Mamma...sto perdendo l'aereo...

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Mamma...sto perdendo l'aereo...


di Paolo G.L. Ferrara
13/12/2001

Ospitato da Pietro Derossi e su invito di Manfredo Manfredini entrambi docenti del PoliMi, architettura Bovisa- larchitetto Michele Saee ha presentato parte del suo lavoro ad un discreto numero di studenti.
Veniva da Firenze, dove era stato ospite di Marco Brizzi al SESV.
A Milano stato tutto molto breve, complice un aereo che non avrebbe aspettato Saee.
La brevit dellincontro non ha per evitato che Derossi esprimesse concetti abbastanza labili e senza costrutto.
Ospitare un architetto allinterno di un corso lodevole e altrettanto lo esprimere opinioni su quanto lospite ha illustrato. Il problema sta proprio qui: Derossi ha liquidato in cinque minuti lopera di Saee, riducendone i concetti al solito discorso (ammazza!ma neanche un po di fantasia?!) dellarchitettura che non portatrice di valori spaziali ma solo forma arbitraria.
Michele Saee rimasto alquanto perplesso, soprattutto perch aveva appena finito di dire che la sua architettura nasce da ci che istintivamente egli si sente di esprimere. Un discorso breve ma puntuale, riferito alla platea di studenti, invitandoli a cercare di fare la professione in assoluta libert.
Nella sua architettura fondamentale la relazione che cerca dinstaurare con il corpo umano, tant che ribadisce spesso che lo spazio architettonico in stretta relazione con il nostro corpo.
Lo spazio architettonico tema base di Michele Saee.
Ma Michele Saee non sapeva (e, a dire il vero, neppure io) che Derossi avrebbe commentato : Lei, caro Saee, ha spesso parlato di spazio, ma io non ha ancora capito che cosa sia lo spazio in architettura (pi o meno, le sue parole).
Pensiamo che non sia cos e che la confessione di Derossi fosse assolutamente ironica, indirizzata a riportare il tema del discorso sui binari (morti) che conducono all architettura classicisticamente intesa.
Confessione ironica, ma fuori luogo per tre motivi.
Primo: se sinvita qualcuno perch parli della propria ricerca, gli interventi che seguono devono essere finalizzati ad approfondire ci che linvitato ha esposto. Si pu non essere daccordo, ma necessario che il parere discordante venga alla luce per mezzo di domande ed approfondimenti.
Secondo: avendo una platea di studenti e non di esperti navigati, si deve essere ancora pi pignoli nell evitare di fare spot pubblicitari (come Sandro Lazier ha ottimamente definito gli interventi di Purini a Firenze) che arrivino direttamente allincolpevole studente che non pu fare altro se non introiettarne i poveri significati.
Terzo: inutile scusarsi con la frase Sai, del resto io critico anche Gehry, come a dire che, tutto sommato, lospite non fa altro che copiare Gehry. Eppure Saee aveva precisato in modo chiaro la sua posizione di architetto che, pur se con i naturali riferimenti che ognuno di noi sceglie, ricerca e lavora per s.
Lincontro con Michele Saee era occasione per approfondire temi di attualit architettonica, senza perdersi nella solita ed infruttuosa contrapposizione tra rigore architettonico e libert espressiva.
Derossi, come detto, accomunando direttamente Saee a Gehry, dichiara che non gli piace il Guggenheim di Gehry. Perch? Non lo ha spiegato. Cos come non ha spiegato che significa dire non mi piace quando si parla di architettura.
Ma non sar mica perch non ha ancora capito che cosa sia lo spazio in architettura?...Non prendetevela con me: come scritto prima, lo ha detto luiDerossi.
Michele Saee ha salutato cordialmente, con apprensione per laereo che lo aspettava e che rischiava di perdere
Io credo che laereo fosse s davvero in partenza, ma sospetto che Saee ne abbia fatto un piccolo gioiello diplomatico per evitare di ribadire alle parole di Derossi, avendo ben capito che esse non avevano alcun legame con quanto egli aveva spiegato agli studenti.
Finisce qui questa breve cronaca sullincontro di Milano. Vi rimandiamo ad Archit, dove a giorni sar pubblicata una lettura generale dellincontro di Firenze, che sicuramente stato pi corposo e approfondito di quello a cui ho assistito e di cui vi ho raccontato.

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