo tempo, espressione artistica di un contenuto pratico.
Alla seconda domanda si potrebbe rispondere con una breve significativa frase di un grande architetto francese, G.Perret, larchitetto un poeta che pensa e parla in costruzione. Credo che difficilmente si possa dare una definizione pi esatta e completa. Se un poeta immagina e si esprime in parole, un pittore con colori, luci e ombre e cos via, larchitetto immagina e si esprime con determinati materiali, colori, volumi e disposizioni che rappresentano un linguaggio del tutto simile a quello di qualsivoglia artista. E se alle volte di fronte ad una architettura ci troviamo a discorrere, fra le altre cose, di ritmo, di musicalit e di colori, non questa forse la prova pi sicura di una perfetta aderenza fra la genesi intuitiva di una poesia o di una pittura ed in genere di qualsiasi opera darte e quella di unarchitettura?
Ma se, riconosciuta questa simiglianza di linguaggio e questa identicit della genesi intuitiva, vogliamo indagare pi profondamente e giungere alla vera origine di queste manifestazioni, vale a dire alluomo stesso, alluomo artista e alla sua materia spirituale, troviamo che effettivamente esiste qualche cosa che mette su di un piano diverso larchitetto rispetto agli altri artisti. E questo qualche cosa , senza dubbio, il contenuto profondamente umano che deve avere la creazione dellarchitetto. E dicendo umano intendo la parola nel significato di a servizio delluomo in quanto non esiste arte che sia pi dellarchitettura vicina alluomo e al servizio delluomo stesso.
Se quindi pu eventualmente esistere e manifestarsi una personalit artistica chiusa in se stessa e al di fuori di ogni intimo, profondo contatto con la societ umana e con i suoi bisogni, certo non potr mai essere quella di un architetto nel suo pieno significato.
Fare dellarchitettura, ripetiamolo, non significa edificare o fare dellestetica astratta, ma creare artisticamente e umanamente.
Concludendo, se non bisogna dimenticare che larchitetto artista e come tale ha una personalit ben definita, bisogna altres tenere ben chiaro nella mente che esso deve essere necessariamente umanista nel significato pi vasto della parola che quella di uomo di cultura e protettore dellumanit.
Molto brevemente ho cercato qui di richiamare quali sono i problemi che ognuno di noi deve impostare e risolvere. Altri argomenti particolarmente interessanti non sono neppure stati toccati e sorgeranno naturali col proseguire dei nostri studi.
Volta a volta verranno affrontati, discussi e speriamo risolti con laiuto di tutti.
ALBERTO ROSSELLI
(Alberto Rosselli
- 20/11/2003)
Per condividere l'articolo:
Altri articoli di Alberto Rosselli | Invia un commento all'articolo |
Stampa: "Considerazioni sull'architettura.pdf" |