|
Oggi il
11/12/2007
|
|
Eisenman, il passato del presente. Terragni, il presente del passato.
|
di
Paolo G.L. Ferrara |
|
|
|
Chi ha "osservato" le opere prime di Eisenman le ha sicuramente
ricondotte ai concetti del primo Le Corbusier; chi ha "letto"
le opere prime di Eisenman ha certamente capito come il linguaggio parlato
sia di basi simili a quelle di Le Corbusier, ma elaborato attraverso quello
di Terragni.
Veniamo ai testi : 1. Ville Savoye; 2. Casa del fascio, Novocomum, Frigerio;
3. House I, House II, House III.
Terragni ed Eisenman si calano nel volume stereometrico di Le Corbusier:
il concetto di base comune, ma cambia il rapporto tra contenitore
e contenuto.
Non cambia il profondo significato che i tre danno allo spazio architettonico,
perseguendo ossessivamente la dinamizzazione dello stesso. L'Italiano
intuisce il pericolo della classicizzazione dell'opera di Le Corbusier
ad opera dei seguaci e di Le Corbusier rimarca la perfetta proporzione
e la purezza ellenica, ma ne va oltre, cos come si conviene a
chi non copia ma "ruba". Terragni legge Le Corbusier purista
e intuisce il messaggio racchiuso nella stereometria, evitando in questo
modo di cadere nella tendenza classicheggiante che era insita in Le Corbusier.
Tra gli architetti del funzionalismo, Le Corbusier e Terragni riescono
a capirsi leggendo le reciproche architetture; la Ville Savoye nasconde
e non fa intuire -oltre i suoi piani stereometrici- il dinamismo spaziale
degli interni/esterni; la Casa del Fascio usa i piani stereometrici per
evidenziare i movimenti spaziali interni.
Le Corbusier amava il classico ellenico, Terragni altrettanto, mirando
a studiare soprattutto gli impianti planimetrici degli edifici ed i loro
marcati spessori. Terragni non si pone il problema del confronto con la
Ville Savoye; lo salta a pi pari, capendo che la stessa matrice
non pu dare adito a confronti, bens a sviluppi tematici
. Nella Casa del Fascio i quattro fronti sono diversi l'uno dall'altro?
Lo sono, ma in che termini va misurata la diversit? Fatta dai
varianti rapporti tra vuoti e pieni (finestrature/muri), la diversit
riconduce al tutt'uno dell'opera, ove l'interno assume eguale accento
dell'esterno, poich sui quattro fronti si plasma nelle sue funzioni
interne.
Nella Casa del fascio i piani di facciata che racchiudono l'interno sono
cinque, poich va considerato tale anche quello di copertura, soprattutto
in relazione ai suoi significati di smistatore dello spazio fluente. A
differenza di tutti gli altri, quest'ultimo simmetrico, ma per
lettura non continua rispetto gli altri quattro. Se si osserva tridimensionalmente
l'edificio, si comprende appieno il significato del piano di copertura
a cui tutti gli altri quattro confluiscono e con cui tutti e quattro hanno
rapporti, al contrario che tra di loro.
Ville Savoye ha quattro fronti verticali assolutamente uniformi, confluenti
in un piano orizzontale di copertura ove vige difformit e plasticit
dei vari elementi . La Casa del fascio inverte i rapporti tra i piani
rispetto a Ville Savoye, ma, se vero che in entrambe la fluenza
spaziale invera la dinamicit dell'insieme architettonico, il concetto
di base non cambia.
Eisenman ripropone il volume stereometrico nel 1968 : sono passati quasi
quaranta anni da Ville Savoye e dalla Casa del Fascio ma c' ancora
chi non pago degli sviluppi del funzionalismo, o meglio, di come
questi sono stati portati avanti. Eisenman tralascia il dopo Le Corbusier
purista e torna al punto di partenza; lo scopo rivisitare il
funzionalismo europeo di primo stampo, quello che aveva ancora in s
presunti accenti classicheggianti. Verrebbe da domandarsi come mai Eisenman
si metta a studiare direttamente sui testi di Terragni, ma la spiegazione
semplice poich il punto di partenza dell'innovazione
funzionalista perfettamente espressa dall'architettura del comasco.
Terragni affronta a viso aperto la lezione lecorbusieriana, la pondera
e ne rintraccia le potenzialit di amalgama che essa pu
avere con altre manifestazioni linguistiche coeve: valgano per tutte il
Costruttivismo ed il Futurismo. Terragni intuisce da solo ( tutto il MIAR
era contro il recupero di matrice futurista) che la ricerca per la nuova
architettura non pu prescindere dai rapporti tra i diversi linguaggi;
lo fa sulla scia di Boccioni e della convinzione che cubismo, espressionismo
e futurismo non fossero inconciliabili. Eisenman esamina il Funzionalismo
su basi concettuali, comprende in esso Terragni e ne viviseziona alcune
opere. In questa sede, la finalit analizzare i testi
di Eisenman e capirne i significati impliciti, a partire dalla sua architettura
di cartone delle "House" .
Secondo Eisenman, il processo del rapporto Soggetto/Oggetto tipico del
Classicismo stato alla base anche dell'architettura moderna e
solo tramite il Modello quest'ultima pu essere rappresentata nella
scissione del rapporto soggetto/oggetto, affinch si abbia una
"...forma di rappresentazione che non consideri pi l'oggetto,
come la prospettiva o l'assonometria, quale rappresentazione per un soggetto".
- Tratto da "La fine del classico" - P.Eisenman- Cluva
Tramite il modello, Eisenman cerca di captare i significati del funzionalismo,
ma intuisce che non pu fare a meno di riferirsi a chi aveva inverato
i significati della scissione tra soggetto/oggetto del fatto architettonico.
Terragni lavora su un modello ipotetico -i concetti puristi di Le Corbusier-
ed attua la scissione soggetto/oggetto declamata da Eisenman, progettando
la Casa del Fascio, il Novocomum, la Casa Frigerio, l'Officina del Gas
e Casa Rustici. La differenza sostanziale tra i due sta nell'opera costruita:
i modelli (qualunque sia la loro origine e la loro finalit) non
potranno mai avere e restituire la percezione della realt : la
House II pur costruita, vuole comunque essere un modello.
Contro le gerarchie architettoniche tradizionali, Eisenman rifiuta la
tradizionale estetica dialettica sino ad arrivare a lavorare ... "all'idea
di una visione sfuocata, ad una pratica e una teoria architettonica che
rifiutino le nozioni della visione e del pensiero negativo e positivo.
Dobbiamo pensare in termini di spazi ripiegati gli uni negli altri, in
termini di singolarit che includano il negativo ed il positivo,
la ripetizione e la differenza".
Ma sfuocare la visione non riconducibile esclusivamente a questioni
estetiche e pu arricchire la personale percezione della vita :
"...Se riusciamo a sfuocare il senso della vista, riusciremo anche
a sfuocare la relazione che lega il corpo del soggetto a quello dell'oggetto.
Sin dai templi greci, si creduto che il tempo del soggetto fosse
identico a quello dell'oggetto architettonico. Si credeva persino che
l'asse verticale dell'architettura avesse una relazione intima con l'asse
verticale del corpo umano. Se vogliamo scavalcare questa lettura egemonica,
dobbiamo sfuocare la relazione assiale e provare a creare una relazione
diacronica tra il tempo dell'oggetto e quello del soggetto". Discorso
astruso? Forse, ma l'esempio che Eisenman ci porta lascia comprendere
l'essenza del suo pensiero: "...pensiamo ad una clessidra, con la
sabbia ed il vetro che la contiene. Questo oggetto simile a un'architettura
tradizionale, perch sincronizza il tempo del soggetto con quello
dell'oggetto. Ogni volta in cui giriamo la clessidra, la sabbia sar
costretta a ripetere lo stesso percorso, a sperimentare la medesima temporalit.
Se invece prendiamo della sabbia tra le mani e la lasciamo scorrere tra
le dita, senza ostacoli architettonici, i granelli di sabbia troveranno
un percorso proprio, individuale: creeranno la propria architettura".
Eisenman cerca nella filosofia di Derrida legami precisi a cui riferirsi
per la trasposizione della stessa in architettura, identificando l'architettura
nel tentativo di trasgredire lo zeitgeist e, pur essendo critico verso
chi abbia tentato di attuare tale intento, precisa che si rende necessaria
la differenza ".....tra espressione individuale e singolarit.
L'espressione individuale una qualit del pensiero tradizionale
e dialettico. Pensando agli edifici di Gehry, si capisce subito che il
suo lavoro il frutto di un pensiero dialettico: cerca di scavalcare
la ragione , ricorrendo al sentimento. Al contrario, quando pensi in termini
di singolarit, non stai pi affrontando un problema di
espressione o espressionismo individuale, quanto una questione di ripetizioni
differenti.
L'opera di Gehry mi appare semplicemente come ripetizione dell'identico
". Tratto da un'intervista a Flash Art - febbraio/marzo 1999.
Nonostante la sicura stima professionale, Eisenman guada con distacco
alle opere di Gehry : "[]Gehry occupa un settore molto interessante,
ma solo la storia decider se i suoi lavori sono critici. Non voglio
che i miei edifici siano ricordati come un Mont Saint Michel del futuro
( frecciatina al Guggenheim di Bilbao ?ndr) []Non voglio costruire
monumenti ai sentimenti [] devi essere critico per trasgredire". |
|
... |
|
17/7/2001 |
---->versione
stampabile |
|