Commento
403
di Mariopaolo Fadda del 04/09/2003
relativo all'articolo
A proposito di brutto di
Sandro Lazier
Lintervista di Bodei davvero molto interessante. In campo architettonico, la conferma di quanto sosteneva Zevi da decenni, la conferma che Rudosfsky aveva visto giusto ed la conferma che larchitettura moderna riuscita a tradurre in progetto il rifiuto della progettualit delle poetiche del gesto (espressionismo astratto, informale, pop-art).
Zevi ha riletto con occhio non-accademico, o meglio, anti-accademico la storia dellarchitettura seguendo quel lungo, invisibile filo che lega Gehry a Morris a Borromini al tardo-antico ai nuraghi. Cio tutto ci che la critica accademica ha relegato nellangolo, dellincoerente, del disarmonico, del brutto.
Rudosfsky si prese la briga di organizzare al MoMA nel lontano 1964 la mostra Architecture Without Architects e sbattere in faccia al perbenismo accademico laggrovigliarsi delle capanne in uninsediamento dei Dogon, laccampamento dei beduini nel Sahara, le giustapposizioni guadrangolari delle abitazioni di Marrakesh, la selva dei condizionatori che definiscono lo skyline di una cittadina Pakistana. La mostra un formidabile invito a rileggere per intero la storia degli aggregati umani compresi i primi cinquanta secoli della storia umana e le culture dell'intero pianeta.
Ha ragione Sandro Lazier a mettere in guardia che l'espressione , usata in questo contesto, va riferita al suo significato evoluto storicamente nella cultura occidentale e non pu essere generalizzato in forma universale.
Noi siamo abituati e prendere in considerazione solo una manciata di secoli e aree molto limitate perch altrimenti il bello di Winckelmann non sapremmo dove ficcarcelo.
Lesplosivo Mummers Theater di Johansen, del 1971, lopera che segna la traduzione in architettura delle ricerche artistiche contemporanee e, grosso modo in quello stesso periodo, Gehry si sta chiedendo se Rauschenberg usa la spazzatura per le sue pitture e sculture, perch non posso farlo anchio nelle mie architetture?. Detto e fatto. Due calci agli stinchi dei belli ideali e delle nature bucoliche.
Per il resto sottoscrivo in pieno le considerazioni di Lazier sulla qualit e sul siluramento della cupola degli ordini professionali con il loro carico di ecumenismo mercantile ed ipocrita.
Commento 403 di Mariopaolo Fadda
del 04/09/2003
relativo all'articolo A proposito di brutto
di Sandro Lazier
Lintervista di Bodei davvero molto interessante. In campo architettonico, la conferma di quanto sosteneva Zevi da decenni, la conferma che Rudosfsky aveva visto giusto ed la conferma che larchitettura moderna riuscita a tradurre in progetto il rifiuto della progettualit delle poetiche del gesto (espressionismo astratto, informale, pop-art).
Zevi ha riletto con occhio non-accademico, o meglio, anti-accademico la storia dellarchitettura seguendo quel lungo, invisibile filo che lega Gehry a Morris a Borromini al tardo-antico ai nuraghi. Cio tutto ci che la critica accademica ha relegato nellangolo, dellincoerente, del disarmonico, del brutto.
Rudosfsky si prese la briga di organizzare al MoMA nel lontano 1964 la mostra Architecture Without Architects e sbattere in faccia al perbenismo accademico laggrovigliarsi delle capanne in uninsediamento dei Dogon, laccampamento dei beduini nel Sahara, le giustapposizioni guadrangolari delle abitazioni di Marrakesh, la selva dei condizionatori che definiscono lo skyline di una cittadina Pakistana. La mostra un formidabile invito a rileggere per intero la storia degli aggregati umani compresi i primi cinquanta secoli della storia umana e le culture dell'intero pianeta.
Ha ragione Sandro Lazier a mettere in guardia che l'espressione
Noi siamo abituati e prendere in considerazione solo una manciata di secoli e aree molto limitate perch altrimenti il bello di Winckelmann non sapremmo dove ficcarcelo.
Lesplosivo Mummers Theater di Johansen, del 1971, lopera che segna la traduzione in architettura delle ricerche artistiche contemporanee e, grosso modo in quello stesso periodo, Gehry si sta chiedendo se Rauschenberg usa la spazzatura per le sue pitture e sculture, perch non posso farlo anchio nelle mie architetture?. Detto e fatto. Due calci agli stinchi dei belli ideali e delle nature bucoliche.
Per il resto sottoscrivo in pieno le considerazioni di Lazier sulla qualit e sul siluramento della cupola degli ordini professionali con il loro carico di ecumenismo mercantile ed ipocrita.