Ventate Accademiche
di Giovanni Bartolozzi
- 21/12/2002
Luned 16 Dicembre si tenuta presso la Facolt
di Firenze la presentazione di una nuova rivista di architettura. Sono intervenuti
alla presentazione, oltre al direttore Massimo Fagioli, tre famosi architetti,
i cui progetti sono pubblicati nel primo numero della rivista: Bruno Minardi,
Adolfo Natalini, Leon Krier. Quest'ultimo conosciuto, soprattutto a Firenze,
come famoso urbanista.
Apre l'incontro il direttore della nuova rivista il quale spiega, in breve,
per lasciare pi spazio ai relatori sopra citati, che a seguito dell'impoverimento
dei contenuti teorici delle attuali riviste di architettura, egli si pone come
obiettivo principale quello di rafforzarli, impostando la rivista secondo tematiche
specifiche: "Ain", questo il nome della rivista, che in greco
significa tempo, costituisce la tematica del primo numero della rivista.
Il concetto di tempo in s, vuol dire tutto e il contrario di tutto,
potrebbe avere dei risvolti interessanti e attuali, soprattutto se rapportato
a contesti spaziali, e all'eredit di Einstein che ha aperto strade ancora
inesplorate; ma non tardano da parte del direttore le dovute rettifiche al concetto
(tratto dall'editoriale della rivista): "Mentre l'ain - tempo
dell'essere - pu essere immaginato come un punto del tempo, cos
chronos - tempo del divenire - pu essere considerato come una linea,
[] e quindi una retta.[] Tale distinzione, obliata dalla cultura
occidentale che riunisce in un unico concetto la temporalit, costituisce
in realt il paradigma interpretativo cruciale per leggere la condizione
dell'architettura nella tarda modernit, riportando in modo netto la
distinzione tra un tempo aionico, delle permanenze e delle identit,
proprio delle discipline - quali l'architettura - che si occupano dell'ambiente
antropico, e un tempo cronico, delle mutazioni e delle fluttuazioni, proprio
dell'arte e delle discipline che si occupano dell'espressivit umana.
In questo senso il passaggio da un tempo cosmico ad un tempo storico pu
essere considerato il tema fondamentale dal punto di vista del processo di secolarizzazione
dell'architettura che permette di ancorare il linguaggio architettonico alle
dimensioni della continuit e dell'identit dei luoghi."
In sostanza scomodando Platone, la rivista si pone come obiettivo "la
secolarizzazione dell'architettura", in altre parole riconquistare la componente
"eterna" dell'architettura, o se si vuole monumentale, "piuttosto
che rincorrere l'architettura effimera, leggera, trasparente" (come dir
il prof. Natalini) e quindi tutte le conquiste che dal Cristal Palace sono state
fatte, con fatica, fino ai nostri giorni. Rispolverare acriticamente la suddivisione
platonica del tempo, equivale, in architettura, a riproporre la triade vitruviana,
e costituisce, indubbiamente, la conferma di quanto sia tenuta in scarsa considerazione
la teoria della relativit di Einstein che ha avuto, nell'ultimo secolo,
ripercussioni fondamentali nel mondo dell'architettura e dell'arte.
Si ricorre ad astrusi e sofisticati riferimenti filosofici per andare a sbattere
la testa sempre nel solito muro bucato: l'accademia; e per creare uno iato assolutamente
anacronistico tra architettura e arte.
In conclusione il giovane direttore aggiunge: "Questa rivista
stata subito accolta come rivista di tendenza", di tendenza accademica
naturalmente, si potrebbe, infatti, sintetizzare che l'obiettivo non
tanto quello di puntare maggiori energie sull'aspetto teorico, bens
quello di formulare nuove teorie accademiche, in conseguenza al ristretto spazio
fortunatamente attribuitovi nelle riviste di architettura pi note.
Naturalmente siamo in democrazia, quindi ben venga il confronto anche se a priori
i contenuti sembrano discutibilissimi.
Aggiungo una curiosit: la rivista costa solamente 18 Euro!
La parola adesso ai relatori, tra cui assente B.Minardi per impegni
di lavoro, e non rispettando l'ordine reale degli interventi, parliamo subito
delle considerazioni avanzate da Leon Krier, per concludere liberamente con
Adolfo Natalini e quindi per ritornare a quell'ambito fiorentino di cui m'interessa
tanto parlare, nel tentativo di scardinare queste residue ventate accademiche.
Krier parte in terza: "postmoderno vuol dire futuro e il movimento moderno
non esiste", questa la conclusione dei primi cinque minuti di conversazione,
nei quali si tenta di dimostrare che avendo fallito il movimento moderno, l'unica
alternativa dell'architetto quella di aspirare al mondo classico. Tale
verdetto, privo di motivazioni storico-critiche ed emesso con una superficialit
che non ammette riscontro, dimostra che si intende parlare solamente di ci
che fa comodo, astraendosi dalla realt, dalla storia, dalla vita quotidiana,
dalle conquiste sudate, scadendo dunque nella retorica pi bieca.
Ci spiegherebbe Leon Krier e soprattutto ci dimostrerebbe per quali motivi il
movimento ha fallito? E come fa ad essere convito di una simile affermazione?
Il fallimento dell'architettura moderna riguarda soltanto tutti coloro che hanno
sistemato scatoloni insensibili alle caratteristiche del luogo, alle relazioni
sociali, ai diversi patrimoni culturali
Dopo aver gettato fango sul movimento moderno, Krier continua infamando il decostruttivismo
mediante un confronto esecrabile e in pratica paragonando le rovine del World
Trade Center, proposte dai quotidiani e dai Massmedia nei giorni successivi
alla catastrofe dell'11 Settembre, alle architetture decostruttiviste. Tale
confronto, del tutto fuori luogo, nausea a tal punto da non richiedere approfondimenti
e conclusioni in merito. Irremovibile continua anche ribattendo la frase di
Theodor Adorno: " Dopo Auschwitz non c'e pi posto per la poesia",
davanti alla quale ognuno di noi, non pu fare altro che riflettere,
registrando un gran regresso per l'umanit intera.
Ecco,
secondo Krier: "Auschwitz passato, bisogna cambiare pagina
e l'unica poesia ancora possibile quella classica".
Dovremmo forse stupirci ascoltando tali diffamazioni? Che motivo c'era di tirare
in causa con tanta superficialit, vicende recenti e passate che hanno
portato milioni e milioni di innocenti vittime?
Ma non stupiamoci, soltanto un aspetto conosciuto, insito nel personaggio,
basti ricordare che nel novembre del '97, in una conferenza a Grenoble accus
Terragni di antisemitismo.
Abbandonandosi al piano illusionistico della pura astrazione dal reale, Krier
non riesce a registrare e acquisire eventi di straordinario progresso o di pauroso
regresso, vivendo inscatolato in un tab e rimanendo insensibile a tutto
e a tutti. Questo, in definitiva, l'atteggiamento dei reazionari, degli accademici,
di tutti coloro che sono convinti di essere nel giusto. "L'astrazione,
- dice Adorno - strumento dell'illuminismo, opera con i suoi soggetti come
il destino di cui elimina il concetto: per liquidarliLa pura immanenza
positivistica, suo ultimo prodotto, non che un tab per cos
dire universale: non ha da esserci pi nulla fuori, perch la
mera idea di un fuori fonte d'angoscia"
Una dimostrazione pratica, riportata nel primo numero della nuova rivista e
purtroppo realizzata in Italia, ad Alessandria, citt passata alla storia
dell'architettura grazie al dispensario antitubercolare e alle abitazioni di
Gardella, visibile nelle fotografie sottostanti.
Krier conclude ricordando di aver spedito questo progetto a molte riviste ma
nessuna lo ha pubblicato. Poco male. La nuova rivista "Ain"
si mostrata disponibilissima a additarlo come esempio di architettura
"secolare".
La parola adesso al prof. Natalini che con il consueto tono da cattedratico
parte in quarta: "In primo luogo dovrei spiegare perch non siamo
moderni, o si architetti o si moderni". Continua:
"Oggi s'insegue l'inedito e il sorprendente, ma il sorprendente non
moderno [] In Italia abbiamo le pi grandi scuole di architettura
ma l'architettura non esiste." Insiste: "Il mondo dell'architettura
sembra pervaso da un'ansia di rinnovamento, si inneggiano le sperimentazioni
ma sono sempre pi gli insuccessi rispetto ai successi [] Io non
credo che siamo cos ricchi da poterci permettere tutta questa sperimentazione
intellettuale e costruttiva"
Ma
finalmente ritorna Vitruvio, infatti, secondo Natalini, gli edifici oggi si
distinguerebbero in tre categorie: "Oggi esistono tre tipologie di edifici:
quelli utili, quelli solidi e quelli belli. Mai troviamo questi tre aspetti
insieme in un'opera", con tono sentenzioso continua: "Sono
gli architetti responsabili di tutta questa crisi, perch gli architetti
si sono dati alla ricerca del caos, del disordine [] gli architetti di
oggi si sentono degli artisti e producono delle" istallazioni" che
tuttalpi sono dei manifesti o dei tentativi". E conclude: "Nella
corsa alla novit, l'architettura in quest'ultimo secolo ha subito un'accelerazione,
e penso stia a noi cercare di frenarla".
Se Natalini si riferisse agli ultimi dieci o vent'anni, la conclusione sarebbe
in ogni modo grave ma se parla di "quest'ultimo secolo", oltre ad
essere grave, sintomatica di un atteggiamento che prescinde dall'architettura
e riguarda, pi in generale, un modo profondamente diverso di concepire
la vita dell'uomo. Ancora una volta dunque si potrebbe far riferimento all'astrazione
di cui parla Adorno, che totale astrazione dal reale.
Non si comprende, infatti, che da Vitruvio ai nostri giorni, il mondo intero
profondamente cambiato, l'uomo ha la necessit di aspirare al
futuro, non per andare alla ricerca della novit, ma per un'esigenza
interiore di libert. Questi discorsi potranno sembrare acquisizioni
ovvie e scontate, ma costituiscono un punto di partenza anche per l'architettura,
affinch questa riesca ad incarnare l'anima della nostra societ.
Penso che oggi l'architetto debba essere molto flessibile, in altre parole,
il percorso di crescita di un architetto dovrebbe tendere ad un processo di
sensibilizzazione verso il reale, piuttosto che all'astrazione dal reale. Bisogna
comprendere che, vivendo in un mondo estremamente complesso, per certi versi
inumano, anche l'architettura deve veicolare messaggi complessi. Non
eticamente corretto pensare all'architettura, (ma non solo a questa) come un
fatto a se stante rispetto alla vita sociale dell'uomo, non si pu pi
parlare di solidit e utilit (che peraltro al tempo di Vitruvio
erano delle conquiste) e tanto meno di bellezza.
Oggi non possono esistere edifici belli in assoluto e, la bellezza non pu
essere, come sostiene Natalini, un indice per classificare un edificio, poich
diversit e democrazia, comportano un continuo rinnovamento che preclude
alla bellezza una struttura fissabile a priori. Naturalmente, quanto detto non
implica in nessun modo atteggiamenti di ostilit nei confronti della
tradizione ereditata, a condizione che questa non venga acquisita mediante una
lettura superficiale e priva di cognizione storica.
Qui occorre aprire una parentesi, magari portando un esempio che a Firenze
ricorrente e in nome del quale tutta l'attivit edilizia sembra paralizzata
e burocratizzata, dipendendone mediante vincoli di ogni genere: la tanto citata
cupola del Brunelleschi. Uno dei pi frequenti equivoci nella rilettura
del passato, consiste nell'interpretarne le testimonianze, spesso limitandosi
al solo piano formale, senza tener conto del contesto sociale, culturale, linguistico
in cui queste sono state realizzate. Una simile incomprensione impedisce una
lettura moderna di questi capolavori. In sintesi, urge, soprattutto a Firenze,
comprendere che la cupola del Brunelleschi, nel 1436 costitu uno straordinario
esempio di leggerezza e di innovazione tecnologica, in quanto, al contrario
di tutte le precedenti cupole, venne realizzata senza centine, cio una
struttura autoportante. Tali innovazioni appaiono oggi caratteristiche scontate,
ma non lo erano al tempo di Brunelleschi, n' prova il fatto che durante
la realizzazione della cupola le critiche dei reazionari quattrocenteschi non
mancarono, tuttaltro.
A Firenze, in realt in tutta Italia, occorre fare questo sforzo di rilettura
delle opere del passato, bisogna cio riconquistare dai capolavori a
noi pervenuti questa ricchezza superficialmente nascosta. Con questo, voglio
significare che se Natalini avesse vissuto nei primi anni del 1400, probabilmente
avrebbe criticato, allo stesso modo, la leggerezza e le innovazioni tecniche,
naturalmente a livello artigianale, apportate dalla cupola.
Ritorniamo al nostro incontro. Natalini, intervenendo al piccolo dibattito finale
con il pubblico si chiede: "Ma perch l'architettura deve essere
trasparente e leggera? la leggerezza e la trasparenza hanno rilevato la loro
criminalit"
Naturalmente, non sono mancati da parte di Natalini riferimenti ingiusti e falsi
nei confronti degli unici architetti che hanno notevolmente contribuito a portare
l'architettura toscana degli ultimi cinquant'anni, a livelli internazionali:
Michelucci, Ricci e Savioli.
Proprio cos, si afferma, infatti, sempre col solito tono sentenzioso,
che Savioli e Ricci, anche se umanamente profondi, erano due pazzi o meglio,
aggiunge, due "tragicomici".
In quanto agli attuali studenti di architettura conclude: "Siete gli
ultimi frutti di una generazione mandata allo sbando dai criminali"
In conclusione, poco c'importa delle affermazioni fatte da Leon Krier, sinceramente
dopo Novoli e conoscendo il suo debole per Albert Speer, ci aspettavamo di peggio.
Quanto al professor Natalini non ho alcuna pretesa di intaccare le sue posizioni,
perch, dopo aver constatato che esiste, alla base, una diversa visione
della vita e del mondo, ogni tentativo si dimostrerebbe inutile.
Ma su un aspetto m'interessa insistere. Se Natalini contro il progresso,
contro la leggerezza, contro la trasparenza, contro le riviste, contro ogni
possibilit di offrire all'uomo d'oggi condizioni di vita migliore, compatibili
al progresso scientifico e tecnico che lo coinvolgono, a noi poco importa,
del resto la storia dell'architettura gremita di un alternarsi d'atteggiamenti
progressisti e retrogradi che, in qualche modo, si stimolano vicendevolmente.
Ma se getta nel fango il lavoro dei tre pi grandi architetti toscani,
davanti agli studenti, (che fortunatamente erano pochi), usando una fraseologia
ridicola, siamo chiamati ad intervenire e a batterci.
(Giovanni Bartolozzi
- 21/12/2002)
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Commento 251 di Arch. Pier Luigi Bardi (studio contronauti dell'architettura) del 03/01/2003
Ah! finalmente qualcuno che parla degli zombie di firenze! che bello! non vedevamo l'ora. accogliamo e condividiamo pressoch tutto dell'articolo di giovanni bartolozzi! anzi, rilanciamo: noi, che di firenze siamo, altro non possiamo fare che raccontarvi alcuni aneddoti tutti fiorentini su alcuni zombie, che ancora si aggirano per le strade e per le aule delle facolt fiorentine e italiane. tra questi certo spicca il nostro Adolfo che il nome ha molto simile ad Arnolfo, ovvero, la rivista dei cattolici popolari studenti di architettura. Il problema Adolfo alquanto spinoso, ma a questo se ne aggiungono altri non da meno: ci riferiamo a tutta la cricca degli storicisti retrogradi e ultraconservatori che vede in facolt, primo tra tutti il giovane Paolo Zermani degno allievo di cotanto maestro (Paolo Portoghesi), passiamo poi una dolce "fanciulla" dal piglio alquanto autoritario e cattivello, ovvero la Professoressa Maria Grazia Eccheli, ignaro alter ego di Giorgio Grassi. Ci sono poi oscuri mentitori che si spacciano per altro da ci che sono e all'occorrenza, come la recente politica insegna, passano in men che non si dica, (come un Berlusconi transformer) dall'architetto digitale, all'architetto monumentale, all'architetto ultra storicista per tornare poi al personaggio pi amato: l'architetto presentatore televisivo (di pentole). E chi sono questi loschi figuri? E dove stanno? Ebbenes! Proprio qui a Firenze ne abbiamo alcuni esemplari di razza! E se ne stanno, beli belli a occupare importantissime cariche istituzionali e cul-turali. A peggiorare la situazione c' che tutto il potere universitario e politico a Firenze ce l'hanno proprio loro, per cui compiono fatti e misfatti indisturbati, come, ad esempio far vincere a iosa posti di ricercatore e di associato a tutti i loro adepti. Insomma un'invasione! e qei poveri tre gatti rimasti li a tentare una didattica e un'architettura sperimentale, eversiva e innovativa devono soccombere al ritorno degli zombie!
Al capo zombi per una cosa giusta gli scappata:
"Ma perch l'architettura deve essere trasparente e leggera? la leggerezza e la trasparenza hanno rilevato (forse rivelato?) la loro criminalit"
bene bene! la trasparenza rivela la propria criminalit vero, noi contronauti preferiamo sapere con chi abbiamo a che fare.
nelle indagini e riproposizioni degli storici c'e la perversione e l'occultamento di chi non riuscendo a proporre il nuovo si nasconde dietro una monumentale e solida architettura.
protetti e nascosti dai loro templi lapidei, non rivelano niente ne a noi ne a nessuno; non rivelano i loro inganni, i loro giochi di potere, i loro meschini sotterfugi perpetrati negli anni del vedettismo post moderno.
ai danni di una generazione di architetti che poco ha usufruito del diritto allo studio negli orridi anni '80 (quelli che oggi hanno 37/ 45 anni) e che, totalmente ignoranti si sono ritrovati a costruire pessimi edifici, gestire pessime riviste ed essere pessimi professori, insomma pessime persone.
Tra questi oltre al gi citato Paolo potremmo aggiungere il suo degno successore: il molto chiacchierato Casamonti. Ma si che lo conoscete, proprio lui, l'architetto un po' rampante e un po' subrette, un po' di destra e un po' di sinistra, pensatore (?) ma arrivista, bacchettone e moralista, digitale e storicista, cattivello e un po' buonista, che tutto ha fatto con la sua rivista. Sua...
Ma gli zombie ogni tanto si ritrovano: casamonti e natalini, terpolilli e pellegrini, eccoli qua al gran gal dell'Aid! ma noo! ancora!!! rieccoli qua, nella stessa formazione, a tentar la singolar tenzone:ecco che tra gli altri zombie anche il Gruppo Toscano rinasce mezzo tramortito, che se potessero sentire Michelucci e Gamberini si risotterrerebbero un'altra volta"!
grazie, i contronauti
Tutti i commenti di Arch. Pier Luigi Bardi (studio contronauti dell'architettura)
Commento 258 di enricogbotta del 01/12/2003
Giovanni Bartolozzi scrive:
"Ci spiegherebbe Leon Krier e soprattutto ci dimostrerebbe per quali motivi il movimento ha fallito? E come fa ad essere convito di una simile affermazione?"
Leon Krier ha scritto un bel libro intitolato "Architettura. Scelta o Fatalita" (Laterza, 1995), che credo ricalchi volutamente il famoso libro di Jacques Monod "Il Caso e la Necessita". Krier spiega molto chiaramente le modalita' del fallimento del movimento moderno con argomenti a mio avviso molto convincenti. Alcuni dei quali riguardano lo *spazio* e non la forma, o Forma. Particolarmente illuminanti i numerosi schemi illustrativi che fanno il verso agli schemi di Le Corbusier in "Verso un'architettura" e del suo l'ibro sull'urbanistica.
Un libro che consiglio, a lei come a chiunque, di leggere. Tra l'altro si legge molto agevolmente. Anche perche non si puo' pretendere che vada in giro a ripetere i contenuti di una ricerca ad ogni conferenza o ad ogni inaugurazione di rivista a cui e' invitato. Tantovale informarsi preventivamente sui dettagli delle posizioni di uno studioso.
Il suo intervento suscitera' sicuramente l'apprezzamento di chi gia' la pensa come lei, per partito preso. Si sente il nome di Krier e si sa che si deve essere contrari, a priori.
Pero' non e' stato in grado di convincere chi come me pensa che nelle affermazioni di Krier infondo ci sia molto buonsenso. Magari smentito nella pratica, ma sul piano delle intenzioni io non vedo nulla di deprecabile.
Krier sostiene che una citta' che si espanda oltre un certo livello (che lui individua nella distanza percorribile a piedi in 10 minuti cioe' circa 500m), debba duplicare il suo sistema fatto di "res publica" e "res economica" a fromare la "civitas". Quindi una citta' che quando si espande diventa policentrica, un insieme di comunita' e non divisa in zone funzionali.
"Una citta' non e' come una grande casa. Una casa non e' come una piccola citta'. Un grande complesso non puo' essere un edificio solo. Una citta' non e' fatta di corridoi e di sale, Una citta' e' fatta di strade e piazze, di isolati e di monumenti." (Krier, L.)
Visto che qualcuno cerca di definire l'architettura digitale, qualcun altro potrebbe finalmente chiarire cosa si intende per accademia? perche comincio a pensare che questi siano solo termini alternativi per "noi" e "loro"...
Tutti i commenti di enricogbotta
1/12/2003 - Sandro Lazier risponde a enricogbotta
Caro Enricogbotta
mi chiedo come sia possibile, malgrado l'assidua partecipazione come commentatore degli articoli di antithesi, che Lei si chieda ancora di spiegare cosa è l'accademia.
Se Leon Krier la convince più di chi la pensa nel modo opposto non c'è nessun problema; sta a lei scegliere a chi dedicare il suo tempo.
Ma sappia che gli attacchi personali o i commenti generici senza contenuti non saranno più presi in considerazione.
Commento 266 di Saverio Scicolone del 28/01/2003
Ho letto con interesse l'articolo di G. Bartolozzi sulla presentazione di una nuova rivista di Architettura. Concordo completamente con le opinioni e le critiche esposte da Bartolozzi e dico di pi. Mi chiedo a cosa serve una rivista che invece di fare chiarezza sul futuro dell'architettura insericce invece ulteriore confusione, sentite le premesse dei relatori. Essendomi laureato a Firenze nel lontano 1977 mi chiedo ancora se in questa Facolt la lezione di Michelucci e dei suoi allievi (Ricci, Savioli, Gamberini, ecc..) sia ancora presente o anche questa Facolt si sia fatta ,anch'essa ,infatuare da falsi profeti come Portoghesi, A. Rossi, Krier e i vari Natalini che, non contenti di aver fermato il percorso italiano dell'Architettura negli anni '80, pensano ancora di poter contagiare i giovani studenti delle nostre facolt. Forse riusciranno a farlo con qualcuno (che invece di studiare Architettura, avrebbe fatto bene ad iscriversi ad altre facolt) ma difficilmente riusciranno a coinvolgere i migliori di essi. Un antidoto per i pi volenterosi, leggete e rileggete Zevi, solo cos potrete innamorarvi veramente dell'Architettura. Grazie per l'ospitalit e scusate la franchezza.
Arch. Saverio Scicolone. Gela
Tutti i commenti di Saverio Scicolone
Commento 353 di Letizia Masi del 06/11/2003
Sono iscritta alla Facolt di Architettura dal lontano 1982/83; ho 40 anni e non mi sono ancora laureata; forse sono una vittima di quegli orrendi anni'80, fatti di aule strapiene di gente e di fumo, di lezioni spaventosamente inutili, di code per revisioni che non portavano a nulla e di postulati che dovevano essere presi come tali e basta. Uno di questi era il fallimento del Movimento Moderno e di tutti i mostri che aveva creato, quindi fior di discorsi su Sorgane o le Piagge che dovevano in qualche modo servire da lavaggio del cervello per noi giovani futuri architetti, per non doversi ritrovare a scivolare di nuovo su quella stessa buccia di banana.
Per molti anni mi sono completamente staccata dagli studi, dopo che per molti altri ne avevo sentite e subite di tutti i colori e di tutti gli stili, compreso il Post Moderno o il Modernismo. Ho lavorato per un po' e poi mi sono decisa a continuare gli studi, ma mi sono accorta che la situazione in Facolt peggiorata. Sono capitata per caso sul vostro sito perch stavo cercando del materiale per un esame che ha per oggetto i disegni e i progetti di Leon Krier; ho scelto io questo autore, ma mi sono resa conto che la mia non stata una scelta cosciente: ero davanti al professore e dovevo in qualche secondo decidere il tema del mio esame, ed ecco che, quasi in trance, mi esce un sommesso "Leon Krier". Questa la dimostrazione che il lavaggio del cervello ha funzionato veramente su di me, e ora sono qui a disegnare tempietti per questo ennesimo voto sul libretto.
Ecco, appunto, solo per un voto sul libretto mi presto ad occuparmi di cose o persone che andavano di moda negli anni '80, perch di questo mi pare che si tratti, dato che non si trova neanche tanto materiale al riguardo.
Tutti i commenti di Letizia Masi
Commento 1782 di Vittorio Mazzucconi del 01/02/2007
Caro Bartolozzi, mi piacerebbe collaborare a Antithesi, e lo farei volentieri , agganciandomi al contenuto "fiorentino" del tuo articolo, con un invito a porgere un p di attenzione al mio progetto per il centro di Firenze, che magari conoscerai.:
LA CITTA' NASCENTE che troverai nel mio sito www.vittoriomazzucconi.it
Quale migliore occasione per porre il problema del rapporto fra tradizione e modernit, in una citt cos illustre ma anche cos ingessata come Firenze?
Spero di sentirti, con i miei cordiali saluti
Vittorio Mazzucconi
Tutti i commenti di Vittorio Mazzucconi
Commento 1786 di Giovanni Bartolozzi del 02/02/2007
caro Mazzucconi,
Anzitutto la ringrazio per il commento a quel vecchio e ingenuo articolo sulla funebre rivista "Aion". Conosco bene il suo progetto per il centro di Firenze, come non ricordare la presesntazione al suo volume " L'idea della Citt" di Giovanni Klaus Koenig (un poeta per Firenze), e gli interventi di Agnoldomenico Pica e Bruno Zevi.
Firenze una delusione continua, da decenni paralizzata, lettaralmente strangolata da affaristi strozzini, da un centro sinistra della peggiore specie. Occorre ribellarsi a questo meccanismo perverso, gli architetti si parlano addosso, i critici sono sempre pi neutrali.
Che facciamo?
La contatter prestissimo e la ringrazio affettuosamente.
giovanni
http://www.nitrosaggio.net/bartolozzi/index.htm
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