Sogno e precisione - Villa Colli
di Sandro Lazier e Renata Chiono
- 28/7/2003
Renata Chiono ci segnala il recupero di Villa Colli (1928 - 1930), Cottage a Rivara
Canavese degli architetti Gino Levi Montalcini e Giuseppe Pagano Pogatschnig.
L'impegno dei proprietari per il recupero e la salvaguardia del moderno si sta
scontrando con fatalit locali che comportano una scelta dolorosa tra la
tutela del territorio e la contingenza di una ricostruzione industriale
particolarmente molesta e rumorosa (stampaggio dei metalli). di questi
giorni la notizia che il ministro Urbani stia disponendo un disegno di legge recante
"legge quadro sulla qualit architettonica" - tema di cui ci
occuperemo presto - con il preciso impegno di dichiarare ufficialmente inaugurata
una nuova stagione nella quale, la qualit architettonica e paesaggistica,
assuma indipendenza e dominanza rispetto alle abituali emergenze delle vicissitudini
sociali e politiche.
Per intanto, ci permettiamo di segnalare al DARC (Direzione Generale per l'architettura
e l'arte contemporanee) la Villa Colli, oggi propriet dei Chiono, affinch
venga inserita nelle opere da tutelare e sottoporre a salvaguardia.
Sogno e precisione
di Renata Chiono
Di
Gino Levi Montalcini e di Giuseppe Pagano Pogatschnig, binomio e quadrinomio,
Domus ha illustrato ampiamente l'attivit attraverso le loro opere maggiori
e pi significative. Con la Villa Colli, "Cottage in Canavese" degli anni 1928-30,
si presenta una costruzione, pi volte pubblicata, che denota caratteri molto
interessanti sia nei rapporti dell'opera di Levi e Pagano, quanto in quelli
del giovane movimento italiano di architettura moderna, nel quale gli architetti
hanno una figura di grande rilievo.
Uno degli auspicati sviluppi dell'architettura moderna italiana lo sciogliersi
degli schemi che hanno caratterizzato e stilizzato l'architettura ultima,
il raggiungimento di una nostra indipendenza creativa. Di fatto questa costruzione
un segno molto interessante: concepita con tutti gli attributi della modernit,
essa ne supera i luoghi comuni. Interessante come pianta e come organismo la
casa propone, con i suoi ballatoi esterni ed interni, i pi piacevoli e nostrani
modi di vivere e di stare; non rinuncia a nessuna delle esigenze moderne ma
vi assomma tutti i piaceri del nostro vivere all'italiana, piena di libero conforto,
non rinuncia n al caminetto, n all'ombra delle gronde, in nome non di esempi
stranieri perch le case a terrazzo sono prima mediterranee che centro-europee,
ma di regole straniere. E', innanzi tutto, una casa tutta casa, niente macchinistica,
e pur perfettamente funzionante: una casa che ti senti di amare subito con confidenza
ed il cui valore quindi per coloro che la abitano durer. Questo durare, effetto
come di una amicizia fra i muri e gli abitatori, una praticit da non dimenticare.
Domus - giugno 1930
Perch Villa Colli
La Villa venne commissionata per volere dei Signori Colli, come casa di vacanza.
La storia ha un lato molto romantico, perch si dice che il Signor Colli volle
qui la Villa, su questi terreni, perch qui aveva chiesto in sposa la Signorina
Enrica Colombetti che divent poi sua moglie, allora figlia dei proprietari
dell'elegante Hotel Suisse, uno dei pi importanti e prestigiosi hotels della
Torino di inizio '900. Il Signor Colli fu, assieme a Frassati, fondatore della
Stampa di Torino, sollevato poi dall'incarico dal Senatore Agnelli, non gi
per suo volere, ma per espressa richiesta del Duce, perch Colli fu un fervente
antifascista, e si rifiut sempre di avere la "tessera" del partito.
Per Giuseppe Colli inizia cos un lungo periodo di forzata vacanza che divide
fra questa villa in Canavese e l'abitazione di Torino. Qui vivono sei persone
della famiglia, pi cinque di servit, fra cuoche, balie, cameriera, giardiniere
ed autista. (L'automobile del Signor Colli tutt'oggi conservata al Museo dell'Automobile
di Torino). Alla fine della guerra, anche per avere una certa copertura di "credibilit",
la famiglia Crespi, che tanto aveva sostenuto il partito fascista, ed allora
proprietaria del Corriere della Sera di Milano, chiama Colli ad assumerne la
direzione. La famiglia Colli si trasferisce cos a Milano, e torna di tanto
in tanto in Villa per i periodi di vacanza.
Durante la guerra, i Colli vissero qui sfollati, fino a che le SS naziste non
li cacciarono per fare di questa villa, di cos grande pregio architettonico,
il loro "quartier generale" in Canavese: (Le colline circostanti erano rifugio
di molti partigiani). La Villa visse cos uno dei periodi pi tremendi dalla
sua costruzione. Il grande salone centrale venne adibito a stalla ove dimorarono
dodici muli, sei per ogni parte. Le camere al piano superiore adibite a prigioni.
Per intercessione del Senatore Agnelli, rimasto comunque in ottimi rapporti
con Colli, Mussolini far liberare la villa, e la famiglia Colli, dopo un lavoro
di restauro non indifferente, riporter la villa al suo primario splendore.
La Villa rivive ed il Signor Colli desidera far dimenticare ai figli gli orrori
della guerra. Nel campo da tennis (costruito dalla Ditta De Bernardi, tutt'ora
esistente), vengono indetti tornei, sulla balconata viene spesso messa una orchestra
che allieta le feste in Villa.
Qui trascorrono i week-end personaggi del mondo della cultura e giornalisti
come Indro Montanelli, Guido Piovene, Mosca e molti altri importanti nomi del
giornalismo italiano.
Tutti i mobili presenti erano stati costruiti appositamente per questa casa.
Nel 1998 furono esposti a Palazzo Bricherasio a Torino.
Una pi ampia descrizione viene fatta su "LA CASA BELLA".
Qui si parla ampiamente della casa evidenziandone i locali di soggiorno e pranzo,
illuminati da luce diffusa per mezzo di una sbarra centrale sospesa al soffitto
e da cubi di Atrax (tutte le luci della villa sono ancora originali e questi
cubi, arrivarono da Berlino, con vetri della Zeiss n.d.r.) agli angoli, verso
i ribassamenti delle stanze.Le sei stanze da letto al primo piano, vengono illuminate
da vetri verso il balcone. Due bagni con guardaroba completano il piano, che
vede anche una bellissima balconata che affaccia sulla hall di ingresso, ed
una "galleria".
I
materiali impiegati sono i pi adatti all'ambiente campestre: in legno
sono tutte le balaustre e le parti di sostegno del tetto ed i serramenti. La
balaustra della terrazza al piano terra in tubo di ferro a canottiera
perch esposta alle intemperie. Lampade di ferro e vetro, protette dalle
cornici del segnapiano, sono disposte agli angoli per illuminare di notte le
terrazze.
Il caminetto, nella sala di soggiorno, in mattoni e pietra di Borgone.
Fra tanta modernit di arredo, il caminetto tradizionale - che qui
costruito alla moda inglese - mette una nota un po' nostalgica per le notti
d'inverno. Piccole biblioteche (ancora presenti nella casa n.d.r.) sono un insieme
pratico ed elegante.
La balaustra al primo piano, con la veduta della valle, su cui questo loggiato,
come la passeggiata di un piroscafo, un osservatorio assai poetico
ed un luogo di riposo nella pace del bel Canavese, come era desiderio del proprietario.
Nella sala da pranzo un bellissimo mobile passavivande (ancora presente nella
casa n.d.r.), in legno di noce, mette in diretta comunicazione con la cucina,
alla quale si accede con un passaggio a doppia porta. Ampie finestre panoramiche
permettono il godimento di un bellissimo paesaggio.
Tutti i pavimenti del piano terreno sono in lavagna nera, quelli del piano superiore
sono in legno.
Lo scalone principale, importante e ben strutturato, in marmo nero
di Garessio.
Le pareti ed i soffitti in tutte le stanze sono in un medesimo colore giallo
avorio. Tale unit di decorazione conferisce alla casa una pace ed una
tonalit molto sensibile, non per disgiunta da un senso di grandiosit.
L'illuminazione della grande hall ottenuta da un ampio lucernario a
vetri opalini sul soffitto, e da quattro cubi di Atrax agli angoli.
Un esperimento riuscito, di trasferire il sistema di vita di una famiglia italiana
su un piano di benessere comune ai popoli pi ricchi e pi attaccati
a consuetudini di sobria signorilit. Con questo criterio, il tentativo
dei due costruttori torinesi un sogno che l'architettura moderna in
Italia esca risolutamente dal periodo polemico, per passare alle attuazioni
realistiche delle quali soltanto sar chiarita la particolare fisionomia
italiana delle nuove costruzioni.
L'aspetto di questa Villa in Canavese, i problemi che risolve, il suo valore
artistico, sono, perci, strettamente legati alle necessit che
l'hanno ispirata, secondo il criterio di una originale funzionalit.
Il carattere planimetrico interpreta i desideri del committente, al quale occorreva
una casa fresca, ariosa, con grandi locali di rappresentanza ed abbondanti balconi
e terrazze in ogni piano.
La Villa si erge su un pendio rallegrato da un magnifica vista della valle.
Sotto la Villa trovano posto le cantine, la lavanderia, ed il pozzo per l'acqua
potabile alimentante il serbatoio del sottotetto. L'ingresso secondario
disposto sul retro della casa, ma non sottovalutato. Per la sera gode della
illuminazione di una lampada posta sopra una bellissima formella di Lenci degli
anni 20, (probabilmente disegnata da Gino Levi Montalcini - n.d.r. - per cui
si stanno facendo ricerche). La porta di ingresso sovrastata da un
tettuccio piano portante la scritta: "L dove pace il ben sempre
germoglia".
Seguono altre dettagliate soluzioni per i vari ambienti.
Si
precisa che alcuni mobili originali sono ancora presenti nella Villa, ed
stato anche acquistato e conservato il pianoforte a coda tedesco che ornava
la balconata ed il biliardo inglese di fine 800.
I quattro bagni sono in porcellane inglesi della Twiford, originali, ed anche
le rubinetterie originali, in bronzo nichelato, sono state fatte restaurare
e perfettamente funzionanti.
L'originale dpendence stata anch'essa restaurata.
Tutte le luci della Villa sono originali.
La cancellata attribuita allo scultore Call.
Alla IV Triennale di Monza, nel 1930, sono esposti 36 progetti sul "tema
di una villa moderna per l'abitazione di una famiglia, escludendo gli estremi
della villetta economica e della villa sontuosa".
Il tema di piena attualit: vi sono rappresentate, attraverso
progetti di Albini, Bottoni, Diulgheroff, Pagano, Ponti, Ridolfi, Santoris e
molti altri, tutte le tendenza che in quel momento animano il dibattito sull'architettura
in Italia: razionalismo, novecentismo, futurismo
Il progetto presentato da Pagano e Levi Montalcini per una villa in collina,
nella scelta degli elementi architettonici accentua, a rischio di apparire schematico,
la componente ideologica e programmatica razionalista.
Pochi mesi dopo Pagano e Levi Montalcini affrontano nuovamente il tema dal punto
di vista pi condizionato e realistico, di una commessa concreta: il
progetto di questa villa per la vacanza di una famiglia di sei persone.
A prima vista l'impostazione completamente sovvertita: l'impianto dei
volumi, che l era articolato, qui chiuso nella ritrovata simmetria
di un parallelepipedo; le coperture piane sormontate da una pensilina hanno
lasciato il posto ad un tetto a quattro falde; scomparso il cubo di
vetro dello "studio dell'artista" e ritroviamo al posto gli ambienti
pi prosaici del mnage familiare; nel basamento rialzato non
una serra vetrata, ma cantine e lavanderie.
Ma la rigorosit del metodo rimane intatta di fronte al precisarsi del
tema; anche il difficile incontro degli architetti razionalisti con le forme
e i materiali della tradizione locale controllato, evitando facili
compromessi o cedimenti nel senso di un'"architettura minore", anticipando
anzi l'atteggiamento nei confronti dell'architettura rurale che maturer
in Pagano negli anni successivi.
Il primo a cogliere gli elementi di novit di questa "casa fresca,
ariosa", Edoardo Persico, che le dedica, sulle colonne di Casabella
un ampio spazio, nel settembre del '31.
Persico vi legge "il segno che l'architettura moderna in Italia esce risolutamente
dal periodo polemico, per passare alle attuazioni realistiche".
Gli elementi di questo realismo e "di una originale funzionalit"
sono riconoscibili nella "costruzione tale da poter resistere alle intemperie
invernali", nelle "ampie finestre panoramiche che permettono il godimento
del bellissimo paesaggio", nella balconata protetta dal tetto con consente
una passeggiata e un soggiorno all'ombra, come era desiderio del committente.
Fa eco a ci "Domus" con un editoriale del 32', che rileva
nel progetto "un segno interessante dello sciogliersi degli schemi"
"una casa il cui valore nel tempo, per coloro che l'abitano durer".....Una
previsione che ha quasi valore di una PROFEZIA: dopo oltre sessant'anni la casa
ancora utilizzata e vissuta, anche se poco, ma sempre tenuta in perfette
condizioni, dalla stessa famiglia, che l'ha conservata con cura anche negli
interni e nell'arredamento.
Perch l'arredo, interamente disegnato dai progettisti, "semplice,
riposante e pratico", nel giudizio di Persico, ed parte integrante
della villa, della sua capacit di rispondere alle esigenze della vita
che vi si svolge.
(Sandro Lazier e Renata Chiono - 28/7/2003)
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Commento 527 di Chiono del 29/11/2003
Pi che un commento una precisazione:
all'inizio dell'articolo si legge dello scontrarsi della Villa con una "ricostruzione industriale". Mentre invece non si tratta di una ricostruzione, bens di far mettere a norma una fabbrica che nata ben dopo la villa Colli, ma che ormai vecchia, obsoleta e che danneggia con rumore, scarichi. fumi e vibrazioni oltre all'ambiente circostante e altre case, anche la Villa Colli.
Sindaco, ammiistrazione e perfino l'Unione Industriali del Canavese si sono scherati con l'azienda, siccome generalmente poco importa del patrimonio architettonico ancorch poco compreso di questo periodo.
Non solo: i proprietari della villa sono stati minacciati di sit-in di fronte alla villa stessa, bloccando il traffico della provinciale, di arrivare con le ruspe per abbattere la villa in modo che si risolva una volta per tutte il problema Villa Colli.
I proprietari della fabbrica hanno minacciato di chiudere lo stabilimento con articoli minatori e davvero un poco ridicoli comparsi su vari settimanali e quotidiani, dove, per colpa della villa Colli loro avrebbero chiuso TUTTI i loro stabilimenti (non solo quello vicino alla villa (e non si comprende bene il perch) lasciando a casa (si leggeva nei primi articoli) centinaia, anzi migliaia di persone. Preciso che la fabbrica vicina non impiega nemmeno quaranta dipendenti che, se pur importanti, non sono "centinaia". Inoltre questi dipendenti sono spesso oggetto di gravissimi incidenti sul lavoro dovuti proprio all'incuria con cui tenuta l'azienda stessa. Solo di recente intervenuto l'elisoccorso per trasportare feriti gravissimi di cui uno ancora in prognosi riservata.
Ora mi domando come mai si debbano chiudere tutti gli stabilimenti per uno che non a norma e disturba e crea vibrazioni e rumore giorno e notte. Mi domando come mai il Comune si schiera solamente con l'azienda e non con i proprietari della villa che desiderano fari rivivere un importante momento di storia dell'architettura in questo paesino del Canavese, che ha bisogno s di lavoro, ma anche di cultura, creando in questa villa una biblioteca ed un punto di incontro per gli studiosi, naturalmente senza fini di lucro. Mi domando come mai si sia sempre cos insensibili verso l'arte.
In un paese in cui, poi, per queste vechie ed obsolete fabbriche stata individuata e costruita un'area per la loro ricollocazione con costi molto contenuti per l'acquisto dei terreni in cui sorto il nuovo "Polo dello Stampaggio in Canavese", cos tanto sollecitato dai Comuni e dall'Unione Industriali del Canavese.
E ci sarebbe ancora tanto da dire................
Renata Chiono
Tutti i commenti di Chiono
Commento 969 di Mariopaolo Fadda del 03/10/2005
Torno brevemente sullargomento Villa Colli-Chiono, segnalato da AntiThesi nel luglio del 2003.
La denuncia di allora non ha prodotto nessun apprezzabile risultato e Renata Chiono sta per gettare la spugna. Sinceramente disperata per quanto accade qui ogni giorno, ho pensato pi volte di arrendermi, senza poi attuare questo mio pensiero... Con la prospettiva di un nuovo capannone industriale non posso pensare di andare oltre, nonostante coltivi, in cuor suo, timide speranze Ho ancora tanti progetti: ci che oggi vorrei, proseguire questa folle operazione culturale, organizzando un Congresso Internazionale di Architettura dedicato a Pagano, Levi-Montalcini e Alberto Sartoris, tre architetti torinesi a confronto.
Creare momenti di aggregazione offrendo gratuitamente, come sempre, lo spazio del giardino, che mi stato richiesto da una associazione che opera per un teatro creato da persone diversamente abili, affinch possano realizzare un loro spettacolo.
C da fremere di vergogna nel vedere le traversie a cui si esposta Renata e alle angherie che ha subito e subisce per fare quello che in un qualsiasi paese civile le avrebbe procurato onori e riconoscimenti. Si sono mossi la Societ degli Ingegneri ed Architetti di Torino, il Fondo per lAmbiente Italiano, i Giovani Architetti del Canavese, lAssociazione Archivio Storico Olivetti, si mosso persino il Capo dello Stato. Sono state fondate lAssociazione Storico-Culturale E X T E N S A Ratio e la biblioteca dedicata a Pagano e a Levi-Montalcini, ma di fronte allarroganza di unamministrazione comunale cieca e sorda e alle prepotenze corporative dei sindacati non c nulla da fare.
La vergogna di questa vicenda non sta solo nel prevalere di ottiche rozzamente economicistiche a danno della cultura, ma anche nel generale disinteresse degli addetti ai lavori. Accademici di fama, critici, storici e liberi professionisti si distinguono per il loro silenzio assordante, qualche rantolo, ma nulla di pi. Per non parlare del Darc, il carrozzone di burocrati in carriera, che giorno dopo giorno si qualifica sempre pi come unoffesa e un insulto alle ragioni dellarchitettura moderna.
Due sole le risposte allappello lanciato da AntiThesi.
I nostri architetti, sempre pronti a difendere a spada tratta catapecchie, purch vecchie, a deprecare lo sfacelo del nostro patrimonio storico, a firmare commoventi appelli per le sorti dellarchitettura moderna italiana, a inseguire le ultime mode non hanno tempo da perdere con cose insignificanti come la ventilata distruzione di un'opera significativa della vicenda architettonica italiana del XX secolo.
Uno spettacolo di pavidit e indifferenza da iscrivere nel libro nero dellarchitettura italiana.
Mentre 35 baroni e baronetti esibiscono, sulle colonne del Corriera della Sera, lipocrisia di una intera casta, Renata Chiono, una non-architetto, difende in solitudine, con i fatti (cio con impegno fisico, mentale e finanziario), la continuit di una ricerca che ebbe inizio negli anni trenta del Novecento. Un ceffone morale allintellettualismo inerte del mondo accademico e professionale.
Grazie Renata per questa lezione di tenacia, civilt e amore per larchitettura. Un vero appello per la promozione dellarchitettura italiana, che sottoscrivo senza riserve.
Mariopaolo Fadda
Los Angeles, 3 ottobre 2005
Tutti i commenti di Mariopaolo Fadda
Commento 970 di Giannino Cusano del 05/10/2005
Leggo solo ora, attraverso il commento di Mariopaolo Fadda, di Villa Colli.
E' una vicenda ignobile, inqualificabile, vergognosa alla quale occore reagire. Non conosco l'intera vicenda se non per sommi capi, come era logico attendersi da una rivista.
Non faccio commenti n elenco, per ora, motivazioni a favore della villa: a caldo, credo urgente e necessario agire su due leve:
1. dare il massimo spazio per approfondire e divulgare ulteriormente questa vicenda e credo che Antithesi vorr non solo rendersi disponibile ma anche spingere perch altri spazi di informazione si rendano disponibili;
2. occorre dare il massimo sostegno alle voci levatesi a favore di Villa Colli, a partire da quella del Capo dello Stato. Per questo credo che vada SUBITO istituito un Comitato per la difesa e la salvaguardia di villa Colli, che coinvolga figure di prestigio e comuni cittadini, e che sia capace di interloquire con le autorit locali. Io credo che alla fine almeno il buon senso (che cosa diversa dal senso comune) possa prevalere.
Dichiaro sin d'ora tutta la mia disponibilit per qualsiasi iniziativa atta pernseguire lo scopo auspicato: lettere al sindaco, all'Unione Industriali, al Ministro Urbani, al Capo dello Stato, al Sindaco o qualsiasi altra cosa sia auspicabile e sperabilmente efficace.
Ci faccia sapere anche la sig.ra Chiono, che ha il polso della situazione, cosa davvero pu essere utile in questo momento: il sostegno morale non basta e non intendo esprimerne. Forse tardi, ma serve sostegno concreto e operativo.
E non solo una questione di coscienza o di sensibilit: se non siamo disposti a scommetterci su nemmeno un capello, se cediamo alla rassegnazione e al pessimismo e gettiamo la spugna prima di aver tentato alcunch, non lamentiamoci poi se, in campo architettonico (solo?) , le cose in Italia vanno male: ce lo siamo (e ce lo saremo sempre di pi) cercato e ampiamente meritato!
Possibile che non abbiamo pi nemmeno la forza per scommettere su noi stessi? E se cos, non ci vergognamo per come ci hanno ridotti? G.C.
Tutti i commenti di Giannino Cusano
Commento 995 di Mariopaolo Fadda del 01/12/2005
Egr. Sig. Silvio Riorda
Sindaco pro-Tempore
di Rivara (TO)
ITALIA
e p.c.: AntiTHesi
www.antithesi.info/
Spazio Architettura
www.spazioarchitettura.net/
Apprendo dalle reti televisive e dai giornali americani (ma so che se ne occupano anche i media di altri continenti) della stoica battaglia intrapresa dallamministrazione comunale di Rivara per tutelare il proprio futuro industriale messo a repentaglio dalla presenza di una villa privata.
CNN, FOX, NBC, CBS, New York Times, Los Angeles Times, Washington Post, Wall Street Journal non solo sottolineano, con diverse sfumature, la rilevanza internazionale della vicenda, ma dimostrano apprezzamento per le posizioni da Lei sostenute.
FOX News, per esempio, cita, in una corrispondenza da Rivara, una Sua lettera in risposta alle fastidiose intromissioni del FAI, in cui Lei afferma perentorio che la preoccupazione rivolta a questo punto non a Villa Colli... ma alle maestranze circa 150 famiglie occupate nelle aziende confinanti. E meno male! - scappa al cronista della rete televisiva che continua - da un lato una lussuosa villa e una famiglia (neanche rivarese) che la occupa, dallaltra una fabbrica e 150 (40 dice unaltra fonte non verificata) famiglie di Rivara, chiaro che unamministrazione lungimirante e paternalista deve tutelare le povere famiglie e al diavolo, una volta tanto, la cultura con tutti i suoi annessi e connessi.
CBS dedica alla vicenda unintero numero di 60 Minutes, in cui ricostruisce i sei anni di angherie che la fabbrica confinante con la villa ha dovuto subire a seguito delle ripetute cause legali intentate dai nuovi rissosi padroni della Villa. Angherie supportate da associazioni e societ di infimo livello che vanno dalla Societ degli Ingegneri ed Architetti di Torino al Fondo per lAmbiente Italiano, dai Giovani Architetti del Canavese allAssociazione Archivio Storico Olivetti. Questi dice il giornalista di CBS - la buttano sulla Cultura pur di mettere in mutande 150 famiglie rivaresi vere. Senza nessun pudore si sono permessi di scomodare un premio Nobel e persino il Presidente della povera repubblica italiana! Finora senza risultati, per fortuna.
Il servizio del Wall Street Journal si occupa, in particolare, del nuovo Polo di Stampaggio realizzato con fondi CEE a soli tre chilometri di distanza, che a parere del giornalista, contro ogni logica economico-finanziaria ed uno spreco inaudito di soldi pubblici. Il recente rilascio di una concessione edilizia per la costruzione di un nuovo fabbricato industriale confinante con la famigerata villa la giusta decisione di unamministrazione comunale gelosa della propria autonomia e del proprio campanile. Non sarebbe meglio, a questo punto, si chiede ragionevolmente il giornalista newyorkese - che si trasferisse la famiglia proprietaria della villa, invece di costringere gli operai della fabbrica ad un incivile pendolarismo?
Il New York Times titola in prima pagina Italy: Nightmare and Sloppiness in Rivara (che suona pi o meno cos Italia: Incubo e pressapochismo a Rivara). Nellarticolo, a firma del suo critico di architettura, si stigmatizza il comportamento della gang di intellettuali [si proprio cosi li apostrofa, n.d.r] che tenta di far prevalere, ad ogni costo, il presunto valore storico-artistico della villa sul valore socio-industriale delle fabbriche che, come afferma Mr. Riorda, Sindaco pro-tempore di Rivara, gi al momento della costruzione circondavano la famigerata Villa (i maligni negano la circostanza), che quindi possiamo considerare un intruso in una zona vocata allindustria come recita il Piano di Zonizzazione Acustica. Un oltraggio al patrimonio industriale di Rivara da far accapponare la pelle.
Il Los Angeles Times d notizia della costituzione di un cosiddetto Comitato Internazionale per salvare Villa Colli. Tutta gente a cui non gliene importa nulla di Rivara, delle sue maestose fabbriche e delle povere famiglie operaie. Scrive, senza peli sulla lingua, il responsabile della sezione economica del quotidiano angeleno.
A proposito, non si preoccupi se vede comparire il mio nome nella lista di aderenti, si tratta di una fastidiosa omonimia. Non ho nulla a che vedere con quel sordido individuo che fa solo, mi passi il romanismo, caciara per nulla. Forse le sfuggita la sua ultima mascalzonata, un articoletto su quel fogliaccio online Spazio Architettura, scritto sotto levidente influsso di droghe pesanti.
Sa che le dico? Perch non costituiamo anche noi un Comitato Internazionale per radere al suolo uninutile e dannosa Villa? Ora che la vicenda sui media di tutto il mondo, nei suoi giusti termini come abbiamo visto, sar un gioco da ragazzi e agli intellettuali da strapazzo gli facciamo un bel cappotto.
Vediamo, infine, il presunto valore di questa casa di campagna. Progettata da due sconosciuti e ambigui architetti, Pagano e Levi-Montalcini, lespressione di quella corrente architettonica cosiddetta razionalista che per anni ha impestato lo scenario internazionale. Qualcuno ha parlato a tale proposito di arte degenerata, altri lhanno etichettata arte bolscevica. Insomma qualcosa da cui stare alla larga. In effetti questa casa di campagna, catapultata in unarea naturalmente vocata allindustria, non ha nessun senso del genius loci e non aderisce alla tradizione rurale locale. Essa serve solo al soddisfacimento delle idiosincrasie di proprietari e progettisti tutti tesi ad uniformarsi allo stile internazionale propagandato dai ristretti circoli dellannoiata borghesia piemontese e italiana. Gli intellettuali si inebriano cianciando di Sogno e Precisione, ma ha ragione il New York Times a parlare piuttosto di Incubo e pressapochismo.
E poi, sia detto fuori dai denti, non ci troviamo mica di fronte a capolavori come il Vittoriano, il palazzo dei Soviet o il Foro Mussolini (cito i primi che mi vengono in mente) per quali vale la pena invocare la protezione, anche a costo di mettere sul lastrico qualche famiglia operaia.
Per concludere, Sig. Sindaco pro-Tempore, non si faccia spaventare dallattivismo di una gang di intellettuali senza attributi, non dia loro retta, lasci perdere tutti questi piagnistei su una villetta da tutelare, su biblioteche, convegni e corsi di studio per pochi privilegiati, mandi le ruspe e si sbarazzi di questo bubbone. Vada avanti sulla sua strada e ribatta a muso duro ogni fastidiosa intromissione nella gestione del radioso futuro dellindustria di Rivara.
Se mai dovesse servire il mio concreto apporto sono pronto a prendere il primo areo da Los Angeles e precipitarmi a Rivara per unirmi al bulldozer demolitore. Bisogna assolutamente bonificare la prestigiosa - ormai internazionalmente prestigiosa - area industriale di Rivara perch come Lei giustamente scrive ... le aziende se oltre a dover affrontare le sfide della concorrenza devono investire risorse per difendersi da altri attacchi, alla prima possibilit localizzeranno la produzione altrove, impoverendo ulteriormente la nostra economia. E questo non accadr mai se potremo contare su amministrazioni dure e pure come quella che Lei presiede.
A proposito, sa perch sono andato via dallItalia? Avevo progettato una fabbrica di stampaggio di metalli a Barumini, in Sardegna, giusto a fianco del nuraghe Su Nuraxi, ma lamministrazione comunale, ha bocciato il progetto, perch questo, a loro dire, avrebbe danneggiato il cumulo di pietre messe su dai nostri antenati in unarea palesemente vocata allindustria. Mettendo cos sul lastrico 150 famiglie baruminesi che avevano gi venduto le loro greggi per lagognato posto in fabbrica. A me non restato altro che emigrare nella iperindustrializzata California. Ora la vicenda di Rivara, riapre il mio cuore alla speranza di un futuro in Italia ricco di presse, rumori, profumo di metalli, vibrazioni che ci spari finalmente in europa e nel mondo intero.
Prostrato umilmente ai suoi piedi, la saluto con deferenza.
Mariopaolo Fadda
Architetto Metallaro
Los Angeles, CA
30/11/2005
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