2001 Firenze Ottobre 26. Fine di una logica
di Vincenzo De Gennaro
- 10/11/2001
Architetti,
in questo giorno,
con il ruggito del Leone senza criniera,
dichiariamo morta
la logica del parricidio.
Non abbiamo pi padri da dover uccidere.
Giovani gorilla che non hanno pi un grande gorilla con cui doversi scontrare per diventare il Gorilla.
Le ideologie, i grandi avversari della cultura alta del novecento non esistono pi.
La societ cui appartenevano Zevi e i grandi Maestri non pi nel nostro orizzonte.
Il nostro un nemico non pi tradizionalmente figurato, chiaro e netto.
Esploso anchesso in una complessit difficile da configurare, nellessenza virtuale.
La stessa avanguardia, prima elite, oggi di massa, si arricchisce nella sinergia della molteplicit delle individualit.
Gi con la collana La rivoluzione informatica si assiste ad una importante fase di passaggio.
Quella che stiamo correndo non pu e non deve essere una staffetta senza testimone.
Se il Moderno ha operato una rivoluzione della secolare spazialit brunelleschiana passando ad una concezione cubista sottilmente estesasi per tutto il novecento fino al culto dellindividualismo e della personalizzazione, ora occorre teorizzare una spazialit nuova, futurista, serialista nellaccezione germanica, che sappia proporsi come dopo grado zero.
Non si pu essere zeviani se non nel cambiamento.
Dobbiamo rifondare la nostra architettura.
Troppe le falle per limitarsi ai rattoppi.
Lo zatterone dellarchitettura moderna ha esaurito le sue energie.
Un secolo per avviarsi, mezzo per svilupparsi, un quarto per esaurirsi.
Cosa aspettiamo,
che lacqua ci arrivi alla gola?
Bh, stiamo gi affogando da molto tempo,
per chi non se ne ancora reso conto!
E necessario, qui, non fermarsi.
Auspico la volont di incontrarsi per dare inizio a lavori di teorizzazione di una architettura nuovamente moderna.
Propongo pertanto di assumere a base di questa rifondazione i testi di Antonino Saggio NUOVE SOSTANZE. Un manifesto per unarchitettura dellinformazione e New Subjectivity.
Zevi ha vinto la sua tappa pi importante:
lasciarci trottolanti nel grande potenziale vortice del grado zero,
della sua dodecafonia dellarchitettura.
Sta a noi non collassare ma centrifugare orientati.
.
Ringrazio vivamente Giovanni Bartolozzi per aver voluto fortemente questa iniziativa, sia per lopportunit di ampliamento della conoscenza di Zevi che, per molti di noi, essa ha rappresentato, che perch, son convinto, avr il merito di aver innescato una riflessione profonda e lunga.
(Vincenzo De Gennaro
- 10/11/2001)
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Commento 308 di Arch. Franco Poli del 15/04/2003
E' drammatico, l'articolo segna la morte dell'Architettura, unica speranza "dobbiamo incontrarci", per rifondare una nuova Architettura.
L'Architetto, a mio parere, ha rappresentato nella stroria dell'umanit un'interprete delle culture dominanti, quindi nell'essenza di tali classi si sviluppava la spinta vitale della composizione architettonica. Oggi il tessuto della nostra societ composito e mutevole e non permette, escluse rare eccezioni, l'affermarsi di tradizioni e dei simboli "architettonici" che le possano rappresentare.
Anche l'Urbanistica, mio amato interesse, ha subito la stessa sorte ed in quanto pi giovane, come scienza codificata, morta fanciulla.
Sarebbe grave mancanza non considerare per che i principali colpevoli del disastro sono proprio gli Architetti, che non hanno saputo evolvere il proprio ingegno e la propria opera al divenire degli eventi, con l'arroganza di costituire autonomamente guida e riferimento per lo svluppo dell'haditat umano, ora edifici, ora citt, ora territorio .
Bisogna prima gurdarsi e poi vedersi, nello spirito di un'azione concertata e coordinata dell'uniteriat intellettuale dalla cultura del progetto. Primo fondamentale passo la riformulazione delle regole che sovrintendono il costruire ed la trasformazione del territorio: leggi, regolamenti, piani urbanistici ed ambientali avvizziti in una caotica successione di provvedimenti settoriali dal 1941 ad oggi.
F.P.
P.S. Vi invito a visitare il sito in costruzione "www.poliarch.it
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