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lo spirito dellartefice morto non pu essere rievocato, n gli si pu comandare
di dirigere altre mani e altre menti. E, quanto alla copia semplice e diretta,
chiaramente impossibile, Come si possono copiare superfici consumate per mezzo
pollice? Lintera finitura del lavoro era nel mezzo pollice sparito; se si tenta
di restaurare quella finitura, lo si fa congetturalmente; se si copia ci che
rimasto, affermando che la fedelt possibile, (...) come pu il nuovo lavoro
essere migliore del vecchio? Cera ancora un p di vita, in quello vecchio,
un misterioso suggerimento di ci che era stato e di ci che aveva perduto...
J. Ruskin Le sette lampade dellarchitettura
A Venezia sono in corso i festeggiamenti per linaugurazione della nuova finto-settecentesca
Fenice. Giorno inebriante per gli storicisti da baraccone, per i saltimbanchi
della tradizione e per i nemici della modernit. Giorno infausto per il futuro
del nostro patrimonio storico-architettonico, messo a serio rischio da operazioni
di mercificazione e falsificazione di stampo turistico-imprenditoriale.
Ladagio nostalgico:Comera, dovera la negazione del principio
stesso del restauro, unoffesa alla storia e un oltraggio allEstetica, ponendo
il tempo reversibile, e riproducibile lopera darte a volont. (Brandi)
A Venezia stata messa in scena unamericanata. E della peggior specie. Hanno
assemblato la disinvoltura di Hollywood nel manipolare le testimonianze storiche,
il piglio di Las Vegas nel ricostruire edifici-simbolo, la fantasia strappalacrime
di Disney nel tocco finale e ne venuta fuori lennesima, impunita, manomissione
di un brano storico della citt lagunare. Hanno agito come se il tempo fosse
reversibile a piacimento, hanno ricostruito con tecnologia secolo XXI in stile
settecento, hanno infine imbellettato il tutto con stucchi e dorature artigianali
(accuratamente descritte da Alessandro Baricco nellarticolo su Repubblica).
Tutto questo per tentare di conquistare lo stesso segmento di mercato a cui
fanno riferimento Las Vegas, Disneyland e Hollywood. Sforzi frustrati dallindiscussa
superiorit culturale americana. A Venezia rifanno un teatrino e loro (gli
americani) dimostrano di poter ricostruire tutto ci che vogliono, in qualsiasi
stile, a qualsiasi scala ed in qualunque contesto: volete un pezzo di Venezia
in pieno deserto del Nevada?Voil, ecco il Venetian con tanto di laguna,
gondola e gondolieri. Volete una copia ridotta del Golden Gate? Voil,
eccola a Disneyland California. Se poi qualcuno volesse riscostruire Pompei,
la basilica di Massenzio, la Spina di Borgo, basta rivolgersi agli Universal
Studios dove sono in grado di farlo con indiscussa capacit artigianale (medievale,
rinascimentale, barocca), tecnologica e finanziaria.
Due o tre anni fa si tenne, allIstituto italiano di cultura di Los Angeles
una conferenza con uno degli artigiani addetti alla ricostruzione della Fenice
che per quasi due ore si sforz di spiegare come erano stati bravi a ricostruire
dai disegni e dalle foto, gli stucchi, le decorazioni interne e le dorature.
Il povero artigiano era venuto nella tana del lupo a dimostrare che anche gli
italiani, nel ricostruire a g g, sono in grado di competere con gli americani.
Forse cercava lavoro e perci si prestava a questa squallida promozione turistica
degna dei peggior tour-operator. (Ma servono a questo gli istituti italiani
di cultura allestero?)
Gi sentiamo le irate reazioni alle nostre obiezioni tutto ci stato fatto
per amore dellantico, per il rispetto del passato!. Quindi loperazione non
sarebbe altro che un restauro urbano. Accipicchia!
Pi che di amore per lantico e per il passato si tratta, occhio e croce, di
odio feroce per il moderno e terrore del presente. Il restauro urbano operazione
ben pi seria di queste rancide messe in scena e ha come premessa il rifiuto
di ogni falsificazione storico-estetica. La Fenice era solo un edificio architettonicamente
insignificante e un guazzabuglio di ricostruzioni e adattamenti, ora anche
il falso dei falsi. Al danno si aggiunge la beffa e alla beffa loltraggio.
Ma il vero falso lo si perpetrato ai danni del contesto e quando il contesto
Venezia, il falso diventa un crimine, senza attenuanti. Nella laguna veneta
i pollai sono sorvegliati dalle volpi e il centro storico dai saccheggiatori.
Ma dove diavolo sono oggi i talebani delli-n-t-o-c-c-a-b-i-l-i-t- dei centri
storici? E gli accademici di lungo corso che discettano a tutte le ore di conservazione
delle testimonianze storiche? E i soprintendenti che dovrebbero essere in prima
fila a scongiurare le falsificazioni? E coloro i quali accusano gli architetti
moderni di saccheggiare i centri storici? Se al posto di questa pagliacciata
si fosse trattato di unopera moderna tutti si sarebbero sentiti in dovere di
dire la loro, avrebbero urlato allo scandalo, avrebbero discettato per giorni
e giorni di inconciliabilit di antico e moderno, si sarebbero stracciati le
vesti per loltraggio al centro storico, si sarebbero sentiti impegnati in una
battaglia campale. Invece eccoli l plaudenti o, peggio, muti, sordi, distratti,
con la faccia girata dallaltra parte. Un ineguagliabile spettacolo di vilt
intellettuale a cui, purtroppo, questa italietta rozza, provinciale ci ha abituati.
Se Marcello Piacentini avesse proposto di costruire una serie di edifici
corbuseriani o quattro torri alla Mies presso San Pietro, lavrebbero fermato;
siccome ha offerto un linguaggio evirato, tra falso-antico e falso-moderno,
lobbrobrio stato perpetrato. Paradossalmente, basta fare una brutta architettura
per avere il diritto di rovinare un centro storico. Ne discende questa conclusione:
per salvare i valori del passato, bisogna lottare per larchitettura moderna,
contro le teorie dellambientamento che tendono a depravarla e fungono da pretesto
per ogni genere di scempi. (Zevi)
E di fronte alla possibilit di aprire un salutare dibattito lanciando una competizione
internazionale di idee si preferito ripiegare sciovinisticamente sul casareccio,
sullartigianato industriale, sul genius loci e sul carattere locale. E
i risultati sono l a dimostrare listinto culturalmente suicida del mondo politico-intellettuale
veneziano.
Ci rifiutiamo di entrare nei dettagli di questa colossale menzogna, perch sarebbe
tempo sprecato, ma vogliamo ricordare due fatti:
1 -Il teatro nacque (1789) in seguito ad un concorso allitaliana: il vincitore,
Pietro Bianchi, premiato e accantonato, lo sconfitto, Gian Antonio Selva, incaricato
dellesecuzione. I giochetti di bottega, gli sgambetti, le imboscate sono nel
nostro DNA, non c nulla da fare. Fu ricostruito dopo lincendio del 1836 e
fu in parte trasformato nel 1854. I comera sono dunque pi di uno, chiss
quale principio avr mai governato la scelta di uno di loro a discapito degli
altri. O stato tutto affidato alla sorte in unestrazione?
2 -La composizione della commissione di gara (pi che una commissione autorevole
sembra il consiglio di amministrazione di una qualsiasi Impresa SpA):
a -Leopoldo Mazzarolli, Presidente ordinario di diritto amministrativo alluniversit
di Padova.
b -Francesco Dal Co, docente di Storia dellArchitettura presso lisituto Universitario
di Architettura di Venezia.
c -Angelo Di Tommaso, ordinario di Scienza delle Cosrtuzioni allUniversit
di Bologna.
d -Ernesto Bottanini fecia Di Cossato, ordinario di impianti tecnici alluniversit
di Padova.
e -Daniel Commins, titolare del corso di acustica nella scuola di architettura
di Parigi-Belleville e Nancy.
Di rilievo la presenza del prof. Dal Co che sullultimo numero di Casabella
si esibisce in una descrizione della Walt Disney Concert Hall da antologia:
putrefazione, mostri, decomposizione, agonia, questo il linguaggio per apostrofarla.
Chiss cosa sar capace di scrivere per giustificare questa ripugnante operazione
immobiliare ben degna del carnevale veneziano. Noi comunque il professore lo
comprendiamo: se si presta a queste operazioni, se ha qualche cedimento esistenziale
perch ha famiglia e deve pur tirare a campare. O no?
Diceva bene Johan Huizinga che se vogliamo conservare la cultura dobbiamo continuare
a creare cultura. A Venezia si pretende invece di conservare la cultura non
solo mortificandola ma falsificando la storia. Il riferimento quasi ossessivo
ai modelli ed ai valori del passato denunzia la tendenza ad abbandonare la
sperimentazione seria e la ricerca del nuovo per imboccare la strada comoda
e divertente, bench sterile dellammiccamento e del riferimento (allusivo o
sfacciato) ai materiali della storia. Dietro tale tendenza riemerge, come in
epoca di grande crisi civile e culturale, la convinzione di poter restituire
attualit e validit a vecchie norme e vecchi schemi, che lirreversibilit
dei processi vitali ha definitivamente superato e spesso cancellato. (La
Regina) |