Buone vacanze a...
di Paolo G.L. Ferrara
- 22/7/2003
BUONE
VACANZE... A MASSIMO BILO'
In seguito al poderoso successo della prima edizione, in/arch (Istituto Nazionale di Architettura) propone una nuova edizione del Master in Architettura Digitale, che inizier ad Ottobre 2003. Dunque, il Master di architettura digitale raddoppia.
La notizia, pubblicata su architecture.it, labbiamo appresa dalle parole di Furio Barzon: non abbiamo infatti avuto il piacere di esserne informati direttamente dagli organizzatori. Ovviamente, chissenefrega.
Quel che conta che la battaglia meritoria di Antonino Saggio, Mara Dolce e antiTHeSi abbia dato i suoi frutti: nella seconda edizione ci saranno le borse di studio, oggetto del contendere sulle pagine di antiTHeSi di qualche mese addietro.
E adesso non mi venga a dire Bil che le avrebbe istituite anche senza la forte
e giustissima protesta sollevatasi in merito (che, agendo in malafede, qualcuno
volle fraintendere in un attacco ai docenti). A proposito, ho atteso vanamente
che Bil rispondesse allarticolo in cui lo chiamavo in causa. Probabile che non
abbia voluto perdere tempo: lo ringrazio, perch non ne ha fatto perdere neanche
a me.
Ma nonostante le borse di studio, anche la seconda edizione del Master non esente
da lacune, la pi evidente delle quali il mancato coinvolgimento delle universit
con le quali iniziare un proficuo interscambio culturale, un valore aggiunto alla
qualit che il master si prefigge di raggiungere. Eppure, proprio la sinergia
tra universit e cultura extra universitaria era uno degli obiettivi primari di
Bruno Zevi, disatteso dallistituzione da lui stesso fondata tanto quanto avviene
per gran parte degli altri ideali che stavano alla base del discorso programmatico
del 1959, di cui un passo pu riassumere tutto il succo:Dagli Stati Uniti
allAustarlia, dall?Inghilterra al Brasile, dalla Svizzera allArgentina, ovunque
nel mondo esistono Istituti di architettura. Soltanto lItalia non ha un organismo
del genere, una casa dove coloro che producono larchitettura si ritrovano, concordano
il lavoro, dibattono problemi, predispongono strategie per incidere negli orientamenti
della classe dirigente, nella vita del paese, nellopinione pubblica.
Che lIn/arch, coinvolta com in lotte intestine sui ruoli dirigenziali (siano essi nazionali che regionali) che fanno potere, stia oggi vivendo un momento di crisi interna oramai risaputo e sfido i suoi gestori a smentirmi. Ma la cosa peggiore che non si voglia prendere consapevolezza che la crisi forte perch manca una chiara presa di posizione sugli ideali da perseguire: bene per il Master ed i suoi obiettivi tesi a stare al passo con le innovazioni culturali, ma dove sono le azioni contro la speculazione edilizia, contro lassoluto decadimento a cui stanno andando incontro le facolt di architettura dopo lattuazione del pessimo 3+2, contro i concorsi di architettura ben orchestrati (eufemismo...)? E non parlo di impegno profuso in convegni e dibattiti, ma di operativit sul campo.
Certo, il Master di architettura digitale un buon mezzo per ridarsi limmagine di Istituzione attiva, sfruttando magari loccasione per riportare in attivo anche il bilancio (anche se non a mia conoscenza che Zevi abbia mai organizzato tramite lIn/Arch master economicamente onerosi). A scanso di equivoci (e per prevenire chi mi scriver per dirmi che sono solo invidioso...; gi successo durante la polemica sulle borse di studio inesistenti, ma stavolta non risponder a nessuno di essi), ribadisco che non discuto nel modo pi assoluto la validit di chi avr il compito di tenere i corsi e i seminari (solo solo per il buon gusto di essere consapevole che hanno molta pi preparazione nel settore di quanta non ne abbia io), nel senso che se su alcuni di loro non posso che prendere atto dellimpegno che profondono nella ricerca, su altri non posso assolutamente esprimermi in quanto non li conosco, dunque lascio il beneficio del dubbio.
Ma, detto senza mezzi termini, mi stupisce non poco che molti dei personaggi coinvolti nell'iniziativa abbiano fatto parte della collana IT Revolution diretta da Antonino Saggio e che, nonostante ci, non abbiano pensato di affidargli quantomeno un seminario, soprattutto in virt del fatto che il suo corso di Progettazione Architettonica Assistita diventato un punto di riferimento non solo per gli studenti che hanno a che fare con larchitettura digitale ma anche per molti docenti e professionisti (alcuni, tra l'altro, protagonisti del master), che hanno spesso partecipato, quali invitati, all'esame finale degli studenti di Saggio. La qualcosa fondamentale perch lascia bene intendere quanto Saggio abbia voluto e cercato l'interazione con il mondo extra universitario, presentando il suo lavoro a chiunque ne avesse interesse. Ora, a prescindere da qualsivoglia atteggiamento di antipatia-simpatia (che reputo roba da asilo...), mi chiedo come si possa lasciare da parte chi chiamato in giro per il mondo a parlare di argomenti strettamente collegati allarchitettura digitale. Soprattutto, mi meraviglia come si possa perdere volutamente loccasione di creare un cocreto legame tra luniversit e la cultura extra universitaria.
Con fare assolutamente ipocrita, Bil, durante linaugurazione del primo master, lod i corsi universitari per darsi una pulitina alla coscienza, tanto quanto voleva farla sentire sporca a noi di antiTHeSi che, pur se mai nominati, fummo il bersaglio dei suoi strali, con cui ci liquidava quali invidiosi...
Forse lo sono, ma invidioso di chi ha lottato pi di me e non certo di chi non ha il coraggio di affrontarmi apertamente. Pazienza: andr a fare compagnia a Giudo Del Duca e Sapia, in vacanza da quasi mille anni...
Buone vacanze architetto Bil; faccia una rilassante vacanza, magari in Sicilia cos, dopo che sar tornato dalla vacanza al purgatorio, potr venirmi a trovare e, tra un limoncello, un passito, un rosso frizzante, ubriachi persi ce le potremo dare di santa ragione, dopo averla persa...
Nel frattempo, Le consiglio un film divertente e rilassante, poco impegnativo, adatto al clima estivo. E visto che il Master ha raddoppiato...
BUONE
VACANZE... A CESARE M. CASATI
E' casuale, ma l'augurio a Casati strettamente legato a quello a Bil. Sono infatti sponsorizzate da lArca le Borse di studio per accedere gratuitamente al Master.
Per carit! nulla da dire...se non che Cesare Maria Casati si dimostra, ancora una volta, infallibile segugio nel fiutare possibili sfruttamenti dimmagine ammantati da azione culturale...
Lo so: adesso qualcuno dir ...ma questo Ferrara proprio un gran rompipalle, mai contento e spesso pretestuoso!. Pu darsi, ma a volte lo sono per motivi inconfutabili, tanto quanto inconfutabile che lArca, nonostante elargisca borse di studio, fa di tutto per apparire quale il peggiore periodico di architettura italiano. Perch? Semplice, perch se vero che lArca va ovunque ci sia da mettersi su di un piedistallo pseudo culturale, altrettanto vero che non va mai -o quasi- a vedere in prima persona le architetture di cui poi scrive. Balle? Neanche per sogno.
E difatti risaputo che molti articoli sono pubblicati sotto la spinta delle ditte fornitrici di materiali edili e non so se per lecito scambio pubblicitario (ti compro la pubblicit sulle pagine e tu mi pubblichi unopera) o direttamente sotto forma di acquisto, legalmente lecita ma eticamente scorretta.
Quel che certo lo stupore di Maarten Jansen, progettista della Torre Uffici a Collegno, segnalata alla Medaglia doro della Triennale grazie a Pippo Ciorra e pubblicata sullultimo numero del giornale di Casati.
Stupore -a dire la verit, abbastanza disincantato- sui modi con cui stato scritto larticolo a firma di Michele Bazan Giordano, al quale vanno i miei complimenti per essere riuscito a rendere palese il fatto che non si recato in loco a visitare lopera. Quantomeno non ha peccato dipocrisia...
S, perch lette le banalit scritte, risulta assolutamente evidente che si trattato di un articolo nato dalla presa di visione di fotografie, cosa confermatami dallo stesso Jansen. C da chiedersi che credibilit possa avere una rivista che lavora in questo modo. Lo fanno anche tante altre? vero, ma non una giustificazione bens unaggravante, soprattutto quando ci si vuole dare un tono culturale.
Chi ha letto larticolo di Bazan sa bene che di architettura non se ne parla; chi ha visitato ledificio e non sa che Bazan non andato a visitarlo (forse che 22,00 di treno Milano-Torino-Milano fossero un budget impossibile per Casati?!) si chieder: ha capito i significati dellapplicazione del raumplan? e quelli del basamento della torre in blocchi di cemento? e del suo sfondamento angolare?
E cosa pensa del corpo scala posizionato dove mai ci si aspetterebbe di trovare in un moderno edificio verticale, ovvero posto su di un lato invece che al centro per potere assolvere alla funzione di controventatura? Crede che ci sia relazione tra la volont di lavorare con una figura geometrica tridimensionale-regolare per poi sconvolgerne la sintassi? Cosa pensa della netta separazione tra il corpo scala e i locali destinati ad uffici? centra forse la volont di farci vivere la sensazione temporale dellascensione verso lalto per poi, di colpo, farci ritrovare in luoghi (gli uffici) ove non vi pi una precisa direttrice spaziale ma un'assoluta quadridimensionalit, fatta di piani sfalsati, aggetti, piani a sbalzo, grandi vetrate trasparenti che, andando da pavimento a plafone, interrompono la continit muraria?
E la struttura portante in pilastri a sezione circolare che, pur essendo slegati dalla massa muraria, grazie alla loro spinta verticale senza soluzione di continuit partecipano attivamente alla dinamicit dellinsieme? e che mi dice della stessa regolarit della massa muraria che viene sezionata, erosa, scardinata, sino a renderla dinamicamente plastica, ma sempre e comunque unitaria?
E dei locali destinati alla mensa? vogliamo dire qualcosa anche di essi? non che, per caso, abbiano stretta relazione con la torre...? diciamo di s...? s, certo, perch ne sono il perfetto preludio in una sinergia di relazioni spaziali che rendono entrambe le protagoniste dellesistenza reciproca.
Mi fermo qui (uscir a settembre su antithesi un approfondito articolo sulledificio in questione) e invito Michele Bazan Giordano ad andare insieme a Collegno -dopo le vacanze estive per!- per verificare e confutare le mie sensazioni.
Giuro che tutte le spese saranno a mio carico!
Buone vacanze, architetto Casati; Le consiglierei una meditabonda passeggiata in riva al mare, ma mi raccomando, non tenti di camminare sulle acque: abbiamo gi un imitatore contemporaneo di chi lo fece veramente, a cui per... si vede non gli riesce bene (e se non riesce a lui...), tant che vuole fortemente costruire un ponte lungo lungo lungo...
Anche a Lei, caro Casati, consiglio un film di Tot, leggero leggero...
BUONE
VACANZE...AGLI AMMINISTRATORI COMUNALI DI MODENA
Hanno cacciato via Gehry e adesso esultano per il piano di recupero di piazza Matteotti progettato da...Leon Krier!
Pier Carlo Bontempi, coautore del progetto, ne difende la validit: non ubiquo, cio non pu essere spostato pari pari da unaltra parte. Meno male...visto che si tratta di architettura in pieno stile rinascimentale!!, di edifici che, sempre secondo Bontempi, parlano il linguaggio architettonico di questi luoghi, a differenza di quello che succede per tanta architettura neomodernista che pu essere proposta qui o a decine di migliaia di chilometri di distanza.
Per la cronaca, Leon Krier larchitetto che sostiene quale assolutamente casuale la predilezione di Hitler per larchitettura di Speer, cos da giustificarne il becero monumentalismo...e, indirettamente, anche il proprio.
Sappiamo trattarsi di falsit: Speer non era certamente orientato ad essere il rappresentante della cultura nazional-socialista, se vero che fu allievo ed estimatore di Heinrich Tessenow, che proprio Sperr ci dice essere stato un ...deciso avversario del movimento hitleriano [...]il solo pensiero di una parentela fra le sue idee e quelle di Hitler lo avrebbe fatto inorridire.
E difatti, quando Speer mostr a Tessenow la scenografia per le manifestazioni del 1maggio 1933, il maestro disse: Le pare di avere creato qualcosa? Eroba che fa impressione e basta.
Fu Speer a piegarsi alle follie di Hitler, anche a quelle architettoniche.
A Modena si esulta per laffermazione di un progetto di schietta tradizione italiana?
Suvvia, avete gi i cappelletti, che bisogno c di altre tradizioni?
Buone vacanze, amministratori modenesi; attenzione a non farvi pizzicare fotografati
in posa sullo sfondo di Bilbao, di Bear Run, di Ronchamp, etc... Potrebbe essere
usata come prova contro di voi. Nel caso, arrangiatevi!
(Paolo G.L. Ferrara
- 22/7/2003)
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Commento 383 di Mara Dolce del 23/07/2003
Mi unisco all'augurio di buone vacanze a M.Bil e M.Casati.
www.newitalianblood.com
MASTERS=BIDONI
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Commento 384 di Mauro Amaro del 24/07/2003
Mi piacerebbe sapere quale la ricetta per risolvere i problemi. E' la polemica? E' la denuncia? Io non credo. A mio avviso sono i contenuti di valore gli unici a poter fare la differenza e smuovere le (co)scienze.
Qui su Antithesi, ma anche in altri luoghi, contenuti di valore se ne pubblicano, ma indubbiamente non bastamo e molte energie vengono profuse per denunciare master troppo virtuali, curriculum che non piacciono, organizzazioni troppo poco impegnate alla condivisione pubblica del sapere. Mi chiedo per quanto possa reggere questa metodica, e quanto questa possa stancare nella ricerca di indirizzi di valore. Un invito pertanto, da parte di un lettore interessato alle problematiche del sistema, quello di portare avanti "progetti" che promuovano un sano scambio culurale tra diverse discipline, quello di un impegno maggiore verso la pubblicazione di contenuti di valore, quello della ricerca di un dialogo e non della creazione di barricate. I contenuti di valore come i lavori di bravi progettisti poco conosciuti, i lavori svolti nelle universit, promozione di letture, ecc costituirebbero un esempio "silenzioso" ma altamente formativo. Si aspira a questo spero?
Non si contenti di quello che altre istituzioni dovrebbero fare? Che importa? E' vero, forse alla fine qualcosina cambia ma alla critica preferisco vedere persone che lavorano nel creare qualcosa che tenti di opporsi a questo sistema. In altre parole, trovo troppo facile criticare e non lavorare a progetti alternativi.
Cordialmente
M.
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24/7/2003 - la Redazione di antiTHeSi risponde a Mauro Amaro
Noi abbiamo scelto di impegnarci nel modo in cui antiTHeSi strutturata.
Non credo sia di poco conto mettere in evidenza argomenti d'interesse generale, soprattutto se si pronti ad accettarne le conseguenze che, mi creda, non sono certo bonarie.
Proporre il come uscire dalle situazioni che critichiamo? Giusto, ma iniziamo a farlo proprio nel momento in cui poniamo le questioni.
Comunque grazie per le critiche, che accettiamo quale stimolo a fere di pi e meglio.
Commento 385 di Gianpaolo Vadal del 25/07/2003
Per quanto riguarda le buone vacanze agli amministratori di Modena, c' anche di peggio, per lo strombazzato megaconcorso (il risultato uscito in questo mese di Luglio) per l'area dell'ex mercato bestiamo vicino alla stazione ferroviaria ha vinto l'Arch. Gianni Bragheri, colui che nei lontani anni 70' -80' collabor con Aldo Rossi per il cimitero di Modena, e secondo voi quel' il riferimento progettuale che l'esimio (preside della facolt di architettura di Cesena, nonche consulente di varie amministrazioni locali etc. etc. etc) usa e ricicla da anni in Emilia? Sempre il cimitero di Modena, peccato che stavolta al posto dei loculi ci sono degli appartamenti con persone che vivono, se non ci credete guardate su europaconcorsi il risultato del concorso con le relative immagini, speriamo che il numero di suicidi per gli abitanti di questo quartiere non salga in maniera vertiginosa dopo la sua costruzione(forse l'architetto aveva in mente un sistema poco dispendioso per tumulare gli abitanti, mah, chi s? una nuova tipologia casa-tomba.)
Ringrazio gli amministratori per la continuit e la propensione all'innovazione di questo illuminato comune (e non gli puoi dire neanche niente perch hanno fatto il concorso)
Ciao e buone Vacanze anche da me.
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Commento 387 di emanuele piccardo del 02/08/2003
Purtroppo sono molte le riviste che scrivono senza aver visto le architetture mi domando che senso ha. Noi su Archphoto piuttosto che scrivere di architetture non viste, richiediamo ai progettisti le relazioni dei progetti o li intervistiamo anche via email. Credo sia molto meglio come metodologia piuttosto che inventarsi le parole per descrivere un edificio. Il vero critico dovrebbe uscire dal suo ambito e andare a scoprire gli architetti emergenti, noi nel nostro piccolo, non per essere presuntuosi, ma siamo curiosi di trovare dei bravi architetti. Recentemente mi capitato di andare a Ivrea dove ho conosciuto un gruppo che si chiama ff.wd architettura, sconosciuti ai pi, ma che producono lavori interessanti. Allora mi domando perch sia cos diffcile trovare nuovi architetti sulle riviste come l'Arca o Casabella. In merito all'augurio di buone vacanze condivido buona parte di quello che hai scritto e anche la scelta del film...mi auguro prima o poi di conoscerti e di poter collaborare insieme magari su temi a cui siamo interessati entrambi.
buone vacanze
emanuele piccardo
Tutti i commenti di emanuele piccardo
Commento 404 di Mariopaolo Fadda del 05/09/2003
Diamine! A Modena hanno revocato lincarico a Gehry? E io che, povero ingenuo, il 15 gennaio del 2000 inviai una lettera di complimenti (che riporto quasi integralmente) al Sindaco (non so se lo sia ancora) Giuliano Barbolini! Krier al posto di Gehry: quando si dice avere saldezza di ideali...
Egr.
Giuliano Barbolini
Sindaco di Modena
Ho letto il dibattito su la Repubblica dell11/1/00 sul cosiddetto caso Modena, intitolato Citta storiche. Se il nuovo sfida lantico.
Devo innanzittutto complimentarmi con Lei:
1) per il coraggioso ed intraprendente approccio al problema;
2) per la felicissima scelta di Frank O. Gehry;
3) per la difesa di quella scelta di fronte alla cecita della Soprintendenza ed ai patetici distinguo dei sempre piu (auto)emarginati architetti italiani.
Premesso che non ho ancora visto la proposta dellarchitetto americano e quindi sulla stessa non mi esprimero, anche se trattandosi di Gehry non dovrebbero esserci troppi dubbi, vorrei confortarla con alcune brevi considerazioni generali, tratte in larga parte da saggi pubblicati o in via di pubblicazione sulla rivista Larchitettura cronache e storia, a sostegno della sua scelta.
1) Lapproccio al problema.
E dai tempi della bocciatura del Memorial Masieri di Frank Ll. Wright (unaltro americano!) a Venezia, nel 1954, che la cultura architettonica italiana rifiuta di sciogliere il nodo dellincontro-scontro antico-moderno. E a Venezia che trionfa quell'atteggiamento, che diventera' tipico, di chi e' disposto a tapparsi gli occhi di fronte a qualsiasi oscenita' in "stile", "ambientata", in "tono" pur di impedire all'odiata architettura moderna di intervenire nei centri storici. Le conseguenze di questo atteggiamento dogmatico, retrogrado, antimoderno saranno terrificanti. Decine e decine di centri storici saranno sfregiati, non da architetture moderne, ma da brutture in tutti gli stili con il complice silenzio di quegli imbalsamatori che sbraitarono cosi tanto contro Wright.
Pur di impedire al piu grande architetto del secolo di intervenire a Venezia, i piu inconfessati interessi si coalizzarono: studiosi, mestieranti, esperti, politicanti di ogni genere discettarono per settimane sui sacri principi dellintangibilita dei centri storici. Quei sacri principi sistematicamente e ripetutamente violati, con il complice silenzio degli oltranzisti, proprio sul Canal Grande con quella serie di falsi in stile locale puntigliosamente elencati da Roberto Pane che, insieme a Bruno Zevi e Sergio Bettini, fu il piu strenuo difensore del progetto di Wright.
Il piu agguerrito avversario si dimostrera un protoambientalista, Antonio Cederna che, preso da impeto catastrofico, assicurava: ... attraverso il varco illustre aperto da Wright, mille mestieranti ... trasformeranno lItalia a immagine e somiglianza dell E.42 ... . A Wright fu impedito di realizzare la sua opera, i mille mestieranti, per nulla spaventati dal conservatorismo parolaio di Cederna, continuarono ad imperversare e proprio Marcello Piacentini, lartefice dell E.42, potra di li a poco, nel 1956, nella piu assoluta tranquillita sfregiare il centro storico di Ferrara con il suo orrendo palazzo della Ragione.
Venezia rinuncio, purtroppo, ad evere unopera del grande architetto americano, nella platonica speranza che questo rifiuto avrebbe contribuito alla battaglia per la salvaguardia dei nostri centri storici.
Il peggio pero doveva ancora venire. Mentre in altri paesi, in seguito all'inversione di tendenza dagli insediamenti abitativi periferici al recupero residenziale del centro citta', si parla di rinnovo urbano intendendolo creativamente come riciclaggio, in Italia ci si sclerotizza sull'aspetto recupero, inteso preminentemente in senso tecnico, politico e socio-economico.
Questo fenomeno non e', come potrebbe pensare qualcuno, l'evoluzione ultima di quella cultura del restauro in cui l'Italia, giustamente, emerge; e' una rivolta ideologica di stampo oscurantista che attacca direttamente la cultura del restauro tentandone lo svilimento, ma che, sotto sotto, ha ben altre mire: far fuori l'architettura moderna a cui si addebitano, con agghiacciante irresponsabilita', tutti i piu' turpi misfatti a danno degli ambiti storici.
Il piano di recupero del centro storico di Bologna e il la che da il via libera ad una pretesa grande novita: la conservazione integrale, uno dei tanti feticci che la sinistra marxista, appoggiata spesso da un'altra chiesa, quella cattolica, crea per il proprio irresistibile desiderio di dilettarsi in erudite, ermetiche e logorroiche disquisizioni ideologiche; e' una delle tante polpette evvelenate date in pasto alle sprovvedute masse affamate di "certezze". Gli intellettuali si fanno venire gli orgasmi fantasticando l'accensione dello "scontro di classe e non si creano problemi a sostenere quell'atteggiamento tipico delle classi dominanti che denunciava Pasolini, e che consiste nel trasferire la propria ideologia alle classi subalterne, di spirito conservatore e ritardatario, facendo si che la nuova ideologia si fondi sui valori della tradizione.
La conservazione integrale finira per partorire il famigerato ripristino tipologico, vero e propio lasciapassare verso labbruttimento intellettuale. Gli oppositori a questa antistorica, pseudo-scientifica e grottesca metodologia saranno ben pochi e quei pochi saranno addittati, con il ben nutrito repertorio stalinista, al pubblico ludibrio.
Dalla folcloristica e ben propagandata e esperienza di Bologna dei primi anni settanta il metodo del ripristino tipologico si purtroppo diffuso e radicato in quella sterminata periferia del pensiero architettonico dove i "protettori delle nostre tradizioni" favoriscono il sottosviluppo mentale elaborando, a scadenza giornaliera, piani di recupero dei centri storici indegni anche dei pi disgraziati paesi del terzo mondo.
Questa la metologia seguita nel 99% dei nostri ambiti storici, i risultati? Sono sotto gli occhi di tutti. Una valanga di falsi in stile, di ricostruzioni ambientate, di edulcorate scenografie da paese dei balocchi da far invidia a Dineyland. E ce ancora qualcuno, A.D. 2000, che ha il coraggio di imputare allarchitettura moderna questo disastroso bilancio!
2) La scelta di Gehry.
Negli anni settanta, in Italia, il livello architettonico precipita tanto che pare avverarsi quello che, nel 1959, sembrava un sinistro presagio paventato da Reyner Banham: "The Italian retreat from modern architecture". Abbiamo infatti da un lato gli orribili risultati della cosiddetta salvaguardia dei valori tradizionali, dall'altra coloro i quali, rimestando nel piu squallido repertorio classicista, si dilettano nello sperperare il patrimonio storico del movimento moderno. Nel mezzo coloro i quali, pur non negando la salvaguardia dell'antico e la crisi d'identita' della disciplina, si pongono come obiettivo di impedire il ritiro dell'Italia dall'architettura moderna e propugnano quindi:
1) il superamento della cultura della conservazione, in particolare e della cultura tradizionale tout-court, facendo convergere architettura d'avanguardia e architettura popolare;
2) il radicamento, a tutti i livelli, del moderno;
3) l'apporto dell'arte programmata in campo urbanistico, della pop-art nel campo del
Nell'immediato dopoguerra prevalgono, in campo artistico, le poetiche del gesto e dell'informale, quale estrema risposta alla barbarie dei totalitarismi; le opere di Rauschenberg, Hartung, Fautrier, sembra che suonino la campana a morto per l'architettura. Come poteva, infatti, una disciplina eminentemente progettuale abbracciare queste poetiche che facevano del rifiuto della progettualita' il loro punto di forza?
Ma negli anni sessanta altre correnti artistiche, soprattutto l'arte programmata e la pop-art, si resero conto che ad una societa' tecnicamente specializzata, quale si stava costituendo in quegli anni, che si avviava ad essere governata dai grandi gruppi industriali e dai mass-media era inutile opporre puramente e genericamente il "rifiuto". Questa societa' opulenta aveva sostituito alla politica del risparmio e della produzione la politica dello spreco e del consumo? Gli artisti dell'arte programmata e della pop-art rispondono assumendo, da punti di vista opposti, un'atteggiamento impegnato: l'una tentando di influire sulla produzione, l'altra accettando, al livello soggettivo del consumo, il confronto con l'ambiente: l'oggetto di consumo viene elevato a dignita' artistica.
Zevi, sempre attento a tutto quello si svolge intorno alla disciplina, recepisce subito la portata di queste ricerche e lancia il sasso nella stagnante situazione architettonica italiana: "Arte programmata o pop-art? Quale delle due tendenze e' piu' attuale per gli architetti? Il quesito non si pone: si tratta di due aspetti dello stesso problema... l'arte programmata e' il piano regolatore... e la pop-art e' il
Ma buona parte degli architetti italiani e' impegnata a "superare le avanguardie", a celebrare il funerale dell'architettura moderna, a ricercare un legame con le lotte operaie e studentesche fino a scivolare nella rinuncia all'azione concreta per ifugiarsi in soluzioni progettuali-immaginative. Questo tipo di creativita' svincolata dalla disciplina fornira' l'humus necessario all'evasione storicista del post-modern.
Ben diverso l'atteggiamento del mondo anglosassone, americano in particolare, l'osmosi tra arti visive e architettura e' continuo, fecondo, ricco di fermenti e cosi accanto alla pop-art degli Warhol, degli Oldenburg, dei Lichtestein, al minimalismo dei Judd, dei Morris, dei Le Witt si sviluppa la ricerca manierista di architetti quali Robert Venturi, Charles Moore, Richard Meier, Peter Eisenman, John Johansen ch
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