Pandemia e paraculismo

Storia e Critica

Pandemia e paraculismo


di Sandro Lazier
6/5/2020

Una delle prime conseguenze tangibili del corona virus riscontrabile nell'immediato incremento del carico burocratico, ovviamente sempre a spese del solito babbeo che ha deciso di lavorare in questo paese di santi (non praticanti), navigatori (web) e poeti (della gabella).
Chi non avesse idea di cosa vuol dire oggi decidere, per esempio, di aggiustare casa, sappia che la sua bizzarra idea metter in moto una quantit di personaggi "certificatori" tale che, solo per la carta che non verr mai letta e per linchiostro necessario per produrre un copia incolla di proporzioni ciclopiche, varr un considerevole pezzo di PIL, rubato ad investimenti pi produttivi, e una pari quantit di Co2 per trasportare inutilmente le truppe della burocrazia da una parte all'altra dei confini nazionali.
Chi si inventato tutta questa paranoica giungla normativa non lo ha fatto privo di una ragione, e la ragione stata quella di mettere in moto un sistema fatalmente parassitario, fine a se stesso, con l'alibi della sicurezza, o dell'efficienza o di altre trovate retoriche capaci di mantenere professioni che altrimenti, sul piano della reale necessit sociale e dellefficacia, risulterebbero insignificanti. A sentire questi normodotanti, la causa di tutto sarebbe una normativa europea che imporrebbe requisiti e caratteristiche uniformi nei vari Stati di appartenenza. Il che, in parte, vero, ma la parte minima. Quella pi grande invece farina dun sacco molto pi interessato ad ingrassare la propria conventicola che al benessere comune; oppure, nellambito pubblico, molto pi attento a pararsi i bassi organi da responsabilit indesiderate. Responsabilit che questi signori han capito di avere nel momento in cui son venuti loro riconosciuti gli indennizzi relativi. In pratica, vengono pagati per responsabilit che tentano in ogni modo di evitare.
Nel primo caso sto parlando delle categorie professionali, degli ordini e dei collegi, una eredit fascista [1] come tante ancora vive e vegete nellitalia repubblicana. Strano che i nostalgici non la citino mai fra le cose "buone" fatte dal fascismo.
Credo, anzi, che la struttura statale, quella dei ministeri e del potere sia centrale che periferico, mutuato pari pari dalle regioni, e la classe dirigente che la governa siano derivati diretti dun sistema di potere ancora imbastito sull'assoluta superiorit dello Stato, come quello fascista, inteso come entit superiore da cui far discendere in forma organizzata istituzioni intermedie, come mostri mitologici della tradizione classica per met uomini e per met numi, capaci di pretendere un vantaggio sociale grazie a questo privilegio. Un privilegio tale da consentire loro, che si definiscono servi dello Stato quando nessuno deve sentirsi servo di niente e di nessuno, di imporre loro stessi alla societ il loro contributo, senza che sia la societ a richiederlo come necessario.
Nel secondo caso parlo della classe boiarda, fatta di dirigenti e funzionari della pubblica amministrazione, che vivono un mondo loro, con un loro linguaggio, spesso sgrammaticato ma criptico, sempre col culo al caldo, in qualsiasi situazione, con la loro logica, che definiscono giuridica, sempre pi estranea alla sensibilit comune e alla razionalit di quegli eventi che suggeriscono i comportamenti del quotidiano. [2]
Viviamo in un contesto che definiamo democratico ma che nel profondo non lo , perch tutto ci che interagisce concretamente con la nostra vita cala dallalto, da un sistema autoreferenziale che parla una sua lingua, fatta di atti, decreti, protocolli e quanto serve a dare equilibrio ad un organo di comando, non di governo, al quale tutte le forza politiche vogliono accedere e per le quali lottano e chiedono consenso popolare.
In questa condizione, lunico interesse per la politica lacquisizione del consenso, unico in grado di dare accesso al sistema superiore rappresentato dalla pachidermica macchina burocratica, vera padrona del paese.

Ora la domanda la seguente.
Larrivo di questa pandemia cambier qualcosa nel nostro mondo di architetti?
Tralascio di parlare della dimensione profetica di certe affermazioni, di titolati architetti nostrani che, mi pare, rincorrano le strategie del marketing invece del buon senso; oppure del cattivo senso, quello che radicalizza le considerazioni e le costringe a pensieri realmente nuovi.
Io non credo che cambier qualcosa se continuer a prodursi la catena di comando che dalle universit italiane scende sugli ordini, entra nei ministeri e arriva negli uffici dove si scrivono le leggi. Se non subir una rivoluzione radicale, tutto il sistema culturale portante, rigido e verticistico, fondato sullautorit dei titoli di studio, sistema che ha fallito pi volte costringendo il mondo in gravi crisi finanziarie o sanitarie, dovr subire altri attacchi alla sua credibilit, lasciando spazio a qualsiasi bizzarria scientifica o culturale capace di sedurre la persone deluse.
La scienza, e tutto lapparato universitario che prospera nella sua galassia, non ha pi lautorit di imporre come assolutamente vere le proprie visioni. Oppure, con una considerazione molto pi raffinata, popperiana, non pu non mettere a prova le sue certezze, ricordando che le sue verit sono vere sino a prova contraria e fino al tempo nel quale una verit pi completa pu sostituirla. Ma affinch questo succeda occorre che le diverse anime che costruiscono la conoscenza possano avere libert e autonomia, fuori da un impianto culturale unico e soggetto allautorit degli Stati e al nepotismo dei sacerdoti. Abbiamo assistito ultimamente alla dimostrazione di quanto ci sia conflitto nelle stesse chiese. Virologi di fama mondiale che han detto uno il contrario dellaltro, contraddicendosi e screditandosi a vicenda, duellando a colpi di pedegree, pezzi di carta che dovrebbero sostituire la capacit almeno davere rispetto delle situazioni tragiche. La vanit umana un vizio diffuso e tenace, molto pi radicato tra coloro che hanno la presunzione della conoscenza, nei quali i pregiudizi hanno una solidit certificata da unistituzione e, per questo, difficili da combattere.
La responsabilit delle scuole nel generare pregiudizi robusti quindi seria e molto pericolosa.
Per questa ragione non pu esistere una sola fonte di giudizio e dinsegnamento, e non pu una sola istituzione avere in modo esclusivo e autoritario il monopolio della conoscenza e della certificazione.
Sarebbe bene, quindi, che non esistessero ordini e collegi coattivi, ormai sterili contenitori di visioni eterogenee e contrastanti, per far posto alla libera concorrenza di varie associazioni culturali, capaci di formazione e promozione della propria scienza e dei propri valori.
Occorrerebbe togliere ogni valore legale alle lauree, affinch diventino riconoscimento di un percorso di studi personale, non unico, parte del proprio bagaglio formativo che, insieme ad altri, potrebbe arricchire la conoscenza e le capacit professionali delle persone, senza creare privilegio sociale o economico garantito, e senza dotarle dun anacronistico titolo accademico non dissimile nel suo senso dai titoli nobiliari dei vecchi regimi.
Per quanto riguarda la paranoia normativa, per porre un freno al suo prosperare, basterebbe semplicemente porre il costo delle pratiche autorizzative, tranne quelle direttamente inerenti ai lavori da eseguire, a carico dellamministrazione che le richiede. Credo che tutto il sistema parassitario che attualmente si alimenta dal mercato immobiliare, peraltro spompato perch gi particolarmente colpito dalla crisi finanziaria, ne verrebbe considerevolmente ridimensionato.
Serve, insomma, una rivoluzione radicale.

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Note:
[1] - Tra quelle leggi c la n. 897 del 25 aprile 1938 con la quale veniva stabilito che Possono esercitare la professionale solo gli iscritti ai rispettivi Albi provinciali(una condizione che non c nelle leggi istitutive degli Ordini del 1923).Non possono essere iscritti e, se iscritti, devono essere cancellati coloro che non siano di specchiata condotta morale, civile e politica.
Questa legge non stata abolita dal Parlamento repubblicano: ancora vigente anche se non applicabile perch tutti i laureati che intendono svolgere attivit professionale (compresi gli ebrei, gli omosessuali e gli antifascisti, ovviamente) si devono iscrivere agli Ordini provinciali, dopo aver superato lesame di Stato.
Non stata abolita perch tutti i partiti sono succubi dei Consigli degli Ordini (potentissimi quelli degli avvocati e degli ingegneri che mandano in Parlamento molti loro rappresentanti) che sono terrorizzati dalla soppressione della obbligatoriet della iscrizione agli Albi Perch tutti si cancellerebbero. Anche per non pagare una tassa esosa.
Ha scritto Luigi Einaudi Non necessariamente bisogna abolire gli Ordini, basta non renderne obbligatoria la iscrizione. Potrebbero rimanere per coloro che li considerano di una certa utilit.E con Einaudi si dichiararono daccordo Ugo La Malfa, Giorgio Amendola, Marco Pannella, Giorgio Bocca, Enzo Biagi, Indro Montanelli. E tantissimi altri.
Tratto da Agenzia Radicale - Gerardo Mazziotti



[2] - ...luniformit del comportamento imposta ai funzionari genera un atteggiamento ritualistico in cui norme e procedure vengono santificate. Merton propone il termine di ritualismo per denotare appunto latteggiamento di chi pone al primo posto nella scala dei valori la fedelt fine a se stessa alle norme perdendo di vista i fini reali dellorganizzazione. Il ritualismo, a sua volta, si traduce in rigidit che rende difficile per lorganizzazione rispondere ed adattarsi a situazioni ed esigenze particolari. In questo modo proprio le condizioni che normalmente portano allefficienza in situazioni particolari e specifiche producono inefficienze Le regole diventano ad un certo punto simboliche piuttosto che strettamente utilitarie. Si deve, altres, tener conto del fatto che lorganizzazione burocratica, come sistema chiuso, opera con un regime giuridico dotato di particolare forza e valore formale: un sistema organizzativo siffatto ha come caratteristica principale la rigidit e non pu in alcun modo adattarsi al mutamento, tendendo al contrario a resistere ad ogni cambiamento e trasformazione.
Tratto da Le patologie della burocrazia nellanalisi post-weberiana di Robert King Merton


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