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E stata annunciata ufficialmente la nomina di Stefano Boeri a nuovo direttore di Domus.
Evitiamo subito qualsivoglia sviolinata sul prestigio della testata e sulle raccomandazioni da dare al nuovo Direttore: non servono a nulla e sanno di retorica, tanto quanto i complimenti a priori.
Passiamo, piuttosto, ai significati che assume lincarico di Boeri.
Significati che sono direttamente legati all'attuale situazione culturale e progettuale dellarchitettura italiana, ovvero quella del gi in atto ricambio generazionale, quel qualcosa che dovrebbe s essere fisiologico ma che nel nostro Paese ha decisamente faticato ad affermarsi, causa un equivoco di fondo di importanza basilare. Difatti, indubbio che per ricambio generazionale non debba intendersi qualcosa relazionato esclusivamente allet, bens la forma mentis direttamente riconducibile alla capacit dei singoli di essere elemento propulsore di mutamenti consoni ai tempi. Detto ci, non ho alcuna aspettativa di una gestione di Domus diretta esclusivamente a valorizzare i giovani det, che s ci auguriamo, ma che non dovr necessariamente essere la linea nuova della rivista, perch per nuovo non si deve intendere certo escludere qualcuno e favorire qualcunaltro per questioni squisitamente anagrafiche, bens riuscire a coglierlo (il nuovo) nei concetti, di chiunque essi siano, e nelle realizzazioni in cui gli stessi si inverano.
Estremizzando, se un qualsiasi ottantenne avesse qualcosa di nuovo da dire, e se ci rappresentasse un passo in avanti per la crescita della nostra architettura, ben venga! a dispetto, appunto, di qualsivoglia dato anagrafico o della precisa collocazione culturale.
Del resto, lo stesso Boeri comprende a tal punto la precariet della distinzione giovane/vecchia generazione che, rifutando linvito di Sudjic ad aggregarsi al gruppo Aida per partecipare alla Biennale 2002, scrisse: Credo, in tutta sincerit, che essere architetti/italiani/di mezza et, non sia sufficiente a costituire una coalizione significativa nella comunit internazionale.
E sentirsi "giovani", quando non pi un dato anagrafico, rischia di essere solo una patetica ammissione di debolezza.
Se andiamo a fondo dei significati della frase facile capire che non sono certo circoscritti allaccezione anagrafica. Poco tempo fa ho avuto lonore di passare una giornata con Mario Galvagni, architetto non certo giovane anagraficamente, ma di una tale carica di curiosit, dimpegno e di passione che mi ha assolutamente stordito. Mi ha fatto riflettere su quanto idiota sia il volere etichettare le generazioni secondo let invece che secondo l'esperienza, la cultura e gli stimoli che possono dare, convincendomi sempre pi che tanto Galvagni quanto un giovane che ha da dire qualcosa di importante, foriero di sviluppo, possono convivere perfettamente, anche nelle pagine delle rivista, veicoli culturali di primaria importanza. Ho avuto l'impressione che molti abbiano salutato l'arrivo di Boeri a Domus nella veste di sicuro paladino dei giovani, e la qualcosa non mi ha entusiasmato per niente, perch non certo facendo piazza pulita del passato che si pu aprire una nuova era. E ci tanto pi vero se si consapevoli che il passato da non dimenticare quello che ha i suoi tempi anche nel presente, qual' per esempio la ricerca di Mario Galvagni, altrettanto "giovane" di quella portata avanti dai nomi nuovi.
Piuttosto, auspico una sinergia di forze tra le diverse generazioni che convergono nella stessa linea di ricerca, il che non potrebbe che essere un successo dei valori della ricerca. Attenzione: non si tratterebbe della rivalutazione degli uni o dell'affermazione degli altri, ma una vera e propria valorizzazione delle forze di chi ha valori da trasmettere.
Torniamo a Boeri. Di certo la sua nomina si presenta stimolante per tutta larchitettura italiana, visto e considerato che avremo un direttore che anche, e soprattutto, operativo, conditio fondamentale che gli consente di cogliere dal di dentro le problematiche dell'architettura, per potercele porgere con la giusta misura di critica e autocritica. Infatti Boeri certamente uno degli architetti emergenti pi impegnato nello studio dei nuovi modi di vedere la professione, correlandola direttamente alle problematiche della nostra epoca. Cos ci ha mostrato nelle sue ricerce.
Dunque, coraggioso leditore, coraggioso Boeri ad accettare e ben consapevole (crediamo) che il fallimento della sua direzione rappresenterebbe un colpo durissimo per tutta la nuova generazione italiana, intesa nell'accezione spiegata prima.
Ma un altro serio problema attende il neo direttore. Boeri infatti anche docente universitario, dunque dovr riuscire a riportare le universit sulle pagine delle riviste di architettura. Se lo si esamina dal punto di vista degli studenti, largomento assume una grandissima valenza, perch essi hanno assoluto bisogno di capire quanto diretto sia il rapporto tra gli studi che stanno compiendo e larchitettura che andranno a fare. E le riviste hanno anche un compito didattico, indubbio. Attualmente, per, vi un rapporto altamente precario e assolutamente fittizio, ingannevole: lo studente sfoglia le riviste e si perde nel sogno della grandeur che esse pubblicano. Sfugge cos il significato che ha la pubblicazione di una determinata architettura, ovvero quello di dovere trasmettere i concetti del progettista, i significati delle scelte. Mettere lo studente nelle condizioni di capire quel che osserva significa dare un valore aggiunto alla didattica, dal di fuori dalle aule universitarie.
Boeri conosce il problema e sembra comprenderne la gravit. Ne parl apertamente alla Triennale di Milano nell'aprile del 2002 (vedi articolo Marmellata Italiana alla Triennale, su antiTHeSi). Mi piacque per come affront l'argomento della carenza di peso dell'architettura italiana a livello internazionale, puntualizzando anche le responsabilit delle facolt e degli organi di diffusione della cultura architettonica, riviste incluse. Adesso gli tocca mettere in atto le parole.
Le idee sembrano chiare anche in merito ai significati di "contemporaneit": preoccupato che se ne possano perdere i contenuti, il dito del neo direttore infatti puntato contro le troppe esercitazioni virtuali, ovvero contro le ...Costruzioni virtuali che sembrano uscire meccanicamente dai mouse, di grande successo nelle facolt ricche di computer e studenti ottusi [...] schermate autistiche di Photoshop... (dal Sole 24 Ore n. 163). Presa di posizione chiara, che invita ad una ricerca pi reale, attuativa, su casi concreti della realt. In parole povere, non dimenticare che se il computer e la sua forma duso virtuale sono certamente un dato incontrovertibile, altrettanto lo il non perdere il contatto con la realt. Un attacco contro quellaspetto dellarchitettura da tutti connotato quale contemporaneo, che fa pariglia con quanto dichiarato sulla Bicocca di Gregotti, il quale, a detta di Boeri, sembra non rendersi conto che non ha fatto altro che celebrare se stesso, trasformando un tessuto urbano in un monumento alla sua stessa poetica. Determinato nella critica all'architettura virtuale tanto quanto all'architettura accademica, Boeri sembra, come detto, avere idee molto chiare su come e cosa fare per ridare peso alla nostra cultura architettonica. Vedremo, ma sia chiaro che non certo il caso di deporre tutte le speranze su Boeri, perch non certo lui che riuscir a cambiare il corso dell'architettura italiana. No, nessuna mancanza di fiducia nei confronti di Boeri, ma solo consapevolezza che un impegno di tale portata deve essere, se non di tutti, di molti e non di un singolo.
Dunque, antiTHeSi si augura un impegno costante da parte di Stefano Boeri. Ma anche da parte di molti altri, noi stessi compresi.
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