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Ci sono 4 commenti relativi a questo articolo

Commento 268 di Gianluigi D'Angelo del 29/01/2003


non ho capito bene cosa c'entri Botta VS Silvestri con il master inarch... Enrico G. Botta secondo me non ha fatto niente di male nello scrivere ad alcune redazioni di riviste digitali per esprimere una sua opinione riguardo il titolo di un articolo di un quotidiano.. voi non avete mai scritto a nessun giornale per denunciare qualcosa.. per me questo un modo per interagire con i lettori e farli partecipare... non ci vedo niente di diabolico francamente... anzi pu essere visto come segno di stima e di legame verso una "testata". sul master inarch inutile prendersi in giro... la mancanza di borse di studio stata una scelta, perch se avessero voluto, non serviva scavare nei fondi Inarch per trovare i soldi necessari ma alzare di 200 euro l'iscrizione a quelli che pagano, d'altronde chi decide di spedere 4000 euro non ci ripensa a 4200. Non credete?

un saluto Gianluigi

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29/1/2003 - Paolo G.L.Ferrara risponde a Gianluigi D'Angelo

Caro Gianluigi, la nostra linea è chiara: pubblichiamo e discutiamo se abbiamo elementi per farlo. Se Botta fosse stato coerente, avrebbe dovuto richiedere la pubblicazione delle sue certezze sul caso Silvestri. A proposito: doveva essere una questione tra addetti ai lavori? Ok, ma chi ha deciso di pubblicare qualcosa sull'argomento? Eppure tutti sapevamo e tutti abbiamo lasciato cadere la cosa. Mi spiace, ma non accetto che mi si dipinga come chi fa dei distinguo su chi attaccare (arch. Palumbo) perchè senza potere e chi non attaccare (Portoghesi, Casamonti) perchè con potere.
E' da questo episodio che è scaturito il legame tra Botta e master In/arch, perchè anche lì ci sono stati episodi poco piacevoli nei confronti di antithesi.
Paolo

 

Commento 269 di Antonino Saggio del 30/01/2003


La discussione sui Corsi dell'InArch stata innestata, a quanto ne so, da un commento sulla mia Home page del 12 dicembre 2002 titolato "Nelle rete si acquista credibilit solo se si d (e non si prende)"
Oggi si trova qui
www.citicord.uniroma1.it/saggio/Avvenimenti/Giovedi/Giovedi.htm

L'idea che qualche membro dell'InArch ventili una querela , per me, incredibile e frutto certo di un'idea singola e soprattutto singolare.
In ogni caso ritengo che 'Antithesi' abbia portato avanti anche in questa occasione una linea di critica trasparente e costruttiva attraverso gli scritti dei suoi direttori e abbia dato uno spazio legittimo alle opinioni dei lettori come sua abitudine.

Sar felice di essere chiamato in qualunque occasione a dimostrare la seriet, la correttezza e l'utilit pubblica di 'Antithesi' che, appunto, ha guadagnato una solida credibilit in rete perch molto ha gi dato e nulla preso.

Tutti i commenti di Antonino Saggio

 

Commento 270 di Mara Dolce del 31/01/2003


Vorrei candidarmi ad essere querelata dall'In/Arch.
Sono sicura che ci divertiremo tutti moltissimo.


Tutti i commenti di Mara Dolce

 

Commento 272 di enricogbotta del 31/01/2003


IL POTERE LOGORA CHI LO CERCA
Mi sembra che gli sviluppi della vicenda del master di architettura digitale organizzato dallIn-Arch stiano portando la discussione verso un tema che sta diventando a mio avviso sempre pi importante: cio la costruzione (o sarebbe meglio dire i tentativi di costruzione) di nuove nicchie di potere.
I centri storici del potere (e con questo intendo la capacit di influire sul successo o meno di individui o indirizzi culturali) sono sempre state le universit. Operando una semplificazione, si pu dire che per che con lavvento di internet la centralit del potere accademico si sia incrinata.
Dal momento che uno dei principali strumenti per il mantenimento del potere universitario sempre stato laccesso alla stampa ed alle case editrici, evidente che il nascere di internet ha reso molto pi facile per chi fosse escluso da tale meccanismo di costruirsi canali alternativi.
E stata questa la storia di architettura.it, ma anche di casaemmerda rivista che lanciai nel 96 e rimase on-line per brevissimo tempo, e di tutte quelle che sono venute dopo. Il problema allinizio (parlo degli anni 95-96) era il contenuto, cio fondamentalmente come fare per differenziarsi dalle riviste tradizionali (casaemmerda fa chiaramente il verso a casabella di cui voleva essere una rilettura parodistica). Latteggiamento allepoca era principalmente polemico (es. La Cucina di Harpo, rubrica su archit). Mancava per un contenuto in grado di dare maggior indipendenza ed eliminare il ruolo di referente giocato dalle riviste su carta.
Ecco che arriva larchitettura digitale, il contenuto che mancava. Giustamente incommensurabile con gli schemi critici adottati normalmente, metteva al riparo da qualsiasi possibilit di confronto. A quel punto si aveva un mezzo non controllato dal potere accademico, cio internet, ed un contenuto incommensurabile, cio sicuro, cio larchitettura digitale (qualsiasi cosa si intenda con questo termine). Mancava solo una cosa il pubblico, il consenso.
Pubblico che comincia ad arrivare alla fine degli anni novanta a fronte del successo internazionale di architetti digitali come Greg Lynn, Asymptote, Van Berkel, Oosterhuis, Nox, MVDRV, etc., e la rilevanza di scuole come Architetcural Association e Columbia University che hanno spinto fortemente (e ciss perch) il digitale.
Questo nuovo sistema di potere, ancora in fasce sia chiaro, si ormai configurato agli occhi dei pi come qualcosa di decisamente diverso dalla cosiddetta accademia. Forse a causa della sua freschezza si portati ad accreditargli simpatia e a pensare che infondo sia il bene, libero e democratico, contro il male, esclusivo e autoritario, dei professori universitari.
In realt non si tratta di cose diverse, e il caso del master dellInArch (ma vorrei ricordare che questo non il primo caso di iniziative discutibili di cui lInArch si rende protagonista, di qualche anno fa infatti lidea di pubblicare progetti su internet previo, ovviamente, pagamento. Iniziativa chiamata progetti in rete, su cui si svilupp una bella discussione sul gruppo di discussione it.arti.architettura, reperibile su google groups), questa vicenda dicevo, giustapposta allo scambio di corrispondenza tra me e Roberto Silvestri riguardo ad una certa sua condotta scorretta, rivela come in realt entrambi gli atteggiamenti, cos apparentemente diversi, abbiano finalit identiche: costituire un sistema di potere tale da poter determinare il successo di un individuo o di un indirizzo culturale al fine di sfruttarne possibili vantaggi economici. Tutto qui.
Nel caso di Silvestri il potere in gioco il pi classico dei poteri accademici italiani e cio Paolo Portoghesi, e della sua estensione fisica Marco Casamonti.
Portoghesi e Casamonti hanno una (se non ho perso il conto) rivista ciascuno, sono professori alluniversit. Questo gli ha permesso di sviluppare una rete di amici che fanno i turni in giurie di concorso, organizzano mostre o master a pagamento in cui invitano altri amici e a cui la gente si iscrive abbindolata dalla fama dei nomi presenti (fama in realt auto-attribuita da critiche favorevoli che gli amici si scambiano a vicenda, o premi che gli amici si attribuiscono in occasioni di biennali o quantaltro, esemplare linclusione di Paolo Zermani da parte di Paolo Portoghesi nel suo libro intitolato emblematicamente I Grandi Architetti del Novecento).
In alcune occasioni questo scambio di favori potrebbe uscire dalla legalit, ma evidentemente un rischio che vale la pena correre. Conseguenza di questo rilassamento dei costumi, chiaramente mutuato dai ben pi sofisticati meccanismi della politica o della massoneria, la totale inosservanza di livelli anche solo minimi di decoro e di correttezza.
Correttezza che se non fosse mancata avrebbe sicuramente fatto si che larchitetto Roberto Silvestri, vincitore con Marco Casamonti di uno dei dieci premi assegnati dalla giuria presieduta da Paolo Portoghesi al concorso per il rione Rinascimento, avrebbe immediatamente chiamato la redazione del Secolo XIX e avrebbe chiesto la correzione del titolo di un articolo si riferiva al risultato del concorso in questi termini: Un architetto genovese trentasettenne firma il progetto di un quartiere a Roma. Titolo palesemente falso.
Veniamo allInArch. Beh in questo caso i protagonisti sono i fautori del sistema opposto a quello appena descritto. Marco Brizzi il direttore di architettura.it e animatore del dibattito sul digitale (anche se non ha mai cambiato il sottotitolo della sua testata da rivista digitale di architettura a rivista di architettura digitale). Maria Luisa Palumbo un giovane critico (i giovani, gli studenti di architettura, sono ovviamente quelli che costituisco lo zoccolo duro del consenso sul digitale e quindi meritano un occhio di riguardo) che si concentra sui temi della rivoluzione informatica in architettura, un tema ovviamente estraneo allaccademia. LInArch per statuto una organizzazione estranea allaccademia, quindi ben si sposa con Brizzi e architettura.it e la dott.ssa Palumbo.
Bene, gli strumenti ci sono, i contenuti ci sono, il pubblico ce come possibile far fruttare tutto questo? Ecco il lampo di genio: un bel master a 4000 euro, qualcuno che ci casca ci sar, c gente che si fa fregare da Portoghesi vuoi che non ci sia qualcuno che si fa fregare dallInArch?
Perch dico farsi fregare? Beh perch il master dellInArch non ha contenuti che abbiano una qualsivoglia rilevanza mi spiego.
Io invento una nuova disciplina larchitettura bottosa, siccome lho inventata io sono anche il massimo esperto vivente di architettura bottosa, non vado a nessun congresso internazionale, non faccio alcuna pubblicazione con dei referee su riviste internazionali, non ho neanche un dottorato, ne tantomento unabilitazione professionale, ma faccio un bel master in architettura bottosa.
Normalmente questo risulterebbe in una totale perdita di tempo da parte mia perch nessuno si iscriverebbe mai, a meno che non ci sia una combriccola di amici che fanno un giornalino che cominciano a dire che larchitettura bottosa eccezionale, poi siccome sono stato abbastanza furbo da essere assolutamente vago su cosa bottoso voglia dire, posso anche dire che alla Columbia infondo sono un po bottosi e anche in Olanda. Ed ecco che qualche deficiente che mi da 4000 euro per beccarsi un titolo in architettura bottosa lo trovo.
Guarda caso le persone cambiano (a volte no, come vedremo poco pi avanti) ma i metodi sono gli stessi. I master esosi in cui si invitano gli amici sono uguali sia nel sistema accademico sia in quello digitale (Masp, Master di Progettazione dello Spazio Pubblico e master In Arch). Lidea di costruire un potere editoriale controllato da amici uguale, in un caso sono riviste di carta nellaltro di bit, ma le tecniche sono le stesse: costruire un sistema incommensurabile di riferimenti culturali (Le Corbusier, Mies, Tafuri da una parte Wright, Bucky Fuller, Sharoun, Zevi dallalltra)e spingere chi pi ci fa comodo (Casamonti, Zermani, etc da una parte, dallaltra Ian+, ma0, cliostraat, nicole fvr, chi e quantaltro faccia comodo alloccasione).
Ci sono degli anelli di giunzione? Luigi Prestinenza Puglisi presente sia nel master sullarchitettura digitale organizzato dallInArch sia nel Masp organizzato da Casamonti (dove ovviamente stato invitato anche Portoghesi). Come mai?
Evidentemente Puglisi un prodotto che vende. Un prodotto che lui stato abile a costruire con una scelta occulta del target (studenti universitari scontenti dellinsegnamento classico ma anche ignari architetti dotati di email che ricevono il suo spam ricorrente, ma evidentemente sa tutto sul digitale ed internet tranne un minimo di netiquette) e di temi. Il fatto che Puglisi si trovi in due contesti cos apparentemente diversi la dice lunga su quanto invece ci sia in comune.
Cosa comune ad entrambi i contesti? beh, il desiderio irrefrenabile di un po di fama, un po di potere e un po di soldi. Al che non capisco perch non si diano alla TV invece che sprecare il loro tempo in faccende che non li riguardano.
Anche se, ora che ci penso ritiro tutto quello che ho detto.
(Sai mai che se dico che invece sono bravi mi invitino anche a me* a un paio di migliaia di euro me li porto a casa pure io?)

saluti,
enricogbotta.com

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