Arrivo a Pistoia, splendida citt baipassata dai flussi turistici, e prendo possesso della mia porzione di b&b; che si affaccia sulla raccolta piazza della Sala e mi fiondo alla mostra M.M. Con quattro salti mi inerpico sulla scalinata ma una garbata assistente mi conduce in biglietteria. Pago scontato causa et... SIGH! Col fiatone affronto le undici sale che compongono la mostra. Rimango affascinato dall'eleganza delle forme e dai "gridi" inespressi dei cavalli che si contorcono trascinati al suolo.
Inebetito da tanta bellezza, quasi stordito, mi accorgo a visita iniziata della presenza di opere antiche, etrusche, ecctt e ospitate Manz, ecctt. Allora torno sui miei passi e inizio a leggere i pannelli che introducono le sale e conducono la visita. Muovo garbate critiche per l'inesattezza di alcune descrizioni (la descrizione della bocca e dell'espressione di una fanciulla, lo stato emotivo di un pescatore e di un pugile) ad una paziente custode che, documentatissima e coinvolta, mi esorta a scrivere le mie critiche. Continuo la visita trepidante e bevo le immagini e le parole di M.M. che due schermi irradiano. Mi spertico comunque in lodi e critiche che traduco nel diario di bordo ed esco all'aria aperta e mi imbatto nella bellissima e dirimpettaia chiesa romanica di St. Andrea.
Dentro, illuminati dalla luce vespertina, due Cristi e il bellissimo pulpito del Pisano. Una specie di vecchia cabina telefonica da muro ingoia due euro e la chiesa si illumina: meraviglia a pagamento. Ancora meraviglia ma il museo permanente di M. M. mi aspetta. L si scatena l'orgia di emozioni, M.M. anche un grandissimo grafico e un raffinato pittore. Sale, corridoi, luci sapienti. Scale strette si inerpicano nel sontuoso palazzo del museo. Un'ordala di immagini, sculture declinate in ogni materiale, sale che s'inanellato in questo splendido labirinto. Indescrivibile ma ci deve sempre essere un ma? Ma mi becco Miro' in coesposizione, fortunatamente poca roba. Accantono, proseguo e m'illumino ancora di bello. Esco. notte, solo e il cielo nero come una lavagna d'ardesia su cui appiccicare mozziconi d'opere di questo genio, graffiandole d'invidia.