Torna alla PrimaPagina

Altri articoli recenti
articoli

Commenti
C' 1 commento relativo a questo articolo

Commento 209 di Carlo Sarno del 10/04/2002


Paolo Balmas affronta il problema linguistico dal punto di vista diacronico, evidenziando i limiti di un possibile azzeramento. Sembra quasi riprendere Kubler ed i suoi concetti formativi di opere nel tempo.
Bruno Zevi replica: " ... Anzitutto, un genio determina mutazioni talmente radicali e vaste da rendere quasi irriconoscibili le fonti che ha contestato. Ci vero non solo per Borromini e per Wright, ma anche per Michelangiolo: nei palazzi capitolini si evidenzia il mutamento, a Porta Pia esso ha prodotto un'alternativa. Ma preme sottolineare che, in architettura, la lotta dei rinnovatori non diretta tanto contro il codice vigente, quanto contro la sua ideologia classicista. Rispetto alla quale non esiste possibilit di mutazioni perch, come si detto, non si evolve..." , e ancora, " ... come stabilire che il linguaggio di un certo periodo sia basato su un codice del tutto estraneo a quello di un altro? E chi ha deciso che occorre stabilirlo e, peggio, che debba essere "del tutto estraneo"? Il codice anticlassico scorre in tutti i periodi della storia architettonica, da Mnesicle appunto (e prima) a Wright ( e dopo, a Johansen). Il classicismo -quante volte al giorno devo ripeterlo?- non riguarda invece nessun periodo storico, ma l'impalcatura dispotica e repressiva di ogni codice o linguaggio...".
La possibilt di azzeramento dei codici, la possibilt di una trasformazione radicale del linguaggio essenziale per la costruzione di uno spazio libero e sociale. Molte volte la dimensione storico-diacronica ha soffocato gli slanci innovatori. Bruno Zevi non cede, Bruno Zevi non accetta prigioni e sbarre per lo spazio vivente dell'architettura l'unico che si evolve, Bruno Zevi difende il vero spazio della vita e della libert dell'uomo con tutto il suo sincero entusiasmo.
Carlo Sarno.

Tutti i commenti di Carlo Sarno

 

[Torna su]
[Torna alla PrimaPagina]