Regalo di Natale di Antithesi al Direttore di L'Arca
di Paolo G.L. Ferrara
- 17/12/2001
Cesare Casati, dal suo ultimo editoriale su LArca, tenta di mandare un messaggio al mondo dei suoi lettori e unammonizione agli architetti.
Sui contenuti nutriamo grandi perplessit.
Prendendo a pretesto il momento di tensione che si sta vivendo, Casati non perde tempo e debutta:<< [] Ora, davanti alla giusta e dovuta reazione al terrorismo e allorrore di vite vaporizzate e al vulnus architettonico ed irreparabile fatto ad una citt come New York, una volta risolto il problema e avuto ragione della follia che domina alcuni uomini, non potremo pi continuare ad ignorare gli altri grandi problemi che lintera umanit dovr affrontare nel prossimo futuro[]>>.
Dunque, Casati prende netta posizione: la violenza va ripagata con la stessa moneta. Poi, risolto il problema -bombardando citt e sterminando popolazioni- catturando Bin Laden, tutto torner quasi normale; "quasi" perch, dice Casati, ci sar ancora un problema da risolvere. Ci si aspetta che l'editoriale continui sulla linea da cui era iniziato, approfondendo i significati etici che gli architetti dovrebbero assumere in momenti cos poco divertenti.
Ma Casati devia totalmente:
il problema a cui dovremo tutti noi guardare, quello su cui si devono fare profonde riflessioni, riguarda le emergenze ambientali, linquinamento, la salubrit delle citt. Quali citt? Quelle occidentali, ricche, che producono ricchezza occidentale, che sfavillano di architetture grandiose, segno del nostro tempo, della nostra civilt. Civilt di un mondo che, ogni tanto, svegliato di soprassalto da qualche imbecille, o che interrotta nei suoi divertenti giochi, di cui per sono schiavi gli altri, quelli che satnno l. L, in quello che chiamiamo Terzo mondo.
E guai a chi sveglia il nostro prezioso dormire.
Mi chiedo che c'entra il terrorismo nell' editoriale di una rivista di architettura se solo pretesto per renderlo pomposo e falsamente profondo.
A me tanto sembrata una netta presa di distanza dai problemi di un mondo che non fatto di citt mirabili, futuribili, di denaro, ma di nuda terra, case di fango e di cadaveri ambulanti sin dalla nascita.
Mi chiedo se il direttore Casati abbia dato peso al significato delle cose che ha scritto.
Il ruolo di chi vuole fare cultura quello di mirare a renderla alla portata di tutti, stimolando a guardare il mondo a 360 con tutti i suoi problemi, prendendo posizione dura contro i soprusi e le verit nascoste, a costo di venire sbeffeggiati e isolati.
Altro che vulnus architettonico ed irreparabile fatto ad una citt come New York (!): negli ultimi tre mesi non si fatto altro che dibattere e scrivere continuamente su cosa si debba fare con le Torri Gemelle, se ricostruirle o meno. Personalmente, non me ne pu importare di meno del futuro che avr il sito ex Torri Gemelle e del loro essere stato simbolo del potere economico volutamente distrutto da un mascalzone.
E quello che ha fatto il mascalzone non pu assolutamente essere dimenticato, soprattutto perch chi ha pagato non sono stati quelli che avrebbe voluto colpire (i rappresentanti del potere economico e politico) ma persone che li servivano, cos come la "...giusta e dovuta reazione" colpisce anche chi schiavo del mascalzone, senza possibilit di rifiuto: i morti sono tutti uguali, da New York a Kabul, da quelli dentro i grattacieli a quelli nelle case di fango. Tutti i discorsi sull'architettura, su New York che "...non avr pi lo stesso sky line", sono assolutamente fuori luogo. L'architettura, se ridotta soltanto a mezzo per ridare a New York il suo sky line/simbolo, non ha valore.
Ma per Casati l'unico problema sembra essere la salvaguardia delle nostre citt, la cui responsabilit demandata agli architetti: <<[] Gli avvenimenti di umana pazzia e dirresponsabilit planetaria, anche nello scorretto uso dellenergia, hanno gi stravolto in modo imprevedibile situazioni urbane e, come sappiamo, potranno ancora coinvolgere, in un nuovo dramma planetario, intere citt. Ecco perch i progettisti e gli architetti non potranno pi continuare a esimersi dallo studiare e dal proporre nuove soluzioni daggregazione e di trasporto per le aree metropolitane>>.
Nel marasma di commenti arrivati da tutti i lati, ammesso che mi sia sfuggito qualcosa, non ho letto o ascoltato di nessun architetto di livello mondiale che abbia proposto, ad esempio, di formare un gruppo di lavoro che vada nei paesi depressi e pianifichi architettura e sviluppo, coinvolgendo i Paesi "civili" ad investire l. Utopia?
Forse, ma solo perch meglio costruire a Tokyo, New York o Londra, ove vi risonanza mondiale e, soprattutto, ci sono le parcelle ricche. Che vengono pagate.
Attenzione, non sono un santo e sono il primo che non rifiuterebbe un progetto nelle citt suddette.
Ma visto che non ho questo privilegio e questa occasione, confido che molti architetti di spicco spingano le loro apprezzabilissime capacit ed idee anche in direzione etica. Dove? L, proprio l.
Non credo agli asini che volano e, dunque, assurdo pensare che gli architetti debbano lavorare solo dopo investigazioni approfondite sulletica del committente (ad esempio di quelli che producono armamenti), oppure non lavorare per Coca Cola, Prada, Fiat, Sony e tutte le altre multinazionali. Prima di tutto, il libero arbitrio. Ma solo se non lesivo di quello altrui.
Non sarebbe male se si impegnassero a coinvolgere i loro committenti in una seria e gratuita consulenza ai governi del Terzo mondo.
Chiss perch, ma siamo andati l sempre e solo a raccogliere gemme da regalare ad una donna, ma mai a piantare del grano.
Gino Strada, uno che l c stato :<< Nella condanna al terrorismo di Emergency sono incluse tutte le forme di terrorismo che finiscono per uccidere degli innocenti. Questa condanna vale per chi ha ucciso migliaia dinnocenti a New York come per chi ha lanciato in Afghanistan cluster bombs che uccidono bambini>>.
A Casati mandiamo noi un editoriale, tratto da Larchitettura cronache e storia marzo 1991 n452- ed interamente dedicato alla pubblicazione di una lettera scritta da Gaetano Pesce al Direttore del Vitra Design Museum, sede di Well am Rhein.
Leggendola, mi hanno colpito una serie di cose, non ultima la forza con cui Pesce spiega il rifiuto di collaborazione con listituzione del Vitra. Era il 1991 e si viveva la Guerra del Golfo, altro impegno militare dellOccidente "civile" contro lennesimo esaltato di cui la storia del mondo e degli uomini piena.
La forza di Pesce sta nel coraggio di dichiarare apertamente le sue convinzioni sulla connivenza tra "lesaltato" di turno e lindustria dei Paesi civili. Opinione espressa nella veste di architetto. Molti tra noi architetti, inseriti o che tentano dinserirsi nel mondo della cultura architettonica occidentalizzata -ove si tende a parlare di grande architettura solo se riferita a grandi citt con grande risonanza-, molti tra noi che aspirano a diventare visibili, ad esserci, dovrebbero riflettere attentamente sul significato del rifiuto di Pesce.
Larchitettura sicuramente un mondo bellissimo, ma spesso contaminato da personaggi senza alcuno scrupolo etico, a partire dai molti architetti tangentari sino a quelli che ancora meno scrupoli si fanno pur di arrivare, di realizzarsi.
Dieci anni dopo, la lettera di Pesce assolutamente attuale. E' Natale: Antithesi la regala a Casati, augurandoci che la legga.
Lettera di Gaetano Pesce al Direttore Alexander van Vegesack
Egregio Direttore,
La ringrazio del Suo fax del 4 febbraio 91 con il quale mi dice di volere acquistare per la collezione del Suo museo quattro sedie Pratt da me create, e per le quali mi ha gi inviato il 50% del costo. La ringrazio anche di chiedermi di proporLe altri miei lavori che egualmente volete acquisire.
Mi lasci ora riconfermare la mia simpatia e rispetto per listituzione che Lei dirige, e per il vostro sponsor e mio amico Rolf Fehlbaum.
Ci premesso, vorrei che Lei mi concedesse la possibilit di esprimerLe il mio punto di vista riguardo la malaugurata vicenda della Guerra del Golfo, che stiamo vivendo in questo momento.
In particolare vorrei esprimerLe la mia preoccupazione e sorpresa nel sapere che le armi chimiche e batteriologiche con le quali il Presidente iracheno minaccia di colpire Israele, Arabia Saudita e Turchia, gli sono state fornite da industrie ed industriali tedeschi. Non solo, ma gli industriali in questione si sono adoperati per dare allIraq il modo e la conoscenza per montare stabilimenti in proprio e produrre in loco e senza controllo tali orribili strumenti di morte.
A questo punto, e come molti hanno gi denunciato, mi riesce difficile non associare questi fatti a quanto avvenuto in Germania durante la seconda Guerra Mondiale, quando il regime di allora aveva progettato la distruzione della gente ebraica. Crimine di cui tutti ancora oggi ci vergogniamo. Fino ad oggi, per, dopo 21 giorni di guerra, luso di tali armi non avvenuto e mi auguro non avverr mai, anche se le minaccie in questo senso non sono mancate.
Mi chiedo quindi se il Governo tedesco abbia preso provvedimenti contro quegli industriali. Inoltre mi chiedo se il movimento pacifista tedesco, prima di esibirsi in astratte e conformistiche manifestazioni, abbia espresso la propria disapprovazione davanti ai cancelli di quelle domestiche ditte, chiedendone la chiusura. Forse anche gli ecologisti di quel Paese avrebbero ben figurato ad essere presenti in quellaugurata occasione. Tra laltro, lasci che Le dica che le rabbiose ed irrazionali manifestazioni pacifiste tedesche mi ricordano le furiose ed irrazionali manifestazioni militariste germaniche degli anni quaranta. Quando certi vostri cittadini si allontaneranno dagli ancora presenti romanticismi e nostalgie per affacciarsi ad una moderna coscienza di responsabilit democratica?
In realt sono convinto che la situazione in Medio Oriente vive le conseguenze di problemi che non hanno ancora trovato soluzione. Ma sono anche convinto che il pi grave di tali problemi rappresentato dalla profonda ignoranza ed irrazionalit nella quale vivono certe popolazioni arabe. Ed i leaders locali, invece di agevolare levoluzione dei paesi da loro governati, si adoperano per mantenerli in stato medievale, che evidentemente a loro produce vantaggi. Questo il caso di Saddam Hussein: per dieci anni ha preferito spendere decine di miliardi di dollari per la guerra civile contro lIran (oggi, direi , tutte sono guerre civili), piuttosto che impiegarli per la modernizzazione del suo Paese, listruzione capillare dei suoi abitanti e la loro liberazione dallignoranza. Oggi, con la Guerra del Golfo, la storia ricomincia, ed il Signore di Bagdad, impiega enormi mezzi per un progetto reazionario e retrogrado che per coster al mondo intero unenorme quantit di energia. Ma ci non lo riguarda. Il suo scopo consiste nel raggiungere il potere sui paesi Arabi, dunque lignoranza, il fanatismo e la povert di quelle popolazioni gli sono indispensabili allo scopo che si prefissato.
In questo quadro appare chiaro che certi industriali tedeschi gli sono stati di aiuto per soddissfare la volont a ritardare lo sviluppo culturale della regione mediorientale.
Per quanto Le ho espresso, non mi sento in questo momento di potere soddisfare la Sua richiesta.
Quanto sarebbe stato meglio se gli industriali ed i politici tedeschi e quelli del mondo intero avessero deciso di utilizzare limmenso costo della guerra per investimenti in quei Paesi che invece oggi rischiano la distruzione.
Fino ad oggi, le armi chimiche e batteriologiche, provenienti dalla mal impiegata creativit tedesca, non sono state utilizzate e spero che non lo saranno mai. Solo allora potr riprendere, con la coscienza tranquilla, a collaborare con le istituzioni culturali del Suo Paese. Mi rendo conto altres che questa mia decisione irrilevante e quasi semplicistica, se confrontata al grandissimo sforzo che alcuni fanno per impedire che certe incivilt avvengano. Ma ognuno opera secondo le sue possibilit.
Mi creda, in ultimo, che non ho nessuna animosit verso Lei n verso lorganismo che Lei rappresenta. Mi sembra opportuno per attendere di vedere che certe responsabilit non raggiungano lo scopo che si erano prefissate. Se ci avverr, sar ben lieto di riprendere la nostra collaborazione con lo stesso reciproco vantaggio, come sempre avvenuto.
Mi auguro Lei condivider le mie ragioni e per ora Le invio i miei migliori saluti.
Gaetano Pesce
P.S. Per quanto riguarda la somma da Lei inviata, Le sar rispedita quanto prima.
N.B. Mi riservo di fare conoscere questa lettera ai miei collezionisti, alle riviste che seguono il mio lavoro ed ai musei che lo hanno ospitato.
(Paolo G.L. Ferrara
- 17/12/2001)
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Commento 39 di A. Simone Galante del 08/01/2002
Perch non chiedete un confronto con alcuni direttori di riviste del settore? sarebbe interessante verificare dal vivo le diverse posizioni.
Personalmente non disdegno L'Arca, principalmente per le belle foto che pubblica ed anche per alcuni articoli. L'editoriale dell'arch.Casati pu essere interpretato in modi diversi e ho impressione che Lei lo abbia fatto attaccando il lato pi attaccabile.
Tutti i commenti di A. Simone Galante
8/1/2002 - Paolo G.L. Ferrara risponde a A. Simone Galante
Ne ho attaccato il messaggio, e se questo era attaccabile il problema è esclusivamente di Casati. Un dibattito con i direttori? Noi avvisiamo anche loro quando scriviamo su argomenti proposti dalle loro testate. Non rispondono. Anche in questo caso, il problema è loro. Noi siamo qua.
Commento 70 di Cesare Casati del 12/03/2002
Solo ora leggo il "dono" di Natale.
Ringrazio per l'attenzione e mi piacerebbe conoscerla. Perch non viene a trovarmi in redazione?
Tutti i commenti di Cesare Casati
12/3/2002 - Paolo G.L.Ferrara risponde a Cesare Casati
Il Suo invito un segnale importante per i lettori di architettura. Che un Direttore di una conosciuta rivista internazionale desideri confrontarsi con qualcuno che ne ha messo in discussione un editoriale, non cosa di tutti i giorni e non pu che fare piacere, soprattutto se questo "qualcuno" -ai pi- sconosciuto. Significa che qualcosa si muove. Dunque, accetto molto volentieri e, anche a nome di Sandro Lazier, La ringrazio dell'invito, che sar un'occasione per dare ai nostri lettori ulteriori argomenti di discussione.
Commento 5887 di christofer giusti del 05/01/2008
Da Natale 2001 a Natale 2007,
ci sei poi andato da Casati? ti ha fatto vedere i suoi cassetti pieni di progetti propostigli dai tapini architetti vogliosi di mettersi in mostra?
tra quelli ce n' anche uno dei miei, ma forse per farlo pubblicare l'unica (forse)sarebbe pagare!
ora che le tue provocatorie parole, assieme a quelle (assai pi eloquenti) del da te usato Pesce, hanno sortito la consueta reazione ruffiana del Casati, magari ti si aperta una via privilegiata alla visibilit "sull' ARCA"....sempre ammesso che tu abbia mai realizzato qualcosa.
Botto di capodanno.
Tutti i commenti di christofer giusti
5/1/2008 - Paolo GL Ferrara risponde a christofer giusti
Certe volte mi chiedo come -avendo letto i miei articoli- si possa credere che io sia lì a cercare strade privilegiate...
Caro Giusti, mi sono fatto più nemici in sette anni che nei restanti 36.
Casati non mi ha mai proposto di scrivere o di pubblicare le mie opere, ma posso garantirle che non avrei accettato.
Soprattutto, nessuno dei personaggi da me criticati ha mai voluto incontrarmi per interviste con cui approfondire i temi da me sollevati. Pensì un pò, neanche per farmi un regalo che potesse fare il botto.
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