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commenti all'articolo: Dal Co e il suo spettacolo osceno e commestibile di Irma Cipriano
Attenzione! I commenti sono in ordine discendente, dall'ultimo al primo.


Commento 607 di --->Paolo Marzano
26/1/2004


Lasciamo cadere il discorso perch noto che il dialogo dopo due interventi arriva, non so' perch, ai giudizi sommari fino alle offese facili come se fosse una tecnica strategica per imporre condizioni costumi e modi d'uso terminologico che non lasciano alternativa, la rete fa' questo effetto, evidenzia a livello comportamentale un alterazione veloce dei colloqui che entrano facilmente in conflitto.
Mi sembra veramente un atteggiamento facile facile e molto comune; troppo comune...mah!
Comunque, l'argomento iniziale erano le opere di Gehry ?
Bene cara lei, forse non mi sono spiegato (per il linguaggio della rete invece suonerebbe: 'non ha capito') che questi, un grande architetto, ma con le sue colate di titanio non pu rivestire il mondo intero, come la sua Gehry tecnologia prevede, vero ci ha insegnato la libert espressiva che si pu raggiungere con quella tecnica (scultorea, tutto dire!), ma fino a quando durer come metodologia d'intervento? Non Le dico cosa diceva Wright a proposito perch Lei lo sa' gi, sul fatto che ogni luogo pretende un'architettura diversa perch esistono relazioni diverse nello spazio e nel luogo in questione; altrimenti, detto in poche parole, l'architetto a cosa serve . Non crede?
A parte le battute, pendo che lo spazio architettonico sia un'altra cosa; magari un pochino pi complessa e stimolante, d'altronde tanti altri grandi dell'architettura si sono evoluti e si stanno ancora evolvendo mostrandoci opere di qualit estrema. Ora tocca a Ghery , lo stiamo aspettando siamo curiosissimi di vedere le sue lineee che assumono un profilo diverso o uno scatto nuovo.
tutto qui!


...

26/1/2004 - Sandro Lazier risponde a Paolo Marzano:
Accomunare Gehry solo alle colate di titanio mi sembra un po' troppo riduttivo. Mi sembra una lettura piatta, poco plastica, che non coglie la sostanza ma si ferma alla forma.
Ma per chiarire il messaggio ottimamente ha fatto Vilma Torselli nel suo articolo Gehry, Oldenburg e l'archiscultura al quale rimando.


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Commento 605 di --->Irma Cipriano
25/1/2004


In risposta a Paolo Marzano
Cosa voglia dire ragionare di riflesso questo me lo si dovrebbe proprio spiegare perch non lho capito. Forse uno ragiona di riflesso quando legge qualcosa che non lo convince e ne fa una critica...mahCercher sul vocabolario!
Quello che indubbio che non ho MAI dato dellincompetente a Dal Co e che il mio articolo era improntato su un certo modo di fare critica , e non ho MAI voluto dare lezioni a nessuno. E ben me ne guardo, soprattutto verso chi ha pi cultura ed esperienza di me.
Ma vedo che purtroppo o per fortuna? pochi hanno capito il senso delle mie parole, anche se mi sembrava di essere stata abbastanza chiara.
Certo che i miei occhi si incrociano quando leggo che non si pu fare una critica al modo di scrivere di qualcuno senza aver scritto prima come minimo unenciclopedia sul tema. Se come ripicca vuole che anche io scriva un articolo sullopera di Gehry, mettendo le mie metafore del cuore, cos che lei e altri come lei possano sottolinearle e criticarle per il gusto piccino di farlo.
Mi spiace ma questi giochi meschini mi irritano parecchio e preferisco divertirmi con altri .


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Commento 604 di --->Paolo Marzano
25/1/2004


Benissimo sono pienamente d'accordo con Lei, era una delle risposte prevedibili come la mia definizione di 'METAFORA', ma c' una differenza Dal Co ha scritto l'articolo su Casabella e tuti lo abbiamo letto (anche grazie a Lei che ci ha interessato), ora, per sulla stessa opera scriva qualcosa Lei , perch si possa leggere tutti appuntare, le metafore che non riusciamo proprio a vedere 'conness' con le deverse interpretazioni.
Questo vuol dire essere sul piano di chiunque e criticare anche propositivamente. senza difendere nessuno, di critica infertile ne siamo pieni, soprattutto in rete.
Dica la sua, ci dia una forma di 'controparte' senza parlare di 'interiora' , di 'putrefazione' ecc... si esponga. Non ragioni di riflesso, inizi una sua ridiscussione dell'articolo e la staremo a leggere, accogliendo certamente i suoi, sicuramente utili, punti di vista
Come fa Dal Co, d'altronde questo fa la differenza tra la ricerca di un storico e il 'normale' colloquio universitario. Non riconoscendo questo, allora non esistono pi regole, leggi, norme di comportamneto linguistico, lezioni, esempi, ecc....ecc...ecc...
Attendiamo una sua dimostrazione di come vanno analizzate ed evidenziate le caratteristiche di queste 'eccezionali' espressioni architettoniche vere e proprie opere d'arte, o almeno ci dia un riferimento bibliografico o nome di autori rispetto ai quali usare una forma di filtro critico e i termini per osservarle.
al prossimo 'ricco' suo intervento.


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Commento 603 di ---> Irma Cipriano
24/1/2004


Che Dal Co abbia usato delle metafore credo sia chiaro a tutti, anche al pi ignorante, basta sappia leggere. Come chiaro -credo- il senso delle metafore, senza che ci sia il bisogno di andare a cercare il significato di queste sul vocabolario (cosa che spero neanche il pi sprovveduto degli studenti farebbe). Nessuno vieta a nessuno di usarle, anzi ben vengano. Ma non c' persona che mi convincer che una metafora non abbia una sua "ragione di utilizzo", e che la sensibilit di ognuno le possa trovare appropriate o meno. Perch, fino a prova contraria, anch'esse sono passibili di interpretazioni e come tutte le cose possono essere lette in maniera diversa, esser reputate calzanti o no. Io le ho reputate fuorvianti e un p ridicole. E' l'opinione di Dal Co contro la mia. Ed bellissimo che possa essere cos.

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Commento 599 di --->Paolo Marzano
23/1/2004


Gehry o della titanica inno-ovazione fisionomica
Nota a margine sullarticolo di I.Cipriano a proposito di F.Dal Co su Casabella 717/718
Devo osservare l'esistenza nel mondo dellarchitettura di una categoria di persone vicine ad essa che, per spiegare i complessi fenomeni a cui costantemente soggetta, usa, per meglio comprenderla, delle METAFORE. La metafora una sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito ad una trasposizione simbolica di immagini; es. le spighe ondeggiano, il mare mugola, il re del deserto eccDal greco metaphora cio trasferimento.
Da Oli De Voto, Dizionario di lingua italiana.
Perch questo? Perch ho un terribile sospetto che molti osservatori dellarchitettura non si sono resi conto che dopo le descrizioni fisiche e materiali dellarchitettura esistono una serie di caratteristiche sensazionali che per essere descritte non hanno una possibile terminologia comune e allora si ha bisogno di trasporre i significati . Uno degli impegni di chi scrive d'architettura, quindi quello di avere una mente cos creativa da farsi avvolgere da questo mare magno di trasposizioni con lunico scopo di creare degli ambiti di significato per cui a diverse persone arrivano diverse immagini. Poi a seconda dellesperienza vissuta da ognuno esse, tentano di svelare possibili visioni di una generale poetica (perch proprio questo, alla fine, il significato). Chiaramente, chiunque si accinge a raccontare larchitettura, avr una sua logica metodologia e si rifar alla trasposizione che pi gli aggrada. Per la maggior parte dei casi, sar compreso, questo lo posso testimoniare. Per una parte, invece non sar compreso, questo chiaro, ma c una parte che non ci st con quelle trasposizioni METAFORICHE usate, e allude sovente allerrore dello scrittore. Mi spiace perch gran parte della letteratura critica architettonica si rif a questo tipo di linguaggio dinamico e piacevolmente seguito, anche uno dei maestri della critica storico-architettonica contemporanea (Bruno Zevi), era uno di questi scrittori. Audace nelle metafore con cui, da esemplare prestidigitatore dialettico, accompagnava il lettore a descrivere, per esempio, langoscioso disegnatore Palladio, per il passionale Michelangelo nei disegni delle fortificazioni, a sovvertire lequilibrio delle masse quasi anatomiche dei grafici-graffi di Mendelshon nei sui schizzi darchitettura fino allestrema visione degli interni intrauterinidi Gaud. Ho! Quale vocabolo! E s, funziona proprio cos. Le sensazioni, non si evocano e non si trasmettono solo parlando di masse, volumi, piani, rette, punti oppure di intonaco, interasse, pendenza di scarichi ecc questa unaltra storia, di uguale importanza, certo, ma larchitettura pretende la loro contemporanea presenza per potersi svelare.
Gi da un mio scritto in tempi non sospetti, dal titolo lestetica dellespansione (parafrasando linsuperabile saggio di Paul Virilio lEstetica della sparizione, ora, su Costruzioni.net), ma ancora prima ( la maggior parte dei miei scritti sono su architettare.it) analizzavo alcune opere di Gehry, Eisenman (che al contrario si legge n-amnesiE, dice il Tafuri) Libeskind, Hadid, notando levidente evoluzione formale degli ultii quindici anni. Ma, mentre in Hadid Eisenmann e Libeskind la ricerca continuava a trasformare la materia architettonica in esperimenti esaltanti per critici e studenti, in Gehry era arrivata ad unimpasse.
La nascita della Gehrytecnologia aveva congelato i termini di uno stimolante discorso innovativo e trasformava in una colata solita-solida di titanio, eventi spaziali di cui adesso bisogna specificare solo la destinazione duso allesterno, perch limmagine generale soffre della sua solitaria differenza. Finivo lo scritto, col dire che si attendeva ormai da un po, un tentativo di evoluzione non tecnologica (perch con le due opere che Francesco Dal Co analizza, Gehry ha stabilito una libert assoluta dellapproccio architettonico, allo spazio), ma formale del capacissimo architetto. Lo scritto di dal Co abbastanza chiaro, come spero premettendo ci che ho scritto, sia per i pi. Per coloro che non si convincono si questo, posso aggiungere che solo una questione di temini da aggiornare senza significati nascosti o accuse di scarsa cultura, ognuno di noi ha una libreria in casa con una strada bibliografica propria e solo che rispetto a quella, magari non coincidono delle trasposizioni terminologiche metafore, ma non essendoci quelle, mancherebbero anche gli objet a reation poetique, o i listelli e le fasce di legno di Alvar Aalto (che secondo me hanno generato i nastri di Hadid, nel Centro di Arti Contemporanee a Roma, vedi lo scritto lambito variabile), non ci sarebbero le sculture di Boccioni di cui conosciamo le sensibili assonanze con larchitettura scultorea di Ghery, eccAllora come funzionano questi impulsi di esperienze vissute cos funziona il linguaggio descrittivo architettonico. Limportante non consigliare di leggere di architettura, importante, certo,ma pi importante osservare questa caleidoscopica realt in trasformazione, nelle sue strutture pi intime e semplici.
E da queste diverse e molteplici relazionalit con il mondo, come continue connessioni(metafora!) al reale, che avremo aiuti emozionali per generare e trasmettere sensazioni, anche architettoniche.


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Commento 595 di --->Isabel Archer
21/1/2004


Io penso che, in ogni caso, chiunque produca informazione, e chi scrive un articolo - anche suo malgrado- ne fa, chiunque egli sia, non autorizzato ad usare un linguaggio la cui reale interpretazione sia chiara unicamente ad un ristretta conventicola di persone.
Isabel Archer


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Commento 594 di --->enricogbotta
21/1/2004


Lo scambio tra Giovanni Damiani e Paolo Ferrara mi ha incuriosito e sono andato a leggere larticolo di Irma Cipriano.
Mi sembra che il senso dellarticolo, che condivido, sia basta con questo linguaggio. Non tanto perche brutto o insolente, ma perche completamente inutile.
Giovanni Damiani si irrita e dice che la signorina Cipriano sostanzialemnte unignorante perch non sa che per DalCo putrefazione membra disarticolate hanno un accezione positiva.
Avr le sue ragioni per prendersela cos, per impartire lezioni a destra e sinistra per dare dei perdenti ad altri e non a se stesso. Soprattutto, evidentemente pensa di poterselo permettere. Chiss perch. Forse per lo stesso motivo per cui ritiene che DalCo si pu permettere di scrivere emerite scemenze e tutti zitti perch se non si ha studiato quello che dice lui non si pu neanche fiatare.
Allora, lidea di fondo che ognuno padrone di avere una sua opinione, anche Irma Cipriano e anche Giovanni Damiani.
Se si difendono i ruoli e le caste per, come cerca di fare Giovanni Damiani, si devono accettare le conseguenze delle proprie scelte, che possono anche essere delle sonore pernacchie provenienti dal volgo ignorante.
Si parla di studiare, ma bisognerebbe anche capire cosa si studia e perche si studia. I percorsi critici sono una nobile impresa, ma infondo, perch ce ne dovrebbe fregare qualcosa dei persorsi critici approntati da chi fa conferenze sul lavoro e sul pensiero di un altro? Cio, se Tschumi non fosse esistito su cosa la faceva la conferenza il signor Giovanni Damiani? Mi rendo conto che questa una critica ai critici un po vecchia, ma fino a prova contraria i topi di biblioteca non sono architetti.
Quella dello studio una bella favola che era tanto di moda tra i cosiddetti intellettuali comunisti (che col comunismo ovviamente non avevano nulla a che fare), in realt solo affetti da gravi forme di invidia sociale, arrivismo, e complessi di inferiorit, come Tafuri, Cacciari e DalCo appunto. Lo studio era visto come strumento di affrancamanto da condizioni di inferiorit, vera o presunta che fosse: solo una favola per, visto che, come noto, non si pu essere nullaltro di ci che si .
Chiudo, dicendo che ho trovato gli interventi di Giovanni Damiani, se non si fosse capito, molto irritanti e tipici delle patologie appena descritte, ma soprattutto fondati sulla convinzione, a mio avviso oggettivamente ingiustificata, di potersi permettere di esprimere giudizi riguardo lignoranza altrui. Giovanni Damiani non sar ignorante o forse si, ma di certo arrogante e antipatico, e studiare tanto temo non avr nessun effetto positivo su queste due cose.
Saluti


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Commento 592 di --->Irma Cipriano
21/1/2004


Risposta a Giovanni Damiani
Il dare agli altri degli ignoranti che non studiano lascia lo stesso tempo delle critiche accennate dell'architetto Dal Co. Il fatto che io sia una studentessa, e che quindi non abbia di certo le competenze del direttore di Casabella, non vuol dire che cio che lui dice sia oro colato e io dica scemate. Non si preoccupi signor Damiani, che lo studio c'. Se vole che discutiamo DAVVERO sul mio articolo, non puo' dire che non abbia riconosciuto la cultura di chi ha scritto prima di me. Ci che io ho contestato il modo in cui le critiche su Gehry sono state affrontate. Le sue non spiegazioni non mi fanno di certo cambiare idea sul risultato che ha ottenuto Dal Co srivendo quell'articolo. Lo dico difatti chiaramente. Se come dice lei Casabella una rivista "facile facile" -e gi questo non le da giustizia, secondo me- dare in pasto al lettore le conclusioni che se ne tirano non per niente costruttivo e sensato. Tutti sono onesti e tutti sono bravi finquanto non esprimono quello che pensano? Il solito adagio di attaccare la gente dando loro degli ignoranti contro producente proprio per chi lo dice. Anche perch in maniera socratica so anch'io di esserlo e lo anche lei. Passa subito dalla parte del torto e, a mio avviso ci rimanne, continuando su questa rotta e senza dare spiegazioni sensate. Se non avessi ammesso di essere una studentessa - in quest'articolo e anche in altri commenti su antiTheSi - scommetto qualche cosa che i suoi commenti sarrebbero stati completamente diversi. E ci non solo scorretto ma anche avvilente. Se lei da ragione a Dal Co- ed commovente la tenacia e la vis polemica con cui lo fa, sar mica suo zio? - ci dica il perch. Parliamo di cose concrete e non dei cocci delle noci. Altrimenti davvero inutile - come lei dice -anche solo cominciare a parlare, perch non ci si intender mai.


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Commento 591 di --->Giovanni Damiani
21/1/2004


Scusate se replico ancora, ma qui davvero non ci sono le premesse neppure per comprenderci quel minimo che permette di parlare. Non ho mai usatola parola dilettanti, bens intendenti che ha un ruolo preciso nella storia dellarchitettura, detto tra noi molto nobile.
Mai mi sono pensato un culture sopraffino, mi occupo di architettura da alcuni anni, sono appassionato e cerco di costruire dei percorsi storiografici il pi possibile seri.
Ben venga Antithesi, ben venga dare spazio a tutti e lasciar parlare tutti, cosa che nelle Universit si fa poco e male, colpevolmente. Non fatemi fare laccademico perch non lo sono per nulla e non fatemi difendere le nostre universit perch vorrei essere uno che le critica, anche aspramente, Criticare per non significa dire la prima cosa che viene in mente, ma anzi essere massimamente coerenti, seri. Per criticare Dal Co bisogna studiare, altrimenti si viene zittiti subito (e lui bravo a farlo) e si esce dalla discussione. Lavorare su una critica seria vuol dire anche comprendere che bisogna difendere listituzione in se e non confonderla per come viene usata. Voler provare a fare delle critiche serie vuol dire lavorare credo di pi e farlo con ancora pi impegno, non certo leccareculi visto che a questo mi pare vi riferite quando pensate ad unUniversit. Nella pratica lo sar (fino ad un certo punto, spazi abbastanza liberi si trovano mi pare, basta con questa retorica dellescluso perch pi pulito, le regole del gioco ci sono e non sono solo quelle di leccareculi e che forse serve vederle e faticare per farlo), ma resta il fatto che sparare sulle Universit vuol dire demolire ci che resta dei luoghi in cui si pu studiare. Oltre quello c solo lo spazio libero del si dice ci che viene in mente. A me questo non va per nulla bene. Non confondiamo la libert, che cosa serissima, con il tutto lecito per cui posso dire ci che mi salta in testa, quella non libert ignoranza, almeno secondo me.
Credo che Antithesi, che reputo comunque un momento positivo come tutti i momenti di riflessione, come molte delle riviste in internet che sono nate, abbia il compito anche di aprire discussioni varie con toni di vario livello, ma lesegesi della nicchia dei perdenti perch puliti debba finire.
ora di studiare, proprio per costruire nuovi panorami, costruire nuove libert. Libert per non luoghi di svacco libero.
Dal Co, per tornare al suo pensiero su cui non ho nessuna voglia di discutere a lungo, nasce in un contesto molto preciso di letture che legano la generazione dei Veneziani. Il tragico, il marcio da Piranesi in poi, un certo anarchismo molto vitale e anche fisico, che fa si che quando parli di rovina, putrefazione le usi come termini molto interessati e sostanzialmente positivi.
Oggi gi un miracolo se uno legge qualcosa, ma studiare non significa leggere e neppure leggere e commentare, significa intrecciare, costruire contesti e sequenze logiche. Non sapere nulla del da dove e come escono i pensieri delle persone fa si che si costruisca un pensiero fatto di microframmenti e giudizi che lasciano il tempo che trovano perch non hanno struttura possibile a reggerli. Costruire delle storie, io credo, sia ancora possibile anche in questo tempo complesso, solo che bisogna lavorare per questo. Il momento difficile, le universit sempre meno difendibili, le posizioni di molti anche, ora di rimboccarsi le maniche e invece di sparare a caso nel mucchio, bisogna a mio avviso fare lunica cosa che ha sempre portato avanti le idee: STUDIARE.


...

21/1/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Giovanni Damiani:
Caro Damiani, qui nessuno si piange addosso. E davvero ora di finirla con la storia che ci sentiamo "nicchia dei perdenti perch puliti": "puliti" lo siamo, e non ci consideriamo "perdenti". Il motivo semplice: non vogliamo vincere nulla, n nulla vogliamo. Se ti guardassi un p intorno ti accorgeresti dellipocrisia che vige nei rapporti tra i diversi personaggi dellambiente culturale "ufficiale". Ma forse lo hai gi fatto...
In quello che tu definisci luogo di "svacco libero" ipocrisia non se ne trova: luogo in cui tutti si possono confrontare, dai pi lucidi cultori ai pi neofiti tra gli studenti. Questi ultimi potranno anche parlare impropriamente ma, proprio perch studenti, si aspettano che qualcuno li aiuti a capire anche gli eventuali errori. Chi, come te, ha conoscenze e capacit critiche tali da potere essere daiuto alla crescita degli studenti deve porsi al di sopra dei loro scritti, delle loro opinioni; piuttosto, deve capirne le difficolt e dare i giusti consigli, che non devono per limitarsi a dire:"STUDIARE". L "ignoranza" pu essere dolosa o meno: nel primo caso non potrei che essere daccordo con te rispetto a quanto dici; nel secondo caso, invece, noi tutti abbiamo il dovere di aiutare la crescita, chi dando spazio affinch le opinioni espresse dagli studenti possano essere portate a conoscenza di tutti, chi dando i giusti correttivi alle lacune -abbastanza probabili vista l'inesperienza- che qualunque studente pu avere.
Il confronto fondamentale, ma teniamo presente che lesperienza dello studiare qualcosa che cresce piano piano, sino ad arrivare a comprendere che sono necessari gli intrecci e le sequenze logiche. Sino a capire cos che, spesso, tanto logiche non sono.



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Commento 589 di --->Giovanni Damiani
20/1/2004


Non gradisco fare difesa d'ufficio a Francesco Dal Co, sia perch si difende benone da solo, sia perch non mi sembra nelle condizioni di non potersi pagare un buon avvocato migliore del sottoscritto, ma ogni tanto per leggere serve sapere qualcosa.
Casabella una rivista facile facile e a tratti edulcorata, ma almeno due cordinate sono richieste per capire qualcosa anche in un articolo molto didascalico.
La minima conoscenza del pensiero del Dal Co, che poi vuol dire aver letto dei libri, vista la sua ampia produzione, e (magari anche o) del Tafuri sarebbe servita a comprendere che il senso dell'articolo esattamente l'opposto.
Apprezzo l'idea di provarci sempre e il coraggio di mettersi in prima linea, in qualche modo lo stile da intendenti d'architettura di antithesi e delle pubblicazioni internet...ma alla lunga il commento nel vuoto rende poco e i nodi vengono al pettine.
cordiali saluti da un vostro lettore


...

20/1/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Giovanni Damiani:
Ci definisci "intendenti di architettura" per non dirci chiaramente che ci reputi dilettanti? No, non fartene un problema, perch vero: siamo dei dilettanti che non possono certo competere con un cultore sopraffino quale sei tu. Ma vedi, caro Damiani, noi pubblichiamo anche pareri quali quelli della Cipriano poich reputiamo che tutti siano soggetti ad approfondimenti, soprattutto se si tratta di studenti, i quali si cerca di spronare in senso critico, facendogli esprimere le loro sensazioni e non solo i concetti scritti sui "sacri testi" dell'architettura, che sono costretti ad imaparare nelle facolt. Siamo dilettanti che per non conoscono il sapore dei sederi di chi conta, di quelli che potrebbero farci fare carriera. Credimi: ne siamo fieri. Piuttosto, il tuo ruolo di cultore dovrebbe andare oltre questi semplici commenti e puntare dritto al centro della questione, ovvero farci capire perch il pensiero di Dal Co lo abbiamo frainteso. Nel modo in cui lo hai fatto, anche il tuo commento resta nel vuoto.
Come vedi, non mi soffermo a difendere i contenuti espressi dalla Cipriano, lasciando a lei stessa l'eventuale replica. Posso solo dire che concordo pienamente sull'aleatoriet delle critiche di Dal Co.



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