18/7/2005
Cara Antithesi,
ma chi glielo fa fare a Mauro di occuparsi della difesa d'ufficio di Boeri?
Non siamo certo in un processo per genocidio, l'idolo di Mauro si terr i suoi galloni da generale conquistati sul campo grazie ad un'estrema abilit nell'inciucio: mica vogliamo crocifiggerlo per questo.
Il problema per rimane sempre lo stesso, irrisolto da questa appassionata "baruffa chiozzotta", cui forse sar bene dare un taglio.
E' giusto usare una rivista soprattutto per far carriera ?
I fascisti hanno gi risposto ME NE FREGO.
I democratici di centro pi o meno lo stessa cosa.
Vabb, non muore mica nessuno.
Si conferma solo che molti architetti italiani hanno parecchia fifa di chiunque ha un po' di potere. Perci gli "leccano il culo" (consentitemi di parafrasare una garbata espressione di Fadda) ogni qual volta lo considerano utile, magari, chiss, in futuro.
Cari saluti
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15/7/2005
Cara Antithesi,
temo che la voglia di chiacchierare futilmente che distingue gli italiani non solo al telefono cellulare dilaghi ormai anche in luoghi e su argomenti che dovrebbero essere seri.
Ho sempre pensato che sulle pagine del vostro sito si potessero affrontare questioni importanti con la velocit e la leggerezza caratteristiche del Web, ma qui siamo arrivati alle battute da bar.
Con l'occasione dolorosa della scomparsa di uno degli ultimi maestri italiani in architettura qualcuno solleva la questione dell'obiettivit dell'informazione su Domus? La critica diviene insulto (altro tipico tratto della propaganda berlusconiana), Boeri puo' fare quello che gli pare, chi non condivide la sua impostazione della rivista puo' benissimo non leggerla.
Non c' bisogno di evocare il Signor Ockam o gli Anziani dei Protocolli di Sion: questo si chiama atteggiamento pilatesco. Ovvero, se mi si pone un problema, io me ne lavo le mani: che l'Innocente vada sulla croce o, pi banalmente, usate pure Domus per i vostri interessi privati.
Ma lo sa la signora Torselli che, oltre a somministrare ai suoi lettori decine di pagine sull'architettura sgangherata di Koolhaas, Boeri progetta da tempo di far compilare al "Giordano Bruno vestito di Prada" (come os scrivere una volta il povero Sudjic, poi fatto fuori dalla direzione della rivista per far posto allo stesso rampante Boeri) un intero numero di Domus? Se questo non mettere a disposizione la rivista come "house organ" di OMA/AMO (lo studio di Koolhaas), vorrei sapere cos.
Lallegato con gli scritti di Giancarlo De Carlo potr anche non essere stato cos cinicamente pianificato come congettura Vallenzasca, ma altre, troppe coincidenze fanno pensare che davvero Boeri usi Domus soprattutto per aiutare s stesso e i suoi amici: che come si sa, in Italia e non solo, sempre un buon sistema per farsi strada nella vita, specialmente per chi scarseggia di vero talento.
Cari saluti
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13/7/2005
Caro Vallenzasca,
mi rivolgo a te che mi sembri il pi lucido in questo divertente battitecco scatenato dalla tua legittima -mi pare- perplessit nei confronti dell'allegra gestione che a Domus Boeri fa di vivi e morti, a cominciare da De Carlo.
Ti inviterei per a non scaldarti tanto, in primo luogo con un interlocutore cos povero di argomenti come il solito ignoto Mauro. Il suo il tipico repertorio di chi obnubilato dalla comunicazione tutta uguale che oggi fanno le riviste. Nomina testi come "Mutations" - che credo proprio non passer alla storia dell'architettura -come chiss quale opera fondamentale. Compie un bel transfert freudiano tra il provincialismo suo e di Boeri -cio quello tutto intento a fare da megafono proprio agli "olandesi" etc.- e il giusto desiderio di molti giovani architetti italiani di vedere riconosciuti i propri sforzi per realizzare un'architettura contemporanea in Italia: possibilmente prima di avere sessant'anni come Piano o Fuksas. Provinciale non chi vive e lavora in provincia (era forse De Carlo provinciale?) ma chi crede che pubblicando solo -anzi diciamo al 90% - stranieri su Domus la si renda internazionale.
Gio Ponti, tanto per dire, ha fatto grande Domus parlando sicuramente pi di architettura e design italiani, e comunque dosando attentamente la miscela italiani/stranieri.
Quanto poi al curioso argomento che il conflitto d'interessi sia un "luogo comune" dimostra solo fino a che punto la propaganda berlusconiana e lo stile di vita ribaldo si siano insinuati fin nel midollo degli italiani, disposti ad accettare qualsiasi livello di clientelismo nel loro quotidiano pur di continuare a godere di privilegi, anche i pi miserabili.
Mi sembra per pi utile mantenere un atteggiamento pi sereno verso questa situazione di inciucio -per non dire conflitto d'interessi- anche a Domus: intanto come si sa i suoi direttori non durano pi di qualche anno, la direzione di Boeri passer e verr ricordata pi o meno alla stregua di quella di Lampugnani: cio zero. Certo, quando questo succeder non lo sappiamo, ma la netta flessione subito dalle vendite della rivista, iniziata con Sudjic e diventata drammatica da quando Boeri fa finta di dirigerla, certo non depone a suo favore.
E poi gli architetti, specialmente i giovani, hanno da tempo imparato a seguire "Detail" o la meno crucca "The Plan", che pure si avvantaggia, come Abitare e perfino Casabella, dell'illeggibilit di Domus.
I veri architetti -un po' come diceva Che Guevara sui rivoluzionari che devono fare la rivoluzione -vogliono fare l'architettura: e non escluso che possa servire loro pi l'analisi -anche un po' pignola- di un progetto dal punto di vista tecnico, rispetto alla centesima intervista di Obrist all'ennesimo artista (straniero, guarda un po') o ai tromboni -come li chiami tu, Vallenzasca- Branzi, Mari, Mendini, etc.
Ma non era forse agghiacciante quella copertina di Domus con quattro o cinque designer, tutti rigorosamente milanesi e oltre i settanta, che si guardano con aria interdetta e un po'assonnata?
La fotografia della mummificazione del design italiano, altro che voglia di fare e proporre.
Concludo: la situazione, lo diceva Flaiano, grave ma non seria.
Per provare ad uscirne basterebbe forse dare meno importanza al chiacchiericcio delle riviste e affrontare i veri nodi problematici - critica, formazione, mercato, professione, ricerca, industria e produzione edilizia, corruzione, influenze politiche, etc. - dell'architettura italiana (le "tendenze" lasciamole alle riviste per signore). Vorrei vedere -il giorno che questi temi diventassero di moda- se anche le riviste "alte", Domus compresa, non tonerebbero ad occuparsene.
In fondo, perfino i quotidiani hanno cominciato a farlo. E penso che anche a De Carlo non sarebbe dispiaciuto leggere anche di questo su Domus.
Cari saluti
PS
Per l'idea del punteggio pagine Koolhaas/altri architetti non male.
Se trovo tempo in un week end provo a farlo, poi vi scrivo
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