Volume puro e dinamismo: che tipo di rapporto in termini spaziali?
di Sara Gilardelli
- 7/5/2001
Se la definizione pi accurata di architettura tiene conto dello spazio interno e se quindi tutto ci che non ha spazio interno non pu dirsi architettura, proprio lo spazio, il vuoto, ad essere il vero protagonista della stessa, perch architettura non solo arte, non forma, non deriva nemmeno da una somma di forme, di dimensioni e di elementi costruttivi in grado di racchiudere uno spazio, ma si caratterizza con quel vuoto, quello spazio interno in cui luomo si muove, vive, o passa soltanto.
La differenza in termini spaziali tra volume puro e dinamismo sta proprio
nel modo di intendere lo spazio, nella gestione del fatto spaziale: istintivamente
e sensorialmente il volume puro richiama infatti staticit, razionalit
intellettiva, stereometria, ordine e rigore, mentre il dinamismo suggerisce
fluenza, interazioni, successioni di spazi organicamente pensati, estensioni
che non obbediscono ad una progettazione rigorosa, schematica, razionalmente
e matematicamente impostata su algoritmi formali.
Il concetto spaziale alla base del dinamismo scaturisce dallinterazione
costante e mutevole dello spazio con luomo, con chi lo vive o lo
attraversa, senza permettere mai la stessa visione, lo stesso punto di
riferimento; uno spazio caratterizzato da elementi instabili, figure
e testi in grado di creare suggestioni diverse da ogni angolo visuale.
Lo spazio organico ricco di movimento, di indicazioni direzionali, di
allusioni prospettiche ma il suo movimento non vuole centrare locchio
delluomo bens esprimere lazione stessa della vita, creando
unininterrotta fluenza nella successione di angoli visuali.
Le forme pure, i volumi puri, hanno invece alla base una generatrice progettuale,
un concetto spaziale, che pu essere ricondotto ad una concezione razionale
semplice e lineare di organizzazione degli spazi, che trascende il rapporto
di questi con chi li vive, li attraversa o vi entra comunque in contatto;
si tratta di spazi in grado di assumere la propria identificazione indipendentemente
dallinterazione con luomo, hanno un proprio rigore che li
caratterizza, un proprio ordine interno che spesso non lascia dubbi sullimpostazione
sia planimetrica che dei volumi, molte volte in grado di giustificare,
mediante lutilizzo di solidi e forme elementari semplici, il messaggio
progettuale dellopera.
Si tratta di volumi puri, scatolari molte volte, in grado di assumere
una propria giustificazione indipendentemente da tutto, dalluomo,
dal luogo, dallintorno; la sola riconduzione ad un solido elementare
ne porta giustificazione e risulta cos molte volte incontestabile proprio
per la sua linearit fatta di forme, di auto-progetto, di intenti forse:
un cubo un cubo, un cilindro d unimmagine di s incontestabile
nella sua unitariet, nella sua essenza. Nasce per il problema del rapporto
tra questa essenza pura e lineare con lesterno, mutevole e composto
da elementi e situazioni sempre diverse, e soprattutto con chi interagisce
con questo spazio; spesso infatti, a differenza delle architetture concepite
dinamicamente, il rapporto con luomo non influenza la concezione
spaziale alla base di una forma pura. La dinamicit delluomo, delluomo
che vive, che attraversa, la successione di spazi e di angoli visuali
non condiziona una concezione spaziale basata su forme pure.
Pare comunque possibile scoprire allinterno di un volume puro, percepito
quindi come tale esteriormente, unimpostazione spaziale dellambiente
interno, di quel vuoto che carattere fondamentale di ogni architettura
pura o dinamica che sia, completamente diversa, in grado di rapportarsi
alluomo organicamente, spazi che vanno al di l di qualsiasi impostazione
volumetrica elementare. E dunque utile riflettere sulla possibilit
di sinergia tra concezioni spaziali assolutamente diverse ma in grado
di coesistere formando ununit di intenti tuttaltro che in
contraddizione, considerando come il carattere fondamentale di una qualsiasi
architettura, carattere per cui questa si distingue dalle altre attivit
artistiche, stia comunque nel suo agire con un vocabolario ed una sintassi
che include luomo.
Nella maggior parte degli edifici infatti si distingue un involucro, una
scatola muraria, inteso come contenente, ed uno spazio interno quale contenuto,
e sempre uno condiziona laltro. Ma questo principio ha visto molte
eccezioni ed il pi delle volte la cassa muraria stata oggetto di maggior
pensiero e progetto che non lo spazio architettonico, dimenticando come
in architettura sia proprio luomo che muovendosi nello spazio, conoscendolo
da punti di vista successivi, in grado di creare quella quarta dimensione
spazio-tempo che dona allestensione la sua realt totale. Questa
quarta dimensione definisce il volume architettonico, cio linvolucro
murario che racchiude lo spazio, ma lo spazio in s, lessenza dellarchitettura, trascende i limiti di questa dimensione risultando cos un fenomeno che si concreta solo in architettura e che di questa costituisce perci il carattere specifico.
La scatola muraria deve quindi avere valore non per il solo fatto di esistere come involucro, ma per quello che in grado di contenere, per quel vuoto interno che caratterizza nellessenza la vera architettura, ammesso che larchitettura debba mostrare una scatolarit esteriore. Ma se non possibile pensare ad unarchitettura priva di spazio interno, priva di quel vuoto e quindi priva di contenuto, possibile ed auspicabile pensare ad architetture che neghino laspetto scatolare ma che possano essere considerate eccellenti esempi di manipolazione spaziale.
Lespressione pi completa del dinamismo infatti in grado di mostrare la propria concezione spaziale anche e soprattutto esteriormente, in modo da permettere una perfetta interazione tra esterno ed interno, spesso fondendo tra loro quello che pu essere considerato contenente con il suo contenuto. Un testo architettonico che si stacchi dalle forme elementari, che riesca a dominare una complessa fluenza spaziale ed una successione di spazi mutevoli in grado di formare unarchitettura in grado di suscitare emozioni e suggestioni sempre diverse, come sempre diverso langolo ed il momento di osservazione.
La rottura della scatolarit pu considerarsi come genesi progettuale in grado di portare ad unarchitettura dinamicamente concepita, in quanto linterazione tra i diversi piani che si vengono a creare pu considerarsi elemento generatore di una progettazione organica. Non sono infatti le sole forme storte a creare fluenza e dinamismo, anche lincastrarsi di piani e volumi e forme riginariamente concepite come volume unitario e forse puro, pu portare ad unarchitettura completamente diversa da come era stata pensata.
La scomposizione scatolare credo sia infatti una delle tante genesi rogettuali che possono portare al dinamismo architettonico data la vastissima ossibilit di figure, connessioni, fluenze che si possono venire a formare; una rogettazione di questo tipo va sicuramente al di l di qualsiasi considerazione di aspetto formale, non infatti la forma a creare architettura, ma la concezione spaziale che in grado di svilupparsi nellatto progettuale.
(Sara Gilardelli - 7/5/2001)
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Commento 216 di Paolo Marzano del 17/10/2002
Scatole e relazioni, sottovetro!
Qualcuno mi spieghi...
Da un p di tempo sto notando un susseguirsi di immagini sia televisive sia su riviste, dell'ultimo progetto di Fuksas. A questo proposito, visto che Lei ha affrontato opportunamente il problema le comunico una mia osservazione.
Prima una pubblicit evidenzia presumendo " la dinamicit dell'intuizione dell'architetto, dove lui, schizza su di un vetro con un pennarello, dopo che il vento ha fatto volare un pezzo di carta nel suo campo visivo. Un gesto veloce e diventa unauto dellultima generazione!
Un gesto veloce che diventa, anche, lenorme corpo galleggiante (si fa per dire) del Centro Congressi vincitore. Bho!
Infatti, il progetto vincitore del Centro Congressi in Italia stato
traccia del concorso internazionale a Roma bandito dal Comune e dallente Eur, vede una grande massa sospesa, una grande nuvola di teflon sostenuta da una fitta rete di nervature dacciaio.
Vorrei capire descrittivamente la struttura in questione e spero che qualcuno voglia farlo (avenguardia della cultura italiana del terzo millennio? Bho!)
Qui sono poste a contrasto due forme che prendono vita luna per negazione dellaltra. Il risultato? Un hangar con dirigibile incorporato, oppure una nuvola in gabbia o ancora una forma ameboide che ci adegua al vento internazionale delle trovate architettoniche non pop (sarebbe meglio), ma blob.
E possibile non notare che leffetto dato da simile creazione, nasca da una colossale, banale retorica che carica di un significato architettonico ci che invece non ne ha? E gli elementi anchessi retorici, quasi dei luoghi comuni, vengano connessi come in un grande Frankenstein, solo per creare effetto senza nessuna importanza architettonica??
Spiego meglio il contrasto per negazione, un brillante viene venduto in
una scatolina. Per far risaltare la pietra preziosa, in genere (una regola
scontatissima), viene messa a contatto e inserita in un supporto nientemeno di velluto nero o blu notte, perch???
E tutti in coro rispondono: "perch il brillante con la sua luce naturale, per contrasto, deve uscire dalla sua scatola visivamente, mostrando la differenza fra s, e il nero materiale assorbente, capace di azzerare qualsiasi bagliore diventando il fondo della splendida pietra!!!!
La luce della pietra, infatti, vince su un fondo omogeneo nerissimo.
E leffetto di cui parlavo !
Ripeto come ho gi scritto, che certi individui "sensibilmente" attenti a certi codici o linguaggi si accorgono delle parole improprie o certe ripetizioni dialettiche o luoghi comuni, perch in architettura, mettendo un corpo che gi Gehry (inizitore di una importante libert segnica-strutturale), ha rifiutanto, sistema definito di maniera o, secondo me, una trovata jolly, la resa dell'architetto verificata da strutture nuvola o liquide (perch rendono bene negli effetti dei rendering!) il blob risolvitutto in piena tendenza, in Italia si sta guardando come uninnovazione. Quindi unameboide o bloboide che per negazione si esalta per differenza, della scatola o prisma puro dellinvolucro.
Chiss con quali conseguenze percettive nellambito studentesco. (ci tengo a dirlo, secondo me, molto pi evoluti)
Molti gruppi infatti, sono veramente avanti, e preparati rispetto agli archietti istituzionali e rappresentativi del paese.
E mio timore che con queste scatole con la sorpresa dentro, immerse in
acquari trasparenti ci si stia inoltrando in una nuova era assurdamente
neo-postmoderna. Arrivata, dal vento orientale (molto pi tecnologicamnete preparato)
Cosa ne pensa Lei, che ha trattato il tema del suo articolo, penso che conosca gi il progetto!
Mi sbaglio, oppure si tratta di una mia allucinazione visiva? vorrei una spigazione plausibile sui termini e codici adottati, che per, abbia spessore percettivo e culturalmente motivato.
Annegare negli effetti dei rendering dal basso, con prospettive grandangolari (Wide) mi sembra molto poco, sono trucchi che gi Boulle conosceva, ma essendo un genio e non usava il computer, ci metteva una dose di rarefazione dellaria tra lo spettatore e lopera disegnata, rendendola umana. Questi operatori del computer invece, danno il via ad un rendering, creando profili da cartoni animati definendo delle creature tipo Frankenstein, badando un po troppo al dettaglio dei materiali e dimenticando linsieme di un architettura che va completata e assolutamente ancora approfonditamente studiata.
Certo, nessuno ha, assolutamente, la presunzione di sottolineare in rosso lerrore grammaticale insito in queste soluzioni, ma spero che le nuove e fertili generazioni di architetti con il loro lavoro facciano capire lesistenza di queste banali trappole formali di stra-riconosciuta
definizione. Non Le sembra?
Oppure ho osservato lopera di Fuksas in maniera errata.
Vorrei capirlo perch sono principalmente curioso di sapere da quali e quanti canali ci si pu avvicinare ad unopera architettonica, per conoscere quanto pi possibile larte di osservare larchitettura, pi che una criticare seguendo pedissequamente schemi su basi banalmente tradizionaliste o fin troppo "classicamente" avanguardiste.
Paolo Marzano
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Commento 217 di Carlo Sarno del 17/10/2002
Cara Sara, un bel articolo davvero! L'importanza data allo spazio vissuto organico, come spazio dell'uomo prioritario rispetto a qualsiasi concezione volumetrica, pura o dinamica, mi rende felice. Quando scrivi:"...Lo spazio organico ricco di movimento, di indicazioni direzionali, di allusioni prospettiche ma il suo movimento non vuole centrare locchio delluomo bens esprimere lazione stessa della vita, creando unininterrotta fluenza nella successione di angoli visuali... - e ancora - ...Nella maggior parte degli edifici infatti si distingue un involucro, una scatola muraria, inteso come contenente, ed uno spazio interno quale contenuto, e sempre uno condiziona laltro. Ma questo principio ha visto molte eccezioni ed il pi delle volte la cassa muraria stata oggetto di maggior pensiero e progetto che non lo spazio architettonico, dimenticando come in architettura sia proprio luomo che muovendosi nello spazio, conoscendolo da punti di vista successivi, in grado di creare quella quarta dimensione spazio-tempo che dona allestensione la sua realt totale. Questa quarta dimensione definisce il volume architettonico, cio linvolucro murario che racchiude lo spazio, ma lo spazio in s, lessenza dellarchitettura, trascende i limiti di questa dimensione risultando cos un fenomeno che si concreta solo in architettura e che di questa costituisce perci il carattere specifico...".
L'uomo il generatore dello spazio architettonico reale, organico. Le forme pure o dinamiche sono entrambe soggette alla vita che si svolge nello spazio, qualsiasi concezione e progettazione architettonica priva della considerazione dell'uomo risulta una considerazione sterile e vuota. Lo spazio organico la vita spazio-temporale dell'uomo ,diceva Frank Lloyd Wright, di un individuo o di un gruppo libero e creativo. L'unico rapporto in architettura tra il volume puro e il dinamismo l'uomo. Grazie Sara per aver evidenziato questo rilevante principio di una vera architettura organica.
Carlo Sarno
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