Vicenda Novoli
 
  Oggi il 11/12/2007
Controrivista
Vicenda Novoli
di Giovanni Bartolozzi
La vicenda che da pi di un ventennio interessa larea della Fiat-Fondiaria di Novoli, a nord-ovest di Firenze, rappresenta uno dei pi complessi, intricati e, per certi versi, misteriosi capitoli dellurbanistica italiana.
Francesco Dal Co in un editoriale della rivista Casabella titola: Firenze, Novoli: una vicenda lunga, istruttiva e emblematica avviata a buon fine. Nove architetti per un brano di citt
Istruttiva? Per chi? Avviata a buon fine? Ma in che modo? Brano di citt? Ma che citt? Moderna? Antica? Finto medievale?
Il numero 703 di Casabella contiene un allegato nel quale sono illustrati i singoli progetti dei nove architetti selezionati per Novoli: Achea, Bruna e Mellano, Bucci, Cendron, Cristofani e Lelli, Ferlenga, Galatino, Ipostudio, Tscholl. Tale fascicolo riporta, inoltre, tre articoli: il primo di Gianni Biagi, Assessore allurbanistica del comune di Firenze, il secondo di Epifanio Furnari e il terzo di Gaetano Di Benedetto responsabile della Direzione Urbanistica del comune di Firenze.
Premetto che lo scritto non vuole essere una critica alla rivista Casabella che anzi, fornisce lo spunto per imbattersi in unanalisi critica su quanto avvenuto nellintero corso della progettazione di Novoli, soprattutto alla luce del progetto definitivo e delle affermazioni fatte negli articoli sopra citati.
Per farla breve, la complessa vicenda progettuale ha inizio a met degli anni 80. Com noto, una delle caratteristiche innovative per la riconversione di questimmensa area (32 ettari), precedentemente occupata da vecchi stabilimenti industriali in disuso, era la progettazione di un gran parco verde esteso su 15 ettari, in altre parole circa la met dellintero isolato.
Tale suddivisione tra spazio verde e edificato, necessitava inevitabilmente di una creativa idea dinsieme atta a generare unopportuna e non banale integrazione delle due parti. Per fronteggiare questinedita ma affascinante proposta, Bruno Zevi (incaricato dallamministrazione comunale di sovrintendere alla redazione del piano particolareggiato) invita il paesaggista americano Lawrence Halprin, il quale, senza timore, pensa subito ad un gran parco centrale circolare che, tagliato da un lungo asse diagonale, diventa il cuore dellintero progetto. Il lungo asse squarciava diagonalmente lisolato, fiancheggiando a Nord il sorprendente Palazzo di Giustizia progettato da Leonardo Ricci e divenendo a sud, in pratica verso il centro di Firenze, ingresso principale. Gli edifici avrebbero fiancheggiato il parco centrale utilizzando svariate forme e differenti altezze in relazione alle funzioni (centro direzionale, edifici per la Fiat, alberghi, uffici, abitazioni). Una piazza circolare, in parte sovrapposta al parco verde, garantiva un ampio affaccio al palazzo di giustizia, generando inoltre, un pulsante e dinamico gioco fra grande e piccolo cerchio. Per la realizzazione degli edifici furono incaricati svariati e prestigiosi architetti tra cui Cappai e Mainardis, Gabetti e Isola, R. Rogers, L. Ricci, A. L. Rossi, L. Pellegrin, R. Erskine, G. Birkerts, ma in realt tanti altri.
Bruno Zevi affermava: No, lurbanistica non deve pi schiacciare, omogeneizzare larchitettura. Che ogni edificio si radichi secondo il proprio istinto, si dilati o decresca con piena autonomia
In realt, a tale progetto, seguirono ulteriori cambiamenti che, tuttavia, lasciarono pressoch inalterata limpostazione preliminare fin qui riassunta.
Un progetto di tali ambizioni, non solo per dimensione ma anche per la numerosit e leterogeneit degli architetti coinvolti, sarebbe, oggi, paragonabile allintero progetto berlinese di Potsdamer Platz. Ma in Italia e soprattutto a Firenze non siamo a Berlino, tanto che, dopo tre lunghi e appassionanti Workschop di progettazione (tenuti a Firenze con la partecipazione di tutti gli architetti coinvolti) e il successivo piano particolareggiato redatto da L. Ricci, a causa di un cambio dellamministrazione comunale, lintero progetto fermato e gettato nel fango. Cos intorno alla fine degli anni 80 si assiste ad una delle vicende pi nefaste della storia dellurbanistica italiana, una vera e grande perdita per la cultura del nostro paese.
Nei primi anni 90, lincarico per la progettazione di un piano guida per lintera area di Novoli, viene affidato allarchitetto Leon Krier. A questo punto, come accade spesso in casi analoghi, si ricomincia da zero, senza considerare minimamente il lavoro precedente (circa dieci anni di lavoro) e soprattutto ignorando il Piano Particolareggiato di L. Ricci che, a differenza di Halprin e del lavoro svolto durante i tre Workschop, prevedeva la frantumazione in parti del gran parco urbano, garantendo, cos, una migliore relazione tra gli spazi verdi e ledificato.
Niente da fare, si ricomincia da zero!
Leon Krier elabora un piano guida discutibile sotto molti aspetti. Ne individuo in breve i motivi principali:
1) Frammenta lintero isolato in tre grandi parti, due laterali destinate alla costruzione di edifici e una centrale occupata dal parco verde. Cos facendo distrutto e impedito ogni rapporto tra ledificato e il parco verde. Il parco urbano, dunque, non pi concepito, date le dimensioni, come elemento vertebrante lintero quartiere, bens come una gran macchia, isolata, alla quale preclusa la possibilit di dialogare con gli edifici circostanti.
Per la progettazione del parco sono incaricati i torinesi Gabetti e Isola che, nel 2000, consegnano il progetto definitivo.
2) Intende ricreare, nelle due fasce laterali destinate alla costruzione degli edifici, delle forme urbane riprese dal centro storico medievale. E ben noto che Firenze, ma in generale lintera Toscana, ha vissuto una delle fasi storiche pi produttive e fiorenti durante il Medioevo. Urbanisticamente il periodo medievale il pi creativo, caratterizzato da una spontaneit e unintelligenza nella creazione urbana che non lascia spazio a regole compositive, allineamenti, simmetrie, angoli retti e quantaltro. Viceversa, ne deriva un linguaggio essenziale, irregolare, spontaneo, strettamente aderente alle caratteristiche orografiche. Bene, il piano guida di Krier finge, per la societ del 2000, uno squarcio di citt medievale o qualcosa di molto simile. Dalla planimetria generale risulta leggibile il criterio utilizzato: fissati una serie di lotti regolari, in base al numero degli edifici da costruire, si procede alla falsificazione medievale, incurvando e distorcendo dolcemente i lotti e le strade senza alcun criterio valido.
Risultato: anzich avere una scatola a pianta quadrata si opta per una scatola a pianta quadrangolare.
3) Procedendo in questo modo, la dimensione e la forma dei singoli edifici viene stabilita aprioristicamente, cio ledificio risulta, prima di essere creato, inscatolato e ingabbiato in un lotto quadrangolare, senza alcuna possibilit di estendersi oltre. Si potrebbe rispondere a questobiezione portando come esempio alcuni capolavori dellarchitettura del secolo scorso. Bene, nel caso in cui gli edifici saranno realizzati da un Terragni, sar lieto di ritirare lobiezione.
4) Si fissa unaltezza limite per gli edifici di quattro piani. Chiaro? Tutti gli edifici, abitazioni, uffici o sedi universitarie che siano devono necessariamente restare sotto i quattro piani.
Se il tribunale di Ricci raggiunger i 65 metri daltezza e gli edifici della zona raggiungono altezze di otto e nove piani, per quale motivo ci si ferma a soli quattro piani? Perch non costruire dei grattacieli? O in ogni modo, edifici che si sviluppino in altezza in relazione alle diverse esigenze?
In sostanza, dopo aver falsato tutto limpianto planimetrico, si procede anche ad unomologazione verticale.
5) Lo strabiliante progetto di Leonardo Ricci per il Palazzo di Giustizia, unico edificio rimasto intatto, anche nelloriginaria disposizione, viene isolato e messo da parte. Il Tribunale, infatti, continuando a mantenere lorientamento diagonale, dal quale si generava lasse di Halprin, non trova alcun riscontro nella disposizione degli edifici, n tanto meno in quella del parco e viceversa.
6) Lintera area rappresenta un episodio concluso e circoscritto allinterno del perimetro assegnato. Nessun elemento lascia intravedere un atteggiamento dapertura e di spalancamento verso lesterno.
In sostanza, tutto isolato, appiattito e fine a se stesso, ogni edificio planimetricamente introverso, racchiuso, ingabbiato, inscatolato, forzato e costretto a sottostare ad un mucchio di regole.
Naturalmente il piano guida sopra descritto non ha subito alcuna modifica ed attualmente in cantiere: a nord, comincia a svettare il tribunale di Ricci, mentre dalla parte opposta sono gi ultimate le sedi universitarie, grandi scatoloni bucati da finestre tutte uguali e coronati da pesanti cornici in pietra forte.
Dopo aver espresso un giudizio personalissimo e dunque criticabile, riporto alcune affermazioni scritte sugli articoli dellallegato di Casabella:
Gianni Biagi parla di una nuova stagione di architetture contemporanee a Firenze [] Dove quindi meglio che qui si poteva sperimentare un percorso innovativo per la progettazione e la realizzazione di architettura contemporanea?
Gaetano Di Benedetto dice: La nuova opzione, affidata nei lineamenti generali a Leon Krier, mantiene al centro dellintervento, come una cattedrale nordica, il palazzo di Giustizia progettato da Leonardo Ricci, ma gli organizza intorno un quartiere interamente pedonale di edifici bassi (non pi di quattro piani), dalle strade strette e tortuose [] si tratta come si pu intuire di un progetto urbanistico antimodernista, nel senso che esclude quasi aprioristicamente larmamentario tradizionale dellurbanistica moderna e cerca di ricominciare da capo con un altro modello di evoluzione dalla citt antica
Come si fa ad affermare che il piano di Krier mantiene al centro il Tribunale di Ricci? Al contrario, non vorrei essere ripetitivo, il tribunale appare isolato in un angolo, senza alcuna possibilit di respiro verso la rimanente parte edificata e verde. E poi, mi volete spiegare come si fa a ricominciare da zero, per partendo dalla citt antica.? Questo significa ricominciare a proporre o illudersi di proporre spazi antichi e falsi.
Di Benedetto continua Laltezza degli edifici tale da non denunciare linevitabile presenza degli ascensori Certamente, nascondiamo e inscatoliamo anche gli ascensori e facciamo lo stesso per i vani scale, tanto, che volete che sia? Male che vada, camminiamo tutti con un cellulare e qualche portatile, per cintimoriamo alla presenza di un ascensore! Nascondiamoli pure!
Francesco Dal Co nelleditoriale del numero 699 di Casabella dice: Al fine di individuare un criterio per selezionare i nove progettisti, Isola propone di sceglierli tra quelli le cui opere sono state presentate negli ultimi anni sullalmanacco dellarchitettura italiana, che Casabella pubblica annualmente. A questo punto la domanda nasce spontanea: perch i nove progettisti, oppure, perch tutti e nove i progettisti devono essere selezionati proprio dallalmanacco di Casabella? Da studente quale sono, mi onora e incoraggia la scelta di giovani architetti, ma perch con un criterio tanto discutibile?
Dal Co a proposito del progetto di Krier continua: Lobiettivo di Krier chiaro: con il suo progetto egli si propone di definire un metodo e una disciplina al fine di riformare la periferia [] Per queste ragioni le indicazioni di Krier sono vincolanti e mirano a configurare una sorta di romantica rivisitazione di modelli insediativi derivati da una idealizzazione della citt ottocentesca: gli edifici distribuiti su lotti irregolari, non debbono superare i quattro piani, i fronti debbono seguire rigorosamente gli allineamenti stradali, le altezze dei portali e dei portici sono fissate tra i 4,5 metri e i due piani, i tetti e i balconi sono ammessi solo per luso residenziale e solo se rivolti verso i cortili degli isolati, ecc.ecc.

Ecco elencate solamente parte delle regole che vincolano lintero progetto, naturalmente stabilite da Krier. Verrebbe istintivo obiettare ad ogni vincolo e sarebbe facile dimostrare che tali imposizioni ignorano la componente umana, la persona, lindividuo. Basta pensare allaltezza dei portali. Tuttavia, piuttosto che abbandonarmi ad una critica analitica di tali regolamenti, preferisco riportare una testimonianza dellunico architetto che ha lavorato a Novoli utilizzando, come testimoniano tutte le sue opere, un criterio opposto, direi umano: Leonardo Ricci. Il quale scrive: "Lincarico per la progettazione del palazzo di Giustizia fu motivo di una doppia sensazione. Emotivamente, []. Intellettualmente, il timore di cadere in uno dei due modelli che oggi generalmente si presentano alla cultura architettonica. Quello retorico-repressivo, dove il potere viene espresso plasticamente e spazialmente in maniera non democratica, dove avvocati, pubblico e imputati non hanno uno spazio appropriato. Oppure quello di derivazione anglosassone dove unapparente democrazia fa s che la giustizia abbia, come espressione architettonica, quella di un qualsiasi palazzo duffici che ne mette in evidenza laspetto amministrativo e si esime dal dare forma a un contenuto ben pi complesso
In conclusione, dopo aver costatato e a mio modo dimostrato che dallimpianto consolidato nei primi workschop al piano guida di Krier, siamo passati da un progetto sperimentale, moderno, aperto e democratico ad un impianto chiuso, bloccato nel proprio assetto, falso e antidemocratico, ben venga tutto il resto. Possiamo solamente sperare che i futuri cittadini riescano a trovare la loro identit e individualit in uno spazio che, sicuramente, non appartiene allet in cui viviamo e che lascer alle generazioni future unimmagine falsa dei tempi attuali.
Nessuno pu lamentare la mancanza di una valida opportunit per la creazione di una citt moderna. Lopportunit c stata e anche di notevole interesse. Restiamo, tuttavia, fiduciosi per la prossima, ma solo avendo assodato e recepito questo clamoroso regresso, di cui solitamente si preferisce non parlare, potremo veramente aver imparato dalla vicenda di Novoli. Solamente a questa condizione.
  ...
  1/10/2002
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