Commento
7269
di tina rusciano del 06/06/2009
relativo all'articolo
Nonsolomoda, anche idiozie di
Paolo G.L. Ferrara
Che manchi una cultura architettonica, anche tra gli "addetti ai lavori" non una novit. Manca spesso tra i cosiddetti cultori della materia quando questi si limitano ad una seppur fruttuosa, critica di quanto fatto da altri, perch la conoscenza serve per elaborare nuove realt o migliorare quelle gi esistenti. Utilizzare quanto si appreso solo per condannare qualcosa o qualcuno un processo incompiuto di miglioramento potenziale dell' oggetto della nostra critica. Occorre essere propositivi, utilizzare la propria cultura ed esperienza personale per innescare un processo migliorativo senza temere di eccedere troppo di presunzione.
Manca una cultura architettonica tra coloro che detengono l' impalcatura economica e dirigenziale di aziende di piccole e medie dimensioni che non riescono a comprendere l' importanza di rinnovare nella struttura e nella forma le proprie sedi amministrative, i propri laboratori, officine, stabilimenti, e l dove lo fanno, l' unico scopo che li anima un rinnovamento del loro profilo aziendale atraverso una rinnovata "immagine architettonica". Appartiene a tempi ormai remoti l' intento di un mecenate dell' industria italiana, di nome Olivetti, che vedeva nell' architettura, o meglio, nella ricerca architettonica, un potente mezzo di miglioramento delle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, non solo nei luoghi di lavoro, che dovevano esser pi sicuri, pi luminosi, in sostanza pi confortevoli, ma anche dei luoghi del vivere quotidiano, come le case in cui i suoi operai avrebbero abitato.
Eravamo in un periodo in cui il dibattito culturale intorno al tema dell' housing sociale era molto acceso, vero, ma erano anche i tempi tortuosi della ricostruzione post- bellica!
Ci dimostra che l' architettura pu anche avere un minimo di vita autonomia rispetto al contesto economico ma non rispetto al contesto sociale, di cui ne una delle espessioni pi palesi.
E in quella che stata battezzata come la "societ dell' immagine, dell' estetismo", naturale che un programma come nonsolomoda si limiti ad analizzarne i soli contenuti estetici dell' architettura, comprensibile, ma non giustificabile.
Spetta agli "addetti ai lavori" educare, con i mezzi in loro possesso, i pi alla cultura architettonica, ad un modo di costruire che non sia solo forma e non sia solo funzionalit, ma l' una espessione dell' altra.
Per la maggior parte delle persone "profane" in materia, progettare una casa vuol dire scegliere i rivestimenti esterni ed interni, arredarla; in maniera differente dalla loro estrazione economica e cuturale, ma difficilissimo far comprendere loro che una casa non "ci che ci mettiamo dentro", ma l' insieme dei suoi componenti strutturali, impiantistici, le caratteristiche del suo involucro etc...
Ma non colpa loro, e non colpa neanche dei produttori televisivi se non esiste ancora un programma che affronti seriamente l' architettura, in tutte le sue tematiche.
Chi lo seguirebbe? Un pubblico di nicchia, ancora pi in penombra di quello che vanta Fabrizio Pasquero e non avrebbe senso.
In primo luogo perch le esigenze di una televisione commerciale, seppur in "terza serata" non coincidono con quelle di un esiguo salotto di interessati, ma soprattutto perch non cos che si diffonderebbe la cultura del "buon costruire", chiaccherandone tra pochi colti o dicenti tali.
Biosogna somministare dapprima l' architettura a piccole dosi, moltiplicando le rubriche all' interno anche di altri programmi, in altre riviste anche non specialistiche, anzi soprattutto.
Il fatto che quelle riviste e quei programmi televisivi (come lo stesso nonsolomoda) abbiano un "taglio" non stettamente architettonico non vuol dire che debbano puntare verso il basso in temini qualitativi, la semplificazione non deve mai coincidere con uno svilimento.
Senza poi avere la pretesa di argomentare architetture da "archistar", spesso lontanissime da qualsiasi nostro concittadino o cercare solo architetture che abbiano anche particolari pregi artistici.
Roberto Pane scriveva: "l' architettura arte quando lo , cio assai raramente".
E' proprio i parametri con cui valutare una buona architettura su cui bisogna focalizzarsi: compatibilit, sostenibilit, rapporto con il contesto, qualit strutturale, sicurezza, fruibilit degli spazi interni e dei percorsi esterni, etc....
Piccole dosi, ma quotidiane (o pi o meno) e di qualit: vera.
Commento 7269 di tina rusciano
del 06/06/2009
relativo all'articolo Nonsolomoda, anche idiozie
di Paolo G.L. Ferrara
Che manchi una cultura architettonica, anche tra gli "addetti ai lavori" non una novit. Manca spesso tra i cosiddetti cultori della materia quando questi si limitano ad una seppur fruttuosa, critica di quanto fatto da altri, perch la conoscenza serve per elaborare nuove realt o migliorare quelle gi esistenti. Utilizzare quanto si appreso solo per condannare qualcosa o qualcuno un processo incompiuto di miglioramento potenziale dell' oggetto della nostra critica. Occorre essere propositivi, utilizzare la propria cultura ed esperienza personale per innescare un processo migliorativo senza temere di eccedere troppo di presunzione.
Manca una cultura architettonica tra coloro che detengono l' impalcatura economica e dirigenziale di aziende di piccole e medie dimensioni che non riescono a comprendere l' importanza di rinnovare nella struttura e nella forma le proprie sedi amministrative, i propri laboratori, officine, stabilimenti, e l dove lo fanno, l' unico scopo che li anima un rinnovamento del loro profilo aziendale atraverso una rinnovata "immagine architettonica". Appartiene a tempi ormai remoti l' intento di un mecenate dell' industria italiana, di nome Olivetti, che vedeva nell' architettura, o meglio, nella ricerca architettonica, un potente mezzo di miglioramento delle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, non solo nei luoghi di lavoro, che dovevano esser pi sicuri, pi luminosi, in sostanza pi confortevoli, ma anche dei luoghi del vivere quotidiano, come le case in cui i suoi operai avrebbero abitato.
Eravamo in un periodo in cui il dibattito culturale intorno al tema dell' housing sociale era molto acceso, vero, ma erano anche i tempi tortuosi della ricostruzione post- bellica!
Ci dimostra che l' architettura pu anche avere un minimo di vita autonomia rispetto al contesto economico ma non rispetto al contesto sociale, di cui ne una delle espessioni pi palesi.
E in quella che stata battezzata come la "societ dell' immagine, dell' estetismo", naturale che un programma come nonsolomoda si limiti ad analizzarne i soli contenuti estetici dell' architettura, comprensibile, ma non giustificabile.
Spetta agli "addetti ai lavori" educare, con i mezzi in loro possesso, i pi alla cultura architettonica, ad un modo di costruire che non sia solo forma e non sia solo funzionalit, ma l' una espessione dell' altra.
Per la maggior parte delle persone "profane" in materia, progettare una casa vuol dire scegliere i rivestimenti esterni ed interni, arredarla; in maniera differente dalla loro estrazione economica e cuturale, ma difficilissimo far comprendere loro che una casa non "ci che ci mettiamo dentro", ma l' insieme dei suoi componenti strutturali, impiantistici, le caratteristiche del suo involucro etc...
Ma non colpa loro, e non colpa neanche dei produttori televisivi se non esiste ancora un programma che affronti seriamente l' architettura, in tutte le sue tematiche.
Chi lo seguirebbe? Un pubblico di nicchia, ancora pi in penombra di quello che vanta Fabrizio Pasquero e non avrebbe senso.
In primo luogo perch le esigenze di una televisione commerciale, seppur in "terza serata" non coincidono con quelle di un esiguo salotto di interessati, ma soprattutto perch non cos che si diffonderebbe la cultura del "buon costruire", chiaccherandone tra pochi colti o dicenti tali.
Biosogna somministare dapprima l' architettura a piccole dosi, moltiplicando le rubriche all' interno anche di altri programmi, in altre riviste anche non specialistiche, anzi soprattutto.
Il fatto che quelle riviste e quei programmi televisivi (come lo stesso nonsolomoda) abbiano un "taglio" non stettamente architettonico non vuol dire che debbano puntare verso il basso in temini qualitativi, la semplificazione non deve mai coincidere con uno svilimento.
Senza poi avere la pretesa di argomentare architetture da "archistar", spesso lontanissime da qualsiasi nostro concittadino o cercare solo architetture che abbiano anche particolari pregi artistici.
Roberto Pane scriveva: "l' architettura arte quando lo , cio assai raramente".
E' proprio i parametri con cui valutare una buona architettura su cui bisogna focalizzarsi: compatibilit, sostenibilit, rapporto con il contesto, qualit strutturale, sicurezza, fruibilit degli spazi interni e dei percorsi esterni, etc....
Piccole dosi, ma quotidiane (o pi o meno) e di qualit: vera.