La critica ricerca
di Paolo G.L. Ferrara
- 19/7/2003
Non un caso che le discussioni sulla critica assumano sempre connotazione di ricerca vera.
S, perch sentire lesigenza di esporre le proprie idee su un argomento cardine del nostro lavoro di architetti quale la critica , significa senza ombra di dubbio che se ne ammette limportanza e non certo l'inutilit.
Indubbiamente interessante il fatto che si discuta sul diritto alla vita della critica. E, altrettanto indubbiamente, mi rendo conto che sarebbe assolutamente idiota cercare di codificare la critica, idiota tanto quanto tutto ci che codificato .
Ancor meno credo sia appropriato usare parole chiave per darne una definizione.
Piuttosto, sarebbe il caso di approfondire i perch della necessit della critica, saltando -per carit di Dio- qualsiasi riferimento alletimologia del termine e alla sua innovazione/evoluzione nel corso dei secoli (posso per consigliare un testo mica male: Storia della critica darte, di Lionello Venturi; Ed. Piccola Biblioteca Einaudi).
Secondo Enrico G Botta ...La critica serve solo ed esclusivamente a se stessa e al sistema editoriale che guadagna e fa guadagnare soldi. Una volta che si sia compreso questo, mi sembra evidente che non ci si possa stupire del fatto che la critica non abbia nella sua agenda scopi morali.
Opinione forte e senza mezzi termini, ma piuttosto ipercritica, sino a rasentare lannullamento di s stessa. Infatti, se indubbiamente vero che una parte della critica serve solo ed esclusivamente a s stessa e al sistema editoriale (ma possiamo definire "critico" chi ha questi obiettivi...?), resta da dimostrare che questo sia un atteggiamento diffuso tra tutti gli addetti ai lavori. E qui ritorna prepotente l'esempio della figura di Danilo Dolci, la cui feroce e ferma critica a chi governava larchitettura politicamente ha sortito effetti di portata grandissima. In fondo Botta, dicendo che ...L'architettura un servizio che va offerto nel rispetto e nella salvaguardia della vita, della salute, della propriet e del benessere collettivo, afferma ci che avrebbe potuto dire Danilo Dolci. E non poco, perch la critica altro non che lotta, vera, dura, rischiosa.
Giovanni Falcone, prima ancora di compilare la lista dei mafiosi e dei loro crimini, ha cercato di ricostruire criticamente i perch dellesistenza mafiosa. Vero, lo hanno fatto a pezzettini, ma ci non ha reso vano per nulla il suo lavoro, grazie al quale si andati a toccare i nervi scoperti della Mafia.
Torniamo a cose meno serie e dai risvolti meno tragici; Bruno Zevi ha lottato per la causa dellarchitettura organica, fallendo. Il "critico" Zevi proponeva per l Italia unarchitettura dai contenuti diametralmente opposti a quelli che, involontariamente, il funzionalismo offriva alla speculazione edilizia.
Ma larchitettura organica non avrebbe mai potuto assolvere alle esigenze dei palazzinari, ovvio, ed allora non cera altra strada che farne fallire i presupposti. Ed per questo che la sconfitta non fu certo solo questione di linguaggio architettonico, ma assolutamente etica. Eppure la battaglia critica di Zevi non aveva certo lobiettivo di farsi sostenitrice delleditoria, se vero che la sua "Architettura Cronache e storia" non ha mai realmente attecchito in vendite...Piuttosto, Zevi era certo che il momento critico inerente al processo architettonico, accompagna ed orienta la creativit, fonde con essa. Ogni architetto anche un critico, perch deve saper rileggere e correggere le proprie invenzioni; e, analogamente, ogni critico anche architetto, in quanto partecipa e rivive liter progettuale.
Certezze sulla necessit della critica che per non ne escludevano unaltra apparentemente contraddittoria: un veleno corrode la critica architettonica e rischia di vanificarne la funzione: latteggiamento tautologico, che spiega tutto e il suo contrario, in un quadro fenomenologico passivo, anzi daccatto.
Critici, dunque, indispensabili, ma sotto pressione. Si pu fare critica architettonica solo contestualmente al divenire della stessa architettura, il che significa non farla a posteriori senza conoscerne i momenti peculiari.
E fare critica non significa certo dire che bella architettura!...che brutta architettura!.
Se guardiamo il problema da questo punto di vista lecito dire che la critica nellarchitettura stessa.
Spostiamo il problema allinterno delle facolt, dove sappiamo quanto poco approfondito sia il tema della critica architettonica. Questo un punto cruciale perch allinterno delle facolt che la critica deve essere presentata agli studenti come fatto endogeno allarchitettura stessa e non come la suprema corte dai giudizi inappellabili. Educare alla rivisitazione critica del proprio progetto un momento fondamentale allinterno di un qualsiasi corso di Progettazione. Difatti, quale migliore metodo se non quello di fare ragionare lo studente sul proprio lavoro, piuttosto che adottare un linguaggio astruso e spesso ridondante per spiegare pregi e difetti di unopera altrui?
Nasce il problema dello scollamento istituzionale tra storia e critica, che si ripercuote sulla progettazione. S, perch Storia e Critica sono legate indissolubilmente e senza la consapevolezza di questo legittimo stato non vi pu essere alcun discorso logico su cosa sia la critica.
E, tanto per tirare in ballo un altro argomento, ricollegandomi allarticolo Nonsolomoda, anche idiozie, mi ha sorpreso che abbia avuto tanti commenti contrari, tutti poggianti sulla teoria anche poco, anche male, purch se ne parli.
Ma comunque... evviva la libert di opinione!...che per non ha certo gli stessi connotati di una approfondita critica.
Mara Dolce afferma che non esiste critica senza teoria, dalla quale trarre i giudizi che sostengono le interpretazioni. Non ce critica senza teoria e nemmeno ha senso la teoria senza la critica dellopera, il che quasi banale dire, ma anche condizione che ha una necessit: avere una teoria propria significa necessariamente avere basi solide di conoscenza su cui costruirla.
Basi solide che non devono per essere confuse con nozionismo.
Chi ha basi solide pu anche essere critico e il suo lavoro sar quello di fare intendere ai pi che oltre i paraocchi -gentile fornitura delle facolt di ascendenza accademica-...c tutto un mondo, fatto anche di persone che "credono" nell'aspetto critico dell'architettura, con grande passione che altro non che onest. E sono tutti quelli cui lo star system davvero non interessa.
(Paolo G.L. Ferrara
- 19/7/2003)
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Commento 377 di Carlo Sarno del 19/07/2003
La critica organica oppure non critica ... Bruno Zevi insegna. La vera critica nasce dall'interno del fenomeno, da una intuizione critica che unisce sentimento e conoscenza per una globale e organica comprensione.
Non si pu osservare senza "sentire" ... occorre immergersi nel processo generativo storico e rendersi partecipi con il proprio personale, libero e creativo punto di vista.
La critica organica si origina sempre dalla realt fattuale delle opere che riflettono le matrici teoriche che le hanno generate.
Allontanarsi dalle "opere", dalla "natura organica" della critica, significa perdersi in cerebralismi senza meta. Soltanto una storiografia critica libera e creativa genera vera conoscenza critica.
E qui rimpiango il classico " SAPER VEDERE " di Matteo Marangoni, o il pi recente " SAPER VEDERE L'ARCHITETTURA " di Bruno Zevi. La critica buona esiste, serve alla societ, ed aiuta a crescere e diventare uomini veri per costruire un futuro migliore,
Questa la critica organica!
Questa la critica che insegna a vedere il mondo e conoscerlo! Questa la critica che mi ha insegnato l'Architettura Organica!
Cordialmente, Carlo Sarno
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Commento 382 di Beniamino Rocca del 23/07/2003
Questa volta non sono d'accordo con Paolo che citando G. Botta...L'architettura un servizio che va offerto nel rispetto e nella salvaguardia della vita, della salute, della propriet e del benessere collettivo, afferma ci che avrebbe potuto dire Danilo Dolci.
Sono certo che Danilo Dolci mai avrebbe accettato di mettere il "benessere collettivo" dopo "la salvaguardia della propriet".
La citazione di Botta tipica del pragmatismo americano che trovo dannoso per l'architettura.
Almeno, per chi come me intende l'architettura come espressione di impegno civle innanzitutto, come espressione compiuta di civilt proprio perch l'opera d'architettura richiede pi intelligenze, pi mestieri, pi fatiche per realizzarsi.
L'architettura richiede amore per il proprio mestiere, ma anche amore per gli altri. Questa la cosa pi importante che per chi fa critica d'architettura non si sogna nemmeno di considerare il pi delle volte.
Dobbiamo fare belle case non solo per chi vi abita, ma anche per chi le guarda, per chi le avr di fronte tutta la vita e le vedr tutti i giorni quando va al lavoro, a scuola, a fare la spesa.
Le Corbusier diceva che le case devono essere " macchine per abitare"
ma intendeva dire che dovevano essere" perfette come macchine "comode e funzionanti, ben costruite. Diceva che l'abitazione doveva essere come un "paradiso terrestre" per la famiglia, ma l'universit e la critica d'architettura dominante ha saputo mistificare il suo credo adattandolo a ci che gli serviva.
Alla speculazione edilizia insomma.Il tutto per interpretando "pragmaticamente" le idee di Lecorbu.
Con una universit che sempre pi distante dall'impegno civile come si pu sperare che il mestiere dell'architetto, per me il pi bello del mondo, possa produrre finalmente architettura invece che edilizia?Quando la critica d'architettura si accorger che non si pu pi demandare questo mestiere agli ordini professionali, all'esame di stato ,alle universit, alla burocrazia di Asi e uffici tecnici e ...... alla sciagurata legge sui lavori pubblici:la legge Merloni?
p.s. un pubblico ringraziamento a Mara Dolce per avere segnalato il sito www.arcaso.com- anonimo purtroppo, ma da reclamizzare e sostenere
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