Eisenman, il passato del presente. Terragni, il presente del passato.
di Paolo G.L. Ferrara
- 17/7/2001
Chi ha "osservato" le opere prime di Eisenman le ha sicuramente
ricondotte ai concetti del primo Le Corbusier; chi ha "letto"
le opere prime di Eisenman ha certamente capito come il linguaggio parlato
sia di basi simili a quelle di Le Corbusier, ma elaborato attraverso quello
di Terragni.
Veniamo ai testi : 1. Ville Savoye; 2. Casa del fascio, Novocomum, Frigerio;
3. House I, House II, House III.
Terragni ed Eisenman si calano nel volume stereometrico di Le Corbusier:
il concetto di base comune, ma cambia il rapporto tra contenitore
e contenuto.
Non cambia il profondo significato che i tre danno allo spazio architettonico,
perseguendo ossessivamente la dinamizzazione dello stesso. L'Italiano
intuisce il pericolo della classicizzazione dell'opera di Le Corbusier
ad opera dei seguaci e di Le Corbusier rimarca la perfetta proporzione
e la purezza ellenica, ma ne va oltre, cos come si conviene a
chi non copia ma "ruba". Terragni legge Le Corbusier purista
e intuisce il messaggio racchiuso nella stereometria, evitando in questo
modo di cadere nella tendenza classicheggiante che era insita in Le Corbusier.
Tra gli architetti del funzionalismo, Le Corbusier e Terragni riescono
a capirsi leggendo le reciproche architetture; la Ville Savoye nasconde
e non fa intuire -oltre i suoi piani stereometrici- il dinamismo spaziale
degli interni/esterni; la Casa del Fascio usa i piani stereometrici per
evidenziare i movimenti spaziali interni.
Le Corbusier amava il classico ellenico, Terragni altrettanto, mirando
a studiare soprattutto gli impianti planimetrici degli edifici ed i loro
marcati spessori. Terragni non si pone il problema del confronto con la
Ville Savoye; lo salta a pi pari, capendo che la stessa matrice
non pu dare adito a confronti, bens a sviluppi tematici
. Nella Casa del Fascio i quattro fronti sono diversi l'uno dall'altro?
Lo sono, ma in che termini va misurata la diversit? Fatta dai
varianti rapporti tra vuoti e pieni (finestrature/muri), la diversit
riconduce al tutt'uno dell'opera, ove l'interno assume eguale accento
dell'esterno, poich sui quattro fronti si plasma nelle sue funzioni
interne.
Nella Casa del fascio i piani di facciata che racchiudono l'interno sono
cinque, poich va considerato tale anche quello di copertura, soprattutto
in relazione ai suoi significati di smistatore dello spazio fluente. A
differenza di tutti gli altri, quest'ultimo simmetrico, ma per
lettura non continua rispetto gli altri quattro. Se si osserva tridimensionalmente
l'edificio, si comprende appieno il significato del piano di copertura
a cui tutti gli altri quattro confluiscono e con cui tutti e quattro hanno
rapporti, al contrario che tra di loro.
Ville Savoye ha quattro fronti verticali assolutamente uniformi, confluenti
in un piano orizzontale di copertura ove vige difformit e plasticit
dei vari elementi . La Casa del fascio inverte i rapporti tra i piani
rispetto a Ville Savoye, ma, se vero che in entrambe la fluenza
spaziale invera la dinamicit dell'insieme architettonico, il concetto
di base non cambia.
Eisenman ripropone il volume stereometrico nel 1968 : sono passati quasi
quaranta anni da Ville Savoye e dalla Casa del Fascio ma c' ancora
chi non pago degli sviluppi del funzionalismo, o meglio, di come
questi sono stati portati avanti. Eisenman tralascia il dopo Le Corbusier
purista e torna al punto di partenza; lo scopo rivisitare il
funzionalismo europeo di primo stampo, quello che aveva ancora in s
presunti accenti classicheggianti. Verrebbe da domandarsi come mai Eisenman
si metta a studiare direttamente sui testi di Terragni, ma la spiegazione
semplice poich il punto di partenza dell'innovazione
funzionalista perfettamente espressa dall'architettura del comasco.
Terragni affronta a viso aperto la lezione lecorbusieriana, la pondera
e ne rintraccia le potenzialit di amalgama che essa pu
avere con altre manifestazioni linguistiche coeve: valgano per tutte il
Costruttivismo ed il Futurismo. Terragni intuisce da solo ( tutto il MIAR
era contro il recupero di matrice futurista) che la ricerca per la nuova
architettura non pu prescindere dai rapporti tra i diversi linguaggi;
lo fa sulla scia di Boccioni e della convinzione che cubismo, espressionismo
e futurismo non fossero inconciliabili. Eisenman esamina il Funzionalismo
su basi concettuali, comprende in esso Terragni e ne viviseziona alcune
opere. In questa sede, la finalit analizzare i testi
di Eisenman e capirne i significati impliciti, a partire dalla sua architettura
di cartone delle "House" .
Secondo Eisenman, il processo del rapporto Soggetto/Oggetto tipico del
Classicismo stato alla base anche dell'architettura moderna e
solo tramite il Modello quest'ultima pu essere rappresentata nella
scissione del rapporto soggetto/oggetto, affinch si abbia una
"...forma di rappresentazione che non consideri pi l'oggetto,
come la prospettiva o l'assonometria, quale rappresentazione per un soggetto".
- Tratto da "La fine del classico" - P.Eisenman- Cluva
Tramite il modello, Eisenman cerca di captare i significati del funzionalismo,
ma intuisce che non pu fare a meno di riferirsi a chi aveva inverato
i significati della scissione tra soggetto/oggetto del fatto architettonico.
Terragni lavora su un modello ipotetico -i concetti puristi di Le Corbusier-
ed attua la scissione soggetto/oggetto declamata da Eisenman, progettando
la Casa del Fascio, il Novocomum, la Casa Frigerio, l'Officina del Gas
e Casa Rustici. La differenza sostanziale tra i due sta nell'opera costruita:
i modelli (qualunque sia la loro origine e la loro finalit) non
potranno mai avere e restituire la percezione della realt : la
House II pur costruita, vuole comunque essere un modello.
Contro le gerarchie architettoniche tradizionali, Eisenman rifiuta la
tradizionale estetica dialettica sino ad arrivare a lavorare ... "all'idea
di una visione sfuocata, ad una pratica e una teoria architettonica che
rifiutino le nozioni della visione e del pensiero negativo e positivo.
Dobbiamo pensare in termini di spazi ripiegati gli uni negli altri, in
termini di singolarit che includano il negativo ed il positivo,
la ripetizione e la differenza".
Ma sfuocare la visione non riconducibile esclusivamente a questioni
estetiche e pu arricchire la personale percezione della vita :
"...Se riusciamo a sfuocare il senso della vista, riusciremo anche
a sfuocare la relazione che lega il corpo del soggetto a quello dell'oggetto.
Sin dai templi greci, si creduto che il tempo del soggetto fosse
identico a quello dell'oggetto architettonico. Si credeva persino che
l'asse verticale dell'architettura avesse una relazione intima con l'asse
verticale del corpo umano. Se vogliamo scavalcare questa lettura egemonica,
dobbiamo sfuocare la relazione assiale e provare a creare una relazione
diacronica tra il tempo dell'oggetto e quello del soggetto". Discorso
astruso? Forse, ma l'esempio che Eisenman ci porta lascia comprendere
l'essenza del suo pensiero: "...pensiamo ad una clessidra, con la
sabbia ed il vetro che la contiene. Questo oggetto simile a un'architettura
tradizionale, perch sincronizza il tempo del soggetto con quello
dell'oggetto. Ogni volta in cui giriamo la clessidra, la sabbia sar
costretta a ripetere lo stesso percorso, a sperimentare la medesima temporalit.
Se invece prendiamo della sabbia tra le mani e la lasciamo scorrere tra
le dita, senza ostacoli architettonici, i granelli di sabbia troveranno
un percorso proprio, individuale: creeranno la propria architettura".
Eisenman cerca nella filosofia di Derrida legami precisi a cui riferirsi
per la trasposizione della stessa in architettura, identificando l'architettura
nel tentativo di trasgredire lo zeitgeist e, pur essendo critico verso
chi abbia tentato di attuare tale intento, precisa che si rende necessaria
la differenza ".....tra espressione individuale e singolarit.
L'espressione individuale una qualit del pensiero tradizionale
e dialettico. Pensando agli edifici di Gehry, si capisce subito che il
suo lavoro il frutto di un pensiero dialettico: cerca di scavalcare
la ragione , ricorrendo al sentimento. Al contrario, quando pensi in termini
di singolarit, non stai pi affrontando un problema di
espressione o espressionismo individuale, quanto una questione di ripetizioni
differenti.
L'opera di Gehry mi appare semplicemente come ripetizione dell'identico
". Tratto da un'intervista a Flash Art - febbraio/marzo 1999.
Nonostante la sicura stima professionale, Eisenman guada con distacco
alle opere di Gehry : "[]Gehry occupa un settore molto interessante,
ma solo la storia decider se i suoi lavori sono critici. Non voglio
che i miei edifici siano ricordati come un Mont Saint Michel del futuro
( frecciatina al Guggenheim di Bilbao ?ndr) []Non voglio costruire
monumenti ai sentimenti [] devi essere critico per trasgredire".
(Paolo G.L. Ferrara
- 17/7/2001)
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Commento 135 di Guidu Antonietti del 27/05/2002
Italia 1930
Ambiguit in architettura
La scoperta emozionale della perfezione formale degli edifici italiani degli anni trenta ci d ragione della loro condizione progettuale?
Possiamo essere soddisfatti del loro effetto plastico senza interrogarci sul contesto nel quale sono stati edificati?
Ritornando dall'Italia, occorre trovare una ragione. Razionalismo italiano, giustamente eufemismo, ecco la domanda. Durante i terribili anni venti e trenta gli architetti italiani si preoccupavano gi di contesto urbano e territoriale. Avanguardia dunque?
Urbanistica, intervento solo tecnico al servizio di maneggi politici attuati da un regime autoritario o trascrizione spaziale di una propaganda?
Oggi fortunatamente l'ideologia non c' pi, sole rimangono bellissime realizzazioni! In realt, la politica urbana applicata nel decennio che segue il 1930, non presumeva problematiche di sviluppo futuro delle citt ma orchestrava demolizioni radicali e concepiva nuove imprese fondiarie. I piani urbanistici diventavano infatti il pi efficace strmento di razionalizzazione dei centri e delle periferie. Certo si prevedeva l'espansione delle citt ma in modo autoritario e arbitrario!
Razionalismo dunque?
Evochiamo due esempi tra i pi rappresentativi della sistemazione del territorio in quegli anni : il risanamento dell'Agro Pontino a sud di Roma, e il piano per la Valle d'Aosta di Adriano Olivetti, progettato e mai realizzato. Queste due iniziative, comunque generose, concernevano regioni sottosviluppate, con idee progettuali opposte.
Razionalismo dunque?
La prima alla quale mancava una vera linea direttrice consacr un intervento sulla campagna Pontina giorno per giorno in modo non concertato. La rapidit con la quale si edificavano i nuovi centri, un po' come durante la ricostruzione, risultava pi dalla volont di celebrare la nuova identit nazionale che da una vera riflessione programmatica.
Creazione spontanea?
La seconda per la Valle d'Aosta doveva provenire da una autentica riflessione teorica conseguente alla precisa analisi dei dati economici, sociologici, morfologici. I luoghi di lavoro, l'habitata dovevano realizzarsi secondo disegni raffinati e composizioni astratte, il futurismo di Marinetti diventerebbe stile ufficiale, nuovi modelli formali come impronta di una riorganizzazione razionale del territorio.
Questa politica vide giammai il giorno. Sciocchezze delle ideologie?
Roma, per il facsismo italiano, non era solo il luogo geometrico del suo potere ma soprattutto la prova tangibile di una continuit cominciata con i Cesari e proseguita dal Duce. Durante gli anni trenta la capitale s'invent senza pause i nuovi abiti. Attorno ai quartieri preesistenti, si edificarono
complessi residenziali su disegno di Adalberto Libera. Le nuove costruzioni seguirono a macchia d'olio.
Nel cuore sesso della citt ci si dedic a costruzioni grevi; immensi isolati urbani modificarono la citt degli imperatori, nuovi uffici postali, nuove amministrazioni, ma soprattutto la realizzazione della nuova citt universitaria sotto la direzione di Piacentini segnarono i nuovi settori d'espansione. La realizzazione del Forum Mussolini, la bucatura di Corso Rinascimento, di Via della Conciliazione tracci nuove prospettive.
Questa nuova definizione urbana si organizz attorno a due grandi cesure che a partire da Piazza Venezia delimitavano gli assi maggiori del Piano Regolatore del 1931: la Via dell'Impere in direzione dei Colli Albani, e la Via del Mare verso Ostia. Questa nuova Roma fondata su due tracce principali pretendeva di inserire la Citt Nuova in quella antica.
Originario del milieu urbano ma sostenuto dai potentati delle campagne, il fascismo, convergenza di un'Italia largamente rurale, si rivel una capitale dei popoli. Roma si addobb di retorica piccolo borghese in un trionfalismo urlante d'impero in cartapesta. Sessant'anni sono passati dall'Italia ante guerra, ci resta qualche bella realt formale, ambigua, mediterranea. Ogni epoca genera i suoi capricci, e le testimonianze che ci legano ai tempi che videro la loro sostanza pu lasciarci un gusto dolce e amaro.
L'architettura del regime italiano di quegli anni era celebrativa, imperiale, materializzava una volont di magniloquenza. Lo stile che oggi ci resta
Con le sue superfici nude e piane, i suoi spigoli dritti per non dire taglienti, questo geometrismo moralista, questa estetica della fedelt a un principio di razionalit era realmente espressione di un'obbedienza all'ordine che si stava stabilendo o meglio uno sgambetto di concreta opposizione della critica modernista?
La Casa del Fascio di Terragni forse pi autoritaria del Plan Voisin di Le Corbusier?
Architettura, ragione, passione, provocazione, risluzione? Tutti in ogni caso atti politici!
Fare architettura non spiace a certuni, occorre evidentemente impegnarsi! Nel bene e nel male, il mestiere di architetto conduce necessariamente a costruire dei muri!
Domani, la minuscola piramide di Pei il grande Rosbif Bleu di CG13 (conseil gneral des bouches du rhone /architecte Alsop) ci riveleranno i loro segreti?
Testo originale
ITALIE 1930
DE LAMBIGUITE EN ARCHITECTURE
La dcouverte motionnelle des perfections formelles des difices italiens des annes trente explique-t-elle rellement les conditions de leur projtation ? Peut-on se satisfaire deffets plastiques sans sinterroger sur le contexte de leur fabrication ?
De retour dItalie, il nous faut retrouver raison. Rationalisme italien, euphmisme justement, voil qui fait question ! Durant les terribles annes vingt et trente les Architectes italiens se proccupaient dj des problmes damnagement du territoire. Avant-garde donc ?
Lurbanisme, intervention seulement technicienne au service de menes politiques lances par un rgime autoritaire ou transcription spatiale dune propagande ?
Aujourdhui heureusement lidologie nest plus, seules subsistent de fort belles ralisations ! En ralit, la politique urbaine applique dans la dcennie qui suivie 1930, nenvisageait pas de problmatique de dveloppement futur des villes mais orchestrait des dmolitions radicales et conqurait de nouvelles emprises foncires. Les plans damnagement devenaient en fait le plus efficace instrument de rationalisation de terrains du centre et des banlieues. Certes, on prvoyait lexpansion des villes mais de faon autoritaire et arbitraire !
Rationalisme donc ?
Evoquons deux exemples les plus reprsentatifs de lamnagement du territoire dans ces annes-l : lasschement des Marais Pontins au sud de Rome, et lamnagement du Val dAoste par Adriano Olivetti, projet jamais ralis. Ces deux initiatives, au demeurant gnreuses, concernaient des rgions sous-dveloppes, les ides mises en uvre taient fort diffrentes voire opposes.
Rationalisme donc ?
La premire laquelle il manquait une vraie ligne directrice consacrait une intervention sur la campagne Pontine au jour le jour de faon non concerte. La rapidit avec laquelle sdifiaient les centres nouveaux un peu la faon de notre reconstruction rsultait davantage dune volont de clbrer la nouvelle identit nationale que dune vraie programmation rflchie.
Gnration spontane ?
La deuxime pour le Val dAoste devait provenir dune authentique rflexion thorique conscutive danalyses prcises de donnes conomiques, sociologiques, morphologiques. Les lieux de travail, lhabitat devaient se raliser suivant des dessins raffins et des compositions abstraites, le Futurisme de Marinetti deviendrait style officiel, de nouveaux modles formels sassignant la tche dune rorganisation rationelle du territoire. Cette politique ne vit jamais le jour. Bvue des idologies ?
Rome, pour le fascisme italien, ntait pas seulement le lieu gomtrique de son pouvoir mais surtout la preuve tangible dune continuit commence par les Csars et poursuivie par le Duce. Durant les annes trente la capitale sinventa sans cesse de beaux habits neufs.
Autour de quartiers prexistants, on difia des ensemble rsidentiels sous le crayon de Adalberto Libra. Les constructions nouvelles firent tache dhuile. Au cur mme de la ville on se livra des destructions massives, dimmenses amnagements urbains modifirent la cit des empereurs, de nouveaux bureaux de poste, de nouvelles administrations, mais surtout la construction de la Cit Universitaire sous la direction de Piaccenti poncturent les nouveaux secteurs dexpansion. La ralisation du Forum Mussolini, les percements du Corso Rinascimento, de la Via della Consigliazione traa de nouvelles perspectives. Cette nouvelle dfinition urbaine sorganisa autour de deux grandes csures qui partir de la Piazza Venezia dlimita les axes majeurs du Plan dAmnagement de 1931 : la Via dellImpero dans la direction des Colli Albani, et la Via del Mare qui stire vers Osti. Cette nouvelle Rome fonde sur deux perces principales prtendait inscrire la Nouvelle Ville dans lAncienne.
Originaire de milieux urbains mais soutenu par les potentats des campagnes, le fascisme, convergence dune Italie largement rurale se rva une capitale pplum. Rome se para de rhtorique petite bourgeoise dans un triomphalisme tapageur dempire en carton pte. Soixante annes ont pass, de lItalie davant-guerre, il nous reste quelques belles ralits formelles, ambigus, mditerranennes. Chaque poque gnre ses arbitraires, les tmoignages quelles nous lguent avec le temps qui les vide de leur substance peut nous laisser un go
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