Il Palazzo di Cnosso

La vie en Rosa

Il Palazzo di Cnosso


di Ugo Rosa
28/10/2017

Giace agonizzante sulle primissime pagine dei testi di storia dellarchitettura.
Il passante lo vede cos, abbandonato sulla sabbia e compassionevolmente lo rigetta nel mare inquinato che definiamo la eredit culturale dellOccidente, come farebbe con un orca arenata.
Che vada a crepare altrove.
Ma come quei sacchetti di plastica che i secoli non riescono a dissolvere e in cui simpigliano pesci e nuotatori, la bestia si arena di nuovo .
La sua struttura chimica troppo densa per disgregarsi.
Da quattro mila anni sempre l che cinterroga.
Dovremmo essere noi per a interrogare lei, come si faceva un tempo con le enciclopedie, anchesse, ormai, rottami galleggianti alla deriva del tempo.
Chiunque potrebbe, dalla foto allegata (quasi sempre la stessa, o molto simile, in ogni manuale di architettura) desumere, volendolo, i principi che stanno alla base del nostro mestiere.
Se praticante, potrebbe anche procedere tranquillamente, sulla loro scorta, alla redazione di qualsiasi progetto di architettura (di qualsivoglia complessit o ampiezza) confidando in risultati dignitosi.
Lo stato corrente dellarte testimonia invece il carattere ottimistico di questa illazione.
Per, attenzione, non la falsifica.
La riflessione sui fondamentali infatti non ha pi peso alcuno nel tirocinio dellallievo.
Lincauto ritiene al contrario di potersi impunemente inoltrare in mare aperto dove per questo indistruttibile catorcio si avviluppa nelle eliche e lo lascia in panne.
Personalmente tendo a considerare indiscutibile che se larchitetto medio non studiasse nella sua intera esistenza altra architettura che questa, e a questa sola si attenesse con diligenza, farebbe danni inferiori a quelli che ci causa la sua miserabile libert creativa.
In questa enciclopedica carcassa infatti c tutto quel che serve.
Si riduce, vero, a pochissimo; ma non mai stato esposto meglio n in maniera altrettanto didascalica.
Vorrei riassumere ad uso dei miscredenti:
1) la relazione tra inevitabile precisione geometrica della costruzione e fatale imprecisione orografica della terra che laccoglie; nonch il modo corretto in cui questultima va affrontata e risolta, anchessa, in geometria (euclidea, a va sans dire...).
2) Il rapporto delledificio con ci che lo circonda e la necessit della scelta, di volta in volta, di aprirsi o chiudersi nei suoi confronti. La maniera, inoltre, in cui fare luna o laltra cosa.
3) la necessaria definizione che ogni manufatto richiede sullo sfondo del cielo (dunque delluniverso) e le modalit grammaticali e sintattiche con cui questa definizione va data.
4) il sistema costruttivo che ha costituito la spina dorsale dellarchitettura e ancora oggi, nonostante petizioni di principio e fughe in avanti, le d forma e sostanza: quello trilitico (travi e pilastri).
Cos questo sbrindellato lacerto insegna ancora oggi, dopo quasi quattromila anni, che cos larchitettura e come la si progetta. O per lo meno potrebbe farlo.
Invece lo si ributta a mare e lui, tristemente, si arena di nuovo.
Sotto gli occhi divertiti e distratti di milioni di turisti, tra cui parecchi praticanti darchitettura che ignari vi deambulano intorno: coi loro zainetti, i loro sorbetti, i loro libretti e con tutta la loro formidabile CREATIVITA.


...

www.antithesi.info - Giornale di Critica dell'Architettura - Tutti i diritti riservati