3 commenti di Luigi Prestinenza Puglisi
Commento
714
di Luigi Prestinenza Puglisi
del 11/04/2004
relativo all'articolo
La Fenice, com'era e dov'era
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Sono affascinato dalla coerenza del discorso di Irma Cipriano. Ma c qualcosa che non mi torna quando penso ad alcuni esempi che mi vengono in mente. Quali, per esempio, quattro opere la cui visita ha segnato la mia formazione. Sono casa Schroeder, casa Farnsworth, villa Savoye, Falling Water. Tutte e quattro sono oggi ridotte a monumento di loro stesse. Deprivate della loro vita e oggetto di lifting accurati, una- penso a Falling Water- stata recentemente manomessa nella struttura originale per farla tenere in piedi. In altre, casa Schroeder e casa Farnsworth, non permesso entrare se non con soprascarpe per evitare di recare alla struttura qualsiasi danno. E se in casa Farnsworth sino a poco tempo fa ci viveva Lord Palumbo, non doveva essere una piacevole vita a giudicare, dai vincoli che si autoimponeva per non intaccare laura del monumento. Villa Savoye, oggetto di numerosi restauri, diventata un luogo di feticismo dove architetti di tutto il mondo si recano per scattare lennesima foto. In tutte della vita originaria non resta nulla. Sono come la mummia di Lenin. Eppure, devo dire, che sono contento, sia pure in queste condizioni falsate, di aver visto queste architetture. Ne ho imparato pi cose che dalla visione di mille fotografie stampate sui libri di testo. Un po come andare allo zoo, un po come andare ai musei di storia naturale dove fanno mostra di se gli animali impagliati. Mi si dir che oggi esistono altri modi per conservare la memoria: filmati, ricostruzioni CAD ecc... Eppure non credo siano equivalenti. Ecco perch, per certe opere non riesco a disprezzare limbalsamazione o, per dirla con unaltra parola, la museificazione. Certo, vedo con preoccupazione la crescente feticizzazione dei musei e capisco che stanno assumendo un ruolo sproporzionato in questa societ contemporanea, incapace di pensare al futuro e sempre pronta a rimpiangere il passato. Credo che sia fisiologico, parte di un sano metabolismo, che molte cose si eclissino con il tempo. Condivido il punto di vista di chi vede nell ansia conservativa che oggi ci possiede un rapporto pi che irrisolto con la morte.
Torniamo, per agli esempi concreti, quale la Casa della cascata. Cosa fare? Farla andare in rovina per non sostituire la vecchia struttura dei terrazzi con una nuova e pi efficiente? Darla in mano a un architetto contemporaneo per reinterpretarla, con il rischio di far ripetere il rovinoso restauro e ampliamento fatto da Gawathmey al Guggenheim di NY ( diciamocelo: che restauro da cani!). Restituirla ai proprietari per fargli vivere una vita normale? Tra tutte le soluzioni credo che la musealizzazione e il restauro conservativo siano, per il caso specifico, le migliori. Ecco perch penso che in certe condizioni eccezionali- presenza di opere di assoluto rilievo e coerenza, elementi particolarmente importanti in un contesto unico ecc...- possa essere pensabile bloccare la vita a un dato istante, accettando anche gli aspetti negativi che questa operazione di sicuro crea: se da molto sottraggo qualcosa, qualcosa comunque resta.
Commento
711
di Luigi Prestinenza Puglisi
del 06/04/2004
relativo all'articolo
La Fenice, com'era e dov'era
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Volevo ringraziare le persone che sono intervenute sul mio articolo e, come richiestomi, precisare il mio pensiero:
A: non sono aprioristicamente contro il falso. In certi casi una ricostruzione falsa pu essere utile: esempio il padiglione di Mies. Per me, per, il padiglione di Mies solo un modello in scala 1:1 rimesso allo stesso posto delloriginale. Detto questo: sono felice che lo abbiano ricostruito, anche con una certa accuratezza.
B: sono convinto che il restauro come il liftng crea dei falsi. Il Colosseo attuale falso come falsa la faccia di un signore ( o, se vogliamo, una signora) molto liftato. Lalternativa, senza un lifting continuo avvenuto nei secoli, era forse avere un cumulo di pietre. Nessun problema da parte mia: non amo cos tanto il Colosseo. Ma il lasciarlo in piedi, falsificato, non grave peccato. Anzi, pu essere utile a fini didattici. Sono per contrario allidea di Aymonino di ricostruirlo interamente ( quello che c basta e avanza per farsene unidea e per avere unidea delle tecniche di restauro usate nel tempo).
C: la Fenice non era il Colosseo. Se costruivano una cosa nuova al suo posto sarebbe stato a mio avviso molto meglio. Merita di essere conservato, falsificandolo, solo ci che ha grande valore culturale. O un grande valore contestuale: per esempio il campanile di piazza San Marco riedificato nel novecento ( francamente laverlo riedificato come era e dovera non mi sembra un grande peccato, anche se sono sicuro che non come era perch sempre una reinterpretazione, per quanto accurata). Sottolineo, per non essere travisato: il modello in scala 1:1 al posto delloriginale dovrebbe , a mio avviso, essere solo lultima delle mosse disponibili.
D: I centri storici falsificatti in blocco, come avviene oggi, alla fine creano Disneyland, una iperrealt pi vera del vero ( nellaccezione che di iperrealt da Baudrillard). Ma il pi vero del vero, liperreale in realt solo un falso. Un po come i quadri degli iperrealisti , i quali per, poich gestiti artisticamente hanno qualche interesse, mentre nel caso dei centri storici non c nessuna intenzionalit artistica: solo feticismo. Inoltre, per il padiglione di Mies pu avere un senso blocare la storia in un momento: al 1929. Per un centro storico non ha alcun senso: perch la loro storia la loro vita ininterrotta. Pensare a congelarli nel tempo vuol dire presepizzarli. Insomma: sono contrarissimo alla falsificazione in blocco dei centri storici .
E: il metodo migliore per evitare falsi , a mio parere, lavorare per stratificazioni, in cui il moderno si sovrappone allantico, dialogando con questo e reinterpretandolo ( credo che esistano modi molto diversi che credo siano validi: apprezzo Scarpa al museo di Castelvecchio, ma apprezzo anche Foster a Londra, al British e, soprattutto, in un pi piccolo museo di cui adesso mi sfugge il nome). Su questo tema ho sviluppato un altro contributo che Antithesi ha, a suo tempo, gentilmente pubblicato e al quale, per brevit, rimando.
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Commento 727 di Luigi Prestinenza Puglisi
del 26/04/2004
relativo all'articolo Stroncare la 'lobby del culo e camicia'.
di Paolo G.L. Ferrara
Una (fanta)ipotesi di lavoro
Caro Paolo, non parlerei di mafia ma sicuramente di omert: la prima fa pensare a un sistema cosciente e strutturato del potere , il secondo a un colpevole silenzio di fronte a fatti e misfatti che, pur essendo gravi, non seguono un preciso disegno e rispondono piuttosto a logiche personali di convenienza, a lobby articolate in forma debole, a volont di carriera, di ottenimento di incarichi o nei casi migliori di acquiescenza in base al principio italico -e non solo- del vivi e lascia vivere.
Vorrei adesso lanciare una proposta provocatoria e credo per certi aspetti non facilmente realizzabile, alla quale mi ha fatto pensare il tuo articolo e che segue a una riflessione sul sito di Arcaso. Dapprincipio ho visto di Arcaso gli aspetti negativi: delazione, gossip, anonimato. Successivamente ho pensato che non era da disprezzare lidea di mettere in evidenza inquietanti coincidenze basate su fatti documentati. Perch avrebbe potuto delineare una geografia occulta, evidenziando una serie di connessioni che sfuggono non solo allosservatore distratto ma anche agli interpreti pi attenti. Connessioni che, per, sono chiarissime a coloro che intendono la cultura strumentalmente. Esplicitare il tessuto delle relazioni: il critico A ottiene lincarico nelluniversit il cui preside B, B fa vincere il concorso ad A, B e A fanno insieme la tal cosa eccMa farlo su scala nazionale e con una mole molto maggiore di informazioni. Infatti, da sola, nessuna relazione vuol dire nulla. Capita spesso di interpretare come scambio di favori fatti esaurientemente spiegabili in chiave esclusivamente culturale. Sarebbe interessante, per esempio, a proposito dei nomi che citi ricostruire una mappa delle relazioni che legano Venezia e il Ticino forse passando per Milano. Cos tanto per vedere che succede in campo professionale, editoriale, accademico. Tante altre mappe sarebbero possibili. Alcune tematiche dedicate alluniversit, dove molto di questo malaffare si annida. Lobiettivo sarebbe insomma una topografia che descrive il modo in cui circola il potere , in senso positivo e negativo. Esplicitarla con un grafico, un ipertesto, una serie di diagrammi, per evidenziare fatti documentati, acclarati, pubblici sarebbe possibile grazie allinformatica. Non sono in grado tecnicamente di riuscire a realizzare un diagramma tanto complesso e di gestirlo elettronicamente. Mi rendo conto che un ipertesto cos fatto potrebbe alla fine somigliare sinistramente alla schedatura del Grande Fratello. Ma, certo, ammesso che qualcuno voglia intraprendere questa iniziativa e che gli aspetti negativi relativi alla privacy siano superabili, sarebbe una operazione di grande interesse, che credo ci direbbe tante cose. Forse troppe.