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Renata Chiono ci segnala il recupero di Villa Colli (1928 - 1930), Cottage a Rivara
Canavese degli architetti Gino Levi Montalcini e Giuseppe Pagano Pogatschnig.
L'impegno dei proprietari per il recupero e la salvaguardia del moderno si sta
scontrando con fatalit locali che comportano una scelta dolorosa tra la
tutela del territorio e la contingenza di una ricostruzione industriale
particolarmente molesta e rumorosa (stampaggio dei metalli). di questi
giorni la notizia che il ministro Urbani stia disponendo un disegno di legge recante
"legge quadro sulla qualit architettonica" - tema di cui ci
occuperemo presto - con il preciso impegno di dichiarare ufficialmente inaugurata
una nuova stagione nella quale, la qualit architettonica e paesaggistica,
assuma indipendenza e dominanza rispetto alle abituali emergenze delle vicissitudini
sociali e politiche.
Per intanto, ci permettiamo di segnalare al DARC (Direzione Generale per l'architettura
e l'arte contemporanee) la Villa Colli, oggi propriet dei Chiono, affinch
venga inserita nelle opere da tutelare e sottoporre a salvaguardia.
Sogno e precisione
di Renata Chiono
Di
Gino Levi Montalcini e di Giuseppe Pagano Pogatschnig, binomio e quadrinomio,
Domus ha illustrato ampiamente l'attivit attraverso le loro opere maggiori
e pi significative. Con la Villa Colli, "Cottage in Canavese" degli anni 1928-30,
si presenta una costruzione, pi volte pubblicata, che denota caratteri molto
interessanti sia nei rapporti dell'opera di Levi e Pagano, quanto in quelli
del giovane movimento italiano di architettura moderna, nel quale gli architetti
hanno una figura di grande rilievo.
Uno degli auspicati sviluppi dell'architettura moderna italiana lo sciogliersi
degli schemi che hanno caratterizzato e stilizzato l'architettura ultima,
il raggiungimento di una nostra indipendenza creativa. Di fatto questa costruzione
un segno molto interessante: concepita con tutti gli attributi della modernit,
essa ne supera i luoghi comuni. Interessante come pianta e come organismo la
casa propone, con i suoi ballatoi esterni ed interni, i pi piacevoli e nostrani
modi di vivere e di stare; non rinuncia a nessuna delle esigenze moderne ma
vi assomma tutti i piaceri del nostro vivere all'italiana, piena di libero conforto,
non rinuncia n al caminetto, n all'ombra delle gronde, in nome non di esempi
stranieri perch le case a terrazzo sono prima mediterranee che centro-europee,
ma di regole straniere. E', innanzi tutto, una casa tutta casa, niente macchinistica,
e pur perfettamente funzionante: una casa che ti senti di amare subito con confidenza
ed il cui valore quindi per coloro che la abitano durer. Questo durare, effetto
come di una amicizia fra i muri e gli abitatori, una praticit da non dimenticare.
Domus - giugno 1930
Perch Villa Colli
La Villa venne commissionata per volere dei Signori Colli, come casa di vacanza.
La storia ha un lato molto romantico, perch si dice che il Signor Colli volle
qui la Villa, su questi terreni, perch qui aveva chiesto in sposa la Signorina
Enrica Colombetti che divent poi sua moglie, allora figlia dei proprietari
dell'elegante Hotel Suisse, uno dei pi importanti e prestigiosi hotels della
Torino di inizio '900. Il Signor Colli fu, assieme a Frassati, fondatore della
Stampa di Torino, sollevato poi dall'incarico dal Senatore Agnelli, non gi
per suo volere, ma per espressa richiesta del Duce, perch Colli fu un fervente
antifascista, e si rifiut sempre di avere la "tessera" del partito.
Per Giuseppe Colli inizia cos un lungo periodo di forzata vacanza che divide
fra questa villa in Canavese e l'abitazione di Torino. Qui vivono sei persone
della famiglia, pi cinque di servit, fra cuoche, balie, cameriera, giardiniere
ed autista. (L'automobile del Signor Colli tutt'oggi conservata al Museo dell'Automobile
di Torino). Alla fine della guerra, anche per avere una certa copertura di "credibilit",
la famiglia Crespi, che tanto aveva sostenuto il partito fascista, ed allora
proprietaria del Corriere della Sera di Milano, chiama Colli ad assumerne la
direzione. La famiglia Colli si trasferisce cos a Milano, e torna di tanto
in tanto in Villa per i periodi di vacanza.
Durante la guerra, i Colli vissero qui sfollati, fino a che le SS naziste non
li cacciarono per fare di questa villa, di cos grande pregio architettonico,
il loro "quartier generale" in Canavese: (Le colline circostanti erano rifugio
di molti partigiani). La Villa visse cos uno dei periodi pi tremendi dalla
sua costruzione. Il grande salone centrale venne adibito a stalla ove dimorarono
dodici muli, sei per ogni parte. Le camere al piano superiore adibite a prigioni.
Per intercessione del Senatore Agnelli, rimasto comunque in ottimi rapporti
con Colli, Mussolini far liberare la villa, e la famiglia Colli, dopo un lavoro
di restauro non indifferente, riporter la villa al suo primario splendore.
La Villa rivive ed il Signor Colli desidera far dimenticare ai figli gli orrori
della guerra. Nel campo da tennis (costruito dalla Ditta De Bernardi, tutt'ora
esistente), vengono indetti tornei, sulla balconata viene spesso messa una orchestra
che allieta le feste in Villa.
Qui trascorrono i week-end personaggi del mondo della cultura e giornalisti
come Indro Montanelli, Guido Piovene, Mosca e molti altri importanti nomi del
giornalismo italiano.
Tutti i mobili presenti erano stati costruiti appositamente per questa casa.
Nel 1998 furono esposti a Palazzo Bricherasio a Torino.
Una pi ampia descrizione viene fatta su "LA CASA BELLA".
Qui si parla ampiamente della casa evidenziandone i locali di soggiorno e pranzo,
illuminati da luce diffusa per mezzo di una sbarra centrale sospesa al soffitto
e da cubi di Atrax (tutte le luci della villa sono ancora originali e questi
cubi, arrivarono da Berlino, con vetri della Zeiss n.d.r.) agli angoli, verso
i ribassamenti delle stanze.Le sei stanze da letto al primo piano, vengono illuminate
da vetri verso il balcone. Due bagni con guardaroba completano il piano, che
vede anche una bellissima balconata che affaccia sulla hall di ingresso, ed
una "galleria".
I
materiali impiegati sono i pi adatti all'ambiente campestre: in legno
sono tutte le balaustre e le parti di sostegno del tetto ed i serramenti. La
balaustra della terrazza al piano terra in tubo di ferro a canottiera
perch esposta alle intemperie. Lampade di ferro e vetro, protette dalle
cornici del segnapiano, sono disposte agli angoli per illuminare di notte le
terrazze.
Il caminetto, nella sala di soggiorno, in mattoni e pietra di Borgone.
Fra tanta modernit di arredo, il caminetto tradizionale - che qui
costruito alla moda inglese - mette una nota un po' nostalgica per le notti
d'inverno. Piccole biblioteche (ancora presenti nella casa n.d.r.) sono un insieme
pratico ed elegante.
La balaustra al primo piano, con la veduta della valle, su cui questo loggiato,
come la passeggiata di un piroscafo, un osservatorio assai poetico
ed un luogo di riposo nella pace del bel Canavese, come era desiderio del proprietario.
Nella sala da pranzo un bellissimo mobile passavivande (ancora presente nella
casa n.d.r.), in legno di noce, mette in diretta comunicazione con la cucina,
alla quale si accede con un passaggio a doppia porta. Ampie finestre panoramiche
permettono il godimento di un bellissimo paesaggio.
Tutti i pavimenti del piano terreno sono in lavagna nera, quelli del piano superiore
sono in legno.
Lo scalone principale, importante e ben strutturato, in marmo nero
di Garessio.
Le pareti ed i soffitti in tutte le stanze sono in un medesimo colore giallo
avorio. Tale unit di decorazione conferisce alla casa una pace ed una
tonalit molto sensibile, non per disgiunta da un senso di grandiosit.
L'illuminazione della grande hall ottenuta da un ampio lucernario a
vetri opalini sul soffitto, e da quattro cubi di Atrax agli angoli.
Un esperimento riuscito, di trasferire il sistema di vita di una famiglia italiana
su un piano di benessere comune ai popoli pi ricchi e pi attaccati
a consuetudini di sobria signorilit. Con questo criterio, il tentativo
dei due costruttori torinesi un sogno che l'architettura moderna in
Italia esca risolutamente dal periodo polemico, per passare alle attuazioni
realistiche delle quali soltanto sar chiarita la particolare fisionomia
italiana delle nuove costruzioni.
L'aspetto di questa Villa in Canavese, i problemi che risolve, il suo valore
artistico, sono, perci, strettamente legati alle necessit che
l'hanno ispirata, secondo il criterio di una originale funzionalit.
Il carattere planimetrico interpreta i desideri del committente, al quale occorreva
una casa fresca, ariosa, con grandi locali di rappresentanza ed abbondanti balconi
e terrazze in ogni piano.
La Villa si erge su un pendio rallegrato da un magnifica vista della valle.
Sotto la Villa trovano posto le cantine, la lavanderia, ed il pozzo per l'acqua
potabile alimentante il serbatoio del sottotetto. L'ingresso secondario
disposto sul retro della casa, ma non sottovalutato. Per la sera gode della
illuminazione di una lampada posta sopra una bellissima formella di Lenci degli
anni 20, (probabilmente disegnata da Gino Levi Montalcini - n.d.r. - per cui
si stanno facendo ricerche). La porta di ingresso sovrastata da un
tettuccio piano portante la scritta: "L dove pace il ben sempre
germoglia".
Seguono altre dettagliate soluzioni per i vari ambienti.
Si
precisa che alcuni mobili originali sono ancora presenti nella Villa, ed
stato anche acquistato e conservato il pianoforte a coda tedesco che ornava
la balconata ed il biliardo inglese di fine 800.
I quattro bagni sono in porcellane inglesi della Twiford, originali, ed anche
le rubinetterie originali, in bronzo nichelato, sono state fatte restaurare
e perfettamente funzionanti.
L'originale dpendence stata anch'essa restaurata.
Tutte le luci della Villa sono originali.
La cancellata attribuita allo scultore Call.
Alla IV Triennale di Monza, nel 1930, sono esposti 36 progetti sul "tema
di una villa moderna per l'abitazione di una famiglia, escludendo gli estremi
della villetta economica e della villa sontuosa".
Il tema di piena attualit: vi sono rappresentate, attraverso
progetti di Albini, Bottoni, Diulgheroff, Pagano, Ponti, Ridolfi, Santoris e
molti altri, tutte le tendenza che in quel momento animano il dibattito sull'architettura
in Italia: razionalismo, novecentismo, futurismo
Il progetto presentato da Pagano e Levi Montalcini per una villa in collina,
nella scelta degli elementi architettonici accentua, a rischio di apparire schematico,
la componente ideologica e programmatica razionalista.
Pochi mesi dopo Pagano e Levi Montalcini affrontano nuovamente il tema dal punto
di vista pi condizionato e realistico, di una commessa concreta: il
progetto di questa villa per la vacanza di una famiglia di sei persone.
A prima vista l'impostazione completamente sovvertita: l'impianto dei
volumi, che l era articolato, qui chiuso nella ritrovata simmetria
di un parallelepipedo; le coperture piane sormontate da una pensilina hanno
lasciato il posto ad un tetto a quattro falde; scomparso il cubo di
vetro dello "studio dell'artista" e ritroviamo al posto gli ambienti
pi prosaici del mnage familiare; nel basamento rialzato non
una serra vetrata, ma cantine e lavanderie.
Ma la rigorosit del metodo rimane intatta di fronte al precisarsi del
tema; anche il difficile incontro degli architetti razionalisti con le forme
e i materiali della tradizione locale controllato, evitando facili
compromessi o cedimenti nel senso di un'"architettura minore", anticipando
anzi l'atteggiamento nei confronti dell'architettura rurale che maturer
in Pagano negli anni successivi.
Il primo a cogliere gli elementi di novit di questa "casa fresca,
ariosa", Edoardo Persico, che le dedica, sulle colonne di Casabella
un ampio spazio, nel settembre del '31.
Persico vi legge "il segno che l'architettura moderna in Italia esce risolutamente
dal periodo polemico, per passare alle attuazioni realistiche".
Gli elementi di questo realismo e "di una originale funzionalit"
sono riconoscibili nella "costruzione tale da poter resistere alle intemperie
invernali", nelle "ampie finestre panoramiche che permettono il godimento
del bellissimo paesaggio", nella balconata protetta dal tetto con consente
una passeggiata e un soggiorno all'ombra, come era desiderio del committente.
Fa eco a ci "Domus" con un editoriale del 32', che rileva
nel progetto "un segno interessante dello sciogliersi degli schemi"
"una casa il cui valore nel tempo, per coloro che l'abitano durer".....Una
previsione che ha quasi valore di una PROFEZIA: dopo oltre sessant'anni la casa
ancora utilizzata e vissuta, anche se poco, ma sempre tenuta in perfette
condizioni, dalla stessa famiglia, che l'ha conservata con cura anche negli
interni e nell'arredamento.
Perch l'arredo, interamente disegnato dai progettisti, "semplice,
riposante e pratico", nel giudizio di Persico, ed parte integrante
della villa, della sua capacit di rispondere alle esigenze della vita
che vi si svolge.
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