Conversazione di architettura
di Maria Elena Fauci
- 24/5/2002
Dal Direttore del giornale dell'Ordine degli architetti di Agrigento Aa
Conversare di architettura, credo sia un'aspetto del nostro essere architetti che, per la maggioranza degli operatori del settore, non ha alcuna rilevanza.
Cos il convegno tenutosi a Sciacca l'11 maggio scorso, presso l'auditorium di San Francesco, promosso da Inarch-Sicilia e Antithesi stato pressoch deserto da parte di tutti gli architetti del luogo, impegnati a fare la spesa e altre faccende riservate per il weekend. Altrettanto non si pu dire degli studenti universitari provenienti da tutta la Sicilia, che hanno partecipato all'iniziativa con la passione e l'entusiasmo che li contraddistingue da sempre, per lo meno agli inizi degli studi.
Non c' da meravigliarsi, e lo dico da saccense quale io sono, che il comportamento generale degli architetti di Sciacca (dove, peraltro, le occasioni per confrontarsi sono veramente risibili) invitati tutti a partecipare a qualsiasi evento di natura culturale o ludica che sia, viene, da sempre, non tenuto in buon conto. Ma allo stesso tempo, posso assicurare, ci si lamenta incessantemente, per l'esiguit del numero delle iniziative che ci possano vedere coinvolti. Questo il nostro dilemma! Lamentarsi, ma non esporsi.
Qui vige la regola per cui si incita un inconsapevole temerario a lanciare una pietra contro qualcosa o qualcuno, magari assicurandogli l'indiscusso appoggio, e poi tutti spariscono, tranne il lanciatore che si trova da solo, di fronte colui che ha urtato.
Cos stato per il convegno, che si articolato durante tutto il giorno, attraverso cospicui interventi sulle architetture moderne in Sicilia, messe in rassegna per l'occasione. Durante il pomeriggio, invece, il tema dell'Architettura negata stato anche espressione di chi negava, o tendeva a farlo, la possibilit a coloro che, a stento e non con la stessa "tempra", tentavano di trasmettere opinioni in merito, con il conseguente e spiacevole, abbandono della sala.
Conversazione negata su architetture negate.
Forse gli architetti, hanno preferito soprassedere ad una discussione accesa volta ad analizzare quello che il prodotto attuale che li rappresenta. Non fa piacere a nessuno di essere messi con le spalle al muro. O chiss, c' modo e maniera
Tale condizione sottintende dei proponimenti che nessuno vuole porre in essere e che nessuno vuole comunicare. E il disinteresse, vero o apparente verso le tematiche dell'architettura contemporanea e l'inedia perdurante, le si colgono, giorno dopo giorno, anche in quello che costruito intorno a noi. L'architettura, per fortuna o sfortuna, non solo dei nostri luoghi ci parla priva di espressione, priva di forma, priva di colore. A tutti in fondo va bene cos.
Ma a che vale parlarne ancora, se i risultati saranno solo questi? A che serve discutere di spazi, di linguaggio e modernit quando ancora si progettano volte a crociera e capitelli dalle ibride forme? Meglio allora non partecipare e andare avanti ognuno per la propria strada, lavorando e producendo secondo quelle che sono le proprie inclinazioni stilistiche e, chi se ne frega del resto, l'importante riscuotere. A meno che un giorno, non dovessimo riscuotere gli effetti dei danni propagatisi negli ultimi cinquant'anni, alla qualit della nostra vita e alla qualit di quelli che, oggi, sono diventati gli spazi del nostro lavoro.
Ecco che il convegno si pone come voce solitaria nel deserto.
E le argomentazioni si sono ridotte in discussioni infuocate, fatte solo tra di noi partecipanti, ancora vibranti di passione come ancora gli studenti del pubblico in sala, ma indignati sempre dei poveri risultati raggiunti, e mai sottoposti alle assuefazioni prodotte dalle lusinghe della committenza.
E allora, chiacchierare di architettura fa bene si, ma prerogativa dei convegni anche l'attuazione dei contenuti di questa conversazione.
Certo , che, se gli intenti emersi durante i lavori congressuali non si trasformeranno in realt oggettiva, in uno spazio temporale non troppo esagerato, attraverso tutti quegli impegni assunti o presunti degli eccelsi intervenuti, allora, malauguratamente, mi ritroverei a dovermi ricredere del comportamento dei colleghi latitanti: le conversazioni producono solo rumore?
Il mio auspicio che non sia cos, e che ognuno di noi, con atteggiamento propositivo e non eversivo, possiamo assumerci la responsabilit di dare forma alle nostre frasi di Architettura.
(Maria Elena Fauci
- 24/5/2002)
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Commento 132 di Carlo Sarno del 24/05/2002
Cara Maria Elena, la parola un dono di Dio ed giusto parlare di temi importanti, in questo caso dell'architettura siciliana. Io sono un architetto campano ma, attraverso l'eco del dibattito su Antithesi, ho potuto riflettere e avvicinarmi alle problematiche del territorio siciliano. Secondo me non bisogna pretendere di essere ascoltati, ognuno libero di fare ci che vuole, non giudichiamo, ma, allo stesso tempo, non bisogna rinunciare a dire le cose che la coscienza e il cuore e la propria cultura stimolano a dire.
Lo so, a volte nasce un po' di amarezza, si lavora tanto e poi alla festa mancano gli invitati ... ti auguro per che questo sia per te un momento passeggero e che riprenderai con pi forza e vigore di prima la tua missione nella architettura siciliana.
Senza la parola e il lavoro di Paolo e Sandro non avrei saputo della condizione dell'architettura siciliana.
Maria Elena non dobbiamo rinunciare al dono della parola !!!
La Sicilia ha bisogno di tutti noi !
Carlo Sarno
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Commento 133 di Giuseppe Marciante del 25/05/2002
Cara Maria Elena, sono un giovane architetto tuo concittadino a sentire le tue tristi parole mi sono deciso a risponderti, mi sono sentito chiamato in causa e non ti permetto di criminalizzare noi tecnici del luogo, tu, proprio tu, che fino a poco tempo fa eri nel consiglio dellordine degli architetti della provincia di Agrigento, sappi che lo scrivente un lettore della rivista Antithesi da tanto tempo, ho seguito il nostro Paolo Ferrara con tanto orgoglio, non sai da quanto tempo ho aspettato quellappuntamento dellauditorium di San Francesco tenutosi lo scorso 11 maggio, tu eri nelle condizioni di potere organizzare, tu potevi scrivere, tu potevi preparare mille di questi incontri, cosa hai fatto? Non hai fatto nulla per alzare il livello culturaledel tuo territorio, non ti permetto di criminalizzare la categoria, in fondo sappiamo benissimo come funziona la libera professione nella nostra citt, sappiamo chi lavora, chi fa architettura (o pseudo-architettura) e chi costretto a sopravvivere, io mi accingo ad aprire uno studio di progettazione proprio in questi giorni, la realt non mi appare molto rosea, comunque sono fiducioso, a tal proposito colgo loccasione di ringraziare Paolo per la bellissima manifestazione, il mio auspicio che diventi un appuntamento annuale, come ad esempio lincontro che si tiene ogni anno a fine luglio a Camerino, perch no magari in contrapposizione lanti-Camerino. con affetto a Maria Elena, sperando di collaborare con te su progetti per la nostra citt gratuitamente,Saluti!
26.maggio.2002 - Paolo G.L. Ferrara risponde:
La libert che antiThesi concede ai suoi lettori pu riservare anche la replica personale ai singoli autori degli articoli. Da qui la pubblicazione del commento dell'Arch. Marciante all'articolo scritto dall'Arch. Fauci. La posizione assunta dall'arch. Fauci abbastanza chiara e, per quanto ciascuno di noi possa o no essere d'accordo, bisogna riconoscere la franchezza delle sue parole nel sottolineare l'assenza della maggior parte dei progettisti saccensi. Un p fuori luogo ritengo la polemica riguardo il dibattito del pomeriggio, ove si sarebbe negato il diritto di parola. Se il moderatore ha ritenuto di non fare continuare un interlocutore tra il pubblico che aveva posto pi questioni, solo perch si voleva dare spazio a tutti, non fosse altro che il Prof. Saggio ( ce ne fossero persone democratiche come lui!) aveva espressamente chiesto agli intervenuti che si discutesse un tema per volta). La reazione della sala, con gente che andava via protestando, la vorrei tanto vedere davanti ai veri soprusi, quelli di cui ci lamentiamo senza agire.
Detto ci, comunque lecito che l'arch. Marciante dichiari il suo dissenso alle parole della Fauci. Piuttosto, credo sia il caso di smorzare i toni ed i termini ("criminalizzare" mi sembra un p esagerato) e cercare di capire come e dove l'organizzazione ha sbagliato, visto e considerato che i progettisti locali hanno disertato la manifestazione. Mi auguro solo che non si sia trattato di "questioni di simpatia o antipatia" personali: sarebbe deprimente e piuttosto ridicolo. In tutta franchezza, preferirei che si trattasse di "palese dissenso" verso i temi del convegno: a quel punto, sarebbe altrettanto palese qual' l'interesse della maggior parte dei progettisti locali e della provincia di AG. In fondo, sia l'Arch. Fauci che l'Arch. Marciante dicono la stessa cosa. Fare di Sciacca un momento annuale nei nostri obiettivi e chiunque abbia voglia di affiancarci potr farlo con nostro immenso piacere.
Pubblichiamo la replica dell'Arch. Fauci alle parole dell'Arch. Marciante. Ci sembra giusto dare voce alle parti, ma con questa pubblicazione chiudiamo la "vertenza" tra i due colleghi, almeno sulle pagine di antiThesi
Caro Giuseppe, non ti conosco, ma come giovane collega sento di ammirare la tua grinta e meno i tuoi toni accusatori.
Forse, prima di puntare il dito su qualcuno bene che si verifichino sempre i motivi delle"incriminazioni, appurandone l'esistenza o meno con riscontri oggettivi. Il mio riscontro oggettivo si chiamma "Aa", rivista quadrimenstrale dell'ordine degli architetti di Agrigento, creata da me e dai colleghi esterni al consiglio, alla quale tutti lavoriamo con dedizione, da 6 anni. Dimmi tu se questo niente! Una rivista che ha la sua dignit e la sua forza culturale, riconosciute ampiamente da colleghi di tutt'Italia e oltralpe. Ne ho parlato durante il convegno, ma forse, tu ancora non eri presente... Non sto qui a raccontare quelle che sono le valenze del risultato che io ed i miei colleghi della redazione abbiamo raggiunto, perch la rivista parla da s. Scriviamo, organizziamo, produciamo, e pubblichiamo quello che io ed i miei collaboratori, riteniamo (tutti insieme sempre) possa essere di significato nella nostra professione di architetti. Quando ero al consiglio dell'ordine, chi aveva la delega alla organizzazione congressuale (io avevo la delega di occuparmi del bollettino), ne ha realizzati ben due, entrambi nel '98.
Uno sui lavori pubblici ed un altro intitolato "Un progetto per la valle dei templi". Sai benissimo che, l'organizzazione di tali iniziative, richiede una grande risorsa finanziaria che, non sempre, l'ordine si trova disponibile. Comunque, sono sempre aperte le porte a chi, invece di fare l'eversivo, costruisca e produca, rimboccandosi le maniche con atteggiamento pi umile e pi maturo.
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