Sovrapposizioni intuitive e discontinuit connesse (appunti)

Storia e Critica

Sovrapposizioni intuitive e discontinuit connesse (appunti)


di Paolo Marzano
5/3/2004

"[] Un corpo che produce ambiente appare pertanto come una forza che interagisce con situazioni date, adattondovisi e modificandole. Un simile processo realizza un andamento tutt'altro che lineare perch occorre che alle urgenze del corpo facciano riferimento tutti quei piani di relazione, quelle pieghe e quelle istituzioni che predispongono l'ambiente non solo ereditato ma anche l'ambiente di riferimento e costruzione che si realizza in un determinato momento. Entrambe queste realt esprimono un orizzonte macchinico e plurale che costituisce il presente al quale i corpi appartengono."
Tratto dal n.19 della collana Millepiani, scritto da Tiziana Villani, Tecnologie del controllo, maggio 2001

La relazione dell'uomo con l'ambiente rappresenta uno degli argomenti pi discussi e dibattuti degli ultimi tempi. Esprime in pieno la fase di transizione che il sociale affronta immergendosi nel quotidiano, vengono infatti rivisti e ritrattati saperi e categorie di giudizio fin'ora esistenti. L'uomo e lo spazio in cui vive, sono i primi protagonisti inseriti tra le maglie irregolari di una 'tensione urbana' globalizzante, capace di intaccare i delicati processi percettivi di apprendimento rivolti verso i possibili nuovi scenari del loro intorno relazionante. Vale sempre la pena allora, riappropriarsi di una forte energia capace di riferirsi ad altri ordini d'idee oltre a quelli comunque condivisi, secondo quei balzi necessari, di cui parleremo, che sono in grado di apportare traformazioni culturali e offrire cos visioni nuove e scelte alternative rispetto ai codici comunemente riconosciuti. Le prove di queste visioni nuove e possibili, arrivano da una storia e da esperienze di vita che confermano il bisogno di stabilire con lo spazio in cui viviamo, una sorta di sacro 'contatto', sia esso fisico sia psicologico che chiamiamo comunemente interazione. Si tratta di un'azione che unisce un mondo 'possibile' percepito, ad un mondo fisico; il contatto tra un'entit astratta in attesa di informareall'ambiente. Proviamo in questo scritto a fare riferimento ad alcune osservazioni di un geniale artista, qual' Umberto Boccioni. Riflettendo sulla sua opera scultorea pittorica e di scrittore, indagheremo parallelamente il nostro presente informatico, allora forse avremo pi notizie riguardo l'importanza dell'interazione come strategia della conoscenza. Ci soffermeremo quindi su certi punti di contatto della ricerca e la sperimentazione anche architettonico-scultorea che, secondo me, evidenziano una condivisione di mezzi siano essi strumentali o teorici, profetizzati dal nostro personaggio. Una delle nicchie fisiologiche dell'evoluzione informatica in atto, occupata in gran parte dall'architettura, desiderosa come sappiamo da sempre e ansiosa di sperimentare visioni cercando di concretizzare utopie. Questo ci pone di fronte a delle riflessioni, osservazioni e a delle ridiscussioni di riferimenti che fin adesso sembravano intoccabili.

Teniamo presente che la differenza, rispetto al nostro artista-accompagnatore, rappresentata dal momento sia culturale sia temporale. Contestualizzando, notiamo facilmente che siamo circondati, se non assuefatti, da una velocit d'informazione estrema e tentacolare capace di invadere molti pi spazi (nostri) di quanto si possa immaginare. Questa situazione, ha introdotto, nel gi complesso scenario, notevoli e determinanti altri, inattesi parametri rispetto a quando le avanguardie artistiche del novecento facevano i primi passi in territori prolifici ancora da decodificare (anche loro erano di fronte a travagli interpretativi e a codici nuovi). Voglio sottolineare a questo punto il balzo concettuale e l'interessante assonanza sperimentale della stagione delle avanguardie all'inizio del '900 e il fermento che stiamo vivendo, per quanto riguarda l'aspetto critico architettonico dato dalle nuove individualit generate dai 'gruppi di rete'. All'architettura dei gruppi e alle strategie dei database in-formazione, arrivano echi di fermenti artistici-architettonici e passionali declamazioni rivolte a platee interattive. Un importante realt alla portata di sensibilit pi capaci. In una recensione ad un testo di nuova generazione infatti, ho osservato le nuove possibilit interpretative innescate da questi rivoluzionari cambiamenti capaci di poter trasformare l'editoria, non allontanandosi dalla rete, anzi integrandola in una straordinaria nuova idea d'alternanza tra interattivit digitale e approfondimento cartaceo in un continuum culturale che dilagher, sono certo, nei nuovi territori della comunicazione (La generazione della rete).
Il confronto tra i gruppi di artisti delle avanguardie, con i dibattiti sull'architettura on-line, per un fenomeno di 'sublimazione culturale', legata strettamente alla tecnologia digitale, hanno riacceso visioni che in passato occupavano teatri, mostre, gallerie e si sono trasferiti in rete per accoglire pi osservatori ed interlocutori, realizzando una molto probabile interazione. Il risultato ottenuto ottimo; molte pi idee date dallo scambio di esperienze. Un balzo compiuto del parlare architettura, da spazi limitati e forse elitari ad una collettivit connessa numerosa e attenta, sicuramente aggiornata anche se non propriamente colta. Ma osserviamo meglio la grandezza di questo fenomeno interattivo. Sappiamo che una semplice 'interfaccia' la probabile maschera umanizzata di un infinito indistinto digitale. L'uomo che innesca, con un semplice cenno, il viaggio 'informatico', entra in uno spazio dalle diverse dimensioni, conclude praticamente un'azione percettiva perturbatrice rispetto al suo consueto movimento vitale. Si tratta di un altro tipo di movimento, definito da una diversa attivit e con altre dinamiche percettive. L'individuo riproduce in un breve istante, un risolutivo balzo determinante ai fini conoscitivi. Muta la sua condizione psicologica e abbandona 'un presente'; attua un'antica visione di teletrasporto percettivo per un luogo di complessa definizione. Quello che interessa alla nostra riflessione, riguarda per, la veloce variazione della sua identit connessa a questo spazio. Le sue estensioni si 'attivano' e rinnova l'entrata in questa magmatica, fluttuante materia fatta di dati appartenenti ad una multiforme, funzionante intelligenza. Il suo volto praticamente illuminato da una luce diversa, egli accede per un 'passaggio', effettua un balzo e tra ronzii di memorie capienti e l'alternarsi dei colori dello schermo s'immerge in una virtualit che a questo punto irrompe nella sua attivit istintiva esplorativa. In pochi istanti inizia l'alternanza tra l'identit del passeggero e l'identit del pilota comunque, rimane un cosciente 'nomade'. Un balzo quindi, che introduce l'esperienza singola a confrontarsi con infinite altre esperienze in transito. Abbiamo gi incontrato questo stato fisico-psichico di cose, dallo studio e la discussione nell'articolo dal titolo Simulazione d'assenza si sono tratte delle osservazioni su l'intima struttura di quella che una nuova realt complessa e mutante.
Se l' informazione diretta come dice Paul Virilio:" il risultato immediato dei sensi dell'udito, dell'odorato e del tatto e anche del senso muscolare, cio delle capacit di motilit sul posto e di mobilit nello spazioe soprattutto dal gesto di spostamento o del cambiamento di posizione dell'organo e del corpo nello spazio-tempo", allora ci accorgiamo che l'individuo innesca una sua funzione esplorativa forse contemplativa, di uno spazio percettivo che produrr l' esperienza, ma nello stesso tempo gi risulta assorbita dalla totalizzante informatizzazione che sembra omologare le diversit adottando comportamenti d' interazione di cui, in questo momento, la societ ha probabilmente bisogno. Penso che questi siano, in effetti, i due campi d'intervento della possibilit di comunicazione che data dalla rete; creare dei mondi possibili (architettonici) virtuali e la possibilit di trasmetterli in poco tempo alla collettivit quindi l'interagire con altre esperienze. Tutto ci che si trova oltre questo semplice e fondamentale processo di cominicazione diretta, un indotto di rete che determina grosse sacche di valori trasformabili in breve tempo e componenti velocemente sostituibili perch basati, in effetti, sulla logistica di funzionamento dell'intero meccanismo informazionale (molto vicino al comportameneto di certi parassiti). Rientra per come sappiamo, in un normale processo di crescita naturale di un organismo complesso. Ma torniamo alla nostra ricerca riflettendo sui termini usati e sperimentati dal nostro artista-guida di riferimento.
"[] una fuga della materia-simultaneamente nelle tre dimensioni, cos che la materia stessa ha potuto raggiungere il tempo, la trasparenza interna dei corpi, il loro movimento assoluto attraverso degli incidenti del moto Boccioni convinto di aver ridotto progressivamente gli spessori materiali delle sue sculture, rinunciando alla loro colorazione e ad intervenire con incidenti formali supplettivi quali pezzi di ferro, modanature, eccetera, per evitare dispersione e rimanere aderente alla sua idea architettonica di sculturaAlcuni mesi dopo, con un lavoro pressante e senza riposo incominciai a immaginare la realizzazione del dinamismo plastico in sculture tridimensionali, che riassumessero nel loro slancio architettonico le forze propulsive dell'ambiente" (Da Zeno Birolli, Umberto Boccioni - Racconto crititco, Einaudi Letteratura.

Quale balzo appare tra le righe di questo scritto! La necessit di elaborare un progetto incessantemente desiderato, sperimentando secondo la passionale attitudine alla creazione artistica, un elemento comunicativo indissolubilmente unito all'ambiente, azzardando fusioni estreme e sconnettendo codici materici diversi ma contigui. Corpi presenti nello stesso spazio-ambiente, quindi, facenti gi parte di una composizione generale primaria e che trovano una loro sintesi rappresentativa tra le mani dell'artista 'illuminato'.
Invenzione seducente di un attimo imponderabile nella moltitudine di eventi che si rivelano durante la creazione di un'opera. Come il balzo effettuato da J.Pollok quando s'introduce fisicamente nella cornice dell'opera e fa implodere essa stessa di un'energia vitale nuova, anche qui i codici sono chiari; i colori, la superficie, l'azione quasi violenta nel proiettare le macchie sulla tela, ma l'atto in s, che determina la relazione come valore interstiziale nel creare quell'evento. Balzo quello di A.Burri che chirurgicamente cuce, anche qui, codici diversi di singoli eventi materici quali sacchi, scioglie plastiche arde legni e salda lamiere costituenti il corpo vivo di un codice nuovo sovrapposto fatto di rapporti tra la materia fino allora creduta sotto controllo. Ricordiamo i termini di Boccioni 'incidenti formali supplettivi' o processi inspiegabili di una pratica costruttrice capace davvero di inoltrarsi in spazi insondati dalle possibilit futuribili sconvolgenti.

Poi ancora egli continua aggiungendo:"Pu darsi che un giorno la pittura non baster pi e che si dovr dipingere, direttamente nel cielo decorazioni con gas colorati. Per francamente a me basta che si possa dipingere, anche se non riesco a fare ancora quello che intendo - e aggiunge - questo futuro che ci proietta continuamente fuori dal presente". E' determinante, si tratta di una vera e propria consapevolezza di un'intuizione irrealizzabile nel suo tempo, una connessione tra elementi teorici discontinui perch non appartenenti a quel progetto e a quel tempo. Delle sovrapposizioni di determinanti intuizioni che da l a un cinquantennio avrebbero rivelato una silenziosa e a molti indifferente rivoluzione architettonica, capace di viaggiare alla velocit della luce tra 'memorie' e 'schermi' come le onde elettromagnetiche sui tetti di una citt parallela di cui ora riconosciamo l'esistenza non pi utopica o peggio ancora onirica, ma consapevoli di una sua 'altra' realt, realizzata. Certo, quanto su scritto, l'atroce conferma di una geniale personalit che vede l'evolzione in atto oltrepassare il limite del suo tempo ed ancora tutta ancora da scoprire.
Il balzo per stato compiuto. La polimatericit come premessa di un salto dimensionale si evoluta in tridimensionalit scultorea; ha generato un altro tipo di spazio contenendo e avviluppando essa stessa l'ambiente.
Il risultato? Non dato conoscerlo, almeno non adesso, ma sicuramente queste rappresentano le basi da cui pu nascere una speranza progettuale che davvero rappresenter nuove coordinate e relazioni diverse, questo ho cercato di evidenziare anche componendo e scegliendo l'immagine di testa a questo articolo.
Quale architettura dunque, per quale uomo,? E soprattutto, in quale spazio?
Il David di Michelangelo che si trasforma nell'opera dell'uomo boccioniano di Figure uniche nella continuit dello spazio. Le due opere rappresentano i poli tra i quali si realizza una sconnessione temporale; i volumi le superfici i segmenti e gli stessi punti che compongono le due creazioni spaziali, in preda ad una metamorfosi percettiva, unica condizione di un passaggio evolutivo ben definito, si dilatano, fluttuando si ricompongono secodo schemi diversi; le conseguenze di una velocit che trasforma l'intima struttura della materia, ora mostra la vera meta da raggiungere; un profilo umano mutato, magari troppo coinvolto se non sopraffatto dalle sollecitazioni derivate da quell'antico quanto sconvolgente schoc iniziatico, del balzo necessario che ha espresso nuove possibilit di relazioni. Nel David sono riflessi i colori di Firenze e di un intero periodo storico, ma c' anche l'inizio della sua evoluzione arrivando alla figura dell'uomo di Boccioni che racchiude stavolta nelle sue stesse masse avvolgenti, nei suoi riflessi, la perfezione scultorea del David. Non si tratta di sviluppare un discorso intorno a due visioni di opere indipendenti, ma di concentrare l'ettenzione su quella che la metamorfosi dello 'stesso uomo', in quanto con lui variano le visioni, le relazioni, il suo spazio vitale, quindi dell'architettura che intorno a lui si andr realizzando. Siamo perci giunti a comprendere che, sia esso pigmento di colore, sia saldatore, o scalpello, sgorbia o programma per lo sviluppo di forme complesse, lo strumento per intervenire in questo mondo e con questa realt, stato realizzato, per anch'esso risolve solo alcuni dei problemi in quanto ancora una volta siamo di fronte ad un 'utensile' perfettibile.
L'intervento dell'uomo sulla materia ha rinnovato le sue possibilit espressive, come Boccioni, realizza una sconvolgente esperienza materica che sfocia in una realt 'altra'. Dall'uso incondizionato di strumenti primordiali, egli introduce nuove coordinate d'intervento, nuovi modi d'espressione di una 'attualit' impressionante, proiettate, a quanto pare, anche oltre il nostro tempo. Da questo traiamo delle conclusioni anzi dei filtri o delle strategie di critica, capaci certo di isolare a questo punto, interventi anch'essi per assonanza d'approccio metodologico, vicini (parecchio) alla visione boccioniana. Un esempio? Bene, tra i tanti rendering, tavole di concorsi, fasi di processi progettuali compositivi analizzati e tra tanti segni grafici liberi creati, ecco che mi appaiono degli appunti sul retro di un mio disegno. L'importanza del lavoro di ricerca, risulta l'elemento selezionatore, ma non basta, esiste un valore che individua anche caratteristiche diverse d'interpretazione; difficile da reperire tra le infinit di progetti concorsuali e pratiche progettuali a volte troppo assonanti e legate a tendenze di mercato (mode!?). Il mio interesse per quei lavori che mettono a confronto possibilit di unione inattese tra elementi figurativi appartenenti a codici differenti. Si scopre allora una notevole potenza connettiva ricca di vere e proprie biforcazioni che rendono assolutamente inatteso il risultato formale. Forse una nuova famiglia di geometrie complesse che intratterr nuovi rapporti e relazioni con il nostro spazio cartesiano.
Ma vediamo da vicino come funziona questo lavoro di sperimentazione visto al microscopio di una ricerca personale prettamente formale-architettonica. Forme che tentano, evolvendosi secondo parametri controllati, di operare sul corpo vivo della figura tridimensionale e sulla sua con-formazione. Estrusioni calcolate ma aggiungendo alternatamente geometrie diverse. Fughe direzionali spaziali che introducono, come abbiamo visto, nuove essenze energetiche derivate dalla materia prima, elemento essenziale per operare nella materia virtuale.
Alla ricerca di una forma genetica che faccia sviluppare un organismo nuovo, la sconvolgente definizione di una 'altra' creatura architettonica e di una 'altra' forma di relazione. Un esempio pratico di contaminazione di codici diversi per produrre elementi compositivi nuovi, ritengo sia quest'esperienza, che secondo me, pu produrre delle novit a livello oltrech progettuale-architettonico anche concettuale, riguarda il lavoro di Sonia Cillari. La sua ricerca arriva a creare modelli tridimensionali di progetti quasi morfogenetici; l'origine, le componenti della 'pozione' quel che interessa. La combinazione genetica tra cromosomi geometrici e parametri appartenenti ad altre categorie, che nella sua semplicit sconvolgente. E' "un'applicazione di strategie informatiche evolutive per generare e sviluppare una matrice formale in risposta a criteri informativi". Nuove coordinate d'intervento appaiono, con questo lavoro, all'orizzonte, altre relazioni tra parti di evidenti codici diversi, geometrie combinate a testure e a colori digitali. Una splendida connessione tra discontinuit codificate. Il risultato? Un altro infinito rivelato, un'ulteriore riserva energetica alla portata dell'architettura. Nel lavoro di Sonia Cillari la relazione si realizza tra informazioni ed formata dall'interazione tra 11 elementi: 6 geometrie e 5 texture di colore digitale che sono le entit informative collegate per formare un codice di informazione.
Un balzo metaforico e anche evidentemente architettonico fu compiuto da F.L.Wright quando progett e costru la casa sulla cascata, opera che ormai fa parte dell' A B C dell'architettura, e che non finisce di stupire per un dinamico movimento di blocchi aggettanti che sfidano visivamente la gravit e per un primordiale tentativo del genio di Taliesin di attuare una 'iniziatica rarefazione architettonica' tra gli spazi dei volumi puri di una scatola abitativa ormai disgregata. Rarefazione architettonica approfondita poi, in "La soglia in dissolvenza".
E' chiaro che le due foto della casa sulla cascata di F.L.Wright, prese a proposito, quasi dalla stessa angolazione evideziano la sporgenza rocciosa che, a detta del maestro di Taliesin, stata l'ispiratrice dell'intero progetto. Infatti la foto con il nero 'sarurato' (fig.b), definisce lo scuro dell'ombra sotto la casa definendo meglio il grande masso roccioso a sbalzo che sembra sospeso nel vuoto. Un balzo strutturale iniziatore di una tecnica, un balzo architettonico ancora troppo attuale ed inesplorato ma capace, in quell'istante di cambiare le coordinate dello spazio, diversamente vivibile, di un'abitazione. Wright dice: "In quel bellissimo bosco c'era uno scoglio alto e massiccio, posto al di l di un cascata e l'idea pi immediata fu quella di costruirvi la casa; proprio a sbalzo sulla cascata! Considerando che a Bear Run per la prima volta avevo a disposizione il cemento armato come materiale da costruzione, la 'grammatica' del progetto pot chiarirsi su quella base."
E' un balzo necessario all'architettura in un tempo che stabil il momento e solo quel momento (il masso roccioso, la tecnica degli aggetti, il cemento armato, la disgregazione della scatola abitativa; codici diversi confluenti in una creazione architettonica) perch si affrontassero discorsi diversi e anche nuovi, perch si aprissero altre infinite possibilit d'intervento e d'espressione architettonica.
Un balzo che ci ha sicuramente portati a comprendere maggiormente l'oggetto e le sue potenzialit fisico-percettive stabilendo dei tempi interpretativi e quindi, creando una sua storia costruttiva generata solo da parti di ambiente di cui formato.
Ancora oggi le riflessioni e le descrizioni di questa fusione con 'il proprio ed invisibile ambiente', appaiono troppo attuali forse perch ormai la strada di ricerca era stata segnata. Il bisogno di evidenziare una zona di fusione tra l'oggetto o il segno descrittivo di una forma con il suo intorno, ha avuto il momento giusto per iniziare a manifestarsi. Probabilmente avvicinandosi a certe riflessioni di cui ho parlato in L'Ambito variabile.

Parafrasando quello che dice Derrick De Kerckhove riferendosi a Bill Moyer sul calo dell'interesse televisivo, possiamo affermare che in un certo senso l'oggetto e lo spazio fanno parte di una visione interpretativa pubblica, quindi piuttosto comune come approccio, ma il minimo necessario che serve alla nostra percezione perch si stabiliscano effetti relazionali straordinari di portata colossale della nostra osservazione dello spazio privato, un'educazione alla visione che usa queste come basi e che lascia alla libert individuale l'approfondimento di tali argomentazioni. Un affascinante 'infinito' di relazioni a disposizione di chi volesse inoltrarsi architettonicamente nel nostro spazio- ambiente inteso gi come parte del proprio corpo. C' per da aggiungere che la rivoluzione digitale, usando il vettore televisivo inglober altre percezioni e sar chiaro che dovremmo rivolgerci altri quesiti per cui sar interessante saper porre la domanda giusta pi che pensare alla risposta e di certo non sar lontana da quella che tempo fa, mi preoccupai di formulare affrontando gi queste problematiche, sembrer delinearsi infatti, la difficile distinzione tra un'interazione reale dalla, non tanto impossibile, alterazione virtuale?
(vedi "Interazione 'reale' o alterazione 'virtuale' ?")
La frase che segue sintetizza, in maniera determinante le probabili caratteristiche conoscitive dell'architettura anche quella futura, evidenziando la relazione tra oggetto e ambiente e dando le istruzioni per l'uso della sperimentazione e della ricerca non tralasciando un valore umano inestimabile, il potere dell' intuito.

"La forma dinamica, per la sua essenza mutevole ed evolutiva, una specie di alone invisibile tra l'oggetto e l'azione, tra il moto relativo e il moto assoluto, tra il visibile e l'invisibile, tra l'oggetto e il suo proprio indivisibile ambiente. E' una specie di sintesi analogica che vive ai confini tra l'oggetto reale e la sua potenza plastica ideale e solamente afferrabile a colpi di intuizione."
(Da Pittura e scultura futuriste di Umberto Boccioni, Vallecchi editore).

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