Cervellati killer degli stimoli rinnovatori
di Paolo G.L. Ferrara
- 29/10/2003
Sono contrario allintervento dellarchitettura moderna dentro un centro storico.
Complimenti a Pierluigi Cervellati, per la coerenza, non certo per i contenuti.
Coerenza di una posizione su cui ha creato la sua fama di urbanista passatista, mummificatore.
Fatto suo il proverbio siculo fatti la fama e va cuccati (fatti la fama e vai a dormire tranquillo), Cervellati continua a censurare anche solo il semplice pensiero di potere intervenire nei centri storici con linguaggi contemporanei.
Il dogma servito: "Il nuovo non pu inserirsi nellantico, che ha una sua identit definita.
Oddio! Ma allora dovremmo demolirne almeno il 70%! E s, perch sono pochissime le citt che hanno un centro storico coerente, ovvero figlio di uno ed uno solo momento di sviluppo. Che so, Montalcino, quale vero e proprio borgo medievale, potrebbe esserne un esempio. Oppure Noto, ricostruita completamente, dopo un violento terremoto, con un linguaggio di netta matrice spaziale barocca. Ma di Venezia, Roma, Firenze, che ce ne facciamo? C forse coerenza didentit linguistica tra la Basilica di San Marco, il Palazzo Ducale e la sistemazione urbanistico-architettonica della piazza per opera di Sansovino? E cosa centra Borromini con Bramante? E Palazzo Vecchio con gli Uffizzi?
Forse Cervellati ne fa una questione prettamente di caratteri stilistici, colonne, capitelli, trabeazioni, cupole....? E s, allora ha ragione...Bene!...avanti tutta con il falso storico contemporaneo! Cervellati ne assolutamente convinto: Preferisco il falso storico, se praticato con criteri filologici, con materiali e modi corretti: opera di restauro, ripristino, restituzione di qualcosa che si perduto. Ed sempre meglio, se fatto bene, che rassegnarsi alla scomparsa definitiva di un edificio.
Posizione da condannare in toto, perch il problema non il materiale o il criterio filologico, ma proprio la falsit stessa dellopera, che ci presenter una realt che non corrisponde al vero.
Il nostalgico e romantico Cervellati opta per il centro citt di cartapesta, dove le facciate sono pure scenografie.
Consoliamoci, perch se in centro avremo scenografie del tipo di quelle che troviamo anche negli aeroporti (visto le pizzerie Piazza Italia?), in periferia potremo godere del nuovo. Anche di questo Cervellati ne sicuro: il nuovo...dovrebbe esercitarsi fuori dei contesti storici, risanando le zone periferiche e le sue slabbrature.
Dopo lo zoning urbanistico, ecco lo zoning linguistico. Netta suddivisione nella citt per parti: La "citt", oggi, il centro storico, con tutti i suoi problemi. La periferia, che dello svuotamento del centro stata artefice un poco vampiresca, si sta anch'essa smantellando. Con la fine della campagna, "villettopoli" diventa il nuovo modello a cui tutti aspirano. Villettopoli matrice dei "non luoghi". I supermercati. Gli svincoli delle autostrade. I parcheggi. Le stazioni e i luoghi scambiatori di mezzi di trasporto motorizzati. I garage... Tutti non luoghi per la loro anonimia. Come le discoteche e i viaggi dei "tour operator". Tutti uguali e indifferenti alle specificit dei territori di pertinenza. "Non luoghi" perch privi di identit.
Raggirando il nocciolo delle problematiche urbane, facile per Cervellati ridurne il succo alla salvaguardia dellidentit dei centri antichi. Sparite le periferie, ecco che il cancro urbano diventano le abitazioni unifamiliari, perch completamente slegate dai centri antichi, di cui Cervellati ha una visione bucolica: ...il centro storico - oltre l'aggregato urbano - incorniciato dalla campagna "costruita" sempre mediante l'intervento umano. La campagna italiana ha lo stesso valore "monumentale" del centro storico. Se si mantiene l'uno deve essere conservato l'altro. Perch insieme programmano il nostro futuro.
Ma c di pi. Se di bellezza si pu parlare, secondo Cervellati, questa esclusiva componente della centralit, mentre la periferia si produce sempre per incultura e per mercato.
Che perle di saggezza! Dunque, lincultura propria anche degli urbanisti, di quegli stessi che hanno perpetrato lo zoning delle citt, creando, per lappunto, le zone periferiche e villettopoli.
Onore a Cervellati: finalmente un urbanista che ammette di essere colpevole della situazione disastrosa della citt contemporanea, indubbiamente figlia degli urbanisti della sua stessa generazione, fatta di non luoghi, privi didentit.
Ora, quel che vorrei chiedere a Cervellati se davvero pensa che una lingua architettonica sia ancora oggi indissolubilmente legata a specifiche situazioni geografiche, derivando esclusivamente da esse, dalla tradizione, lasciando senza alcuna considerazione i significati di "contemporaneit" in architettura. Se cos fosse, gran parte dellidentit della Sicilia ( un esempio tra mille) dovrebbe essere ascritta alla tradizione araba, a cui anche gli scandinavi dovrebbero essere grati, visto e considerato quanto Federico II, lo Stupor Mundi svevo di discendenza normanna (gli fu imposto il nome di Federico Ruggero appunto per ricordare la sua discendenza sveva e normanna), am e fece propria la cultura araba, sulla scia di Ruggero II, che liber lisola dagli arabi nel 1194.
Pochi esempi, quale quello della chiesa di San Giovanni degli Eremiti a Palermo, sono sufficienti per potere affermare che non vi una ed una sola identit: con le sue cinque cupole rosse, molto facile poterla identificare anche come moschea. E che dire della chiesa nota come la Martorana (S. Maria dell'Ammiraglio) che aveva intorno alla base della cupola un'iscrizione araba di un inno greco?
Da questo punto di vista, sicuramente forzato, la Sicilia non potrebbe vantare alcuna identit nelle opere citate, visto e considerato che sono un ibrido di culture assolutamente diverse. Ma che senso ha considerare in questi termini i significati dell'innovazione architettonica? Assolutamente nessuno, dunque davvero un bel problema riuscire a capire e codificare quale sia questa benedetta "tradizione italiana".
La posizione di difesa delle sue teorie talmente vacillante che Cervellati scade nella polemica postuma: Di aver compiuto un falso, un fac-simile, fummo accusati da Bruno Zevi nei primi anni Settanta, quando a Bologna risanammo una parte del centro storico, adottando i criteri fissati da Saverio Muratori, usando i mattoni e il legno e salvaguardando le tipologie edilizie che preesistevano. Ad avviso di Zevi lintervento moderno nel contesto storico deve apparire
e devessere volutamente dissonante."
E come se no? assonante? e a cosa? al romanico o al gotico? al rinascimento o al manierismo? al barocco o al neoclassico?
Ma quel che pi rimarca la labilit della posizione della difesa dei centri antichi quanto dice a proposito degli sventramenti fascisti: Abbiamo molti esempi di fallimentari interventi moderni nei centri storici. Il pi criticato , ovviamente, Via della Conciliazione a Roma, che ha dissestato il disegno urbanistico berniniano. Anche Bernini intervenne sulle preesistenze edilizie per il colonnato: ma tanto intelligente e inventivo fu il suo progetto, quanto dissennato quello di Marcello Piacentini.Come dissennate sono tantissime altre manipolazioni compiute in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta. Scusi Cervellati, ma davvero considera quello di Piacentini un intervento di architettura moderna? Per la stessa Sua credibilit, spero che sia stata una svista...soprattutto se intendeva riferire il discorso a Bruno Zevi, ovvero il maggiore contestatore (in assoluto) dellarchitettura piacentiniana.
In realt, Piacentini solo un pretesto, se vero che Cervellati il segno del degrado, dellincultura sono ...quelle finestre messe di sghimbescio, riferendosi -neanche a dirlo- alle architetture che fanno dellanti-accademismo il loro credo, e di cui riduce i concetti alle sole finestre.
Il problema che creano le posizioni culturali quali quella di Cervellati grande, e non va assolutamente sottovalutato, perch inibisce sempre di pi linnovazione dellarchitettura italiana, basandosi sulle fragili motivazioni dell'identit dei luoghi, motivetto alquanto anacronistico e canticchiato solo dai leghisti, che delle teorie di Cervellati hanno addirittura fatto pubblici elogi, cavalcandole politicamente. Commentando il libro "L'arte di curare la citt" (Ed. Il Mulino) sulle pagine di "Leganord Arona", il fine di Gilberto Oneti chiaro:"ci piace il suo continuo richiamo all' identit e alla qualit: lo stesso che si ritrova in tutti i nostri documenti e proposte di legge [...] Ripropone l'immagine delle mura come completamento del paesaggio urbano [...] le mura (fisiche o simboliche) sono nel nostro DNA comunale [...] Quello che lui descrive (e che noi chiediamo da tanto tempo) possibile solo con la pi ampia autonmia amministrativa, con un federalismo fiscale molto spinto, e con la libera presa di coscienza della propria identit comunitaria [...] Tutto questo ha da noi la faccia di una Padania libera (signora dei propri destini e delle proprie ricchezze), senza padroni e immigrati foresti, senza ghetti e tic multietnici [...] Il grande paese-parco che (insieme a noi) Cervellati sogna ha in Padania ha in Padania un solo nome: indipendenza".
Per essere riuscito a penetrare nel cuore dei leghisti, Cervellati deve essere stato davvero convincente e, proprio per questo, combatterne le idee un dovere.
(Paolo G.L. Ferrara
- 29/10/2003)
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Commento 472 di Irma Cipriano del 05/11/2003
SIAMO DAVVERO NANI SULLE SPALLE DI GIGANTI?
LA NON-LOGICA DELL'ARCHITETTURA RETROGRADA.
Leggendo le dichiarazioni di Cervellati, che davvero non si smentisce mai, ci si chiede come sia possibile che ancora oggi si possano avere concezioni architettoniche pari, se non peggio, a quelle ottocentesche. Grazie comunque a chi la pensa cos, i nostri centri urbani crescono con nuove costruzioni brutte ed anacronistiche e molto spesso anche con restauri di dubbia ragion d'essere. Molti interventi poi rimangono incompiuti o non vengono mai affrontati grazie a Funzionari e a Soprintendenze che usano gli stessi criteri di Cervellati. In un articolo del Sole 24 Ore del 27 aprile di quest'anno, per esempio, si parla di come il Palazzo degli Anziani di Ancona rimanga da anni inutilizzato e condannato ad una lenta morte proprio per questioni di questo genere. Naturalmente Cervellati ha abbondantemente discusso sul caso. Uno dei due progetti di De Carlo per l'edificio proponeva un' "immateriale" facciata di vetro verso il mare ( immateriale tra virgolette in modo evidentemente dispregiativo ) che la Soprintendenza delle Marche "... ha fatto benissimo a bocciare" prima che " infastidisca la vista dei cittadini", come dice lo stesso urbanista. Il palazzo fonte poi di altre discussioni che sarebbero quasi divertenti se non fossero per vere e seriamente portate avanti. Difatti all'edificio mancano gli ascensori. All'interno non possono essere fatti poich ci sono le volte e queste verrebbero distrutte , fuori nemmeno perch senn si vedrebbero e- orrore!- il contempopraneo invaderebbe l'antico e cittadini ed esperti del rango di Cervellati ne rimarrebbero ovviamente "infastiditi". Cos non si va avanti e l'edificio condannato ad una triste inutilit.
Le idee di restauro e di architettura di questo tipo, che sembra grottesco stiano in bocca a persone che dovrebbero avere una certa competenza ma in realt sembrano quelle di una maestra elementare che insegna l'arte ai bambini, sono fondanti degli orribili restauri di moltissimi centri storici che ormai sono snaturati da veri e propri falsi o con degli edifici talmente leccati che fanno la medesima figura di quelle donne anziane troppo truccate al fine di sembrare pi giovani e avvenenti col solo risultato di diventare dei ridicoli mascheroni .
Purtroppo siccome il nostro paese ha la "sfortuna" di possedere un patrimonio artistico del tutto eccezionale , si pensa di poterlo salvaguardare fossilizazzandolo e non facendolo crescere e migliorare. Si dice che i moderni siano fortunati poich stanno come nani sulle spalle dei giganti grazie all'esperienza degli antichi. Purtroppo non soltanto non vediamo pi lontano, ma siamo anche pi miopi dei nostri predecessori, meno retrogradi e pi innovatori.
Tutti i commenti di Irma Cipriano
Commento 476 di Andrea Pacciani del 07/11/2003
Sono contrario allintervento dellarchitettura moderna dentro un centro storico.
"Il nuovo non pu inserirsi nellantico, che ha una sua identit definita. Parole sante mai pronunciate con tanta sincerit da nessun soprintendente per cui dogma ancora la versione Zeviana per cui: lintervento moderno nel contesto storico deve apparire
e devessere volutamente dissonante, vedi uscita degli uffizi a Firenze e ara pacis.
C forse coerenza didentit linguistica tra la Basilica di San Marco, il Palazzo Ducale e la sistemazione urbanistico-architettonica della piazza per opera di Sansovino? Direi decisamente di s sono tre progetti di epoche diverse la cui costruzione non hanno interessato solo una generazione bizantina, una gotica e una rinascimentale, ma tutte quelle intermedie che si sono frapposte per terminarne lopera, ampliarli, modificarli, adattarli. Tutte queste persone hanno lavorato tenendo conto dello stato dellarte della cultura progettuale del proprio tempo ma nel rispetto dellidentit delledificio su cui intervenivano e delle invarianti venete in cui stavano lavorando e solo con quello spirito. E stupido considerare gli edifici del passato come eventi spuntati come funghi belli e finiti in epoche successive sulle mode del momento (come si fa da un secolo a questa parte).
Il falso storico non esiste perch in archiettura non esiste il vero storico o se esiste una questione di esperti feticisti cui non iteressa lidentit delledificio ma la sua composizione chimica, non quella architettonica ; tutti gli edifici del passato sono stati costruiti per essere manutenuti, sostituiti nelle parti pi deteriorabili, ampliati dalle generazioni future e questo stato fatto in continuit temporale fino alla modernit.
Cosa vuol dire essere vero in architettura: una questione di linguaggio o di anno di costruzione? Non credo proprio. E piuttosto una questione di identit dello spazio costruito. Faccio un esempio a me vicino: il teatro farnese a Parma (se non lo conoscete lo trovate facilmente su internet) bruciato completamente sotto le bombe della seconda guerra mondiale; stato ricostruito dovera e comera di legno dabete come quello bruciato; sar andato perso il valore materiale del teatro di legno vecchio ma grazie a qualche avveduto ricostruttore non stato lasciato in piedi il lacerto originale affiancato da un po di ferraglia che lascia intuire o evoca immaterialmente loriginale perduto! Uguale a s stesso nella sua seconda ricostruzione oggi funziona ancora e permane la sua identit spaziale oggi forse uno dei luoghi di architettura relaizzata nel XX secolo dopoguerra pi visitata in Italia dopo il campanile di san Marco. Ma anche prendendo il moderno a chi interessa se lintonaco della Ville Savoy di le Corbusier quello steso in cantiere ai piedi del maestro? Iteressa lidentit spaziale di quella casa e il linuaggio con cui si esprime.
Per me larchitettura creazione di identit spaziali che possono essere espresse nei linguaggi pi diversi che nel corso della storia si sono evoluti, con le loro declinazioni dialettali e vernacolari regionali, ma con le loro regole e grammatiche senza contaminazioni. Il moderno purtroppo non un linguaggio perch nasce dallincomunicabilit linguistica intrinseca, sono suoni che presi uno per uno possono avere un perch ma che per invariante devono assonare tra loro n con i suoni del passato.
Si pu oggi costruire una casa classica? Perch no, limportante che sappia coniugare il corretto linguaggio classico che in quel luogo l si parlato e non lo storpi per assecondarlo alle necessit del caso che la cosa pi difficile. Pertanto intervenire in centro storico si pu e si deve ma con un linguaggio del coro della tradizione locale con il quale si possono realizzare anche stazioni tav o eliporti anche in mezzo al colonnato del Bernini se in grado di dialogare con la stessa padronanza.
Dopo lo zoning urbanistico, ecco lo zoning linguistico. Netta suddivisione nella citt per parti meglio che la mescolanza di urla e grida in cui alla fine non si capisce pi nulla. Non so dove porti questeologio del caos, del brodo primordiale.
Onore a Cervellati: finalmente un urbanista che ammette di essere colpevole della situazione disastrosa della citt contemporanea, indubbiamente figlia degli urbanisti della sua stessa generazione, fatta di non luoghi, privi didentit. Credo sia cosciente di essere stato lunico a driblare lo zoning con mezzucci o sotterfugi teorici ma dai risultati unici in Italia.
Ora, quel che vorrei chiedere a Cervellati se davvero pensa che una lingua architettonica sia ancora oggi indissolubilmente legata a specifiche situazioni geografiche, derivando esclusivamente da esse, dalla tradizione, lasciando senza alcuna considerazione i significati di "contemporaneit" in architettura Personalmente credo sia cos per quellarchitettura destinata ad usi abitativi fortemente radicati nella societ civile locale, perch se essere contemporanei essere espressione del proprio tempo e le persone che abitano quei luoghi in quel tempo hanno abitudini di vita fortemente legate alle proprie tradizioni allora la tradizione la scelta contemporanea pi appropriata.
La Sicilia come molte altre regioni vanta unidentit ibrida di culture assolutamente diverse e questo credo sia segno di ricchezza e di ampiezza di possibilit d'innovazione architettonica allinterno delle sue tradizioni compositive locali.
A cosa deve essere assonante lintervento in cenrto storico? al linguaggio che meglio declina lintervento che andiamo ad eseguire tra quelli parlati nel posto.
Le architetture che fanno dellanti-accademismo il loro credo, se sapranno costruire un loro linguaggio comprensibile nel tessuto urbano, uscendo dalle urla scenografiche, diverrano nel tempo luoghi di permanenza e di centralit, per ora, da un secolo a questa parte, si visto pochino!!!
Tutti i commenti di Andrea Pacciani
Commento 481 di Mariopaolo Fadda del 08/11/2003
Riporto una fantozziana lettera-aperta indirizzata a suo tempo a Sgarbi, che mi pare sempre attuale.
Egr. On. Dott. Prof. Sottoseg.,
Vittorio Sgarbi
ROMA
Leggo oggi su Panorama del 2 Agosto AD 2001, le sue dichiarazioni a proposito degli interventi nei centri storici. Era ora che qualcuno dicesse pane al pane e vino al vino!
Leggendole mi sono commosso sino alle lacrime perche qualcuno lassu in alto ha finalmente raccolto il disperato grido di dolore che da tante parti dItalia si leva contro la modernita ed i suoi amici. Lei sempre cos riservato, cos pacato, co poco incline ai protagonismi per una volta tanto ha dismesso quegli abiti per mostrare finalmente la determinazione della cultura di Stato nel ristabilire lordine e, se possibile, gli ordini.
Splendida e da mozzafiato la sciabolata iniziale alla pretesa dellarchitettura moderna di intervenire nei nostri sacri ed inviolabili centri storici:
Ma e dalla Storia che i nostri ideali traggono linfa vitale.
Ricorda la straordinaria stagione dei restauri in stile inaugurata da Viollet-le-Duc in Francia nella seconda meta del XIX secolo? Ricorda la sua lapidaria definizione del restauro Restaurare un edificio significa ristabilirlo in uno stato di integrita che puo non essere mai esistito? Ah che bei tempi! Allora era ancora possibile fare in stile le facciate di Santa Croce a Firenze (1857-68), di Santa Maria del Fiore sempre a Firenze (1876-83) o sostituire in stile amalfitano la facciata barocca del duomo di Amalfi (1880-94) o realizzare ex-novo, in stile medievale, un borgo nel parco del Valentino a Torino in occasione dellesposizione del 1884.
E vero, i soliti quattro spocchiosi intellettuali in vena di fughe in avanti innalzarono subito le barricate. In Inghilterra ebbero la faccia tosta di fondare, nel 1877 se non ricordo male, una societa denominandola Society for the Protection of the Ancient Buildings! E sa cosa andava dicendo in giro uno dei massimi cantori di questa scuola di s-pensiero, un certo John Ruskin, di cui avra forse sentito parlare? Non parliamo dunque di restauro. La cosa e di per se stessa una menzogna. Voi potete fare il modello di un edificio come lo potete di un corpo e il vostro modello puo rinchiudere la carcassa dei vecchi muri, come pure il vostro corpo puo rinchiudere lo scheletro, ma non ne vedo il vantaggio e poco importa. Il vecchio edifico e distrutto: lo e piu completamente, piu inesorabilmente se fosse crollato in un cumulo di polvere o sprofondato in una massa di argilla. Ma, si dice, la ricostruzione puo diventare una necessita: daccordo. Guardate la necessita in faccia e accettatene tutti gli obblighi: la distruzione si impone. Accettatela, distruggete ledificio, buttatene le pietre in angoli lontani, fatene della zavorra o della calcina a vostro piacere, ma fatelo onestamente, non lo rimpiazzate con una menzogna (C.Ceschi Teoria e storia del restauro Roma 1970) Come vede un aperto invito al vandalismo e alla barbarie. Ma ce di piu. Cosa fece il Comitato della S.P.A.B. nel 1924? Aggiunse questa nota allo statuto Laddove esiste una buona ragione per aggiungere ad un'antica costruzione una modesta addizione cio non e in contrasto con i principi della Societa, badando:... che la nuova opera sia nella maniera naturale del giorno d'oggi, subordinata alla vecchia, e non una riproduzione di qualche stile passato.... Capito? Volevano salvare gli antichi monumenti con modeste addizioni nella maniera naturale del giorno doggi! Cioe con le forme del primo cosiddetto razionalismo.
Anche in Italia gli intellettuali radical-chic (C. Cattaneo, L. Beltrame, C. Boito) non furono da meno e, contrari ai giusti rifacimenti in stile, elaborarono una serie di principi per cui non solo ledifico veniva considerato un puro e semplice documento storico-artistico ma anche tutte le aggiunte di qualunque epoca o stile. Un coacervo di principi per codificare leclettismo e lo snaturamento dellunit stilistica del monumento.
Purtroppo nel 1936 loltranzismo modernista vince il concorso per la nuova stazione ferrioviaria di Firenze. Un autentico sfregio al centro storico della citta Toscana che non ha mai digerito quella mostruosa intromissione. I fanatici modernisti chiamarono a sostegno di quellorrore nientepocodimenoch F.Ll.Wright larchitetto-cowboy delle sperdute periferie americane che aveva in odio il Rinascimento italiano!!!
Ben diverso latteggiamento di importanti esponenti dellestablishment culturale del paese quali G. Giovannoni e M. Piacentini. Il primo sosteneva la teoria del diradamento edilizio del centro storico, il cui apice verra raggiunto solo nel secondo dopoguerra con la demolizione delle oscene baracche della Spina di Borgo per far posto alla strepitosa Via della Conciliazione, il secondo si esibiva, nei centri storici di Brescia e Ferrara, in uneccellente esaltazione dellarchitettura del Sacro Romano Impero.
Nel 1965 un noto estremista modernista, B. Zevi, lanciava dalle colonnne della sua sinistrosa rivista un delirante appello intitolato
Il Piano di recupero del Centro storico teorizzava finalmente la conservazione integrale, una delle piu belle teorie mai elaborate in campo architettonico a cui segue in campo pratico il recupero tipologico. In cosa consiste il recupero tipologico? Semplice: i vuoti, le lacerazioni nel centro storico devono essere risarciti con identici volumi e forme della presunta preesistenza. Non importa se la struttura e in cemento armato e il recupero un tantino arbitrario, limportante e garantire che ledificio nuovo non si distingua da quello antico. Diceva bene P. Cervellati : ... basta! a ogni intervento in stile di architettura moderna nei centri storici... Come vede la parte migliore della cultura architettonica italiana e sempre stata dalla nostra parte mentre i guru del modernismo, i vari le Corbusier, Wright, Gropius, Mies, Michelucci, Libera, Piccinato, Zevi davano copertura culturale alla selvaggia speculazione edilizia che saccheggiava e saccheggia i nostri centri storici.
Diamine! Come non essere daccordo sul dovera, comera? Perche non tentare di ricostruire la Roma Imperiale dovera, comera? Non le sembra unidea geniale? Perche non provare a ricostruire Pompei ed Ercolano comerano, doverano? Altro che Campanile di San Marco o la fenice, con questa metodologia scientifica si protebbero riportare in vita chissa quante citta darte distrutte dalla speculazione modernista.
On. Dott. Prof. Sottoseg. Sgarbi Lei ha perfettamente ragione: Il moderno e un delitto, percio procediamo come si procedette contro il Bauhaus e contro il Costruttivismo, chiudiamo le facolta di architettura troppo moderniste, addittiamo al pubblico ludibrio gli apostoli dellarchitettura organica, del razionalismo, del minimalismo, del decostuttivismo, e lanciamo una campagna per costruire con il cuore per la salvezza delle nostre tradizioni.
I miei complimenti e la mia ammirazione a Fuksas per la sua poetica dellarchitettura tra le nuvole. Finalmente i nostri sacri ed inviolabili centri storici verranno lasciati in pace! Ottima anche la sua intuizione sul ritorno alle buone sane tradizioni di una volta con case dotate di tettoia possibilmente in canne (e gli africani cercano irresponsabilmente di sbarazzarsi di queste romantiche dimore!) Solo per queste due geniali intuizioni il Fuskas merita riconoscenza eterna. Nel frattempo dovrebbe essere piu che soddisfatto per il pubblico encomio dellOn. Dott. Prof. Sottoseg. Sgarbi.
Sottoscrivo senza riserve limperativo categorico: Tutto il potere ai sovrintendenti!. Questi fedeli servitori dello Stato svolgono un'azione meritoria ma hanno poche armi in mano per sbarrare il passo alla speculazione modernista, diamogli finalmente questi benedetti carri armati e pieni poteri nei centri storici! Mi chiedo e le chiedo senza di loro chi avrebbe impedito a Le Corbusier di costruire la Villa Savoy a Villa Borghese, a Wright la casa sulla laguna a Venezia, a Mies il padiglione tedesco in piazza del duomo a Milano, a Gehry il Guggenheim a piazza della Signoria?
Grazie On. Dott. Prof. Sottoseg. Sgarbi e avanti sempre fino alla vittoria!
Dio salvi i critici darte!
Con venerazione, prostrato ai suoi piedi, la saluto cordialmente,
Mariopaolo Fadda
Architetto tardo-antico,
Santa Monica, CA 01/08/2001
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Commento 5445 di angelo alunni del 14/07/2007
Ho letto con attenzione quanto detto sulle opinioni dell' ARCH. CERVELLATI
Premetto che sono un anziano geometra, di quelli che Antonio Cederna amava poco,ma da semplice spettatore, ovviamente ,ho seguito le diatribe tra gli studiosi ed i critici di architettura .. Ero ragazzo (anni '60) e ricordo che in queste dotte dissertazioni si e' progredito poco e le vedo ancora separate dalle possibili opinioni che potrebbero dare anche altri , atrettanto culturalmente elevati, ma appartenenti a campi di studio diversi, dalla storia, alla sociologia, all'economia ... insomma di quelli che tengono sott'occhio la societa' che si trasforma, che cambia , nei bisogni , nei gusti, ed anche nei metodi di giudizio.
Dopo Bruno Zevi ,di cui ero attento lettore sulla sua rubrica nell'Espresso non ho trovato altri appassionati come lui,, ricordo che ebbe parole anche troppo forti verso l'Arch. Rossi sul cosi' detto post moderno e che progett il centro Direzione di Fotivegge -vicino alla stazione -della mia citta' che Perugia.. La Sua opera l , chi la osserva , per fortuna libero di commentare.. .......anche l'uomo della strada.....
Ora a Perugia , una certa societ Oberdan ha messo in campo un progetto, approvato dal Comune e non ancora dal Ministero, che prevede la costruzione nel cuore della citta' di mc. 90.000 di nuova edificazione per il terziario, 9.ooo mq. di superfici pavimentate e l'escavazione di oltre 40.000 m.c di terreno al di sotto della piazza del sopramuro il tutto a contatto del palazzo dei priori (unico gotico della citta e del Palazzo di giustizia tutti datati 1200-1300). Cervellati e' stato chiamato ed ha detto che se si realizzera' tale opera non mettera' piu piede a Perugia .. Gli Amministratori , lo hanno definito un astratto, un sognatore e se Cervellati non tornasse a Perugia non se ne preoccupano piu' di tanto. Loro pensano di far bene e di poter accogliere meglio le migliaia di turisti di Umbria jazz ed Umbria chocolate ... Io purtroppo restero' a Perugia e sguiro gli eventi ... Ma al di la' delle diverse opinioni mettete un' occhio anche Voi ,su questo progetto .. dite la Vostra... e , se possibile fatevi capire anche dall'uomo della strada che abita la citta' e l'ha vista come la lasciarono i bisnonni .. Grazie per l'attenzione
Angelo Alunni geometra
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Commento 5473 di mauro dav del 06/08/2007
ho letto l'intervento di Cervellati e qualquno dei commenti che sono seguiti. A proposito dell'intervento di migliaia di metri cubi previsto nel cuore di Perugia, sotto il palazzo dei Priori, mi preme fare due brevi ma, spero, significatibve considerazioni.
E' vero che gli interventi nei centri storici si sono sempre susseguiti e questi sono frutto di stratificazioni per cui solo eccezionalmente un centro storico si pu ascrivere esclusivamente a una preciso periodo storico. Ma un intervento nelle epoche precedenti scaturiva da sensibilit, spesso da dibattiti, comunque da meditazioni che non sempre portavano a un risultato di fattibilit. Ed vero che i tempi di esecuzione erano estremamente lenti, per cui si era in grado di indizrizzare un progetto in corso verso risultati pi consoni. Ora la tecnica permette di ridurre enormemente i tempi di realizzazione: mai come adesso i progressi tecnico scientifici permettono all'uomo traguardi nemmeno sognabili nei secoli scorsi.... ma la sensibilit? Il ragionamento disgiunto da pianificazioni esclusivamente finanziarie? La conoscenza disgiunta da un immediato tornaconto, dove la mettiamo?
La seconda considerazione che mi sento di fare legata pia un commento letto che alle autentiche parole di Cervellati: mai possibile che un ragionamento sacrosantamente critico deve essere immediatamente respinto nel tunnel della reazione, della ricerca di identit pi o meno fittizie ? L'alternativa non pu essere solo tra un conservatorimo nostalgico dell'identit perduta (e magari mai avuta come nel caso della padania!) e un progressismo materialista e acritico: occorre sempre pi introdurre un terzo incomodo fra i due gretti e barbari contendenti: la cultura, il dubbio e la riflessione di chi guarda il futuro senza disdegnare l'utilizzo delle pi moderne tecnologie, senza per ritenerle la panacea di tutti i mali.
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