Gli architetti sono degli autori

Opinioni

Gli architetti sono degli autori


di Sandro Lazier e Andr Jollivet
9/9/2003

Il seguente testo la trascrizione del discorso di benvenuto ai nuovi giovani Architetti venuti a prestare giuramento all'ordine degli Architetti di Provence Alpes Cte d'Azur. In Francia, lordine degli architetti, organizzazione creata nel 1940 dal governo fascista di Vichy, , come ci fa notare Guidu Antonietti che ci ha proposto il testo, screditato presso lopinione generale tanto da obbligare anche un suo presidente, precisamente larchitetto Andr Jollivet, a segnare la distanza da quella che si spera possa formarsi come architettura dautore.
Laccento posto proprio sulla figura dellarchitetto che, al pari dello scrittore, deve fidare innanzitutto sui propri mezzi intellettuali.

Care colleghe, cari colleghi,
grazie per la vostra presenza, qui, oggi per partecipare alla cerimonia di prestazione di giuramento, preliminare alla vostra iscrizione allordine degli Architetti della nostra regione. Questa cerimonia pu apparirvi superata, per quanto ci che ha a che vedere con la tradizione vilipeso nella nostra societ liberale; pertanto il rispetto della legge c'impone di procedere oltre e su questo vi propongo di riflettere. Siete architetti, appena diplomati, voi avete finito i vostri studi di formazione teorico-pratica che sono stati coronati dalla vostra tesi conseguendo ci che viene chiamato correntemente diploma. Questo diploma ha rappresentato per voi gi un primo passaggio tra la pratica scolastica ed un impegno pi personale verso la pratica professionale. In occasione di questo diploma, avete potuto scoprire la condizione dell'autonomia, addirittura della solitudine dell'architetto di fronte alle domande poste dalla societ ed in difetto di questioni da porre a s stessi.
Oggi, fate un passo di pi verso un impegno professionale nella pratica del mestiere di architetto. Sappiate che siamo felici di accogliervi, perch la professione ha bisogno di rinnovarsi senza tregua. Abbiamo bisogno di voi, ed il mestiere di architetto pu esistere solamente grazie allazione severa dei professionisti dell'architettura. Questa pratica del mestiere di architetto come saprete costruirvela, solo ci che ne farete; non aspettatevi nulla, n dall'ordine, n dallo stato, meno ancora dai costruttori
Il mestiere di architetto pu esistere e pu continuare ad esistere solo grazie alla nostra necessit; ricordatevi che lattivit del costruire distante dai condizionamenti dell'architettura. Non sono le istituzioni che decretano l'architettura, siamo noi che dobbiamo esigerla da noi stessi.
Michel HUET, Teorico del Diritto dell'Architettura, c'invita a rivendicare il nostro statuto di autori; a noi creare le condizioni di questa rivendicazione.
Il nostro Ordine professionale ha un carattere debole, potremmo dire che questa istituzione ordinale funziona essenzialmente sul piano del registro simbolico. In questo senso, molto ed poco al tempo stesso. Pu permetterci di prendere coscienza di noi stessi, per noi strumento per stare insieme, e dunque produzione di alterit professionale in mancanza di regole. poco, nella misura in cui la debolezza delle sue prerogative non ci permette dincidere nel mercato dellarchitettura. Questo Ordine dunque essenzialmente di natura simbolica, ci che non necessariamente da trascurare, ed al contrario, piuttosto da interrogare. Il nostro mestiere pu apparire come protetto dalla legge sullarchitettura del 1977; non credo che convenga una simile lettura. La pratica del nostro mestiere nella societ liberale nella quale viviamo, rinvia alla libera concorrenza ed all'accettazione delle leggi del mercato. Si pu lagnarsene, ma cos . Gli architetti non devono ingannarsi, e questo in quanto i progetti governativi in fase di elaborazione sembrano piuttosto voler partecipare allo smantellamento della cornice attuale dellarchitettura in relazione alla sua funzione pubblica.
La pratica del mestiere di architetto si evolve, anche se la finalit di questo pu apparire immutabile. Questa evoluzione delle nostre pratiche dovuta all'evoluzione delle tecniche, comprese quelle messe in opera nelle nostre agenzie di architettura, ma anche in quelle delle costruzioni; anche l'evoluzione delle condizioni di produzione che influiscono sulla pratica del nostro mestiere. La pratica del mestiere non omogenea, le pratiche sono anche molto differenziate, posso come Presidente esserne testimone: ci che abbiamo in comune, sono degli studi comuni, una forma di iniziazione alla conoscenza della costruzione degli spazi, degli ambienti, delle cornici dedicate all'uomo. Questa rivelazione di una pratica che si trova tra tecnico e poetico ci che fonda la nostra comunit e ci permette di comprenderci, di stimarci. La fase della scuola non trascurabile dunque come fondatrice della nostra professione ma ora i primi anni professionali che principierete, sono essenziali come fondatori del vostro stato di architetto. Si non fa l'architetto per grazia di un diploma ed ancora meno per quella della sua iscrizione all'ordine, lo si diventa per desiderio dell'essere, e questo, in modo rinnovato senza tregua.
Vi sollecito ad incontrare i vostri colleghi che vi hanno preceduti, a fissare con essi una relazione; questo vi richieder impegno, ma anche ad essi che mi rivolgo rilevando l'importanza di tramandare lesperienza. Queste relazioni da stringere sono possibili nelle agenzie, nel sindacato, qui all'ordine o alla Casa dell'architettura e della Citt, durante viaggi professionali in ogni circostanza; tocca a voi creare le condizioni dincontro con i vostri colleghi. importante per noi tutti confrontare le nostre riflessioni, i nostri sguardi come le nostre angosce. La via della pratica professionale del mestiere di architetto difficile nel nostro paese il quale non fa gran caso ai valori che difendono l'architettura che, invece, stimiamo. Vi occorrer insistere, non scoraggiarvi, ricercare la vostra via, sviluppare la vostra identit, che non significa necessariamente la via della specializzazione, sebbene questa sia tanto disponibile, importante che vi diate da fare affinch larchitetto si riveli a voi stessi.
Il compito difficile, se questa innanzitutto un'avventura individuale, vi incoraggio ad entrare in relazione coi vostri colleghi, non tanto nell'idea o nella speranza di costituire una qualsiasi improbabile lobby, ma piuttosto per distinguere e scambiare opinioni in seno alla comunit degli architetti; distinzioni per affinit elettive si intende, non questione di dire che tutti debbano piacere a tutti in modo ingenuo, questione soprattutto di ricordare l'esigenza di non restare isolati, di non collocarsi lontano dal dibattito architettonico, di non considerare che lapprendistato finito ora, al contrario, ora tutto comincia e ricomincia per ciascuno di voi, ed importante non guadagnare il declino della superficialit. un termine di necessit che ricordo per concludere. Il Codice dei Doveri Professionali degli Architetti che vi stato dato, dovete leggerlo; prima di essere un codice morale di esercizio professionale, innanzitutto un insieme di regole minime, per un esercizio moderato della professione di architetto. Magro viatico mi direte, tuttavia vi incoraggio ad investigare i differenti articoli che, progressivamente durante il vostro impegno professionale, vi appariranno come difensori della pratica del mestiere di architetto.
Mi attarder sull'articolo 24: Il plagio vietato. Questo l'articolo pi corto, lapidario Questo articolo tocca crudamente il motore stesso del nostro mestiere. Rinvia all'esigenza personale, all'impegno autentico, all'apporto personale nel progetto. In modo chiaro, pone i problemi della nostra posizione di autore di fronte alla societ, del nostro apporto a questa, della nostra posizione rispetto a questa. Questo mestiere innanzitutto interrogativo, vi impegna ad una pratica severa, il mestiere ha bisogno di voi.

Andr Jollivet

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