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Presentazione di Paolo GL Ferrara La scorsa settimana, seguendo la trasmissione di Rai3 W la ricerca, ho definitivamente preso atto di quanto tempo investono inutilmente tutti coloro i quali, attraverso la ricerca e linsegnamento, simpegnano attivamente allinterno delle universit italiane. Tra lassoluta mancanza di fondi economici e i giochi tra i cattedratici per dividersi i posti da associato o ordinario (a partire dalla formazione dei commissari di commissione: di pochi giorni fa lapertura di uninchiesta del genere a Firenze), il futuro delle nostre universit non sar certo roseo.
Descrivere la situazione abbastanza facile, semplicemente perch non c altro da dire se non che la meritocrazia qualcosa di assolutamente sconosciuto. Aggiungere altro non serve: non riconoscere la meritocrazia significa infatti essere succubi di clientelismi e nepotismi vari.
Ma come ribellarsi? Denunciando? S, certo, sperando poi che la giustizia faccia il suo regolare corso e che gli amici degli amici del denunciato, pentiti del loro passato, evitino ritorsioni contro chi ha voluto esclusivamente difendere i propri diritti.
Ci vogliamo credere? O forse meglio solo sperarcivisto e considerato che in Italia c chi, nonostante venga arrestato e condannato per reati legati agli interessi privati e al clientelismo, siede tranquillamente tra gli scranni delle amministrazioni.
Dunque, come cambiare landazzo allinterno delle universit? Ciascuno di noi con il proprio contributo: la nuova iniziativa di Giovanni Bartolozzi, con la pubblicazione del mensile Inter-ferenze uno di questi.
Riportiamo di seguito la presentazione dello stesso Bartolozzi.
Questo mini-mensile che si inaugura oggi con il numero zero, nasce per la facolt di architettura di Firenze e sarebbe impensabile al di fuori di essa. Non si tratta di una rivista della facolt, ma semplicemente per la facolt di architettura. Esistono oggi troppi contenitori dinformazione cartacei e digitali. Non ci interessa linformazione ma lo scambio critico volto alla costruzione di un dibattito interno che coinvolga, stimoli, ecciti gli studenti e di cui da anni si sente il bisogno dentro la facolt.
Si tratta inoltre di un mini-mensile che non ha lambizione di essere eterno come la stragrande maggioranza delle riviste commercializzate. Si propone invece di morire presto, ma dopo aver proposto delle alternative, dopo aver fornito delle indicazioni, delle direzioni, degli arricchimenti o delle provocazioni. Uniniziativa di passaggio insomma, che cerca dincidere, di lasciare un segno nel caos dellindifferenza in cui siamo immersi.
Il nome inter-ferenze solo in apparenza un banale gioco di parole, sicch il vero significato va rintracciato nelle potenzialit che la parola interferenze esprime in architettura e, pi in generale, nel vasto campo delle discipline artistiche (cui cercheremo di dare spazio dentro il ristretto formato che si siamo imposti). Linterferenza il fenomeno fisico prodotto dallincontro e dalla sovrapposizione di due o pi vibrazioni in un punto dello spazio. In questampia accezione pu essere traslato in architettura per assumere valenze sociali, spaziali, strutturali e formali. La citt non altro che un campo esteso dinterferenze in continuo divenire; le piazze e i luoghi di ritrovo pubblico materializzano lincontro e la sovrapposizione dei flussi generati da due o pi edifici. Il fenomeno indipendente dalla scala e dunque rintracciabile perfino dentro unabitazione unifamiliare. Ma il temine assume anche risvolti astratti e informi che risiedono sul livello delle idee e si sostanzia, soprattutto, per il carattere e il senso di disturbo che esso comporta. Linterferenza anche qualcosa che perturba, che infastidisce, che sintromette. Nel conformismo che sommerge la nostra facolt e la citt di Firenze, la critica disturba. Per questo inter-ferenze si pone come punto dincontro e sovrapposizione didee e conoscenze, ma ancor prima come strumento critico anticonformista.
Anticipazione dal numero in uscita
Non c due senza tre
Dal momento che lidentit perde i suoi ancoraggi sociali che la fanno apparire naturale, predeterminata e non negoziabile, lidentificazione diventa sempre pi importante per quegli individui che cercano disperatamente un noi di cui entrare a far parte.
Zygmund Bauman
Dopo il secondo, ecco il terzo, solito convegno sullidentit dellarchitettura italiana. Stesso tema anacronistico, stessi ospiti, stessi relatori, stessi organizzatori, stessa grafica, stessa volont di circoscrizione. Insomma, per il principio dellidentit, tutto identico ai due anni precedenti.
Lo scorso anno si tentato di dimostrare un punto di vista alternativo alla teoria dellidentit dellarchitettura italiana, con lo scritto Malattia italiana dellidentit (pubblicato sulla rivista digitale Antithesi in data 14.06.04), seguito a due articoli rispettivamente di Paolo Ferrara e di Luigi Prestinenza Puglisi, che hanno sollevato sul web il problema dellidentit, nel tentativo di svelarne linconsistenza culturale nella societ contemporanea. Riproponiamo a distanza di anni lo scritto in questo numero zero di interferenze, assieme a due incisive riflessioni di Fabrizio Violante e Sandro Lazier, con la speranza di attivare un dibattito dentro la facolt di architettura.
G.B. |