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Una tra le cose che mi ha sempre lasciato perplesso delluniversit
italiana che la maggior parte dei corsi che ho frequentato si risolvessero
nellesame e non lasciassero un segno. Molte volte mi successo di
sentire altri studenti dichiarare tragicamente adesso che ho fatto lesame
butto tutto, il che testimonia chiaramente lo scarso coinvolgimento emotivo
nel loro lavoro.
E evidente che percepire il proprio lavoro come importante per s
stessi, attribuirgli un valore duraturo ed esserne coinvolti su un piano emozionale
siano condizioni assolutamente necessarie per produrre cose di qualit,
o anche solo utili.
Un altro problema lisolamento in cui normalmente lavorano gli studenti
che, da soli o in gruppo, hanno un rapporto individuale con il professore (generalmente
con i suoi assistenti), ma quasi mai hanno lopportunit
di confrontarsi con il lavoro e le idee dei colleghi, di criticare ed essere criticati.
Le ragioni di questo risiedono nella particolare impostazione didattica delle
nostre universit, molto diversa, ad esempio, da quella anglosassone, fortemente
influenzate dal modello educativo della Bauhaus, che prevede che gli studenti
lavorino in spazi comuni.
Purtroppo, se da un lato gli studenti italiani hanno una preparazione culturale
generalmente migliore rispetto ai colleghi inglesi o americani, dallaltro
il metodo educativo delle nostre universit non gli consente di sviluppare
adeguatamente la capacit di comunicare le proprie idee in modo efficace
n in forma scritta, n tramite la rappresentazione, n tanto
meno verbalmente.
Il corso di Progettazione Architettonica Assistita, che Antonino Saggio tiene
alla Facolt L. Quaroni e che ha recentemente chiuso la sua
edizione 2003 con la sessione desame del 24 e 25 luglio, rappresenta unanomalia
nel sistema italiano appena descritto.
Lesame-evento di TExp 2003 ha messo in luce la grande peculiarit
di un corso che pone la comunicazione e linterazione al centro non solo
dellelaborazione progettuale, ma anche del suo stesso impianto didattico.
Credo che stia in questo il principale carattere di novit rappresentato
da questa esperienza.
Se, infatti, il corso ricalca per alcuni aspetti, specie nelle sue modalit
desame, limpostazione anglosassone che prevede presentazioni orali
pubbliche per i corsi progettuali, questo modello comunque
superato dal potenziamento degli aspetti comunicativi sia allinterno (interazione
studenti/docenza e studenti/studenti) sia allesterno dellambito scolastico:
gli studenti, infatti, per la comunicazione delle loro proposte preparano delle
pagine web normalmente accessibili dal web. In questo modo il lavoro svolto nellambito
del corso ne travalica i limiti sia spaziali che temporali, diventando di fatto
patrimonio comune.
Questo fatto apparentemente banale, che non comporta nessun costo e solo poche
conoscenze tecniche, in realt rivoluziona il modo di lavorare degli studenti
e soprattutto favorisce il diffondersi della cultura della condivisione delle
idee che tanto stenta ad affermarsi: spesso gli studenti, per necessit
o indolenza, si limitano al ruolo di recettori, mentre sarebbe necessario far
comprendere come un ruolo attivo nella comunicazione di idee sia la base per qualsiasi
crescita culturale, sia individuale che collettiva.
Nonostante questi indubbi meriti, la sua anomalia rispetto a ci che normalmente
accade nelle facolt italiane e il carattere innovativo dei suoi strumenti
didattici, il corso del Prof. Saggio esemplifica bene quali possano essere le
conseguenze di un atteggiamento che prediliga la forma ai contenuti. Per carit,
le condizioni generali dellinsegnamento in Italia sono talmente disastrose
che intervenire anche solo sulla forma pu essere cosa degna di lode, per
sino a che punto ha senso giudicare le esperienze solo in senso relativo?
A mio modo di vedere, specie quando il termine di paragone non rappresenta una
sfida qualitativa, il valore relativo di un risultato irrilevante, quindi,
sebbene lesperienza di TExp 03 abbia sicuramente aspetti validi
e importanti (come ad esempio promuovere il ruolo di emettitori
degli studenti), presenta anche aspetti che ho trovato fortemente negativi e in
un certo qual modo inquietanti, sia relativamente alla realt italiana
sia nellambito generale del dibattito architettonico internazionale.
Purtroppo questi lati negativi non riguardano cose di poco conto ma coinvolgono una
delle cose pi importanti di unesperienza educativa, cio
il sistema di valori che implicitamente, al di l delle espressioni, delle
nozioni, delle tecniche e degli strumenti, viene trasmesso agli studenti. In pi
occasioni durante le presentazioni ho avuto una percezione chiara di questo sistema
che inesorabilmente emerge dai lavori di un corso e la cui responsabilit
interamente del docente.
I lavori del corso, che il lettore pu agevolmente esplorare qui: http://.../texpo03/
, affrontano il tema di una possibile Exp lungo il Tevere, sulla falsa
riga di quella tenutasi lo scorso anno in Svizzera.
La prima cosa che mi lascia perplesso proprio la scelta di un tema simile.
Il giudizio apertamente positivo di Saggio sullesperienza svizzera
per me del tutto infondato: certo, temi sperimentali hanno trovato loccasione
per una realizzazione concreta, ma forse questo un motivo sufficiente
per giudicare positivamente un enorme spreco di denaro che ha prodotto futili
oggetti come ledificio nuvola di Diller e Scofidio o il cubo di Nouvel?
E lexpo come strumento per lavanzamento dellarchitettura
davvero efficace?
LExp svizzera ha sicuramente catalizzato lattenzione mediatica,
servita a far pubblicit a progettisti e a idee innovativi, non
dico di no, ma nella realt dei fatti non ha rappresentato nessun passo
significativo in avanti. Che segno ha lasciato ledificio nuvola? Gli aspetti
tecnologici, sicuramente i pi rilevanti di molte delle proposte dellExp,
non vengono dagli architetti, i quali si sono limitati a impiegarle per usi futili
o circondarle con ambientazioni glamour.
Il prof. Saggio ha spesso insistito sulla concretezza delle proposte elaborate
dagli studenti, sulla loro effettiva realizzabilit. Purtroppo per
la maggior parte di queste proposte si dimostrata scarsamente convincente
riguardo al perch dovesse essere realizzata. Il fatto che tecnologie sofisticate
(e molto costose) consentano di modellare una pista da skateboard in modo interattivo
non significa che la si debba fare, che abbia senso farla, che sia una cosa giusta.
Da questo deduco che tra i valori impliciti di cui parlavo evidentemente non figurano
considerazioni di carattere etico, funzionale o anche solo di praticit.
Possibile che con tutte queste tecnologie non si riesca a produrre qualcosa di
intelligente? Piste da skateboard, cocktail bar, centri benessere, spazi per concerti,
bolle galleggianti che si spostano con la forza del pensiero, sembrano essere,
secondo gli studenti e secondo chi glielo ha fatto credere, le priorit
assolute sia per luomo sia per larchitettura. Se con si non fosse,
perch non scegliere un tema diverso? Perch non indirizzare i progetti
in altre direzioni?
Non si chiede ad un corso universitario di affrontare la totalit delle
problematiche sociali, economiche, tecnologiche, produttive, ma anche scientifiche,
artistiche, metodologiche, con cui il futuro architetto sar chiamato a
confrontarsi, ma neppure si pu accettare che le ignori completamente.
La totale mancanza di solidit dellelaborazione concettuale come
del suo sviluppo in una proposta architettonica un comune denominatore
dei lavori presentati. Tutti sanno che spesso non possibile, nellarco
di un semestre, produrre un progetto completo, e nessuno lo pretende. Invece
necessario pretendere la profondit, il rigore e la consapevolezza: la
profondit nel conoscere il problema che si vuole affrontare, la sua analisi,
di cui unindagine bibliografica (che molti dei progetti sfoggiano)
solo il primo passo. La profondit nellelaborare una posizione critica
nei confronti del problema e non il semplice assorbimento di posizioni convenzionali;
il rigore nellutilizzo di strumenti e metodologie adeguati, nelluso
della terminologia e della rappresentazione. Luso della comunicazione per
distorcere la percezione, fisica o intellettuale, di un oggetto o di un concetto
non una cosa accettabile, personalmente la trovo una cosa offensiva;
la consapevolezza del contesto culturale e disciplinare in cui si opera, la consapevolezza
delle implicazioni della propria proposta.
In conclusione di questo lungo intervento vorrei spiegarne brevemente la ragion
dessere. Non si tratta di affossare unesperienza che, come ho detto,
presenta anche molti lati positivi, ma di stimolare una discussione sullinsegnamento.
Nessuno insegna a insegnare e un vero dibattito sullinsegnamento in architettura
non c. Io sono convinto che il modo in cui si insegna e cosa si
insegna abbiano il ruolo principale nellinfluenzare la produzione architettonica
in una nazione, visto che quella italiana si distingue per il suo squallore forse
il caso di cominciare ad occuparsi da cosa e come si insegna nelle nostre
facolt. |